18 marzo 2016

Il tramonto dell'alba e l'eclissi dell'io

di Fulvio Palumbo
Questo libro(1) è prospettico, coglie il presente, immagina il futuro. E se l'oggi è angosciante, il domani è terrificante. Bisogna avere il coraggio di guardare il buio e “vederlo”, e vederlo come buio. Vi è chi crede ad armonie naturali o soprannaturali, che il Bene, chi sa come e chi sa perché, trionferà: confonde il fatto che la vita continua con il Bene. La Vita continua ma il suo percorso è insanguinato. Soltanto chi vede il buio ne vuole uscire. Il buio: soprattutto la guerra. Esistono potentissime forze che “vogliono” la guerra, una guerra a diverse gradazioni, una guerra economica, una guerra demografica, una guerra di religione, una guerra disordinatrice, una guerra vera e propria, il terrorismo? Antonio Saccà ne è certo. Forze che non tollerano ostacoli, spezzano le sovranità nazionali, e infine la stessa consistenza dell'Io.
Quest'ultimo fenomeno, devastante, è la novità del testo. Una novità sociologica, psicologica, filosofica. Di rilievo apocalittico. Fosse reale l'ipotesi. Per Saccà Forze Oscure, riconoscibili, intendono rompere l'estremo residuo dell'uomo, l'individualità, la diversità, la capacità di scegliere, la personalità, riducendo perfino il singolo uno straccio a disposizione del Potere, uno straccio mosso da ogni lato e che accetta tutto perché ormai è un Nessuno. Chi intende cogliere questa metamorfosi, questa eclissi dell'io, ne troverà l'analisi sconvolgente nel testo. Che sorge da tale frantumazione? Agglomerati indistinti, masse indifferenziate, perdita di ogni criterio valutativo, nazioni e individui passivi che ricevono tutti e tutto, consumano tutto, perdono caratteristiche di specifiche civiltà, diventano mercato planetario e forza lavoro disincarnata. L'immissione di tecnologie robotiche e dell'intelligenza artificiale dà il colpo finale. Ammassi umani tra disoccupazione e sottoccupazione, rimescolati, immiseriti, al di qua della legge, disposti ad ogni violenza per sopravvivere, o all'assoggettamento totale, mentre i sistemi produttivi si innalzano al sovra umano tecnologico, e i possidenti lucrano immoderatamente. Un Mondo Iperuranico, di Magnati, un Mondo Empirico di poveracci e d’impoveriti, in rissa di affamati,  il più bestiale vince, con gran godimento degli Iperuranici che governano il dissesto impedendo coaguli avversi. In questo pandemonio salvare la civiltà è un incubo, se qualcuno ritiene che il carnaio universale faccia sorgere civiltà della convivenza, dell'apertura, dell'accoglienza, è cieco, o canaglia o si fa ricattare dal timore di venir considerato in balia dei “pregiudizi”. Ecco un ritrovato efficacissimo: per evitare la critica, chi ritiene che non precipitiamo nel carnaio indifferenziato accusa di discriminazione colui che vorrebbe una certa esclusione,  qualche valutazione, qualche rifiuto, non l'inclusione senza frontiere. Questo il futuro già nel presente. Gli Iperuranici, i Magnati ne traggono vantaggi, le popolazioni, no. Piuttosto: mescolanza di poveri e d’impoveriti, lotta incivile, società volutamente non governate. “Ammazzatevi e impastatevi tra di voi, disgraziati, noi abbiamo altri lavoranti, meccanici, obbedienti, efficienti, i sempregiovani Robot. Il lavoro umano è dei nuovi forzati, manovalanza abbrutita... ”. Così parlano i Magnati, tra una guerra e l'altra. Esagera, l'Autore? Esagera nel ridurre gli eventi. Saranno peggiori di ogni fantasia nera. Forze potentissime si sono scatenate dall'inferno sociale, vogliono guerre e dissesto e immiserimento planetario, sostituiranno gli uomini, con le gambe sul tavolo fumano un sigaro esplosivo gettando il mozzicone tra i popoli. Quanto Saccà scrive sull’eversione alimentare, sull'induzione a sostituire la carne con le cavallette, i grilli, l'impasto di vermi, avendo ormai ridotto l'individuo a un ingozzatore inane d'ogni degenerazione che i Potentati gli largiscono, dopo aver distrutto l'io, costituisce una profezia demoniaca quanto probabile. C'è speranza? Non “speranza”, c'è da ricostruire l'Europa.

1 Antonio Saccà: Il tramonto dell'alba e l'eclissi dell'io. Edizioni ArteScrittura, PP. 282, 

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