Autore Pino Rotta,
Il libro è una analisi sociopolitica degli ultimi dieci
anni dell’Occidente. La spinta a sviluppare, in stile divulgativo, questa
analisi della situazione sociale venutasi a creare dal 1990 ad oggi è partita
dalla riflessione che l’autore aveva fatto un convegno-denuncia organizzato
alla fine del 2003, pochi mesi prima della guerra in Iraq.
In quel convegno Pino Rotta aveva motivato perché, a suo avviso,
nonostante l’opposizione di milioni di persone nel mondo, la guerra in Iraq si
sarebbe comunque fatta. Il primo obiettivo era, si disse, bloccare il processo
di unificazione politica europea ed il rafforzamento del legame tra Europa e
Unione Africana. Con la guerra quest’obiettivo sarebbe stato raggiunto e così è
stato. L’altro era quello di frenare la Cina anche se questo si sta dimostrando
obiettivo più arduo e lontano da raggiungere.
Nel libro l’autore pone alcune questioni su quello che
lui definisce non la “crisi” ma la “ristrutturazione del capitalismo” in corso
e conosciuta con il termine equivoco e accattivante di “globalizzazione”.
Si delineano le condizioni internazionali che hanno
portato la gente ad accettare, in un primo momento con entusiasmo, la
globalizzazione; le conseguenze a livello psicologico di questi venti anni di
abitudine alla violenza, l’esaltazione del machismo e della guerra “giusta”; l’uso
della televisione per entrare lentamente nella coscienza individuale e
convincerci che siamo soli contro tutti e solo chi è forte ha il potere sugli
altri, fino a scoprire che non sono né i muscoli né un bel corpo, né il cinismo
a dare il potere e far cadere quindi in uno stato di frustrazione e di rabbia,
senza più strumenti per razionalizzare culturalmente questi stati d’animo che
diventano aggressività e violenza bruta soprattutto indirizzata verso i
diversi, i più deboli e soprattutto verso le donne.
Il libro entra nell’anomalia, nel contesto occidentale,
dell’Italia. Un paese che dalla sua unità ad oggi non ha conosciuto periodi di
democrazia liberale e socialdemocratica come è successo nel resto d’Europa.
Il risorgimento interrotto dal fascismo ed il ritorno
alla democrazia condizionato dalla presenza pesante e pervasiva del Vaticano,
un vero e proprio “Governo Ombra”, a cui le Istituzioni politiche e culturali
italiane si sono sempre dovute piegare e che ha creato la coscienza profonda
dell’estraneità tra lo Stato e i cittadini e reso gli italiani incapaci di
maturare una coscienza civile ed un senso di appartenenza comunitario
collettivo.
Il libro, con un rimando ad una ricca bibliografia, è uno
strumento di lettura della società occidentale di questi ultimi venti anni, una
lettura rigorosa sul piano dell’analisi sociologica, ma si può dire
“politicamente scorretta” perché non ha facili indulgenze per la classe
politica, di destra e di sinistra, né tanto meno per quella imprenditoriale,
che si è adattata, non solo in Italia, al cinismo speculativo ed al sistema di
corruzione, spesso in combutta con la criminalità organizzata.