7 giugno 2025

Oltre il Conflitto, Verso il Dialogo: Il Cristianesimo alla Prova del Pluralismo Religioso

 Abstract

Il pluralismo religioso, ben lungi dall’essere una novità della contemporaneità, rappresenta una costante
della storia cristiana e dell’umanità. A partire da World Christianity Encounters World Religions di Edmund Kee-Fook Chia, questo articolo ripercorre i principali snodi storici, teologici e pratici che hanno caratterizzato l’incontro tra cristianesimo e religioni mondiali: dalle radici bibliche e dallo sviluppo dello studio comparato delle religioni, fino alle svolte del Vaticano II, al “triplice dialogo” asiatico e alle teologie contemporanee del pluralismo. Si evidenzia come il dialogo interreligioso – ben riassunto nell’invito conciliare a “non rigettare nulla di quanto è vero e santo” nelle altre fedi – non rappresenti una semplice opzione strategica, ma una vocazione essenziale per la testimonianza cristiana oggi.

(A partire da Edmund Kee-Fook Chia, “World Christianity Encounters World Religions”)

Introduzione: Pluralismo religioso e urgenza del dialogo

“Il dialogo interreligioso non si apprende solo nei libri: si impara soprattutto nella pratica. La vera scuola del dialogo è la vita condivisa” (Chia). In un mondo sempre più interconnesso, questa prospettiva si fa esigenza vitale per ogni comunità cristiana chiamata a confrontarsi con la pluralità religiosa come dato di fatto, sia nel vissuto quotidiano che nelle sfide globali. Edmund Chia, teologo di origine asiatica e protagonista della riflessione interreligiosa, offre in World Christianity Encounters World Religions una guida preziosa per comprendere e vivere questo incontro, sottolineando la dimensione esperienziale del dialogo oltre le mere dottrine.

1. Dalle radici bibliche al pluralismo delle religioni

Le Scritture stesse sorgono in un contesto di pluralità. “Il racconto della creazione in Genesi non presenta un Dio di un solo popolo, ma un Dio creatore di tutti, fondamento di una teologia dell’umanità come famiglia universale” (Chia, p. 109). La Bibbia, con le sue narrazioni di esilio e ritorno, di fedeltà e tradimento, riflette costantemente la tensione tra universalità (il Dio di tutti i popoli) e particolarità (il

popolo eletto).

La Torre di Babele, tradizionalmente letta come punizione, è reinterpretata come origine della diversità, mentre l’evento di Pentecoste, “trasforma la molteplicità delle lingue in occasione di incontro e comprensione” (cfr. Atti 2, citato da Chia). Questo doppio movimento universale-particolare accompagna la nascita e lo sviluppo del cristianesimo: Gesù stesso è visto dai suoi discepoli come compimento della promessa messianica ma, al tempo stesso, la sua figura si apre all’intera umanità attraverso il comandamento dell’amore universale.

2. Lo studio comparato delle religioni: dall’eurocentrismo al pluralismo

Solo nell’età moderna si afferma lo studio scientifico e comparato delle religioni, che porta a relativizzare l’approccio esclusivista occidentale. “L’invenzione della categoria ‘religioni mondiali’ fu un modo, a partire dal XIX secolo, per riconoscere valore alle religioni non cristiane, pur mantenendo spesso un atteggiamento di supremazia implicita” (Chia).

Il Parlamento Mondiale delle Religioni del 1893, “nato per promuovere la supremazia del cristianesimo, diede in realtà impulso al risveglio delle religioni orientali” (Chia, p. 60). Da quel momento, le religioni non cristiane entrano a pieno titolo nel dibattito pubblico e accademico, contribuendo a ridisegnare la geografia spirituale globale e promuovendo l’idea – oggi largamente condivisa – che ogni tradizione religiosa vada rispettata nella sua autonomia e nel suo valore intrinseco.

3. Il dialogo interreligioso nella storia e nella teologia cristiana

La tradizione cristiana ha conosciuto oscillazioni tra chiusura e apertura verso l’altro religioso. Tuttavia, sono significative le parole del Concilio Vaticano II: “La Chiesa non rigetta nulla di quanto è vero e santo in queste religioni. Considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e dottrine, che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia riflettono spesso un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra Aetate, n. 2; cit. in Chia).

Questo principio ha segnato una svolta storica: non si tratta di rinunciare alla propria identità, ma di “trovare nel dialogo le strade per approfondirla e testimoniarla in modo nuovo e autentico” (Chia). Il dialogo interreligioso viene così visto come via di fedeltà evangelica, non come tradimento della fede.

4. La prospettiva asiatica: il triplice dialogo e la contestualizzazione

In Asia, più che altrove, la Chiesa cattolica ha compreso la necessità vitale di un dialogo autentico:

“La Chiesa in Asia scopre la sua vocazione nel triplice dialogo: con le culture, con le religioni e con i poveri” (FABC, citata da Chia).

Il dialogo interreligioso “non è opzione tra le tante, ma necessità vitale per essere autenticamente cristiani in questo continente” (Chia). Tale percorso ha portato la teologia asiatica a proporre forme di inculturazione profonde, facendo del dialogo non solo una strategia, ma una modalità fondamentale di essere Chiesa, radicata nella storia e aperta al futuro.

5. Il dialogo come pratica: dalla teoria alla vita

Questa prospettiva si traduce in pratiche concrete:

“Il ragionamento scritturale (scriptural reasoning) si propone non di convincere l’altro, ma di comprendere insieme, in amicizia, il mistero di Dio che parla attraverso parole diverse” (Chia).

Lo scambio di esperienze, lo studio condiviso dei testi sacri, la collaborazione per la giustizia e la pace diventano terreno fertile per la crescita reciproca e la costruzione di una società plurale e inclusiva. Il dialogo, vissuto nella quotidianità, si configura come via di umanizzazione e di pace.

6. Teologie contemporanee del pluralismo: tra apertura e discernimento

Le teologie contemporanee hanno spostato l’attenzione dal possesso della verità alla testimonianza della sua ricerca condivisa.

Raymond Panikkar sostiene che “l’Incarnazione è un mistero universale che si realizza in tutte le religioni, non solo nel cristianesimo” (The Unknown Christ of Hinduism).

John Hick afferma che “le religioni del mondo sono risposte diverse all’unico e ineffabile Reale, ciascuna mediata dalla propria storia e cultura” (God Has Many Names).

Kwok Pui-Lan invita a una lettura dialogica della Bibbia: “La Bibbia diventa un libro parlante, dialogico, quando è letta nelle comunità vive dell’Asia, tra più voci e più scritture.”

Edward Schillebeeckx arriva a riformulare il classico assioma extra ecclesiam nulla salus: “Extra mundum nulla salus: la salvezza si compie nel mondo, nelle e attraverso le religioni” (Church: The Human Story of God).

Questi approcci suggeriscono che il cristianesimo mantiene la sua unicità non nella rivendicazione esclusiva, ma nell’offerta di una testimonianza concreta e storica, aperta alla relazione e al confronto critico.

7. Sfide attuali e prospettive future

Il dialogo interreligioso è, per sua natura, un cammino esigente, segnato da rischi e opportunità.

“Il dialogo interreligioso è un cammino di conversione, in cui nessuno può vantare il monopolio della verità. Ogni incontro autentico è occasione di arricchimento e di purificazione reciproca” (Chia, Conclusione).

La posta in gioco, come sottolinea Papa Francesco, “non è solo la comprensione reciproca, ma la costruzione di una nuova fraternità umana” (Fratelli tutti; citato in Chia, Epilogo).

Il dialogo, allora, si rivela non come un capitolo accessorio della vita cristiana, ma come luogo dove la fedeltà al Vangelo si misura nella capacità di ascoltare, accogliere, costruire pace e testimoniare una speranza che non esclude nessuno.

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