31 agosto 2011

NEL RISPETTO DI OGNI CREDO RELIGIOSO

di Renato Piccioni

Specialmente negli ultimi anni, da quando S.S. Papa Giovanni Paolo II° ha iniziato a parlare, praticandolo, di “ecumenismo” fra tutte le religioni monoteistiche, le maggiori Religioni Monoteistiche, hanno imboccato la strada dello studio per la ricerca, all’interno della propria dottrina, per capire come arrivare ad abbattere le barriere erette, fra le diverse credenze in tanti secoli, soprattutto con l’uso di quelle che furono definite per comodo, e, a falsa giustificazione, “Le Guerre Sante”.
Con il passare dei secoli, e specialmente nei primi anni duemila, molti di quei regni o stati governati da ferree teocrazie, sono andati sfaldandosi a causa di ribellioni, rivoluzioni e lotte fratricide, e sono diventati potentati laici, moltissimi dei quali con i loro governi democratici, hanno instaurato particolari rapporti con le chiese dominanti nel territorio con particolari “concordati”.
Ma ancora oggi, e siamo agli albori del terzo millennio, persistono territori che hanno tratto dalle scritture della fede di affiliazione maggioritaria le leggi per regolare, sia la vita spirituale che amministrativa nell’ambito civile, per cui sono rimasti solo quelli, gli stati assolutamente teocratici e quel che è peggio, “fondamentalisti”.
Tutti gli stati laici sono diventati tali in seguito all’essersi affrancati dalla teocrazia che li amministrava, perché si sono dati una “Costituzione Laica” e una serie di Codici di Leggi Laiche con cui gestire la vita di quei popoli, mentre, nel rispetto della fede religiosa che i loro cittadini liberamente accettano di professare, in quei casi sono stati hanno lasciati liberi di farlo, nel doppio rispetto, e delle leggi delle loro religioni, ma con la preminenza dei codici che regolano la laicità dello stato.
S.S. Papa Giovanni Paolo II°, fin dal 1999, con il raduno ecumenico di tutti i grandi rappresentanti delle varie religioni in quel di Assisi, ha proclamato, dimostrandola, la possibilità della convivenza pacifica fra le varie convinzioni di fede cui compete il compito principale di formare le genti alla attuazione di quei valori morali ed etici, che fanno di ogni uomo, un elemento di promozione della Pace quale meta comune tesa alla conquista del buon vivere in fratellanza fra tutte le componenti etniche dell’umanità.
Il tentativo di Sua Santità, Papa Giovanni Paolo II° di voler fondere il Cristianesimo unificando tutte le chiese cristiane, è come aver gettato un ponte di pace fra la riva cristiana e non, per una fusione sincretica di tutte le teosofie fino a ritenere affratellate sia le religioni monoteistiche, che quelle che praticano solo principi teosofici basati sul principio dell’altruismo, o della pratica di una vita di servizio per il bene del prossimo da parte di ognuno.
Il sincretismo fra ogni fede, se e quando sarà raggiunto nella realtà ma, soprattutto, nella consapevolezza di ogni creatura, potrebbe sembrare una speranza “utopica”, ma l’umanità è debitrice delle grandi filosofie-utopiche che, nei secoli passati, sono poi diventate il principio di base per elevare la vita dell’uomo dal suo abbrutimento e portarlo allo stato di creatura dotata di spirito eletto, la cui paternità la si riconosce nell’atto della Creazione che impone di instaurare la fratellanza fra tutti gli uomini.
Molte sono state, nei secoli trascorsi, le figure di spicco che con la loro ispirazione ma anche con il loro percorrere gli anni della loro vita dedicandosi alla predicazione di quello che ancora oggi andiamo cercando, e cioè, l’instaurazione della “Vera Fratellanza per un Mondo di Pace”, e molti sono ancora oggi, in ogni continente di questo mondo, coloro che ispirati in modo da diventare i “Messaggeri” dell’ecumenismo religioso, si parlano e trasmettono il giusto messaggio perché si prenda atto che ogni fede, nella sua essenza, tende al miglioramento della creatura “UOMO” per farne un portatore di Pace.
Negli anni del secolo XX°, abbiamo avuto personaggi illuminati, di fede cristiana e non, presenti in ogni continente, che sia pure con linguaggi diversi, sia pure con modalità sottilmente diverse, hanno tentato di aprirci gli occhi del cuore.
Ma l’umanità ha tenuto chiusi gli occhi del cuore, ed ha camminato le vie del mondo perseguendo la traccia dell’egoismo, della durezza di cuore, della speculazione, della prevaricazione, e dell’appiattimento di una vita che ignorasse il dualismo insito nella creazione.
Ogni cosa del creato soggiace alla legge principale della creazione che è il “dualismo”.
Per cui abbiamo :- Uomo-Donna, Buono-Cattivo, Giusto-Ingiusto, Vero-Falso etc.etc.
Per semplificare questo concetto, le religioni orientali hanno definito questo dualismo in Ying e Yang per cui si capisce che non può esserci l’uno senza l’altro.
Ma su tutto resta imperante il desiderio dell’uomo che deve essere formato dall’amore, per l’amore e con l’amore, per se e per l’altro, per le cose e per quanto il Creatore ha inteso ci fosse per il bene delle sue creature per le quali tutto Egli ha creato.
Al principio di tutto ci fu l’Eden, poi il peccato della disubbidienza ha trascinato per secoli l’umanità a vivere nel buio della conoscenza, ma la punizione venne con il lavacro del Diluvio, che il Creatore inviò per riportare il Creato alla dimensione del suo disegno.
E sono trascorsi i millenni, ma l’UOMO, ha ripreso a percorrere la strada sbagliata della inimicizia, del vizio, dell’egoismo e delle peggiori malefatte contro se stesso e contro la natura che lo circonda.
Quindi, solo se l’umanità si ravvede e cerca nel pentimento degli errori, la via al miglioramento, nella cooperazione ecumenica fra tutte le fazioni che oggi dividono, ma che unite, possono portare alla elevazione della persona-uomo, del suo habitat e, di quanto di meglio, una epoca di pace può far realizzare con la condivisione fra tutte le creature.
Ma la via, il Creatore, l’ha tracciata fin dal “Principio”, ed è la sola via che una volta imboccata e mantenuta con costanza dall’Uomo può finalmente fargli realizzare un mondo di Pace.
Questa unica via si chiama : “Amore”.
Percorriamola, insistiamo a camminare con coraggio per superare ogni difficoltà, perché sarà con l’esempio di vita di ogni probo che potremo ognuno trascinare alla convinzione che l’Amore è la ragione prima della vita così come ci è stata donata.

27 agosto 2011

THANKS, MY LORD!

by Renato Piccioni
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The soul?
My Lord,
what a “Gift” You ever done to me!
You have given to this body
Your Divine “Spark”,
and You created me,
“Man”.
My material being,
without Your Gift,
could be,
maybe,
pottery, stone, rock, water,
maybe, a shady tree,
but never a man.
If I can think, can love,
if I am not an “object”
it’s because of “Your Boundless Gift”,
that let me living my spirituality,
and of You, my Lord,
make me Your Children,
before of my mother and of my father,
they where only means
with their love and for love,
giving me
eyes to see, ears for hearing,
heart for loving,
as You, my Lord,
loved me before I was,
because I formerly was
from You, Your “Spark”.
And I will love
in Your Name, for all my life
until the day
You will ask back the first “Spark”
You have given me as “Gift” at the start.
Thanks, with love, my Lord.

GRAZIE, MIO DIO!

di Renato Piccioni
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L’anima?
Mio Dio,
che Dono mi hai fatto mai!
Hai dato a questo corpo
la tua Scintilla Divina,
e m’hai creato,
“Uomo”.
Questa mia materia
senza il Tuo Dono
sarebbe stata,
forse,
terra, pietra, sasso, acqua,
forse, pianta ombrosa,
ma non
“Uomo”.
Se penso, se amo,
se non sono “una cosa”
è per il “Tuo Immenso Dono”,
che mi fa vivere la spiritualità,
e di Te, mio Dio,
mi fa Figlio,
prima che di mia madre e di mio padre,
che furono tuo strumento
che, con amore e per amore,
mi diedero
occhi per vedere, orecchie per udire,
cuore per amare,
come Tu, mio Dio,
mi amasti prima che fossi,
perché già ero
di Te la Tua Scintilla.
Ed io amerò
nel Tuo Nome, per tutta la vita
e fino al giorno
che mi richiederai quella Scintilla
che mi hai donato al mio principio.
Grazie, con amore, mio Dio !

L’uomo crede nella vita?

di Franco Previte,

Il 4 ottobre del 2004 il Consiglio Permanente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) diffondeva per la “27° Giornata per la vita” il Messaggio dal titolo “Fidarsi della vita”, una giusta “memoria” per approfondire la sacralità della vita.

Tra i molti “Messaggi della CEI” ho scelto questo adatto per i nostri tempi dove non prendere misure per ridurre i rischi dell’esclusione sociale, è necessario un concreto sostegno per l’esercizio del diritto alla vita.

Una certa parte del nostro tempo considera la persona umana pienamente autonoma e svincolata da ogni rapporto con la legge umana e sociale, mettendosi o cercando di tendersi al centro dell’universo.

Non possiamo non dimenticare il progressivo dissolversi dei valori etici, i quali oltreché distruggere le famiglie ed i singoli, amareggia ed angoscia la società sviluppando la cultura egoistica del “non vedere”, “non sentire”,” non parlare”.

In parole povere va aumentando ed è imperante il permissivismo smodato che dilaga e mortifica la dimensione etica della vita, richiamo che sovente viene dai Palazzi Apostolici, non bene recepito.

“Scontiamo modi di pensare e di vivere che negano la vita altrui, che non si fidano della vita perché diffidano degli altri, chiunque essi siano”, continua a rilevare il “Messaggio”, nel considerare la mancanza di rispetto della dignità della vita umana “né quella già nata né quella debole”

In queste poche, ma chiare, considerazioni è racchiuso il concetto di protezione di ogni vita nascente o vivente.

La vita umana ha inizio dalla fecondazione, proponendo quei comportamenti conformi alla legge naturale, che per ogni credente è la legge di Dio. Essa va difesa!

Negli Atti del Consiglio Europeo, la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” al Capo 1°, art.2°, comma 1°, viene rimarcato “ogni individuo ha diritto alla vita”, concetto ribadito dal Titolo 1° art.II-62 della Costituzione Europea.

Il pilastro centrale della politica pubblica deve essere la persona, soprattutto, la famiglia soggetto delle politiche sociali.

Ma l’uomo crede nella vita?

La risposta non può che essere positiva: perché la vita è un dono di un Essere soprannaturale.

Ma nella società violenta il rispetto dell’uomo è difeso?

Il materialismo, il consumismo, l’edonismo e l’erotismo sfrenato e via dicendo, corrono e concorrono a formare un superficialismo assoluto, un substrato privo di un fondamento morale che non ci stupisce più di tanto ormai, ma amareggia il constatare una si fatta realtà sociale che in parte viene accettata.

Quell’uomo voluto dal Dio dell’amore, che inizia fin dalla sua fecondazione la sua meravigliosa avventura nella vita, rischia di dissolversi sempre più nell’egoismo.

Le condizioni di vita e la crisi scottante del nostro tempo sono tante, come la droga, la strisciante eutanasia, la ventilata clonazione umana, il far-west procreativo sulla fecondazione artificiale, l’aborto ormai legalizzato, il “budget del ricoverato” le varie forme di handicap e quanto attenta il vivere quotidiano.

E se il nascente o vivente fosse vittima di handicap psico-fisico?

La famiglia che nega od è ostile al fiorire di una nuova vita anche se per motivi comprensibili ma non accettabili, si può definire un nucleo di persone o una famiglia?

Bisogna obbiettivamente aggiungere che a volte occorre molto coraggio quando si è consapevoli di mettere al mondo una creatura che per tutta la vita si porterà dietro delle menomazioni siano esse fisiche o psichiche.

E’ verso questo orizzonte che devono convergere solidarietà ed attenzione da parte, anche, delle Istituzioni.

OH! Quanti esempi ci vengono dalle madri che hanno un figlio disabile o che lo avranno e non rinunciano al loro dovere materno!
Perché il “diversamente abile” ha diritto alla vita, ad essere riconosciuto come “persona” e trattato tale, come individuo e come cittadino, diritto ad avere una famiglia, diritto alla migliore assistenza possibile (medica, riabilitativa, alla scuola, al lavoro ecc.).

Se non vogliamo che siano solo “enunciazioni retoriche” le Istituzioni devono osservare i doveri!

Forse il nostro pensiero non è proprio pertinente, ma non possiamo totalmente dissociarlo da molteplici e quotidiani fatti che succedono nelle famiglie e nella società a causa di menti psicologicamente dissociate o più precisamente malate.

Mi voglio ricollegare alla “Giornata per la salute mentale” del 5 dicembre 2005, “celebrata” in ogni maniera con spot televisivi od altro in genere su quasi tutti i mass media, la quale poteva essere un segno d’inizio di valutazione di questa malattia, invece si è ridotta ad una “celebrazione di parole”, un ricordo irricordabile!

Perché, non vi è stata:

nessuna possibile futura intenzione o programmazione o intendimenti per la realizzazione di strutture volte alla prevenzione, cura e riabilitazione sociale di questi “dissociati”;
nessuna difesa economica, (sopravvivono mediamente con euro 260,27 (anno 2011) al mese, quale prestazione di natura assistenziale ;
nessun accenno per una lacunosa rete assistenziale sul territorio;
nessuno fattiva solidarietà equa e fraterna alla possibile costituzione di un Fondo (DOPODINOI) a garanzia dell’avvenire quando questi “malati” resteranno soli;
nessuna richiesta di tutela per quelle famiglie “colpite” nei propri componenti da tale malattia;
nessuna considerazione sulla situazione dei quasi 10 milioni di sofferenti o per la di ricerca scientifico-farmacologica sulla malattia mentale;
nessuna richiesta di sollecito esame dei progetti di legge “fermi” da anni nella 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati;
nessun “segnale” per la sollecita risoluzione di questa autentica “peste sociale”!

Ci ha sorpreso le proposizioni di argomentazioni molto povere d’intento ed in contrasto con la formazione medica, sociale ed umanistica quella “Giornata”.

La ricordano quei proponenti?

La realtà necessita non di parole, discorsi, manifestazioni esteriori, ma soluzioni concrete e solide attese da ben 33 anni e per le quali solo il Parlamento può decidere!

In parole povere: servizi specifici, cure e strutture adeguate!

Gli uomini di buona volontà, soprattutto se cattolici, sono e siamo interpellati dai Messaggi Evangelici a tenere alta la coscienza della grandezza del carattere sacro e del valore della vita: di ogni vita.

In ogni momento siamo chiamati a difenderla, come “buoni cavalieri del tempo”, creando le condizioni e “suggerendo” a quelli che sono nei “Palazzi del Potere”, affinché sviluppino la giustizia, la solidarietà non esteriore, ma concreta, affinché sia vera l’accoglienza dei figli e con essi, ai genitori, la possibilità di sostenerli.

Se si riconosce il valore della vita, oggi ritenuta “precaria”, se si ricompatta la famiglia, la società è salva e con essa la Nazione

Da qui la necessità e l’urgenza di rimuovere e risolvere i vari problemi che attanagliano tante famiglie nelle diverse cause, perché la famiglia resti sempre, come avverte spesso il S. Padre, “il motore universale della società civile”.

”La vita vincerà ancora una volta? “Osiamo sperarlo e per questo chiediamo a tutti una preghiera unita ad un atto di amore accogliente e solidale” così conclude il Messaggio in quella che è stata la “27 Giornata per la vita.”

Si, necessita “fidarsi della vita” malgrado tutto!

21 agosto 2011

La dignità della “pazzia”

Gentile Signor Direttore,
i malati psichici sono defraudati, le loro famiglie sole, i cittadini temono per la loro sicurezza.
Ricordando ancora una volta che sono circa 10 milioni i sofferenti di patologie mentali ( dalla depressione primo disordine funzionale della persona, alla schizofrenia ), la famiglia non trova posto dove curare e non segregare il proprio familiare, né può tenere in casa “malati” di questo genere.
Riconosciamo che i problemi sociali da risolvere sono tantissimi, ma vi è stata e perdura una certa leggerezza nella valutazione di questo grave ed urgente problema sociale che investe, ripeto, anche la sicurezza di tutti i cittadini, in quanto tutti i Governi che si sono succeduti dal 1978 non hanno saputo interpretare questa realtà, mettendo da parte ambizioni e litigiosità per dedicare con umiltà un po’ più di tempo ai problemi connessi di questo popolo di sofferenti.
La famiglia italiana è turbata, indignata e preoccupata e non può che esprimere la sua protesta, il suo dissenso ed il suo rammarico per come vengono affrontati problemi di enorme rilevanza come questo, che possono alterare l’equilibrio della famiglia stessa.
Occorre ridare ai valori culturali ed etici il loro primario significato, occorre ridare speranza alla gente, occorre ridare dignità ed umanità, esigenze fondamentali ed autentico gesto sociale per chi offre solidarietà.
Per questo dobbiamo tutti collaborare per il bene comune.
Cordiali saluti.



La dignità della “pazzia”.

Di Franco Previte

Ancora oggi, dopo 33 anni dalla emissione, sussiste solo un accademico diverbio sul come “riformare la legge 180”, legge che ha lasciato nel più completo abbandono malati psichici, famiglie e società.

Le famiglie, inoltre, lasciate nella loro solitudine rischiano di crollare di fronte al “problema”, per cui a volte si assiste ad estremi rimedi, tragedie che quasi quotidianamente apprendiamo, increduli e sbigottiti, dai mass media.

L’uso della sofferenza, per accrescere l’attrattiva della comunicazione nei mass media ed in quanti cinicamente l’adottano è crudele, molto crudele, in quanto la vita va rispettata creando anche le condizioni perché si sviluppi la giustizia, l’amore verso il prossimo ( da cristiani e non ) ed il rispetto della dignità di tutti, specie dei sofferenti di salute psichica, una vita scarsamente difesa.

A modesto avviso alla Dottrina Sociale della Chiesa va riconosciuta la funzione di illuminazione e di orientamento del n/s cammino di cristiani o non, ma anche di cittadini, sebbene sia necessario che tali valori vengano vissuti e difesi nel concreto della vita sociale.

Dobbiamo riconoscere che in primis a tutt’oggi, con finalità pastorali-sociali dai Vescovi dalla Sede Apostolica con il Beato Giovanni Paolo II° e da Papa Raztingher, sono venute parole di richiamo all’incremento d’intervento verso questa grave ed urgente patologia nel mondo, Italia compresa !( GMG Spagna agosto 2011).,

Un pensiero particolare rivolgo al Cardinale Dionigi Tettamanzi e lo ringrazio di cuore a nome di chi voce non ha per aver aderito alle mie sollecitazioni per comporre la preghiera che ha voluto dedicare agli handicappati psichici :

( vedi http://digilander.libero.it/cristianiperservire )

e che mi ha sempre degnato della Sua personale stima e lo ricordo con affetto per l’impegno prolungato teso a viso aperto, sempre, con coraggio e senza tema di smentita, “nella difesa effettiva dei diritti dei deboli”, che come solitamente ha sempre detto “non sono diritti deboli”.

Per il resto del mondo delle Istutizioni solo pseuda ed apparente solidarietà !

E’ pur vero che si sentono facili interpretazioni, come pare sia di moda, “che vagliare ciò che ha funzionato e mantenerlo, e ciò che non ha funzionato va cambiato” riferibile alla legge 180, ma è solo sintesi di un “pensiero” che convince poco l’opinione pubblica e noi con essa.

Dobbiamo premettere che la n/s Associazione è un organismo volontario, apartitico, senza scopo di lucro, senza “contribuzioni finanziarie” legali, palesi od occulte, ma sospinta da umili principi solidaristici, cristiani e sociali e che quello che “suggeriamo” con le n/s Petizioni è per il bene comune.

Ma ancora una volta, molto in breve, per una serena valutazione dobbiamo puntualizzare, senza acredine :

a.) che la malattia mentale da ben 33 anni è lasciata allo “sbando”;
b.) che la legge 180, priva del Regolamento d’Applicazione, non ha previsto le strutture alternative ed adeguate o se le ha previste (art 7) non in maniera decisa ed operativa ed è allo “sbaraglio” ;
c.) non ha previsto organizzazione dei servizi, perché non vi è stata una serena valutazione dei limiti terapeutici attuati nell’epoca ( forse ancora oggi vigenti ), stabilendo che la malattia mentale è un problema sociale ed il malato assimilato all’emarginato, all’handicappato, all’anziano non autosufficiente.

Si evidenzia in breve che quella “legge”:
1. ha “ordinato” la chiusura degli ospedali psichiatrici (art.7) lasciando l’applicazione della legge alle Regioni ;
2. ha riconosciuto la dignità del malato (art.1 comma 2°) che va curato e non emarginato ;
3. non ha garantito assistenza, perché pochi impegni finanziari (art 7 comma 5°), lasciando alle Regioni la “programmazione” ed il “carico” sulle famiglie e sulla società ;
4. non ha predisposto sufficienti servizi pubblici e strutture intermedie: come centri diurni, comunità terapeutiche, alloggio, day-hospital, centri di cura e reinserimento nel lavoro, nella vita di relazione negli affetti familiari, riabilitazione sociale, RSA, case famiglia, centri di salute mentale;
5. non ha provveduto ad adeguare la normativa penale a quella civile, per i 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari, in contrasto con la stessa legge, con la Costituzione Italiana e da ultimo con il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005.
6. ancor più nelle carceri è stata carente d’intervento, secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo 22 giungo 1999 n. 230 per i “soggetti” con patologie psichiatriche in crescita esponenziale ed anche con il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005.

Ma non è scandaloso dopo ben 33 anni, ripeto, dalla legale chiusura degli Ospedali Psichiatrici. tenere ancora in vita quei vituperati Ospedali Psichiatrici Giudiziari , malgrado Commissioni Parlamentari d’Inchiesta ne hanno accertato la vergognosa situazione?

Sono rimasti i servizi di diagnosi e cura negli ospedali generali dove il “malato” in TSO resta per 7 giorni e poi rinviato a casa (ai sensi dell’art.35 legge 833/1078.

Che cosa chiede la n/s Associazione con le Petizioni? In breve, alle chiacchiere, i fatti con : servizi specifici, strutture e cure adeguate.

Ma è necessaria una legge-quadro di riordino dell’assistenza psichiatrica e poi le Regioni con la “devolution” legiferare in conformità ed ai sensi dell’art.117 della Costituzione esaminando e considerando principalmente :
a.) l’autorizzazione al trattamento sanitario obbligatorio anche in assenza del consenso del paziente , almeno in determinate condizioni ,
b.) la realizzazione di strutture territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare, onde evitare che sulle famiglie gravino un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli ,
c.) la prevenzione dei disturbi di comportamento e di psicopatie in età evolutiva , “tematica”, mai affrontata ,
d.) l’eventuale costituzione di un Fondo Speciale Economico (“Dopodinoi”) che continuiamo a sostenere nelle n/s Petizioni e dotare sostegni economici (“Durante”) alle famiglie sulle cui spalle gravano l’assistenza ai congiunti “malati” ;
e.) la possibile attivazione della ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali ;
f.) aggiornamento assegni di assistenza: oggi il disabile psico-fisico solo “sopravvive” ;
f.) deducibilità dal reddito complessivo agli effetti IRPEF delle spese socio-alberghiere, specie di quanti provengono dagli ex-ospedali psichiatrici ;
g.) riforma Ospedali Psichiatrici Giudiziari in linea con il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 ;
h.) proibizione della terapia elettroconvulsionante e braccialetto elettronico ;
i.) aumento posti letto da 15 a 30 negli Enti Ospedalieri ;
l.) riqualificazione Operatori Sanitari ( Medici ed Infermieri ) ;
m.) indagini Parlamentari :
1.) sulla gestione tecnico-economica degli ex-ospedali psichiatrici ;
2.) sulla sconosciuta destinazione dei redditi finanziari degli ex-malati negli ex- ospedali psichiatrici.

Questo deve essere puntualizzato in uno specifico “documento d’intenti”, Signori della Politica, per incarnare in una legge-quadro la trasparenza dell’impegno del Governo e del Parlamento.

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri : anche nel perdurare della crisi economica non si può disconoscere quella etica, in quanto questo vuole la famiglia di quanti hanno “disgrazia” di avere un parente “malato” e questo è quello che vuole la pubblica opinione a garanzia della propria sicurezza !

“ Andiamo avanti con speranza” ( Beato Giovanni Paolo II° ).

Alterazione della mente : un handicap incompreso sempre più travolgente.

Gentile Signor Direttore,
in questi giorni ed in qualsiasi occasione troppo spesso si sentono ora facili, ma scarse “dichiarazioni” od “esternazioni” in conseguenza di approssimate valutazioni o da un preoccupante eccessivo protagonismo su un ”argomento” interessante la pubblica opinione.
E’ buona norma che la capacità di ascolto e di analisi delle necessità della singola persona, soprattutto se sofferente di disagio mentale, siano tali per ottenere risposte confacenti da coloro che hanno responsabilità della res pubblica e che non hanno saputo o voluto interpretare questa “realtà” e mettere da parte ambizioni e litigiosità per dedicare con umiltà un po’ più di tempo ai problemi connessi con questo “popolo di sofferenti”.
La società europea, in particolare quella italiana, è molto preoccupata per la carenza di interventi di natura legislativa, finanziaria e sanitaria dei servizi pubblici inerenti la salute ed in particolare il disagio mentale.
I malati mentali che si aggirano in circa 10 milioni e le tragedie quasi quotidiane che ci fornisce la cronaca traggono le loro origini da una chiara sintesi di disagio interno e di un equilibrio mentale inesistente o quanto meno molto carente.
Ma a quante morti dobbiamo assistere prima che le Istituzioni prendano un serio provvedimento?
Gli eventi delittuosi ci dovrebbero far riflettere e sperare che di fronte ai duri temi della vita dovrebbe emergere sempre più il rispetto della dignità della persona, mentre una cultura falsa e trasgressiva sta cercando di svuotare il vero significato del valore della vita.
L’opinione pubblica si domanda come viene considerata l’esistenza dell’uomo visto che per un nonnulla si uccide? Quale valore viene dato alla vita? Perché il delirio per gli animali (che rispettiamo) è intenso e per converso non c’è delirio per quella umanità handicappata e sofferente che dovrebbe essere in vetta alle buone regole etiche e civili?
Vi è da meditare, ma molto!
Un cortese saluto.



Alterazione della mente : un handicap incompreso sempre più travolgente.

di Franco Previte,

Sono spiacente, quasi mortificato, dover ritornare su un argomento” che “difendo” dal 1994 come la malattia mentale e le sue conseguenze, ma la mia insistenza è dovuta al disinteresse sempre più dimostrato da parte delle Istituzioni!

E che disinteresse ! tanto che “ taluni”, ora a gran voce, si occupano di “diritti dei detenuti”che hanno lo stesso valore dei “diritti dei disabili fisici”, dei “diritti dei malati in fase terminale”, dei “diritti degli handicappati la salute mentale”, una patologia che distrugge il morale e lo spirito del sofferente, che vengono totalmente ignorati !

Vedi anche http://digilander.libero.it/cristianiperservire/pdf/Petizione%20al%20Parlamento%Italiano.pdf

E’ necessario mantenere alta l’iniziativa nei confronti della Politica e del Parlamento, per un principio di giustizia, perché necessita una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica nei confronti dei cittadini “malati” e misure di sicurezza per tutti i cittadini siano finalmente discusse e risolte alla radice , producendo una giustizia sociale.

Appare opportuno, urgente e non più dilazionabile, concentrare i riflettori sulla pesante condizione complessiva della sanità e dei servizi di salute mentale in Italia, richiamare alle grandi e gravi responsabilità le Istituzioni ed il Parlamento, “argomento” totalmente “dimenticato” dalle manovre economiche in atto, anche se necessarie, ma che non riconoscono questa “priorità”.

Era il 13 maggio 1978 quando in Italia veniva approvata la legge 180, o legge Basaglia, una legge che ha rivoluzionato il trattamento e la cura della malattia mentale, imponendo la chiusura dei “manicomi”, spesso, per non dire vergognosi, veri lager e luoghi di violenza e di degrado.

A nulla è valso a tutt’oggi svolgere le Indagini Parlamentari ( oh! quante ne sono state effettuate senza alcun riscontro!) al fine di fotografare la situazione esistente in Italia ed individuare le criticità ed eventualmente proporre opportune modifiche.

I Consessi Legislativi hanno si accolto le sollecitazioni provenienti dal mondo della sofferenza e dalle famiglie di malati psichici, ma non hanno inteso valutare l’attuazione della vituperata legge che ha determinato la chiusura delle strutture manicomiali e non sono stati determinanti nella concretizzazione di questa “peste bubbonica” …!

La legge 180, detta Basaglia dal nome del suo ispiratore lo psichiatra Franco Basaglia, è divenuta punto di riferimento anche in ambito europeo e tuttavia in questi 33 anni non ha mai smesso di far discutere.

Sono soprattutto le famiglie dei malati ad avanzare ininterrottamente le critiche più forti ed a richiedere una riforma della legge stessa, come “ribadiamo” dal 1994 con la presentazione di nostre varie Petizioni( tutt’ora esistenti e giacenti !) dirette ai due rami del Parlamento Italiano, Europeo e nel 2006 con Ricorso n. 44330/06 alla “Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” di Strasburgo.

Il principio basilare del Basaglia è condensato nel concetto, da noi considerato molto valido e concreto, che il “malato psichico va curato e non segregato.”, riconoscendone la dignità, ma la “legge” è stata emanata priva del Regolamento d’Applicazione , non ha previsto strutture alternative al “manicomio”e sempre carente di un controllo politico sull’attuazione della stessa.

Dati recenti dell’Istituto Superiore della Sanità ( oh! quanti ne circolano!), ci informano essere 5.000.000 i soli depressi a cui vanno aggiunti almeno 1.200.000 schizofrenici dei quali in cura un 10%, senza contare circa 3.800.000 quelli sconosciuti.

La depressione, patologia “in auge” e seconda nel mondo, colpisce il 15% di uomini ed il 25% le donne.

Secondo DATAMEDIA nella fascia tra i 15 anni ed i 17, il 27,5% dichiara di avere esperienze di depressione, il 62,5% di sentirsi depresso qualche volta, interessando sempre più gli adulti, mentre il 44,6% la considera una vera e propria malattia.

Un italiano su cinque (18,3%) ha sofferto di disturbi mentali durante la propria vita e sulla base dello studio europeo ESEMED ad essere più colpite sono le donne.

Secondo l’ANSA i Dipartimenti di Salute Mentale, per i diversi tipi di patologie psichiatriche, sono presenti in tutta Italia, ma con diversità nelle Regioni.

I posti letto in strutture pubbliche sono più numerosi al nord ed hanno operatori in circa 30.700, di cui il 48% infermieri ed il 18% medici e sarebbero sufficienti in Liguria, Toscana, Trento e Bolzano, mentre sono circa 600 mila le famiglie italiane che “vivono” il dramma nel dramma con un familiare che non risponde alle cure oppure non vuol curarsi, gli psichiatri sono il 25% del fabbisogno e mancano 5000/7000 operatori psichiatrici. ( Ansa 4 dicembre 2004.):

E’ invalso l’uso da parte dei mass media di “parlare” di mala sanità solo per interventi ospedalieri sbagliati, perché una patologia organica conta di più di cento malati mentali lasciati allo sbaraglio. Questo è un grosso errore, una enorme ingiustizia.

Secondo EURISPES 1 adolescente su 4 fa uso di droghe ed alcool, 600 mila sono bambini autistici, circa 10 mila docenti della scuola con disturbi di natura psichica.

Un ventaglio di diagnosi allarmanti, preoccupanti e pericolose.

La politica fa finta di sconoscere che la legge 180 sta nel contrasto tra psichiatria farmacologia e le esigenze di una legge che richiede ai medici una vocazione totale ed una coscienza etica.

Considerando impellenti Servizi specifici e cure in strutture adeguate, la n/s Associazione, ripeto, con Petizione al Parlamento chiede continuamente interventi legislativi :

1.) per una legge-quadro sull’assistenza psichiatrica necessaria in modo che le singole Regioni possano indirizzarsi in maniera omogenea ed emanare norme legislative ai sensi dell’art.117 della Costituzione Italiana in materia di salute mentale non in contrasto con l’interesse nazionale e con meccanismi di perequazione per migliorare la qualità di servizio uguale in tutte le Regioni;
2.) la tutela della salute per i sofferenti psichici, cittadini come gli altri, che necessitano ed abbisognano più degli altri di promozione della loro dignità e dei loro diritti,
3.) a garanzia della sicurezza di tutti i cittadini.

Signori della Politica : i malati sono soli, le famiglie di questi sofferenti sono in cerca d’aiuto e non possono scendere in piazza con “vocianti cortei” come è di moda per vedere compresi e tutelati i loro diritti, ma sperano nel riconoscimento giuridico-sociale dello status di cittadino-malato del loro congiunto e con esso il rispetto che gli è dovuto.

Dio ci aiuti e ci liberi da uno Stato sensibile agli umori della piazza!

La dimensione del “fenomeno disagio psichico” pare allargarsi in maniera allarmante, dimostrandoci l’inconfondibile e grave stato di deterioramento prodotto dal silenzio e dall’incuria delle Istituzioni, quindi sono necessari, ripeto, interventi legislativi.

A noi poveri mortali resta solo sperare che il modus vivendi in atto della politica ( che oggi “dice” e domani il “contrario” di quello che ha detto), comporti o susciti l’interesse di qualche “Istituzione” ( che apra qualche fascicolo ! ) su una situazione paradossale, nel contempo ridicola ed offensiva, che costituisce una lesione allo spirito di solidarietà e di altruismo della pubblica opinione.

La salute mentale è un problema serio, grave ed urgente, forse non bene recepito, è un valore che non può essere subordinato ad alcuna esigenza d’ordine personale o di Stato, è un parametro al quale devono essere subordinati tutti gli aspetti della vita personale e della collettività, condizioni di grande rilevanza in una moderna società.

Mi permetto ricordare che uno dei problemi più scottanti e di maggior rilievo che affliggono le famiglie di questi handicappati e dell’intero mondo della disabilità, è l’incertezza del “dopo”, ( come suggerito nelle n/s Petizioni ), è dopo la morte di colui/ei che sostiene il peso dell’assistenza e del “durante” per ogni necessità, che non “vedo” in nessuna “manovra economica” !

In Italia si fanno errori, ma quello più riprovevole fin’ora da parte dello Stato è quello di non dare una priorità assoluta alle necessità della gente, specialmente quando avvengono episodi dettati da “soggetti criminali o perversi”, ma spesso e tragicamente da “menti psichicamente malate” per le quali urgono, ripeto, servizi specifici in strutture adeguate. rinnovando l’appello al Governo Berlusconi per l’apertura di un Tavolo Tecnico al fine di avviare, finalmente dopo 33 anni, l’iter per concretizzare questo grave ed urgente disagio sociale.

Ribadisco ancora una volta e richiedo all’Onorevole Pier Ferdinando Casini : dove è andato a finire il Testo Unificato Burani-Procaccini !

E’ possibile attuare quanto replichiamo da tempo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri ? Attendiamo con l’opinione pubblica una risposta ! ( da anni !)

…“E’ l’ora di una nuova fantasia della carità , che si dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione”. (Giovanni Paolo 2° Lettera Apostolica per il “nuovo millennio”).

Parafrasando le parole del Beato Giovanni Paolo II° : “Andiamo avanti con speranza!”.

19 agosto 2011

TORNEO GIOVANILE “PEACE CUP” 2011


Giuseppe Termine

Domenica 1 maggio in Ticino, nella svizzera italiana, la sezione cantonale della UPF Svizzera - Universal Peace Federation Ticino , ha organizzato, in collaborazione con la AS Novazzano, la prima edizione della “Peace Cup”, un torneo calcistico che ha riunito 12 squadre di bambini di categoria “E” classe 2000/2001, i quali hanno giocato tutta la giornata seguendo il motto “Gioca a calcio e costruisci la pace”.

Lo scopo del torneo è stato quello di passare una giornata all’insegna del divertimento e del rispetto di sani valori quali lo spirito di squadra, la non violenza e la non discriminazione. A questo proposito si sono distinti i 12 allenatori, che oltre ad insegnare ai giovani le tecniche di gioco, dal bordo del campo hanno saputo essere degli educatori e trasmettere tranquillità e comportamenti leali ai loro ragazzi.

La percezione comune che i popoli della terra hanno del calcio, va al di là della semplice competizione sportiva, poiché è qualcosa che abbraccia valori universali che accomunano tutta l’umanità. I valori universalmente condivisi che stanno alla base dello sport sono l’osservanza delle regole, la non violenza, il principio di non discriminazione, la lealtà e l’amicizia. Un grande atleta è soprattutto un campione del fair-play.

Il calcio è uno sport competitivo, in cui c'è chi vince e c'è chi perde, ma esso possiede anche il potenziale per influenzare le persone a divertirsi. È stato osservato che gli spettatori della Coppa del Mondo, sono stati diversi miliardi. Questo ci dà un'idea di quanta gente nel mondo ami il calcio. Perciò proprio questo sport può diventare una forza creatrice di armonia tra le nazioni, le razze, le religioni e le culture.

Nell’antica Grecia durante i giochi Olimpici venivano sospese persino le guerre dal momento che le Autorità davano tanta importanza e solennità allo sport. Il grande Pelé, durante un colloquio con il Dottor Sun Myung Moon, raccontò la storia di una par¬tita che giocò in Africa. Gli disse: «Una volta giocai in Nigeria, mentre la nazione era in guerra. Come pensa che siamo riusciti a giocare in un posto dove tutt'intorno sparavano ed esplodevano le bombe? Fu stipulata una tregua, in modo che si potesse svolgere la partita. In quella occasione compresi profondamente come il calcio è più che un semplice sport. Il calcio è amato da tutta la gente del mondo, al punto da consentire una tregua in tempo di guerra. Dopo quella partita, decisi che dovevo lavorare per promuovere la pace attraverso il calcio».

Il Dottor Moon e Pelé, a partire dal 2003, hanno creato una nuova competizione a livello interna¬zionale, che é stata denominata “Peace Cup” e che si è tenuta ogni due anni. Le prime due edizioni sono state ospitate in Corea. Nell'estate del 2009, é stato organizzato il primo torneo al di fuori della Corea, nella regione spagnola dell'Andalusia. Hanno partecipato squadre blasonate come il Real Madrid, Juventus, Aston Villa, Siviglia, Seongnam, Fenerbahçe, Porto, Olympique Lione e altre ancora.

Possiamo osservare che in un’epoca come l’attuale in cui il tempo libero dei nostri ragazzi soffre sempre più l’influenza negativa di attività assai meno formative, quando non addirittura alienanti, come lo sport aiuta a guardare oltre le barriere della razza, delle nazionalità, del colore della pelle e della religione e farli diventare promotori della pace e del cambiamento.

L’idea di organizzare un torneo “Peace Cup” locale mi è venuta leggendo la biografia del Dottor Sun Myung Moon, una vita davvero straordinaria la sua, vissuta interamente per gli altri, dove sostiene che i giovani sono la speranza del domani e che dobbiamo attivarci per promuovere il loro lato migliore, educandoli al rispetto e al fair-play, poiché coloro che si cimentano nello sport sviluppano uno standard di elevati valori morali, indispensabili se vogliono diventare dei veri “Costruttori di Pace”.

Ecco le squadre partecipanti al torneo: il Melide, che ha vinto il torneo, l’Insubria, il Ceresio, la Campionese, il LigaNova, il Breganzona, il Carona, il Ligornetto, il Coldrerio, il Novazzano il Balerna Femminile e il Losone Femminile.
La “Peace Cup” è stata assegnata dal Comitato UPF al Balerna Femminile, mentre Il trofeo Tifo olimpico è stato assegnato ai tifosi del Ceresio. Per il fair play dimostrato in campo, tutte le squadre e le tifoserie avrebbero meritato di vincere.

Alla fine del torneo è stata premiata la squadra che ha saputo meglio applicare i valori del fair play e della pace. In qualità di Presidente dell’UPF cantonale, nel discorso prima della premiazione “Peace Cup”, ho invitato i giovani che si cimentano nello sport a mostrare le loro eccellenze non solo sul campo di gara, ma anche al di fuori dell’ambito sportivo, per diventare dei veri “Costruttori di Pace”.

La ciliegina sulla torta è stata la presenza del popolare arbitro internazionale Massimo Busacca, che ha diretto la finale del torneo e si è prestato con ammirevole pazienza per firmare le circa 200 magliette dei giovani giocatori.
Massimo Busacca prima della consegna della “Peace Cup”, e degli altri quattordici trofei, ha detto ai ragazzi che nella sua carriera di arbitro ha incontrato molti grandi campioni e dietro al successo di ogni grande campione c'è impegno, sacrificio, perseveranza, volontà, sincerità, gioco di squadra, valorizzazione dell'altro.
Mi ha sempre affascinato la visione del Dottor Moon in cui sostiene che la musica, l'arte e lo sport mettono l'uomo nelle condizioni di esprimere gli alti ideali infusi dall’opera creativa di Dio, e che le performances degli sportivi sono il frutto di un processo che richiede dedizione, collaborazione e disciplina totale, asserendo che questo è un modo in cui l'essere umano attinge alla grandezza e giunge a somigliare a Dio.

Sulla base di questa prima edizione della “Peace Cup”, l’anno prossimo, vogliamo ripetere il torneo e farlo diventare un evento fisso, quindi la seconda edizione sarà disputata il prossimo maggio sempre a Novazzano.

CONVEGNO UPF- Italia


Repubblica di San Marino 16/17 Aprile 2011

“Nuovi modelli di integrazione verso l’Italia del futuro”, questo il titolo del convegno organizzato dalla UPF-Italia presso l’Hotel San Giuseppe in San Marino; convegno che ha fatto da cornice alla assemblea nazionale 2011.

Un tema di grande attualità che è stato sviluppato in due sessioni: la prima al mattino ha messo enfasi su “l’importanza della cooperazione interreligiosa”, con una relazione introduttiva del presidente UPF Italia, Giuseppe Calì. Sono seguiti interventi da parte di rappresentanti di diverse fedi: cristiano cattolica, cristiano protestante, islamica, buddista;
tutti per esprimere quanto non solo il dialogo, ma una concreta cooperazione tra le fedi sia base essenziale per costruire percorsi di pace e di integrazione che superino ogni tipo di barriera.

Sono intervenuti il Vicario Generale della confraternita Sufi Moshen Mhoueli; è seguita una lettura dal testo di Brunetto Salvarani (docente di Missiologia e Dialogo presso la facoltà teologica di Bologna e direttore della rivista CEM Mondialità) su “Dialogo interreligioso e vita quotidiana”; è intervenuta poi il pastore Jane Obaguedo Ekiomado della Chiesa Evangelica Battista; ha concluso la prima sessione l’intervento della D.sa Maria Gabriella Lavorgna, presidente della Fondazione “Il Mandir della Pace”.

Al pranzo è seguita poi una visita di gruppo al centro Storico di San Marino, proclamato patrimonio mondiale dall’UNESCO. Al rientro è iniziata la seconda sessione che si è sviluppata intorno al tema “coscienza etico-sociale e nuova cittadinanza multiculturale”. Ha avviato i lavori l’intervento del presidente UPF San Marino Giorgio Gasperoni anche nella sua qualità di Direttore Responsabile di Voci di Pace, notiziario degli Ambasciatori di Pace della UPF. Sono seguiti una serie interessante e varia di interventi tra i quali il Dr. Riccardo Venturini, professore all’Università di San Marino e membro del Comitato Direttivo per la coesione sociale; il Dr. Carlo Alberto Tabacchi analista di politica estera; il Prof. Giuseppe Malpeli pedagogista e docente presso la Facoltà di scienza della formazione di Reggio Emilia; il Dr. Franco Bucarelli noto giornalista e scrittore di numerosi libri e saggi. Ha concluso la sessione il Dr. Gabriele De Andreis che ha presentato il progetto appena avviato denominato “Progetto Nuova Civiltà” di cui ne è il presidente.

E’ stato poi avviato il gruppo di discussione con ulteriori delucidazioni ed approfondimenti.
Al termine della cena la serata è stata allietata con musica e poesia a cura della Accademia Culturale Sanmarinese “Le Tre Castella” presieduta dal Cav. Renato Piccioni.

La Domenica 17 ha avuto inizio con un incontro mattutino di “meditazione interreligiosa” a cura dei ministri delle diverse fedi presenti. Nella prima parte della mattinata il programma del convegno è stato completato con una sessione dedicata a “Leadership e Buon Governo” nella quale il presidente UPF Italia Calì ha illustrato le principali attività internazionali ed europee attraverso le quali UPF cerca di trasmettere la propria visione e principi di pace perché possano essere di riferimento per tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche ai vari livelli; particolare enfasi è stata posta alla formazione del Consiglio Nazionale per la Pace Italiano, in corso di costituzione, e che sarà il collegamento naturale al “GLOBAL PEACE COUNCIL” promosso all’interno delle Nazioni Unite.
Come momento conclusivo è stato consegnato il riconoscimento quali Ambasciatori di Pace della UPF-Italia al pastore Jane Obaguedo Ekiomado, al Dr. Gabriele De Andreis e all’Ing. Domenico Gennaro.

Cerimonia di deposizione della corona di fiori in onore dell’ospedale del campo 68 presso la sede della Croce Rossa Italiana

Discorso di
Bo Hi Pak

Venerdì, 3 Giugno 2011

Signor Direttore ,
Membri della Croce Rossa Italiana dell’ospedale del campo 68,
Tutti noi dei Piccoli Angeli di Corea, siamo venuti nella sede della Croce Rossa per esprimervi la nostra gratitudine ed il nostro rispetto a nome di tutto il popolo coreano.
Quando la Guerra di Corea scoppiò nel 1950, l’Italia non era ancora membro della Nazioni Unite; nonostante ciò fu il solo stato non membro a mandare truppe in Corea.
Fu un’azione completamente disinteressata!
Ciò mostra il vero senso di giustizia dell’Italia. Voi non avete chiuso gli occhi di fronte alla palese ingiustizia che veniva perpetrata attraverso l’invasione che subimmo allora.
Il Governo italiano decise di mandare il 68° Ospedale della Croce Rossa in Corea.
128 Membri del personale medico vennero dispiegati e l’unità ospedaliera arrivò in Corea nel 1951.
Questi uomini e donne eroici non esitarono un momento nel rischiare la loro vita per soccorrere i soldati che combattevano sulla linea del fronte.
Il 17 settembre 1952 ci fu un tragico incidente ferroviario in Corea. 12 passeggeri morirono sul colpo e centinaia furono gravemente feriti.
L’Ospedale del campo 68 della Croce Rossa Italiana dichiarò subito l’emergenza ed accorse con tutta l’unità sulla scena dell’incidente.
Una volta lì, lanciarono una missione di salvataggio non stop di 48 ore.
Eroicamente salvarono 39 tra i pazienti gravissimi più altri 61 feriti.
Per questa azione coraggiosa, il Presidente della Repubblica di Corea conferì una menzione d’onore all’intero ospedale.
Nei 39 mesi in cui l’Italia servì la Corea, tra il 1951 ed il 1954, l’ospedale del campo 68 della Croce Rossa, realizzò il compito quasi impossibile di guarire 229.885 pazienti.
Nell’Agosto del 1954 il governo coreano conferì la più alta onorificenza militare alle due persone che più si erano distinte, tra il personale dell’ospedale della Croce Rossa del campo 68.
La prima persona fu il direttore dell’ospedale del Campo 68 e l’altra la capo infermiera.
Rendo onore quindi all’ospedale del campo 68 ed al suo personale medico!
Insieme alle altre 5 nazioni che mandarono unità mediche in Corea ed alle 16 nazioni membro delle Nazioni Unite che mandarono truppe a combattere, voi avete salvato il nostro paese.
Grazie al vostro sacrificio, oggi noi abbiamo la libertà, la democrazia e la prosperità.
Così oggi siamo venuti alla vostra sede per convogliare la gratitudine del popolo coreano e l’apprezzamento per il grande servizio che il vostro ospedale prestò in Corea tra il 1951 ed il 1955.
Noi ora deponiamo questa corona di fiori per tutti coloro che lavorarono per questa missione, che siano in Cielo o in terra.
Grazie moltissime.

Tournée mondiale dei Piccoli Angeli di Corea

Tournée Mondiale della Pace

La Tournée Mondiale della Pace dei Piccoli Angeli è iniziata il 7 giugno 2010 con spettacoli nelle 16 nazioni che avevano risposto alla richiesta delle Nazioni Unite di inviare personale militare per difendere la libertà della Corea nel conflitto del 1950-53.
La prima parte della tournée portò i Piccoli Angeli in sette città di tre paesi. Negli Stati Uniti d'America i ballerini hanno visitato New York, Washington, D.C., Atlanta, Norfolk e Colombus.
In seguito si recarono in Canada ed in Colombia.
Nel settembre e nell’ottobre 2010 la seconda parte della tournée coinvolse nove paesi tra Europa e Africa: Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Grecia, Turchia, Etiopia e Sud Africa.
Nell’ultima parte della tournée, tra novembre e dicembre dello scorso anno, la compagnia visitò le nazioni del Pacifico Meridionale: Australia, Nuova Zelanda, Filippine e Tailandia.
«L’invio da parte dell’Italia di personale medico a sostegno dello sforzo militare per difendere la fragile democrazia coreana è un dono che i coreani non dimenticheranno mai», ha detto il Dottor Bo Hi-Pak, direttore dei Piccoli Angeli, il balletto dal 1962 promuove la cultura e la tradizione coreana e la pace di mondo.
Il Dottor Pak, già diplomatico della Repubblica di Corea e tenente colonnello in pensione dell’Esercito coreano, è anch’egli un veterano di quella guerra.
«Vogliamo offrire al personale medico militare italiano ed ai veterani di quel lontano conflitto uno spettacolo straordinario, che li commuoverà e li entusiasmerà. Potranno mettere a confronto il ricordo dei bambini coreani con i vestiti laceri che mendicavano nel lontano 1953, con la bellezza dei costumi e delle danze che vedranno sul palcoscenico», ha detto, il Dottor Pak, che è co-presidente e direttore esecutivo del KW60.

L'unicità della Guerra coreana
Oltre alle 16 nazioni che unirono le loro truppe alla coalizione guidata dall’ONU nella guerra del 1950-53, furono 25 le nazioni che spedirono unità mediche o altro materiale di appoggio. Il conflitto che uccise quasi 1 milione di coreani del sud e quasi 2 milioni di coreani del nord, civili inclusi, finì con un armistizio nel luglio 1953.
Le 16 nazioni che inviarono le loro truppe per proteggere la libertà della Corea sono: Australia, Belgio, Canada, Colombia, Etiopia, Francia, Grecia, Lussemburgo, i Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Sud Africa, Tailandia, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti. I cinque che inviarono personale medico sono Germania, Italia, Svezia, Norvegia, Danimarca.
La Guerra coreana ha un primato particolare: fu la prima guerra nella quale americani neri e bianchi hanno combattuto fianco a fianco nella stessa unità. In tutte le guerre precedenti i neri avevano sempre combattuto, ma in unità separate.
Inoltre, quella guerra vide una partecipazione storica senza precedenti di varie religioni fra le forze dell’ONU. Le truppe erano composte da cristiani, musulmani (la Turchia), e buddisti (la Tailandia). Fra le nazioni cristiane protestanti vi erano Gran Bretagna, Paesi Bassi Australia, Nuova Zelanda, Canada, tra le nazioni cattoliche Colombia, Francia, Filippine, tra le ortodosse la Grecia e l'Etiopia.
I Piccoli Angeli furono fondati, nel dopoguerra, in un momento in cui la Corea del Sud era molto povera. Le risorse disponibili erano minime, ed il Dottor Pak ed i suoi colleghi dovettero dar fondo alle proprie risorse per fa si che il sogno di questa compagnia di ballo diventasse realtà.
Con il passare degli anni, i bambini lavorarono duramente e divennero un gruppo di livello mondiale, «Ma i nostri spettacoli più importanti, ha detto Pak, sono davanti a noi in questo imminente tour, perché essi saranno forse i migliori ringraziamenti che possiamo dare ai veterani della Guerra coreana perché giungono in questi anni di crepuscolo delle loro vite».

I PICCOLI ANGELI DELLA COREA

Poche cose sono così spettacolari e commoventi come le esibizioni dei Piccoli Angeli, la compagnia di danza folkloristica coreana formata da bambine.
Uniscono una elevata professionalità ad una innocenza e purezza che vengono istantaneamente percepite dal pubblico. Queste sono qualità davvero rare oggi, ed ancora più rare sono nel mondo dell’arte.
Il perché di tutto ciò? Basta leggere il motto che ispira la loro formazione:

«Solo se la mente è bella, bella sarà la danza.
Solo se la mente è bella, bello sarà il canto.
Solo se la mente è bella, bello sarà il volto».

Il Gruppo dei Piccoli Angeli è composto da circa 35 elementi, quasi tutte ragazze, di età compresa tra i 9 e i 15 anni, è stato creato al fine di trasmettere pace e gioia al mondo attraverso la cultura e le arti eredità dei 5000 anni di storia della Corea.
Il repertorio del gruppo comprende, canzoni e sketch teatrali, e danze tradizionali sia coreane che provenienti da tutto il mondo.
Dalla loro fondazione, i Piccoli Angeli hanno effettuato 42 tournée all'estero, offrendo oltre 6.000 rappresentazioni in 50 paesi. Il gruppo si è esibito più volte alla Casa Bianca, a Londra di fronte alla regina Elisabetta II, e presso l'Assemblea Generale dell'ONU. Hanno offerto spettacoli per 40 capi di stato, ed hanno partecipato a quasi 500 apparizioni televisive. Nel 1998 diedero uno spettacolo addirittura a Pyongyang, nella Corea del Nord.
Il grande poeta indiano Rabindranath Tagore ha detto: «La Corea era una luce che brillava in Oriente per illuminare il mondo intero». Tuttavia, per molti anni le uniche immagini conosciute del popolo Coreano sono state quelle dei profughi e degli orfani della guerra di Corea.
I Piccoli Angeli, che iniziarono con pochi membri in una vecchia costruzione in legno, stanno riaccendendo la fiamma luminosa della cultura che Tagore aveva intravisto, e stanno portando alla luce alcuni dei tesori nascosti della cultura della Corea a beneficio di tutti.
Per arrivare dove è oggi, la Compagnia ha superato circostanze incredibilmente difficili, molte delle quali dovute alle povere condizioni economiche della Corea dopo la guerra. I suoi membri ci sono riusciti grazie a lunghe ore di pratica e di studio diligente, ed infine hanno conquistato la fama mondiale di "ambasciatori di pace e di buona volontà", attraverso l'arte e la cultura.
Nel settembre del 1965, dopo appena tre anni di formazione, i Piccoli Angeli furono già in grado di esibirsi di fronte all’allora presidente americano Dwight Eisenhower a Gettysburg. Dopo lo spettacolo il presidente osservò: «Voi Piccoli Angeli avete eclissato gli angeli in cielo!». Quello fu il primo dei tour oltreoceano dei Piccoli Angeli.
Le loro esibizioni hanno ricevuto grandi elogi dalla stampa di tutto il mondo. The Guardian ha scritto: «Fascino ed efficienza immensi» ed il Times: «Incredibili». La Pravda ha scritto che rappresentano «una missione di pace globale che realizza i valori umani più sublimi e la bellezza nell’arte». Il New York Times ha definito i Piccoli Angeli «una compagnia fenomenale».
L’articolo del Times continua così: «...ci sono poche compagnie folk che potrebbero confrontarsi con la professionalità impeccabile dei piccoli Angeli» e «...qui non c’è mai un momento di noia: molti sono stati quelli di grande bellezza e di grande effetto teatrale che hanno permeato il programma».
The Evening News di Londra, ha riportato a caratteri cubitali la notizia dello spettacolo dei Piccoli Angeli di fronte alla Regina Elisabetta II perché ha sconvolto il protocollo reale.
I mezzi di informazione in Messico hanno parlato molto del gruppo quando fu invitato in occasione del Culture & Art Festival durante i Giochi Olimpici del Messico. Hanno affermato che, «se il festival fosse stato un evento agonistico, una delle medaglie d'oro sicuramente sarebbe stata assegnata ai Piccoli Angeli per l'atmosfera mistica orientale che hanno saputo creare emozionando oltremodo il pubblico».
Le Olimpiadi di Seul del 1988 iniziarono con il suono dei tamburi suonati dai Piccoli Angeli. Inoltre nel 2002, il Campionato del Mondo di Calcio che si svolse in Corea e Giappone fu annunciato dalle voci e dalle danze incantevoli dei Piccoli Angeli.
L'ex first lady russa Raisa Gorbachev ha affermato che non aveva mai visto uno spettacolo più fantastico di quello dei Piccoli Angeli, e che un sogno della sua infanzia sembrava essersi realizzato attraverso di loro.
I Piccoli Angeli hanno aperto le porte per un attivo scambio culturale tra Corea del Nord e del Sud attraverso la loro visita ed i loro spettacoli a Pyongyang nel maggio del 1998, la prima visita al Nord di una ONG sudcoreana dalla fine del conflitto di Corea.

I Piccoli Angeli devono il loro meraviglioso successo in così breve tempo grazie al loro principio fondante: «Ama Dio, ama l'umanità, ama il tuo paese». Questo credo racchiude la filosofia educativa dei Piccoli Angeli, che vede la formazione del carattere importante tanto quanto l’abilità tecnica e il talento artistico.
Esso indica che la vera bellezza dei Piccoli Angeli si trova all'interno dei loro spiriti. L’intento dei Piccoli Angeli è quello di trasmettere questa ricchezza interiore del cuore attraverso le esibizioni dei loro canti e delle loro danze tradizionali.
Fin dall'inizio, volevano fare di più che non solo affascinare il pubblico di tutto il mondo con le loro esibizioni. Non è stato solo per la raggiante bellezza della loro arte che sono stati calorosamente ricevuti come ospiti speciali dalla Famiglia Reale d'Inghilterra e così altamente lodati da vari presidenti americani e da molti altri capi di Stato, ma anche per la loro evidente purezza e per il loro carattere sincero.
Con la costruzione del grande Little Angels Performing Arts Center nel 1981, il gruppo ha ora uno spazio proprio, che può usare per mostrare la bellezza della cultura nazionale coreana ai dignitari e delegati stranieri.
Assistere ad una performance dei Piccoli Angeli nel loro teatro è una delle esperienze più toccanti per ogni straniero che abbia la possibilità di vederli mentre visita la Corea.
La storia dei Piccoli Angeli corre parallela alla storia moderna della cultura e dell’arte coreana, in quanto la compagnia è stata fondata nel 1960 in un momento in cui si sentiva raramente parlare della cultura coreana.
I Piccoli Angeli sono stati la pietra angolare per il notevole sviluppo del ballo della moderna Corea. In particolare, ad essi viene riconosciuto il contributo fornito nel far conoscere al mondo le arti tradizionali della Corea, che a loro volta hanno rinnovato l'orgoglio nazionale della Corea e hanno accelerato la globalizzazione dell'arte coreana.
I Piccoli Angeli hanno prodotto molte stelle del mondo del balletto, come Young-Ok Shin, una prima ballerina del Metropolitan Opera Company di New York; Duk-Soo Kim, creatrice di un caratteristico genere di musica nazionale, SamulNori, ormai popolare a molti sia in patria che all'estero; Julia H. Moon, ballerina e direttore generale dello Universal Ballet di Seul; Soo-Jin Kang, stella del Balletto di Stoccarda; così come molti professori nelle università e istituti di danza.
Anche adesso, i Piccoli Angeli stanno compiendo ogni sforzo per individuare e formare il maggior numero di ballerine possibile.
Dalla loro fondazione i Piccoli Angeli hanno assunto il grande ruolo di presentare sotto il vessillo nazionale la cultura e l’arte coreana. Oggi la compagnia è diventata il fiore all'occhiello dello spirito nazionale della Corea. I Piccoli Angeli sono diventati l’orgoglio della Corea e sono altresì noti al mondo intero come “ambasciatori di pace”.

Alcune notizie sui Piccoli Angeli e sulla loro tournée mondiale

Qual è lo scopo della tournée dei Piccoli Angeli?

La Tournée Mondiale di Pace dei Piccoli Angeli della Corea ha due scopi fondamentali:

1. Ringraziare a nome della Corea i Paesi che intervennero per proteggere la sua libertà: le 16 nazioni che inviarono truppe e le 5 nazioni, tra cui l’Italia, che contribuirono l’invio di personale medico.
2. Ringraziare ed onorare direttamente i veterani di quelle 21 nazioni con uno spettacolo fuori dal comune e di alto livello artistico.

La tournée dei Piccoli Angeli, oggi tra i rappresentanti più importanti della cultura Coreana, è un segno tangibile della riconoscenza della Corea per l’aiuto ricevuto. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak e sua moglie, consapevoli della missione dei Piccoli Angeli quali istituzione nazionale, li hanno inviati come emissari di una nazione riconoscente.
Quel popolo è consapevole del fatto che senza il contributo della coalizione che operò su mandato dell’ONU, la Corea del Sud oggi non esisterebbe; la penisola sarebbe oggi vittima di un regime dispotico e senza controllo.

Perché offrire lo spettacolo gratuito ai veterani ed al personale militare?
Questo dono è un modo per far sì che la tournée rappresenti davvero un ringraziamento tangibile e sostanziale da parte della Corea.

Quali città europee sono state visitate dai Piccoli Angeli?
La tournée ha portato spettacoli teatrali in cinque città europee: Berlino, Stoccolma, Oslo, Roma e Copenhagen.

Quanti paesi verranno visitati in totale dai Piccoli Angeli?
Nella prima parte della tournée, il Corpo di ballo si è recato nei 16 paesi che hanno contribuito con l’invio di truppe durante la guerra di Corea: Australia, Belgio, Canada, Colombia, Etiopia, Francia, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Sud Africa, Tailandia, Turchia, Regno Unito, e Stati Uniti d'America.
In questa seconda parte si esibirà invece nelle nazioni che hanno inviato le unità mediche per aiutare la coalizione delle Nazioni Unite, in particolare, Germania, Danimarca, Italia, Norvegia, Svezia.
Infine, i Piccoli Angeli visiteranno le 20 nazioni che hanno fornito ulteriore materiale e merci varie per sostenere lo sforzo bellico.

Cos’è il Balletto dei Piccoli Angeli di Corea?
È un corpo di ballo dedicato alla danza tradizionale coreana; alcune di queste danze sono antiche di 5.000 anni. Noti per l’alta qualità tecnica ed artistica delle loro esibizioni, le ragazze (ed il ragazzo) che lo compongono hanno un’età compresa tra i 9 ed i 15 anni.
L’alto livello professionale che i Piccoli Angeli hanno raggiunto nella danza e nel canto ha ispirato il pubblico di tutto il mondo negli ultimi cinquanta anni, confermando il loro ruolo di rappresentanti della cultura coreana nel mondo.
Hanno tenuto degli spettacoli presso la Casa Bianca, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a Buckingham Palace ed al Cremlino.
Hanno ricevuto tre volte il riconoscimento dal governo coreano per la loro qualità di "ambasciatori internazionali” della cultura del loro Paese.

Come sono nati i Piccoli Angeli?
I Piccoli Angeli sono stati fondati nel 1962 con un duplice scopo: preservare lo straordinario patrimonio della danza tradizionale coreana, e diffondere il messaggio di pace ed i valori interiori su cui questo patrimonio culturale si basa.
Il loro fondatore è il Rev. Dottor Sun Myung Moon. Il Rev. Moon fu liberato dal campo di prigionia della Corea del Nord in cui era detenuto da un bombardamento da parte delle forze della coalizione ONU, e la fondazione di questo corpo di ballo è espressione della sua filosofia, secondo la quale è fondamentale che chiunque riceva qualcosa esprima la propria riconoscenza in forma tangibile. E ciò vale sia per gli individui che per le nazioni.
Creati tra grandi difficoltà e tra molte incomprensioni (difficile era la situazione post-bellica della Corea, ed altre sembravano le priorità), i Piccoli Angeli divennero in breve tempo un segno di rinascita e di speranza per l’intera nazione.
Venne così premiato il sacrificio del suo fondatore, del suo direttore, l'allora colonnello Bo Hi Pak (a quel tempo addetto militare del corpo diplomatico della Corea), e dei suoi collaboratori, che avevano dato fondo alle loro risorse personali per realizzare il sogno che era alla base di quella compagnia.
Dopo tre anni di duro allenamento, i Piccoli Angeli diventarono un gruppo di ballo di livello mondiale e iniziarono ad esibirsi nelle principali capitali del mondo.

Qual è il segreto della raffinatezza dei Piccoli Angeli?
Per essere ammessi al corpo d'elite dei Piccoli Angeli, le giovani di età adatta che desiderano essere ammessi, partecipano ad una audizione a Seul, capitale della Corea del sud, dove sono selezionate in base alle loro capacità nel canto e nella danza.
Iniziano poi un rigoroso programma di educazione alla musica tradizionale coreana ed al ballo folkloristico. Fanno pratica ogni giorno, dopo la scuola, per imparare quelle danze che dovranno danzare di fronte al pubblico coreano e internazionale.
Quando le ragazze arrivano in terza elementare, cominciano a salire sul palcoscenico eseguendo le danze preparate proprio per la loro fascia d'età, come la "Danza delle bambole", "Il giorno del Matrimonio" e la " Danza delle Maschere”. E proseguono con questo programma fino al quinto anno.
Cessano poi le esibizioni pubbliche per imparare balli quali la "Danza dei Ventagli", la "Danza dei Tamburi" e il "Festival della Luna". Quando arrivano al settimo anno di scuola, riprendono le loro esibizioni.
Infine, qualche tempo dopo il raggiungimento del 15° anno di età, si ritirano dai Piccoli Angeli.

Che cosa è successo nella guerra di Corea?
In soli tre anni di tempo, quel conflitto straordinariamente feroce fece un incredibile numero di vittime: 1 milione di sudcoreani e 2 milioni di nordcoreani, tra cui moltissimi civili, così come centinaia di migliaia di soldati cinesi, per non parlare delle vittime delle Nazioni Unite e degli aviatori russi che furono abbattuti.
Fu il primo scontro militare della Guerra Fredda e da un punto di vista formale non si è ancora concluso. L’unico risultato fu infatti un armistizio stipulato il 27 luglio del 1953, che è tutt’ora in vigore.

Cos’ha di particolare la guerra di Corea?
La Guerra di Corea, fu una guerra diversa da quelle precedenti, per vari motivi. Da un punto di vista religioso sostanzialmente tutte le religioni del mondo si trovarono schierate con le Nazioni Unite, rappresentate dai soldati delle tante nazioni della coalizione.
Da un punto di vista razziale costituì un passo importante per l’integrazione: fu la prima guerra in cui bianchi e neri americani combatterono fianco a fianco; in precedenza i neri americani avevano ovviamente combattuto, ma in unità divise in base alle differenze di razza.
Costituì inoltre il culmine della guerra fredda, che rischiò di generare un nuovo conflitto mondiale tra i Paesi democratici e quelli comunisti.

Da chi viene sostenuta la tournée dei Piccoli Angeli?
I fondi sono stati donati da molte imprese ed aziende coreane, nonché da vari giornali e televisioni. Tra questi il Chosun Ilbo, il Segye Times, KBS, SBS, e Daehan News.
La tournée ha ottenuto l’Alto Patronato dalla Repubblica di Corea e dal Presidente Lee Myung-bak.

TOURNÉE MONDIALE dei PICCOLI ANGELI DI COREA

per onorare il personale militare e tutti i veterani italiani della Guerra di Corea
in occasione del 60° anniversario del conflitto coreano


• Il Teatro Argentina di Roma ha ospitato una spettacolo straordinario del Corpo di ballo dei Piccoli Angeli di Corea.
• Scopo della tournée mondiale, di cui Roma è una tappa, è onorare il personale militare e tutti i veterani italiani della Guerra di Corea.
• Le 33 ragazze che compongono il Corpo di ballo, vestite con i costumi tradizionali coreani, hanno reso omaggio alla Croce Rossa Italiana e all’ospedale da campo 68

Il Balletto Folcloristico dei Piccoli Angeli di Corea ha offerto uno spettacolo per ringraziare l’Italia per l'invio di unità mediche nel conflitto che, 60 anni fa, ha difeso la libertà della Corea.
La performance ha avuto luogo venerdì 3 giugno alle ore 20:30 al Teatro Argentina di Roma.
Nello stesso giorno inoltre le 33 ragazze che compongono il Corpo di ballo, di età compresa tra i 9 ed i 15 anni, con i loro costumi coloratissimi hanno visitato la sede della Croce Rossa.
La troupe si è esibita a Roma, una delle tappe di un tour europeo che le ha portate nelle cinque nazioni che hanno contribuito con équipe mediche allo sforzo bellico volto preservare la libertà della Corea nella guerra del 1950-53.
La scopo dei Piccoli Angeli è quello di offrire degli spettacoli di altissimo livello per i veterani italiani, esprimere la profonda gratitudine che il popolo coreano nutre verso gli italiani per aver contribuito a preservare la loro libertà, e celebrare l’amicizia tra Corea ed Italia.
Il conflitto coreano, iniziato il 25 giugno 1950, fu interrotto da un armistizio tre anni dopo, il 27 luglio 1953. Da allora non è ancora stato firmato un trattato di pace. La linea dell’armistizio divide ancora oggi la Corea del Nord dalla Corea del Sud, lungo il 38° parallelo.

“I MIEI PERCHÉ AMO L’ITALIA”

1861 – 2011
RICORRENZA DEL
150° ANNO DELL’UNITA’ D’ITALIA


di Renato Piccioni

Amo la mia Patria, perché questa è la terra per la quale hanno versato il loro sangue i suoi figli migliori che, con il loro martirio, poterono irrorare, benedicendole, le zolle dei nostri campi di battaglia per unificare in una terra sola, e un solo popolo, per farne una sola Patria.
Perché, in questa terra, sono sepolti i miei antenati che hanno operato, fin dal lontano passato, per migliorare la vita del popolo consegnandolo alla libertà conquistata.
Perché qui, sono nato ed ho visto la prima luce, ho succhiato il primo latte di mia madre, che mi ha regalato la vita, perché qui parliamo tutti la stessa lingua, perché qui amiamo la stessa bandiera che ci rappresenta nel mondo e nel contesto delle nazioni, perché qui ho le tracce lasciate dalla mia infanzia, dalla mia adolescenza, dalla mia gioventù.
Qui, ho appreso i rudimenti della scrittura, qui ho respirato la parola dei grandi poeti che questa terra hanno consacrato al futuro con le loro opere, qui artisti, pittori, scultori, scrittori, musicisti, hanno lasciato la traccia della loro conquistata arte e civiltà, ad insegnamento perenne per le future generazioni.
Qui, io mi sento addosso tutto l’onore di appartenere a questo infaticabile popolo che sa lottare, oggi, anche per la libertà di altri popoli, che vive la battaglia quotidiana per raggiungere una salda democrazia che renda il popolo l’unico padrone di se stesso.
Qui, sento la mia appartenenza, perché conosco le città ed i loro monumenti, che ne fanno gioiello di civiltà; conosco i campi, testimoni dell’operosità degli agricoltori che ne sanno trarre frutto copioso; qui, so di ogni albero forma e storia, di ogni strada il percorso, di ogni fiume le fresche acque, dei laghi l’atmosfera
magica di favola, di ogni costa la bellezza di poter godere nella pace di un mare splendido; delle montagne, che mi parlano con il fresco vento, che dalle nevi eterne mi porta frescura e sentore, dei mille e mille fiori che per ogni dove abbelliscono e profumano l’aria; della musica sempre presente in ogni momento del giorno e della notte; del bel canto che ci aiuta ad accettare anche quei momenti di sconforto che nel corso di una vita non possono mancare, mai.
Perché è questa la terra dove riposeranno le mie ossa quando Dio mi chiamerà a se, perchè vorrà che io riconsegni l’anima che mi ha donato al nascere.
Questi sono solo alcuni dei miei “perché”, ma potrei dirvene un tanto quanto una enciclopedia di molti tomi corposi, ed anche allora avrei ancora molte buone ragioni e tantissimi perché nuovi e significativi da esporre.
Ma voi, che leggete queste mie parole, con la vostra sensibilità saprete anche dare quelle risposte che non vi ho dette perché, anche voi, sapete amare la terra della vostra Patria con una passionalità che travalica ogni pensiero.
Ad ogni popolo straziato dalle ferite di una guerra, che, come ogni guerra è sempre ingiusta, auguro di trovare la vera ragione per una convivenza di pace che sarà il mezzo necessario, per uno sviluppo
di civiltà in progresso economico-sociale condiviso così come è, e deve essere nel diritto di ogni popolo pur nella diversità apparente.
Per raggiungere, questo difficile traguardo, si dovranno piegare le ragioni della politica tese per eliminare la contraddizione che nasce dall’odio sempre fomentato ad arte, e, soprattutto, di non fare mai della propria fede religiosa, di questi o di quelli, la causa delle incomprensioni, dei fondamentalismi e degli estremismi, che inducono a offendersi o, difendersi, con le armi, popoli fratelli in Abramo.
Capire che le Patrie del mondo sono solo “convenzioni”; che Dio non ha fatto “Il Creato” mettendo barriere, confini, e divisioni.
Ma soprattutto, che Dio non ha creato l’uomo per suddividerlo in razze, ma con Adamo ed Eva, i primi genitori, ha voluto creare la “Umanità intera” considerando tutti gli individui creati “a sua immagine e somiglianza”.
Le uniche differenze che esistono fra gli uomini che avendo i suoi natali, in una terra, piuttosto che in un’altra, sono dovute agli adattamenti fisiologici ed etnici, perché in tutti i luoghi del mondo potessero, fin dalla nascita, essere forniti degli strumenti atti a poter vivere adattati alle esigenze climatiche.
Adamo ed Eva hanno ricevuto quest’ordine da Dio: “Andate e popolate la terra”.
E Dio fece dono, a loro, della “Procura” a creare l’Umanità, ecco la ragione perché diciamo correttamente che Adamo ed Eva sono i “Pro-CreatoriI”, così come furono, strumento voluto dal Creatore.
Ed allora, se riuscissimo a riconoscerci tutti fratelli, tutti fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sarà molto più facile far si che l’Amore, la Tolleranza, il Rispetto, possano diventare le uniche vere leggi per l’unica conquista che l’Umanità non ha ancora conseguito e cioè “la vera pace”.

LE RADICI DELL’ETICA E DELLA POLITICA

Potremmo fare l’analogia con una banda che suona felicemente un pezzo jazz: ciascun musicista fa la sua musica, ma sono tutti in qualche modo in sintonia

Di Giuseppe Rossi

Proviamo anzitutto a dare una definizione di questi due “oggetti misteriosi”. Diciamo che l’etica è la scienza che dovrebbe elaborare teorie in grado di formulare giudizi di valore su ciò che è bene e ciò che è male. La politica sarebbe invece l’arte o la scienza, e la tecnica, che ha come oggetto l’organizzazione, l’amministrazione, la direzione della “polis”, della vita pubblica, dello Stato.
E’ chiaro che queste due scienze, se possiamo chiamarle scienze, sono inevitabilmente intrecciate. Il politico, ad esempio, dovrebbe essere in grado di comprendere il valore e le finalità del singolo cittadino per stabilire in qualche modo i limiti e le finalità in base alle quali strutturare l’insieme sociale con cui i singoli interagiscono.
Purtroppo nel disgraziato cammino della nostra storia i valori che sono alla base della vita sociale sono stati spesso soffocati, addirittura rimossi, quale conseguenza di conflittualità, inganni, violenze. La capacità di discernimento, la sensibilità ideativa, non possono essere state immuni dai disordini ancestrali e culturali che ci portiamo dietro.
Come l’unità della Natura si è smarrita nella solitudine di un laboratorio (C. Bernard), così pure il cammino delle scienze umanistiche e sociali si è frammentato fino a perdersi in dedali sofisticati ma senza via d’uscita. Probabilmente il modo migliore per uscire dal dedalo è riuscire a guardare le sue vie dall’alto. E’ possibile? Certamente lo è se conosciamo il progetto di chi lo ha costruito. Il progetto esisteva prima ancora del labirinto. L’analisi lineare della situazione, l’approccio razionale cioè, potrebbe essere troppo lento, potremmo morire di fame o di freddo nel labirinto, prima di trovare la soluzione e venirne fuori. Forse la civiltà occidentale sta già morendo nel dedalo, con tutta la sua intelligente e sofisticata razionalità.
E’ possibile attingere al progetto? E’ chiaro che il progetto è un’elaborazione invisibile che ha dovuto precedere il suo manifestarsi nella dimensione fenomenica. Il progetto è la matrice mentale, un tipo di energia che deve quindi trascendere lo strutturarsi della manifestazione. Allo stesso tempo il progetto deve essere in qualche modo omogeneo alla dimensione che andrà a modulare, in altre parole l’energia della matrice mentale deve avere dei punti di contatto col piano che la realizza concretamente. Se così non fosse finiremmo col teorizzare, per dirla in termini filosofici, un improponibile dualismo. Nella storia del nostro Occidente il dualismo cartesiano, e prima ancora, quello aristotelico-tomistico, hanno dato il via ad una cultura che si è andata smembrando sempre più nel corso dei secoli.
La mente ed il corpo, l’invisibile ed il visibile, l’invisibile progetto e l’energia corrispondente manifestata, ci sono apparsi come mondi separati ed irriducibili. Per certi versi questo processo non è stato arido di risultati, ma oggi possiamo, grazie soprattutto a quella scienza trainante che è la fisica, riproporre un modello unitario che ha elementi sufficienti, a mio giudizio, per riagganciare insieme pezzi di sapere, scienze e discipline che hanno viaggiato distanti per secoli.
Tornando al tema, cosa può suggerirci nello specifico la nuova fisica? Agli occhi smaliziati di un fisico cioè, quali differenze ci sono, che nessi esistono tra il singolo corpo materiale di un cittadino ed il corpo sociale di cui fa parte? Cos’è oggi la materia per un fisico?
“Nella fisica classica la materia è rappresentata da particelle, mentre le forze vengono descritte con campi. La teoria dei quanti invece non vede nel reale altro che interazioni che avvengono tramite [impulsi ondulatori senza massa inerziale definiti come]…bosoni…questi…sono i veicoli delle forze e assicurano le relazioni all’interno di quelle particelle di materia che la fisica designa con il nome di fermioni, dove questi ultimi formano i “campi di materia”.” (“Dio e la scienza” Guitton, Bogdanov, Bompiani 1992, pag.73)
“ Il fondo della materia è introvabile, almeno sotto forma di una cosa, di frammento ultimo della realtà. Possiamo tutt’al più percepire gli effetti creati dall’incontro di queste entità fondamentali, per il tramite di quegli eventi sfuggenti… che noi diciamo essere delle “interazioni”. (“Dio e la scienza” Guitton, Bogdanov, Bompiani 1992, pag.77). “Al massimo si può dire che si può pensare alle particelle come entità più o meno temporanee all’interno del campo ondulatorio…La conservazione della massa e della carica a livello macroscopico, va considerata un effetto statistico legato alla legge dei grandi numeri.” ( E. Schrodinger “Che cos’è la materia” Sc. Am., settembre/53)
In questa realtà che sembra essere dunque intreccio continuo e denso di connessioni e, come vedremo, di significati, è però impresa praticamente impossibile la comprensione e la gestione dei dati, cioè del numero astronomico di segnali che acquisiamo, e che sentiamo, con i soli strumenti dell’attività sensoriale, conscia e raziocinante. La realtà, o almeno ciò che ci appare in Natura, è un fluire continuo di combinazioni, una musica che non è mai la stessa. E questo in barba a tutte le costanti (che poi tanto costanti non sono), e a tutti i simpatici protocolli di ricerca escogitati sinora, strumenti fondamentali per la nostra ricerca ma che rischiano di generare un grande sonno, in particolare poi nel mondo medico, dove le variabili sono molto più numerose e imprevedibili.
Il microcosmo umano è però un osservatorio privilegiato: se la realtà è una rete indefinibile e dinamica, l’ indefinibile dinamica della nostra mente sarebbe comunque parte di questo gioco, omogenea perciò al divenire che ci circonda, e perciò potenzialmente in grado di risuonare con esso, di conoscerlo, di sentirlo, di “agganciarlo in fase”, come direbbe un ingegnere, almeno nelle sue componenti fondamentali. Questo accostamento che avverrebbe dunque tra vibrazioni similari, questo approccio di campi simili, che potremmo perciò definire analogico (e sintetico) complementerebbe la processazione analitica dei dati, la comparazione, la ratio.
Ora, quali ragionamenti analogici ci possono aiutare a capire il progetto comune alla base di questo universo? Esiste un progetto cosmico?
La fisica di Bohm in effetti teorizza la presenza di un invisibile “ordine implicito” (o implicato) accanto a quell’ “ordine esplicito” (o esplicato) che osserviamo sul piano fenomenico. E cosa ci darebbe a intendere la dimensione fenomenica, l’”ordine esplicito”? Un primo dato costante che ritroviamo universalmente, ci dice che tutte le cose sono state create per esistere attraverso relazioni reciproche tra le loro essenze duali, positive e negative. Un motivo fondamentale è che l’energia è capacità di compiere un lavoro, deve potersi muovere cioè, esprimersi, ed ha pertanto bisogno di un circuito (necessariamente polare) per poter fluire.
Dunque un primo principio assoluto, e non è un’asserzione paradossale, è quello della relatività.
Ma esiste una relazione ancora più fondamentale: ogni cosa possiede una forma esteriore e un carattere interiore. “Il carattere interiore assume una certa forma esteriore che lo rispecchia come sua espressione visibile…il carattere interiore è la causa, ed è in posizione soggettiva; mentre la forma esteriore è il risultato ed è in posizione oggettiva al primo. Quindi questa relazione si può definire di interiore ed esteriore, causa ed effetto, verticale e orizzontale”. (“Esposizione del Principio Divino”, H.S.A.U.W.C. Roma, pag.25 ) “Si sviluppa quindi un’azione di dare-avere, in cui il partner oggettivo si centra sul partner soggettivo, attraverso l’equilibrio tra forza centrifuga (dare) e forza centripeta (ricevere).” (op. cit. H.S.A.U.W.C. pag. 31).
Pur essendo invisibile, il carattere interiore ha una certa struttura che appare poi riprodotta visibilmente nella forma esteriore. Nel 1985 il nostro Carlo Rubbia viene insignito del Nobel per aver scoperto qualcosa di equivalente: sono gli invisibili, impalpabili bosoni quelli che controllano i campi di materia, i fermioni.
In questo universo composto essenzialmente da campi pulsanti intrecciati, la Natura segue il principio del minimo mezzo, altrimenti espresso come legge dell’economia delle energie. Riscontriamo infatti, ad esempio, che i processi energetici che portano vita o aumento della complessità, aumento dell’informazione , detti perciò negentropici, sono processi che avvengono in Natura in termini di risonanza armonica. Possiamo oggi ipotizzare che in generale la Natura è strutturata armonicamente, e diversificata in termini di tonalità armoniche. Per inciso, accanto ai processi negentropici esistono quelli entropici (relativamente entropici), con dinamiche diverse, oltre che transitorie. Ad esempio, portando la materia (solidi, liquidi, gas) in uno stato di risonanza armonica è possibile far sì che si determini una concentrazione di energia e che si possa produrre effettivamente un output di energia maggiore dell’input energetico. (Macchina del moto perpetuo di 2° grado). Portando le molecole in uno stato di risonanza armonica è possibile effettuare la biosintesi di composti a temperatura ambiente, con una pressione normale ed un minimo di energia iniziale. Portando gli atomi in risonanza armonica è possibile, nelle stesse condizioni, effettuare fusione o trasmutazione degli elementi. (BCI e Gruppo svedese di studi bionici, dossier del luglio 1978).
Non possiamo non notare che la risonanza, quale dinamica fondamentale degli eventi cosmici, è possibile solo in un universo omogeneo ed organico, “esplicato” cioè attraverso somiglianze e corrispondenze. Lo stesso organismo vivente è assimilabile ad un insieme composto da sottoinsiemi meccanicamente risonanti, da campi pulsanti cioè che dialogano incessantemente “agganciati in fase” mediante stimoli di opportuna ampiezza, frequenza e sequenza.
Il principio del minimo mezzo, grazie alle ottave e alle tonalità armoniche dispiega l’antica “musica delle sfere”, “in alto come in basso”. Spiega poi la diffusa strutturazione frattalica che siamo oggi in grado di decriptare in Natura. Analogamente a quanto avviene nel fenomeno musicale i frattali non rappresenterebbero altro che l’economo frazionarsi di forme auto-simili dispiegate tridimensionalmente da ottave, da armoniche e sub-armoniche di campi vibranti, in scale dai limiti indefinibili.
Cosa ci potrebbe suggerire allora questo universo musicale? Che relazione potrebbe avere con i problemi di etica e di politica di uno sperduto pianetino del sistema solare?
C. Rubbia ci ricorda ancora una volta (più o meno consapevolmente) che è necessario andare oltre le apparenze: “Tutti conosciamo la materia perché la vediamo e la tocchiamo. Molto più importanti, perché necessari alla formazione stessa della materia, sono invece i fenomeni d’interazione e di organizzazione.” A cosa mira l’interazione e l’organizzazione? C’è qualcuno a capo della gerarchia dei comandi?
In questo universo di monadi dove tutto sembra in qualche modo somigliarsi e corrispondersi, possiamo, ripeto, comprenderne le finalità per via analogica. Se noi osserviamo, ad esempio, quel piccolo universo che è l’uomo, sintesi e superamento di tutto il lungo lavorio filogenetico, la sua pulsione fondamentale ed insopprimibile è diretta verso la vita e la gioia. Il nostro corpo è programmato per la sopravvivenza, noi cerchiamo di essere felici, o quanto meno sereni.
Esaminiamo allora la stanza dei bottoni. Qual è il campo EM più potente, il sistema cioè che modula gli altri sottosistemi biologici. Fino a non molti anni fa si pensava fosse quello cerebrale, ora si comprende invece che è quello del cuore, un campo toroidale fino a 60-70 volte più potente di quello cerebrale. Di recente si è scoperto infatti che è la sede, inconscia, dove vengono prese le decisioni, le scelte. Solo dopo il cervello ne modulerà i dettagli operativi, a livello conscio.
Qual è la dinamica fondamentale di questo cuore? E’ quella di un sistema coerente, cioè fasico, senza attriti. Questo, tra l’altro, potrebbe spiegare l’incredibile resistenza del suo muscolo.
Quali sono i tratti fondamentali di un sistema coerente. Mae Wan Ho ne identifica almeno cinque. La prima caratteristica è il suo ordine strutturale diffuso. Il secondo tratto è la rapidità e l’efficienza nella trasduzione e nel trasferimento dei triliardi di informazioni che attraversano e plasmano l’interno del vivente. C’è poi un terzo fattore: l’estrema sensibilità del sistema a stimoli esterni. E poi ancora la sua capacità di accoppiamento, di risuonare alle adatte frequenze. Infine la sua capacità di far funzionare, senza fluttuazioni, intere popolazioni molecolari, in aree, dunque, relativamente vastissime.
Senza entrare in ulteriori dettagli tecnici possiamo dire che, in generale, l’uomo integro è un uomo sano, vitale, una “quasi macchina” coerente.
Coerenza non significa uniformità, esistono infatti tanti tipi di insiemi coerenti. Vengono definiti “domini” di coerenza. Nel corpo vivente questi vari domini, con le loro frequenze specifiche, si aggregano alla perfezione nello spazio biologico, e riescono, in un uomo sano, a far quadrare il difficile bilancio dei suoi scambi vorticosi, senza cioè depauperare il sistema delle sue energie, senza violarne l’unità, e tantomeno le armonie, gli accordi peculiari che caratterizzano i diversi sotto-sistemi. Le conflittualità invece diventano incompatibilità biologiche e psichiche, diventano pericolose dissonanze che potrebbero far saltare le comunicazioni, e poi le connessioni strutturali.
Per tentare di capire ancor meglio questa unità nella diversità, potremmo fare l’analogia con una banda che suona felicemente un pezzo jazz: ciascun musicista fa la sua musica, ma sono tutti in qualche modo in sintonia, e creano note ordinate, armonia.
La sinfonia della vita è possente e delicata al tempo stesso: senza gli “spartiti” coerenti e stabili delle diverse funzioni vitali, senza l’armonia interattiva dei vari “domini di coerenza”, senza quello stampo magnetico fatto di campi di luce che aggrega le unità fermioniche prefigurando e rimodulando di continuo il progetto, la forma futura che andrà a manifestarsi, il miracolo della vita, non potrebbe avvenire in alcun modo, per quanti fulmini possiamo provare a sparare all’impazzata in miriadi di laghetti ripieni di ipotetiche primordiali brodaglie. Nel caso specifico di un forte vissuto traumatico, o di una forte situazione conflittuale, e qui ci riagganciamo direttamente al problema dell’etica e della politica, tale sequenza di eventi può risultare così dissonante da non essere più fisiologicamente recepibile, divenendo così avulsa dall’insieme coerente dei normali flussi psichici ed organici. Questo genere di eventi produrrà dolore, confusione, rimozioni, distonie, somatizzazioni, flogosi ecc.). E’ perciò ipotizzabile che possa verificarsi una breccia nel fluire delle informazioni, degli intrecci pensanti, una breccia di ricordi anomali impressi in qualche modo nell’ologramma cerebrale (quindi in uno spazio e in un tempo definibili) ma vibranti al tempo stesso in una zona senza spazio e senza tempo (quella dei bosoni), una zona dolorosa e anomala che conserva comunque dei legami con la struttura cerebrale e che è in grado, tramite questa, di attivarsi e diventare ipertrofica agganciando informazioni analoghe grazie ad una parziale o totale risonanza. Ricordiamo infatti che il cervello funziona soprattutto per associazione di idee, cioè per accostamenti analogici.
Quest’area dissonante potrebbe dunque produrre anomalie comportamentali e somatizzazioni sempre più serie. L’equilibrio di sopravvivenza di cui ognuno è dotato, cercherà allora di arginare il danno oggettivandolo in simboli fobici, rituali, manie o altro, oppure potrà operare abbassando i livelli di flusso, fino a gelare in una depressione più o meno grave, fino alla catatonia.
Sappiamo oggi che i livelli decisionali sono, fondamentalmente inconsci, ed operano fisiologicamente nella coerenza, nell’onestà, nel mondo sereno e amorevole del cuore. Il cuore cerca infatti il suo appagamento e la sua ricarica attraverso lo scambio. Questo principio di reciprocità è vero in psicologia, come in fisiologia, come in fisica, come nel mondo dell’economia, dell’etica, della politica.
Se il vero, il buono ed il bello coincidono, la cosa difficile, per vivere bene, è lo stare attenti alla bacchetta del maestro d’orchestra, il cuore. Prendiamo ad esempio un politico, nevrotizzato da una vita di compromessi di vario genere, pensate sia in grado di salire sulla pedana del direttore d’orchestra e guidare i suoi musicisti ad interpretare lo spartito della vita della nazione con la sensibilità, con la profondità, con i tempi giusti per l’esecuzione?
Le poche vere costanti che troviamo nell’universo, sembrano manifestare una tensione fondamentale verso la vita, l’equilibrio, la simmetria, la bellezza. Nell’elettroencefalogramma di un uomo integro, nell’elettrocardiogramma di un cuore in estasi, nei rapporti anatomici di quel capolavoro che è un corpo bello, così come nelle più semplici righe di emissione dell’idrogeno, possiamo rinvenire le stimmate di un progetto cosmico stupefacente. Alcuni studiosi antichi e moderni, hanno scoperto in questo progetto rapporti incantevoli, oltre che funzionali, e li hanno definiti come frattali, o come “sectio divina”, “divina proporzione”. Nella nostra dimora cosmica c’è una splendida ridondanza di note, c’è un rapporto aureo che ci collega e quindi ci responsabilizza, e che dà un senso e un parametro al nostro mondo interiore, privato, e ai corrispondenti comportamenti “esplicati”, pubblici o privati che siano.
Lo spartito è uno , il compito del singolo sul piano etico dovrebbe “frattalicamente” espandersi nella sua condotta politica, un piano certamente più esteso e complesso ma sostanzialmente omogeneo al primo.
Il problema è che non si può agire con un corpo ammalato allo stesso modo con cui si agisce con una persona sana. Incontriamo anche nel corpo sociale ammalato della nostra storia dei blocchi, delle remore, dei debiti insoluti, delle ferite che non si rimarginano facilmente. Dobbiamo pagare i nostri debiti, forse tirar fuori gli scheletri dagli armadi. E dobbiamo anche capire come fare, e a quanto ammontano, e cos’è che ha creato il debito karmico. Pensate che un politico sia in grado di considerare questi fattori?
Il principio dell’equilibrio è troppo potente perché le storture possano durare. Speriamo che il giudizio della storia non sia troppo crudele. Di certo sarà che la realizzazione di una sintonia con la musica della Matrice non potrà che regalarci in futuro una vera pace, e un’energia forse incontenibile. Nel nostro grande e confuso “villaggio globale” molti nodi stanno oggi venendo al pettine e dunque la sfida diventa sempre più pressante. Occhio dunque al maestro!

ASIA: NUOVI EQUILIBRI GEOPOLITICI

di CARLO ALBERTO TABACCHI

Per una governance mondiale stabile ed equilibrata rimane essenziale il dialogo
euro-americano con la Cina e con l'India, gestendo anche le diversità culturali.

Per quale ragione da molti anni si parla tanto di Asia e del ruolo che questo continente ha assunto nella sfera politica, economica e culturale globale?
In estrema sintesi, vi sono fattori positivi e non. Tra i lati positivi, gli indici di misurazione della potenza risultano cinque: geopolitico, basato sulla vastità del territorio; geoeconomico, sulle risorse e il livello di sviluppo economico-finanziario; geostrategico, sulla forza militare che gli stati posseggono; geoculturale, sui valori e i modelli che esprimono; demografico, connesso alla popolazione e al suo tasso di crescita.
Tali fattori permettono ad uno stato di influenzare e condizionare in diversa misura paesi e regioni vicine o persino l'intero sistema internazionale. Soltanto tre superano gli "esami" di maturità politica, economica, culturale e strategica: Stati Uniti, Cina ed India. Altri soggetti eccellono in più ambiti, ma nessuno raggiunge il vertice in tutti e cinque.
Come si sa, l'Unione Europea è una potenza economica e culturale, forse anche politica (abbastanza divisa ultimamente) ma militarmente debole. La Russia ha ingenti risorse non solo energetiche e un peso strategico (nucleare) non secondario ma una demografia calante. Australia e Canada, nonostante materie prime e immensi spazi, restano molto carenti per il fattore demografico.
Oggigiorno, il sistema internazionale è alquanto variegato: multipolare nella sfera economica (Usa, Cina, Giappone, Europa, India e più distanziate Russia e Brasile); potenzialmente multipolare asimmetrico nel campo politico; mentre resta unipolare in ambito strategico-militare dove il potere resta saldamente in mani americane, anche se la forza militare da sola non riesce a vincere i conflitti di nuovo tipo (vedi Iraq e Afghanistan) o a prevenire situazioni di crisi (Maghreb e Medio Oriente).
Intanto, l'influenza cinese dagli anni 90 si e estesa progressivamente a numerosi stati del continente africano che guardano con interesse al modello di sviluppo cinese, politicamente autocratico ed economicamente sempre più liberale.
Esistono però considerazioni e fattori negativi che occorre monitorare con attenzione. In Asia possono avvenire crisi di portata imprevedibili: l’altalenante confronto tra Rpc e Taiwan; la storica rivalità sino-giapponese (oltre a quella tra Tokyo e Seul); la mai sopita grave questione del Kashmir tra India e Pakistan. Tra le criticità “vive”, ricordiamo la minaccia nucleare nordcoreana e l’escalation militare tra le due Coree, oltre la guerra in Afghanistan e la profonda instabilità in Pakistan.
Ma quello che preoccupa è la tendenza alla globalizzazione di queste crisi che una volta restavano localizzate nella rispettiva area geografica, mentre da qualche anno presentano implicazioni più ampie e finiscono per investire potenzialmente la stabilità dell'intero sistema internazionale.
Nello scacchiere asiatico, il potere americano ha iniziato ad incontrare certi limiti, certe resistenze nel ruolo crescente di Pechino e nei rapporti sempre più stretti con i paesi del continente; Washington resta comunque il leader strategico in Asia, mentre Pechino ne è il leader economico: l'equilibrio in termini di guida oscilla in relazione all'andamento della loro competizione continentale.
La spina dorsale delle relazioni globali è determinata dal complesso rapporto sino¬-americano. Da una parte la cooperazione resa obbligatoria dai legami economico¬-finanziari (per cui se una delle due potenze si trovasse in seria difficoltà potrebbe trascinare con sé la sua concorrente); dall'altra, l'antagonismo come logica conseguenza della crescita cinese -dentro e fuori il continente- e del parallelo declino americano. Gli Usa sono capaci di condizionare l'equilibrio di potere grazie alle loro alleanze bilaterali: da quelle storiche con Giappone, Corea del Sud, Australia e Thailandia; alla relazione speciale con Taiwan; alle "quasi" alleanze con Filippine e Singapore; al rapporto organico stabilito con l'India.
Per comprendere il senso delle relazioni politiche ed economiche internazionali, occorre soffermarsi sulla ritrovata centralità dell'Asia e sul perché il ventunesimo secolo sia destinato a diventare l'era asiatica. La vertiginosa ascesa di Cina e India ha modificato profondamente tutti gli equilibri continentali nelle sfere dell'economia, politica, sicurezza influenzando poi l'intero scenario internazionale. La conseguenza eclatante è che si è sottratto all'Occidente il primato esclusivo della modernizzazione e si è infranto il monopolio euro-americano sul resto del mondo. La vera sfida di questo periodo resta la gestione della diversità culturale perché solo attraverso la comprensione delle altre civiltà è possibile aumentare la propria competitività. Bisogna cercare di capire la differenza delle risposte che le potenze asiatiche hanno dato alle sfide degli ultimi secoli: modernizzazione e globalizzazione.
L'Asia non può essere letta limitandosi ai dati e alle statistiche che ne evidenziano il vorticoso sviluppo ma provando a comprendere ed interpretare le sue complesse dinamiche culturali. Si può crescere costruendo ed attraversando ponti tra culture perché la globalizzazione tesa ad armonizzare il mondo in un pensiero unico è ormai fallita. Non c’è stata né ci sarà omogeneizzazione delle civiltà. Come osserva il premio Nobel indiano Amartya Sen stiamo assistendo ad una radicalizzazione dei processi identitari, spesso violenti che discendono dalla religione, dalla tradizione e dalla rivalutazione delle culture. Ed il mondo sinico a caratterizzato da una civilizzazione dell'interazione piuttosto che della contrapposizione.
I cosiddetti "asian values" si sono affermati in Cina e da li furono esportati negli altri paesi del polo sinico-confuciano: relazioni familiari, istruzione, etica del lavoro, disciplina, rispetto della gerarchia ed accettazione di un sistema autoritario, passione per il denaro ed il successo personale, diligenza e frugalità, risparmio. Tali valori, combinati con politiche economiche efficaci e con una certa stabilità politica, hanno contribuito alla formidabile ascesa di quei paesi.
Per quanto riguarda il ruolo dell'Europa, americani ed europei non possono avere vedute coincidenti in materia di rapporti con Pechino proprio perché il Vecchio Continente non vede nella Cina una minaccia ma un fattore di riequilibrio dell'ordine interazionale nonché un potenziale partner strategico. La pura verità è che la "minaccia cinese" per noi è solamente commerciale ed è il riflesso del nostro declino relativo. Però permangono pesanti incognite sul versante esterno tra Cina e Stati Uniti-Europa: mancato rispetto dei diritti umani, censure sulla stampa (controllo su Google), questione tibetana e visite del Dalai Lama in Europa e Usa, questione del cambio "manipolato" del renmimbi. Sul fronte interno: il gap accentuato tra ricchi e poveri, inquinamento prodotto da industrie prive di controlli, sistema bancario e finanziario ancora arretrato, urbanizzazione selvaggia.
In conclusione, la presenza militare americana e l'economia di mercato cinese conferiscono finora stabilità all'Asia: la prima fa da argine alle rivalità regionali, la seconda diffonde prosperità. Ma per una pace sostenibile l'Asia ha bisogno di divenire una comunità e non di essere una semplice sommatoria di stati accomunati solo da una inarrestabile crescita economica.