Articolo ripreso da Voci di Pace
Il ruolo della religione nei conflitti sta ricevendo sempre maggior attenzione dai peace practitioner (esperto nella ricerca della pace) e dai policy maker (esperti nella formulazione delle soluzioni politiche). Non senza giusti motivi. Non soltanto i media riportano un gran numero di notizie e di commenti sul ruolo della religione nei conflitti attualmente in corso in molte regioni, dal Medio Oriente al Sud-Est Asiatico, ma anche la ricerca accademica indica che la proporzione di conflitti nella dimensione religiosa sta aumentando.
Rivolgeremo la nostra attenzione in particolare alla storia del Congresso Interreligioso Iracheno, agli sforzi del Centro Internazionale per la Religione e la Democrazia in Kashmir, all’iniziativa dei prigionieri Salafi in Marocco, al Consiglio Interreligioso del Sierra Leone, e al confronto dei musulmani secolari in Tagikistan.
Scopo della relazione
La relazione è rivolta ai policy maker e ai conflict transformation practitioner che lavorano ai conflitti legati alla sfera religiosa. Il nostro obiettivo è proporre un approccio alla religione, che sia utile a risolvere i conflitti. Rinforzando gli strumenti concettuali per l’analisi del ruolo della religione dei conflitti, quindi, speriamo anche di rendere più efficaci le iniziative in atto per trasformare i conflitti. Crediamo che questo contributo arrivi puntuale – basti pensare al dibattito attualmente in corso sul ruolo della religione nel conflitto che coinvolge lo Stato Islamico in Siria e Iraq - e speriamo che possa aiutare a portare le persone al di là delle discussioni semplicistiche sulla possibilità che la religione sia o non sia causa di conflitto.
Documentazione
ripresa su concessione di: © 2015 Owen Frazer, Richard Friedli and CSS ETH
Zurich - www.css.ethz.ch
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