Stiamo attraversando un periodo davvero speciale ed unico, caratterizzato da una pandemia di dimensione globale come mai prima, ma non solo. Sembrano infatti aumentare tante situazioni di sciagure di vario genere, alluvioni, terremoti, guerre e conflitti. Senza considerare tanti aspetti di malcontento sociale che spesso sfociano in forti tensioni, paure e grande incertezza nelle scelte e percorsi di vita e che spesso minano proprio la fiducia stessa nella vita e nel futuro. Senza addentrarci in una trattazione psicologica sui condizionamenti che queste situazioni determinano nella psiche in generale, abbiamo voluto aprire, con questo interrogativo, una serie di considerazioni che abbiamo raccolto da alcuni rappresentanti di diverse fedi che sono parte del progetto di UPF denominato IAPD Italia (Associazione Interreligiosa per la Pace e lo Sviluppo) e che ringraziamo sin d'ora per il loro contributo. Alcune considerazioni che ci auguriamo possano essere di aiuto e di riflessione sul sostegno che fede e spiritualità possono offrire in tutte le vicende della nostra esperienza come esseri umani.
di Don Valentino Cottini 1
La parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-37) è l’icona che Papa Francesco ha voluto come leit motiv della sua enciclica Fratelli tutti. Al centro della spiritualità cristiana, dunque, non sta una discussione filosofica o antropologica, come per esempio la comune appartenenza di tutti gli esseri umani alla medesima specie; non sta nemmeno una disputa teologica o giuridica, come avrebbe desiderato il dottore della Legge che aveva interrogato Gesù; non si tratta neanche di una generica esortazione morale a interessarsi agli altri. Al centro sta invece la cura concreta di una persona ferita nel corpo e lasciata sola. Sofferenza fisica e spirituale, abbandono e solitudine. Il ferito, anonimo e sconosciuto, è curato da uno straniero eretico, che fattivamente si fa “prossimo” dello sconosciuto e non solo non esige nulla in cambio ma addirittura ne paga di tasca propria la “convalescenza”. L’icona del Samaritano mostra in trasparenza il volto di Dio, che si fa “prossimo” alla fragilità umana e la condivide nel Figlio Gesù fino alla morte.