Umanizzare la terapia medica è
necessario
Di
Antonio Imeneo
Umanizzazione, in una parola
si possono condensare sentimenti così diversi tra loro che sarebbe impossibile
elencarli tutti senza dimenticarne qualcuno. Il senso del rispetto, della
solidarietà e la cura verso chi soffre di certo sono gli aspetti principali
quando si affronta questo argomento.
Da
un punto di vista professionale ed esistenziale l’obiettivo di garantire le
giuste e doverose proporzioni di umanità nella pratica clinica e
nell’organizzazione sanitaria è un’ispirazione (o meglio, dovrebbe esserlo) a
cui ogni medico e/o operatore sanitario ambisce e il desiderio è quello di
poterle compiere quotidianamente. Potrebbe sembrare retorico parlare di
umanizzazione delle cure, come se potesse esistere una medicina non umana: ma
l'umanizzazione è presupposto stesso della medicina in quanto cura e attenzione
nei confronti del malato. Davanti ad un uomo che soffre, spesso anche disorientato
dalle pratiche burocratiche, dalla paura di dover affrontare una malattia
difficile, frenato dal timore di sentire la diagnosi o più semplicemente dalla
paura di non comprendere la risposta, spesso il medico ha bisogno del sostegno
di volontari che con parole e gesti lo agevolino a creare una relazione con il
paziente e a costruire un solido rapporto di fiducia, senza la quale il medico
non potrebbe mai operare. Solo seguendo la strada della cooperazione,
dell’amore e della fede dunque, si potrà essere in grado di costruire un nuovo
profilo del sistema sanitario che risponda ai bisogni del paziente, che sia un
servizio alla persona e allo stesso tempo possa offrire un nuovo senso al
nostro lavoro, supportando le scelte cliniche ed organizzative attraverso la
cultura dei valori e la grande tradizione morale delle professioni di aiuto e
del volontariato.
La qualità che si cerca nei progetti di umanizzazione non è solo quella medica, ma coinvolge una sfera molto più ampia per garantire assistenza, solidarietà, rispetto e dignità ai malati e ai loro familiari, aspetto non secondario nella cura dei pazienti che con i loro cari possono affrontare in modo meno doloroso cure lunghe e spesso difficili, e talvolta purtroppo dolorose.
E’
evidente che la ricerca scientifica ricopre un’importanza fondamentale in molti
campi, soprattutto in quello medico, ma grazie al lavoro delle associazioni,
questa nel tempo è cambiata e per certi aspetti anche migliorata.
Certo
molta strada è stata fatta ma altrettanta se ne deve percorrere: esistono norme
e ostacoli da superare. Sconfiggere patologie genetiche o malattie incurabili è
il sogno di ogni ricercatore. Realizzare il concetto di umanizzazione deve
diventare un obiettivo per tutti. Per questo motivo, medici, operatori
sanitari, VOLONTARI e famigliari, proseguiamo il nostro cammino tutti insieme,
umanizzare la medicina oggi per gli altri, sarà un patrimonio utile a noi
domani.
“Benedetto
XVI: la medicina in questi decenni ha fatto passi da gigante, e ne siamo grati,
ma la parola di Dio ci insegna che c’è un atteggiamento decisivo e di fondo con
cui affrontare la malattia ed è quello della fede in Dio, nella sua bontà.”
Pensiero e
riflessione: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a Te.
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