13 febbraio 2010

La dignità umana nella sofferenza.“Budget del ricoverato” e l’eutanasia. Come viene considerato l’uomo visto che per un nonnulla si uccide?

di Felice Previte

L’espressione dignità umana è in voga nella socialità e come sostiene il grande filosofo Emanuele Kant “ l’uomo è sempre fine mai mezzo”, in quanto pur essendo ogni cosa strumento, l’uomo non lo deve essere, quindi la dignità di ogni essere umano deve essere rispettata e sempre nella massima considerazione possibile.
Ma questa dignità nella sofferenza in chi è malato “nel corpo” e “ non va lasciato solo chi soffre”, è spesso dimenticata.
Ricorda ancora il Magistero della Chiesa Cattolica, l’uomo che necessita di rispetto, di solidarietà ed aiuto è :
a.) chi è affetto da patologie dolorose, in specie in fase terminale, al quale vanno applicate tutte le cure possibili ;
b.) chi è anziano, “dimenticato” dai parenti, trascorre i tempi della sua vecchia nella perfetta solitudine subendo una maggiore sofferenza;
c.) quelle donne che nella “ inattesa gravidanza” a volte “vedono“ nell’aborto una efficace soluzione del loro problema;
d.) coloro che vedono nell’eutanasia il senso più pratico per attenuare i dolori della malattia e dell’agonia;
e.) l’abbandono delle cure quali l’accanimento terapeutico sul malato terminale.

Le ragioni antropologiche ci portano ad incontrare anche coloro che portano nel loro corpo una sofferenza nell’anima ed anche una sofferenza fisica.
Sui temi più scottanti del nostro presente, dalle vari forme di handicap psico-fisica alla droga, dalla strisciante eutanasia all’aborto, dall’accanimento terapeutico al testamento biologico ed a quanto attenta il vivere civile verso la sofferenza, non si deve favorire la tendenza egoistica a rinchiuderci nei nostri privilegi, ma è essenziale un’intesa considerando l’essere umano ed il bene comune.
Alcune “argomentazioni” in difesa della qualità della vita potrebbero nascondere un disegno di selezione del genere umano, in quanto con la scusa di lenire un dolore si potrebbe arrivare ad annientare chi veramente soffre o chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo.
La vita è un dono del Creatore !
Nella società violenta il rispetto dell’uomo, soprattutto debole ed indifeso, che inizia fin dalla sua fecondazione la sua meravigliosa avventura nel genere umano, oggi rischia sempre più di dissolversi nel proprio egoismo e ci dovrebbero far riflettere e sperare che di fronte ai duri temi della vita, occorre rispetto verso la dignità della persona malata, mentre una cultura falsa e trasgressiva sta svuotando il vero significato del valore della vita.
Ora di fronte ad una situazione allarmante quale negazione al diritto alla vita dove, pare, si vada affermando il “budget del ricoverato”, vale a dire che un paziente in qualsiasi condizione di salute si trova venga dimesso dalle struttura ospedaliera, in “ossequio” al supremo ordine di risparmio, ma resta ancor più grave se disabile in età avanzata ed in condizioni agonizzanti, ci ha costretti a presentare una urgentissima Petizione al Parlamento Italiano, senza ottenere alcuna risposta per conoscere la verità. Perché! Perché! Perché!
Comunque, questa è eutanasia.!
Purtroppo ci perviene dal Parlamento Europeo un allarmante Raccomandazione approvata per “merito” della britannica On. Cristine Mc Cafferty destinata ai 47 Paesi membri della UE sulla salute sessuale e riproduttiva che indice all’accesso all’aborto i minori senza informare i genitori, alla sterilizzazione, all’eutanasia.
Ma domandiamo e ci domandiamo : come viene considerato l’uomo visto che per un nonnulla si uccide ?
Per interpretare le condizioni socio-culturali della persona, bisogna considerare la solidarietà verso il prossimo un preciso dovere e non un atto di generosità che spesso ci vede prodighi verso chi ci è simpatico e non verso chi ne ha veramente bisogno!
Da nord a sud della nostra Penisola altri problemi ( come violenza spesso spicciola tra adolescenti o aggressività tra consanguinei dove spesso ci scappa il morto, stupri , mostruose azioni che danneggiano irrimediabilmente la dignità umana ) esistono ed insistono, “circostanze”che si verificano in un contesto difficile della sicurezza sociale dove silenzi, ipocrisie, contraddizioni, trovano solo rilevanza a parole.
Nessun grido allo scandalo per l’indifferenza ed il disinteresse verso queste problematiche.
Ancora parole ..! parole..! parole..! da parte di coloro che “contano” innanzi a storie straordinarie di sofferenza nelle famiglie dove insistono, malati anziani, handicappati psico-fisici, malati terminali e quanti sono in sofferenza e solitudine, i quali hanno difficoltà a trovare una soluzione al loro status sociale.
Le famiglie dignitose nel loro dolore, non scendono in piazza a gridare il loro disagio verso il quale le Istituzioni poco hanno fatto e poco continuano ad operare!
Per concludere una “parola od un segno di speranza” ci viene dalla Sede Apostolica, dai Vescovi nel “ Messaggio per la Giornata per la vita”per creare una unità d’intenti sui “problemi”, che ci trova molto consenzienti, al di fuori delle impostazioni pseudo ideologiche o sociali, perché non prevalga un tecnicismo che rischia di diventare abusivo e di un relativismo veramente distruttivo.

Le città dei matti nascosti.

Di Felice Previte

Molto tempo or sono, nei momenti caldi delle polemiche accese sulla legge 180 che ha “ordinato” la chiusura dei “manicomi”, uscì, dal titolo “Matti da slegare”, un film non ultimo della serie, che era provocatorio e le cui immagini erano il simbolo di una realtà drammatica.
Accanto alla struttura dell’ospedale psichiatrico si vedeva un cimitero.
Quelle immagini erano una metafora di una morte civile che ghermiva gli “abitanti” al di là del muro
“Cera una volta la città dei matti” questo è il titolo della fiction della quale si è parlato il 7 febbraio nella trasmissione “Domenica in” dove sono stati presentati gli attori e proiettati alcune scene la cui valenza dal punto di vista cinematografico-televisivo non è in discussione.
La tematica della malattia mentale è stata affrontata da due psichiatri in maniera molto succinta come si conviene ad una trasmissione televisiva .
Purtroppo questi “eventi”, non certamente frequenti nella TV di Stato, non portano alcun contributo al problema reale, dato che le Istituzioni preposte sono ben lontane dall’acquisire conoscenza e stimoli.
Sarebbe opportuno, anche se trattasi di una trasmissione di evasione, che insieme alla pubblicità del film unire la presenza di qualche “politico che conta” in modo che presa visione della situazione in oggetto possa attivarsi nella sede opportuna e naturale, cioè il Parlamento, affinché queste situazioni proiettate nella fiction abbiano concrete e risolutive risposte attese da ben 32 anni.
Non si può non ricordare che il giusto obiettivo del Basaglia- padre della legge 180- era quello di annullare l’istituzione manicomiale, ma anche di curare e non segregare il “malato” , “cosa” che è rimasta quasi inalterata.
La società italiana è molto preoccupata per la mancanza di interventi di natura legislativa, finanziaria e sanitaria dei servizi pubblici inerenti la salute ed in particolare il disagio mentale.
I dati statistici che a volte vengono citati dai mass media, anche se possono sollevare dubbi o perplessità sulla loro autenticità, non possono farci disconoscere che una buona nonché vasta percentuale di malati psichici gravanti sulle famiglie costituiscono una verità, una fondamentale dimostrazione di questo grave disagio sociale che ci deve e deve richiamare alla realtà.
I malati mentali si aggirano intorno ai 10 milioni, nascosti nelle n/s città e nei n/s paesi con differenti gradi di gravità, ma le tragedie quasi quotidiane che ci fornisce la cronaca traggono le loro origini da una precisa sintesi di disagio interno e di un equilibrio mentale inesistente o quanto meno molto carente, che nessuna fiction potrà mai chiarire nella sua integrità quelle dolorose vicende in cui si intrecciano episodi di vita e di morte.
Di fronte a questa tematica, si tratta di considerare il problema su due fronti cioè : l’educazione e la riforma, per raggiungere un posto dignitoso del malato nella mappa della sanità come nella società civile.
Per l’educazione è necessario che il “diverso” non sia emarginato, trattandosi di persona bisognosa di una maggiore considerazione, di comprensione, di stima e di molta pazienza.
Per le riforme è necessario un provvedimento legislativo, una legge-quadro in maniera che le Regioni, ormai titolari della sanità, creino ambienti che diventino centri di salute, dove si coltiva la dignità della persona, il rispetto dell’individuo instaurando un cammino di vera solidarietà
Quanto sopra non vuol essere una critica tanto meno una polemica, ma una semplice considerazione che vuole nel contempo richiamare l’attenzione, ripeto, su un vecchio ed annoso problema, che forse una fiction cerca di evidenziare.
Morale : non si può continuare ad ignorare nel silenzio e nel disinteresse !

Lettera aperta al : On.le Silvio Berlusconi Presidente Consiglio dei Ministri

Nella “18° Giornata Mondiale del Malato”
Lettera aperta al :
On.le Silvio Berlusconi
Presidente Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
00186 Roma
Signor Presidente,

la concentrazione sviluppata sul caso Englaro che si trascina da tempo; le circa 2000/300 famiglie che si tengono in casa e che curano da anni i loro parenti in stato vegetativo; i circa 10 milioni di handicappati psichici ( dalla depressione alla schizofrenia) che “circolano” nelle n/ città e paesi; la non risposta alla mia Petizione atta a garantire la prestazione delle cure sanitarie a tutti i pazienti, anche in età avanzata o disabili indipendentemente da ogni considerazione finanziaria, sono “eventi” non certamente eticamente educativi dal punto di vista sociale, ancor più da quello cattolico.
Ma desidero fermarmi sull’ultimo “caso”, quello che ho “forgiato” col nome di “budget del ricoverato” il quale, pare, assilli i sistemi economico-finanziari ospedalieri e delle ASL, a causa dei tagli operanti dai bilanci sanitari regionali che potrebbero essere utilizzati per praticare l’eutanasia nei confronti delle persone malate, più deboli e più indifese.
Per quanto, in ipotesi, avviene nelle nosocomi pubblici e privati, il Parlamento non ci risponde ancora, sia per il n/s appello inevaso da parte del Governo e poi per quanto richiesto fin dal 30 ottobre 2009.
Nelle tante vicissitudini che la Torre di Babele della politica sta offrendo in questi n/s tempi, è bene considerare la famiglia quella che necessita di assegni familiari, politiche per la casa, servizi per l’infanzia ecc, ma trascurare l’altra faccia della famiglia dove insiste un malato disabile, incurabile od in fin di vita, manifesta un distorto significato al vivere civile, non certamente “difesa” da quanti dicono di difenderla !!!.
Pare che siano ventilate notizie provenienti dall’Inghilterra molto preoccupanti.
Sarebbero stati abbandonati a se stessi malati in fin di vita od in gravissime condizioni di salute, senza alimentazione, idratazione, cure mediche e sedati fino al decesso.
Non vorremmo che uguale “sistema” stia avvenendo in Italia.
Ecco, se è vero quanto abbiamo supposto di rilevanza non comune con quel “budget del ricoverato”, questo ci induce a pensare che non si tratta di malasanità, ma di una sanità malata.
Forse ci vogliono propinare come morire, dove e quando sino ad arrivare a rendere legale quanto di astruso si va inserendo nella gente ?
L’opinione pubblica e noi con essa riteniamo doveroso, essenziale e non procrastinabile che il Servizio Sanitario Nazionale o meglio il Ministro della Salute ed il Parlamento chiariscano il diritto inalienabile di ogni paziente, indipendentemente dal fatto che i costi dei malati sono notevoli, se il “budget del ricoverato” sia attivo.
Se è tale, è eutanasia, che non ho nessuna remora di definire omissione di soccorso, “fuori” dalle regole legislative e dall’ordinamento giuridico italiano.
Quanto ci permettiamo sottoporre alla Sua valutazione é al fine di garantire, ripeto, a qualunque persona diversamente abile, in tarda età od in fin di vita, il diritto alle cure sanitarie, alla nutrizione ed all’idratazione, secondo i dettami dell’art.25 lettera f) della “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU e ratificata dal Suo Governo Italiano il 20 febbraio 2009 con il “licenziato” disegno di legge n.2121.
Mi permetto rilevare che questo disegno di legge non ha considerato che la “Convenzione” di cui sopra, recita: ”impedire il rifiuto dell’assistenza sanitaria o dei servizi sanitari nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità” ( art.25 f), norma non applicata al caso Englaro, ma ratificando in toto la “Convenzione” con “ l’art.2 del disegno di legge n.2121 ha introdotto di fatto l’eutanasia nel mondo della disabilità.
Nei momenti difficili della vita, specie della vita altrui in cui domina la sofferenza, non possiamo noi membri di una società civile, formata soprattutto da cattolici, di restare in scatole chiuse o sull’avventino di un pensiero individuale ed egoistico, ma guardare al Santo Vangelo, come ci insegna il Card. Dionigi Tettamanzi, ed avere il coraggio di prendere coscienza della n/s sensibilità interiore, che ci dovrebbe spronare e stimolare a fare una seria verifica dentro di noi per valutare quella vita altrui nonostante la sofferenza.
Non direi che questo sia il vademecum del cattolicesimo, bensì di quanti in suo nome si “nascondono” dietro un “relativismo” imperante, dietro un formalismo troppo “imborghesito”, troppo “lontano” dalla realtà.
Non abbiamo il coraggio di difendere e difenderci dagli “ attacchi alla vita”di una realtà quotidiana che incontriamo.
Vogliamo dire con molta umiltà e semplicità che bisogna continuare su una rete di umanità, in un tessuto di coesione per divenire un progetto comune di intenti tanto da farne un nucleo di forte aggregazione così da rendere concreta la dimensione della solidarietà.
Signor Presidente,
mai come in questi tempi la Chiesa, i suoi Vescovi, il Santo Padre, giustamente, richiamano l’uomo alla sacralità della vita e mai come in questi tempi l’uomo della strada anela ad una vita sicura, serena e solidaristica.
Questi “richiami” ci devono indurre ad uscire dalle secche dell’egoismo verso l’etica dell’amore e della solidarietà, mentre con la scarsa considerazione di “vedute”, mi si perdoni, si vuole aiutare a creare un riformismo per buona parte inaccettabile e dobbiamo rispondere con determinazione difendendo quei valori etici sicuramente non negoziabili.
Attendiamo e Le chiediamo, ancora una volta Signor Presidente, che in mezzo alle Sue innumerevoli e benevoli incombenze di intervenire per una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica con servizi specifici in strutture adeguate, norme legislative aderenti alla realtà.
Inoltre a dirimere la situazione in atto descritta all’inizio di questo nostro dire, con quel “budget del ricoverato” che certamente, se vero, porrebbe a rischio e maggiormente penalizzate persone in età avanzata, disabili psico-fisici, malati terminali in quanto la patologia da loro subita ha bisogno di prestazioni sanitarie molto costose e per il supremo concetto del risparmio per costoro le speranze di vita sono residue.
Signor Presidente,
Se la situazione è quella delle “voci” che percorrono i corridoi nelle n/ s strutture ospedaliere, allora ripeto questa è pura eutanasia che come cittadini e cattolici non accettiamo e che necessita urgentemente di una chiarificazione.
Attendiamo una Sua risposta!
Con viva cordialità e deferenti ossequi
Previte
11 Febbraio 2010 nella “18° Giornata Mondiale del Malato” voluta dalla Chiesa Cattolica in difesa della vita umana.
http://digilander.libero.it/cristianiperservire

A margine della fiction televisiva “Cera una volta la città dei matti”.

Di Felice Previte

Non vi è dubbio che in Italia si aggirano in circa 10 milioni di sofferenti di malattie psichiche, dalla depressione, primo disordine funzionale della persona, alla schizofrenia grave.
Bisogna considerare che il servizio pubblico televisivo, nella libertà di comunicazione sancito dall’art.15 della Costituzione, significa una serie di obblighi e di doveri nell’interesse della collettività.
Molto spesso il delicato argomento della disabilità in genere, particolarmente quella riferente ai malati mentali, viene “ripreso” nella ampiezza della descrizione di quei posti della sofferenza psichica, come la fiction “Cera una volta la città dei matti” andata in onda il 7 febbraio e conclusa ieri 8 febbraio, nel prospettare la problematica di come sono ubicati i malati psichici in Italia, una ripetizione di una cronica situazione risaputa e vecchia di molti anni che ha “determinato” il passaggio dal concetto custodialistico a quello terapeutico.
Altri “classici della liturgia cinematografica della follia”, come “Psyco” “Il buio oltre la siepe” “Il silenzio degli innocenti” ecc. hanno identificato il cammino che la tematica del folle compie in una via stretta piena di sanguigni dibattiti soprattutto al tempo della discussa legge Basaglia nel 1978 e la chiusura dei lager per malati mentali.
Ma la cruda realtà del disturbo psichico ha oltrepassato il muro del buon senso, del silenzio e del disinteresse da parte di tutti, Istituzioni soprattutto, perché continua quella filosofia della, pur giusta chiusura dei manicomi, ma con la restituzione alle famiglie ed alla società dei “malati” mettendo in pericolo la sicurezza dei cittadini.
Quando vediamo nella strade della n/s città o dei n/s paesi “matti” in libera uscita, non valutiamo e non vogliamo capire la priorità di una urgente soluzione di questo problema !.
“Scaraventare” centinaia di migliaia nella disperazione e nell’angoscia costringendole a vivere giorno e notte direttamente il rischio ed il dramma conseguente con la presenza in esse di un malato mentale, come viene descritta nella fiction di “Cera una volta la città dei matti” ; “costringere”le famiglie ad accollarsi onerosi costi di ricovero; “inserire” i residui manicomiali in strutture intermedie private o convenzionate scandalosamente ancora aperte (vedi es.Genova-Quarto ) in una parola alterando la vivibilità di questi esseri umani, è un rimedio peggiore del male.
Allora poco è servito chiudere i manicomi per dare queste risposte al disagio mentale !
Amareggia e sconforta le famiglie di questi “desaparecido della nostra civiltà” per la mancanza, ripeto, di adeguate informazioni su una situazione così delicata e continua a meravigliare la latitanza fin qui perseguita dalla TV di Stato, oltre quella cronica delle Istituzioni.
Non desidero proseguire nella disanima della trasmissione, considerando che i tempi televisivi non consentono di soffermarsi su dettagli e precisazioni varie altrettanto meritevoli di un più attento esame che sono necessari, ma incentrare l’attenzione sugli effetti che produce questa malattia e non ricercare le cause che questa produce sul sociale, è una tematica che sarebbe stato molto utile ed informativa “sentire” nella mancata “chiarificazione” che potevano fornire i due psichiatri presenti il primo giorno nella presentazione della fiction in questione.
Non sono le parole, le trasmissioni od i casi eclatanti che possono modificare questa “situazione”, è il Parlamento che deve intervenire!
Occorre ammettere che la legge 180 non ha funzionato o quanto meno sono passati 32 anni tra chiacchiere, burocrazia e non si è provveduto e non si provvede tutt’ora adeguatamente alla soluzione di questo “problema” tanto da trovarci ancora impreparati frastornati, occorre che questa situazione non venga vista in maniera teorica, ma venga valutata in modo pratico con una legge-quadro da me auspicata nelle Petizioni, affinché le Regioni possono legiferare per un trattamento corretto ed omogeneo e per Servizi uguali in tutto il n/s Paese.
Anche se il disagio mentale è stato qualche volta affrontato, ripeto, questo è avvenuto in maniera evasiva e superficiale, mentre l’Azienda Pubblica, a nostro modesto avviso, dovrebbe svolgere una serie di doveri ed obblighi che devono rispettare l’interesse e le necessità della collettività, mai dimenticando di evidenziare le priorità assolute come quella della sicurezza dei cittadini minacciata quasi quotidianamente da soggetti psicopatici.
Ed aggiungo per concludere : se l’Ente Televisivo di Stato vuole essere incisivo e concreto, non si deve limitare a sole e semplici parole o accenni accorati, ma essere più presente e pressante a trattare un “argomento” che si tira fuori di tanto in tanto ed in particolari circostanze come quella della affannosa pubblicità della fiction di cui sopra!
Vorrei terminare non con una “battuta” da film, ma con una frase di Leonardo da Vinci : “Siccome il ferro senza esercizio s’arrugginisce, così l’ingegno senza esercizio si guasta”.