Si è tenuta alla Libreria Coltura, Roma, la presentazione del volume di Annalisa Terranova: “L'altro MSI. I leader mancati per una destra differente” Prefazione di Antonio Carioti. Ne hanno discusso Quido Caldiron e Alessandro Campi, oltre alla Terranova. Alla fine un dibattito animato. Molto pubblico. Non ho cognizione diretta del MSI, il testo della Terranova mi fa conoscere, e fa conoscere, intimamente, fisicamente, direi, quel mondo, semplicisticamente dichiarato Neofascista.
In realtà, ed è la percorrenza drammatica del testo, il dilemma fu e rimase a lungo l'essere o non essere neofascisti, mantenerne simboli e memoria, e fare, poniamo, soprattutto dell'ultimo fascismo della Repubblica Sociale il fondamento di un programma attuale, specie con la esibitissima partecipazione dei lavoratori all'impresa, agli utili, alla gestione, che appariva il modo per superare liberalismo e socialismo marxista. Taluni esponenti del MSI si contentarono di vivere con i residui della nostalgia, della memoria, ottenendo dai nostalgici, appunto, quei suffragi che permettevano rappresentanza parlamentare e reiterazione della nostalgia del Ventennio. Altri tentavano di cogliere i tempi odierni e disancorarsi dal Fascismo. E' il punto cruciale e dolente dell'analisi della Terranova.In questo ambito si colloca perfino il dialogo con la Sinistra. Ma la Sinistra si era consegnata al capitalismo e non voleva che una porzione maggiore della ricchzza sociale, si era assuefatta alla cultura di massa, nessun culto della disuguaglianza in alto, dal mondo operaio non veniva alcun bisogno “spirituale”, il successo, il denaro, il consumo, il divertimento, sport e spettacolo, fumetti e letteratura all'americana. Certo, vi erano gli insoddisfatti, e Pino Rauti, a cui la Terranova dedica pagine sentite, coglieva che lo scontento dei giovani, specialmente,da ogni lato, poteva coniugarsi; in tal senso voleva sfondare a Sinistra? Ma che proponeva? La vaghissima Comunità? Rituali esoterici? Un non liberismo che si fermava alla fantomatica “partecipazione”? Rauti aveva qualche intuizione: coglieva che gli Stati Uniti si giovavano dell'anticomunismo; che l'immigrazione era legata all'uso di lavoratori stranieri per il “nostro” profitto; che bisognava intervenire aiutando i paesi poveri nel loro territorio... Ma erano brandelli. Mancava una base sociale consistente, un'alternativa al sistema produttivo, un tentativo di collocazione internazionale almeno critica verso gli Stati Uniti. Del resto, il ceto medio che cresceva, in quegli anni, era schierato con il Centro o a Sinistra, la Destra che non voleva essere Destra doveva limitarsi a lacerti protestatari, non terrosti, almeno per Rauti. Poco, pochissimo, difficile, tuttavia, far meglio. E neanche Beppe Niccolai oltrepassava i pregi e i limiti di una stimabile figura morale: coglie che il terrorismo, la mafia sono usati dal Potere; coglie che la protesta giovanile scioglie energie vitali; soprattutto sente, passionalmente, che non siamo un Paese indipendente. Quest'ultimo lo giudico il tratto essenzialissimo. Niccolai ne è rigonfio, esplosivo, vive che privati di indipendenza ogni politica è vacua o asservita. A tal punto, una considerazione: ignoro se per la mente di Annalisa, immedesimata nel Partito, o per carenza dei dirigenti del MSI la materia socioeconomica è minima. Avrei meglio definito che progetto in questo campo avevano i dirigenti del MSI. Più nitidamente le rispettive determinazioni in politica estera. Capisco, però, l'indeterminazione. Il fatto è, lo vidi appena entrai a collaborare al Secolo d'Italia, chiamato da Giano Accame, che nel MSI e subito dopo in Alleanza Nazionale vi era di tutto, tanto da poter far posto ad un anticapitalistanazionalista non democratico al ribasso, anticapitalista per come il capitalismo si sta sviluppando, profitto contro occupazione,come ero e sono. Ero fuggito dalla Sinistra cercando Aristocrazia e Qualità. La segreteria di Gianfranco Fini chiude il libro, Alleanza Nazionale si volge alle democrazie liberali e liberiste. A questo punto non è più niente di riconoscibile. Ma è un nuovo tempo che forse Annalisa definirà. Personalmente ritengo che le radici nazionali, l'indipendenza possibile, i confini, l'aggiornamento del sistema produttivo vista la modificata produttività e l'innovazione tecnologica, il rapporto con la Russia costituiranno la base di una politica futura. Per dirla con Niccolai:la Nazione sarà il fulcro del futuro. E un ceto medio umanistico rimesso in piedi. Per il passato, un determinato passato, leggere il libro della Terranova è rivivere personaggi, episodi, speranze, memorie, e il libro, del quale segno spunti, si fa leggere.
Giubilei Regnani editore, pp.170, EURO 15.
Nessun commento:
Posta un commento