8 dicembre 2016

RAPPORTO FRA I DIRITTI UMANI E LO SPORT

del Dott. Alexandre Djomo Wafo*

Intervento alla Conferenza di Monza del 26/11/2016

È doveroso per me ringraziare il presidente Carlo dell’UPF Monza per l’invito a partecipare a questa conferenza dove ho l’opportunità di presentare un mio contributo, una mia riflessione su il rapporto fra Diritti Umani e lo Sport. 
Per Diritti Umani si intendono quei diritti che appartengono a qualsiasi individuo a prescindere da razza, genere, età, religione, ceto sociale, dall’orientamento sessuale e dalla condizione economica. Dovrebbero essere riconosciuti a ciascuno in ogni Paese, indipendentemente dal tipo di società e dalle sue caratteristiche. Questa definizione ci conferma l’idea che essi sono universali. Il 10 dicembre 2016 si celebrerà il 68° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti Umani. Ma qual è realmente l’oggetto di questa Dichiarazione? 
Dopo aver dato una definizione generale dei diritti umani, ritengo necessario prima di analizzare il rapporto fra sport e diritti umani, tener conto della definizione di Sport (attività sportiva), contenuta nell’art.2 della Carta dello Sport, adottata dalla 7° Conferenza dei Ministri europei dello Sport, tenutasi a Rodi dal 13 al 15 maggio 1992, il quale recita: “Si intende per sport qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”. 
Lo sport è uno dei grandi fenomeni di massa della realtà contemporanea ed è per questo motivo che è diventato l’oggetto principale di una specifica attenzione normativa che ha trovato collocazione negli attuali testi giuridici che disciplinano la materia. Pierre de Frédy, barone di Courbertin, vissuto a cavallo tra 1800 e il 1900, era un pedagogista e storico francese, conosciuto per essere stato il fondatore dei moderni Giochi Olimpici. Egli concepì una competizione internazionale per promuovere l’atletica e, grazie al crescente interesse mondiale per le olimpiadi antiche dovuto anche ad alcune scoperte archeologiche avvenute poco prima ad Olimpia, inventò una strategia per riportare in vita i Giochi Olimpici. Per pubblicizzare il suo progetto, de Coubertin organizzò un Congresso internazionale, il 23 giugno 1894 alla Sorbona a Parigi, dove annunciò per la prima volta l’idea di recuperare gli antichi Giochi Olimpici. Il congresso portò all’istituzione del Comitato Olimpico Internazionale (C.I.O), del quale de Coubertin diventò Segretario Generale. 
La considerazione del fatto che alcune politiche comunitarie determinano conseguenze rilevanti sul mondo dello sport e sulla sua organizzazione, ha fatto si che le Istituzioni della Comunità Europea, pur non avendo competenza specifica in materia sportiva, si occupassero di sport indirettamente. Ciò è stata la conseguenza di decisioni prese in altri settori aventi implicazioni 
nell’ambito sportivo, permettendo, altresì, alle normative delle federazioni sportive di evolversi e di modificarsi ampiamente. 
Dal punto di vista culturale, sociale, economico, politico e giuridico, si può affermare che non ci sono Organizzazioni Internazionali che non riservino attenzione, diretta o indiretta alla questione dello sport. Infatti, sin dall’Atto finale di Helsinki1, un documento sottoscritto dai Capi di Stato e di Governo di 35 Paesi (fra cui Paesi membri della Comunità europea, il Canada, gli Stati Uniti d’America) il 1 agosto 1975, tra gli strumenti utili a favorire lo sviluppo della Cooperazione interstatuale, è inserito lo sport. 
Nel 2007 la Commissione Europea ha presentato il Libro Bianco sullo Sport, il quale costituisce il principale contributo della Commissione al tema dello sport e al suo ruolo nella quotidianità dei cittadini europei. Si tratta di un documento completo, risultato di consultazioni ampliate condotte dal 2005 soprattutto con i comitati olimpici, le federazioni sportive e con gli Stati membri, nel quale si è cercato di dare un orientamento strategico sul ruolo dello sport in Europa, aprendo prospettive future per lo sport su scala europea nel rispetto del principio di sussidiarietà, dell'autonomia delle organizzazioni sportive e del diritto comunitario, incoraggiando il dibattito su alcuni problemi specifici, migliorando la visibilità dello sport nel processo decisionale europeo e sensibilizzando il pubblico in merito alle esigenze e alle specificità del settore. Più concretamente, attraverso questo libro bianco, la Commissione intende far sì che la dimensione dello sport sia presa pienamente in considerazione in tutte le politiche europee ed accrescere la chiarezza giuridica riguardo all'applicazione comunitaria in materia di sport e contribuire quindi al miglioramento della governance dello sport in Europa.

* Dott Alexandre Djomo Wafo. Laureato in scienze dell’educazione (UNIBG)
Specializzante in Diritti dell’uomo ed etica della cooperazione internazionale (UNIBG) Allenatore di calcio, Team manager e Direttore sportivo (COVERCIANO, CONI)
Ex calciatore della nazionale del Camerun

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