di Emy Blesio(1)
Questo discorso è dedicato alla Pace e a un piccolo Grande Uomo, il Mahatma Gandhi.
In quest’occasione vorrei citare una frase estrapolata da uno dei Veda, i sacri testi indiani: “Sia in pace il cielo, sia in pace la terra, sia in pace l'ampio spazio che sta tra l'uno e l'altra. Siano in pace con noi le acque correnti, le pacifiche piante ed erbe e animali! Siano in pace con noi i segni del futuro, sia in pace ciò che è e che sarà… ” Questo sta scritto nell’Atharva Veda, capitolo 19°, verso 9, datato attorno al 1000 avanti Cristo, riguardo alla Pace.
(Pace dalla radice sanscrita Pach = legare, pachayami = io lego, e dal latino pac-iscor = pattuisco, concordo).
Si parla di Pace, se ne parla ovunque, tanto che la parola ha perso persino il suo significato intrinseco e diventa una parola vuota, o peggio, si usa per indicare persino l’opposto per situazioni di comodo.
Ogni cosa produce se stessa… se dai amore raccogli amore se dai odio raccogli odio… e se porti un’arma avrai morte e guerra.
Le armi non possono produrre Pace checché sostengano i vari ministri della Difesa, che dovrebbe essere “difesa”… ma anche qui il senso delle parole viene frainteso. Se crediamo nella parola “difesa”… Sarebbe da imbracciare un’arma solo se si è attaccati. Ma come potete costatare, abbiamo militari che fanno guerra fuori dalla propria Nazione e senza che qualcuno abbia attaccato.
Far la Pace vuol dire solo fare la Pace ed è il contrario di fare la guerra. Mi direte che ho scoperto l’acqua calda ma, purtroppo, non è così, quando vogliono mandarci messaggi addomesticati, riescono anche a farci credere… nascondendosi dietro dei poveri soldati vittime di questo malcostume… delle pretese falsità come una protezione a popoli indifesi o di essere paladini della Pace, facendosi grandi sulla pelle degli altri… Ergendosi sul nulla. Perché la Pace si costruisce solo con la Pace e non con le armate.
Beh, non caschiamoci e continuiamo a lottare, pacificamente e con discernimento, per la Pace.
Il discernimento va al di là delle convenzioni e dello Stato di comodo.
Gandhi, che è stato un esempio di coerenza, quando lo esortavano a combattere con armi, diceva: “Ci sono molte cose per cui sono disposto a morire, ma non ce n’è una per cui sarei disposto a uccidere”, ed è quello che ha dimostrato con il suo esempio.
Non ha mai ucciso, ma ha avuto il coraggio di non temere la sofferenza, le privazioni e la morte.
Ma non pensate che fosse un mite, era volitivo e deciso e questo lo potete scoprire nelle sue parole: “La nonviolenza, non consiste in una docile sottomissione alla volontà del malvagio, ma nel contrapporre la propria anima alla volontà del tiranno. Operando sotto questa legge del nostro essere, il singolo individuo può sfidare la violenza di un impero ingiusto per difendere il proprio onore, la propria idea, la propria anima e porre i presupposti per la caduta di quell'impero o per la sua rigenerazione”.
E anche questo fu fatto.
Pensate proprio che nella manifestazione ne possa esistere solo uno di uomo così?
No, tutti potremmo essere un Gandhi o una Kasturba (sua moglie, non meno coraggiosa di lui), se solo volessimo essere coerenti, determinati e soprattutto amare l’Umanità e la pace più di noi stessi.
Non pensiamo a Gandhi come un santo ma come a un uomo di pace. Anche perché considerando ogni grande personaggio, “santo”, è un modo che l'uomo ha per costruirsi alibi. Sostenere che uno è un santo preclude la volontà di imitarlo. Blocca la voglia di superarlo. Invece sarebbe importante ispirarsi a personaggi di questo tipo, pacifisti, non violenti con un grande coraggio. Questi uomini sono personaggi scomodi come spesso è scomoda la Verità.
Ancor oggi la gente pensa che la non-violenza di Gandhi sia un'utopia impossibile da realizzare, nonostante abbiano costatato la concretezza che Gandhi ha dimostrato liberando il suo popolo da un gigante imperialista come l'Inghilterra e utilizzando Ahimsa la non-violenza.
Quindi si può, con la non-violenza e il rispetto per ogni creatura, ottenere la Pace.
Una prova veramente decisiva nella vita di chiunque. Cerchiamo di svegliare il Gandhi che c’è in noi.
E si dovrebbe imparare da bambini, quando si è più propensi alla scoperta e ad amare la diversità. Faccio un esempio perché le parole appaiono sterili quando non vengono messe in pratica.
Nella scuola di mia figlia “la Rinascita” di Milano, si era indetta la giornata dedicata alla Pace. E mi avevano assegnato la direzione del Comitato Pace. La prima proposta, che mi è arrivata per celebrare la Pace, fu “una mostra sulla Shoah”. Tutti furono d’accordo tranne me.
“Perché vogliamo mostrare la guerra e le atrocità della guerra in un momento di celebrazione della Pace?”
Mi guardarono sorpresi.
E continuai. “Perché ai bambini non mostriamo la fratellanza e l’amore invece dell’intolleranza e l’odio? Non è insegnando ai ragazzi come l’uomo può colpire, seviziare, opprimere che imparano il rispetto e l’amore” (Per il mio solito tormentone che una pianta di zucca non può insegnare al suo seme a essere una pianta di ciliegie).
Ho visto il comitato disorientato, era da 50 anni che si vedevano solo quelle terribili immagini che sono quasi assurde, innaturali e incredibili, per l’orrore che emanano.
Dopo un po’ di mormorii dissenzienti, una voce titubante si alzò: “Perché? Tu che cosa proporresti?”
“Beh, avevo pensato che nella scuola abbiamo bambini provenienti dal Perù, dalla Martinica, dall’Africa, Israele, Marocco, Senegal, Tunisi, Egitto, Kenya; e alcuni, dall’Irlanda, Francia, Inghilterra. Altri dall’Asia, Corea e Cina, senza contare i bambini del nord, del sud, dell’Italia centrale e Isole. Che direste di dedicare un’aula a ogni gruppo etnico o area di appartenenza? Allestire mini-mostre di oggetti tipici di ogni etnia, con relativo cibo e libri con racconti etnici in ogni aula? E uno spettacolo interculturale finale sulla fratellanza nella Palestra, con esibizioni di tutta la multidiversità che abbiamo nella scuola? Tra l’altro si potrebbe evitare la ghettizzazione di tutti i refusé che mia figlia, solitamente, si porta a casa. La sua ultima festa di compleanno sembrava un ONU in miniatura”.
Il Comitato accettò la proposta. Fu un grande successo non solo per il divertimento di quella giornata della Pace ma in seguito si è riscontrato nei bambini un atteggiamento diverso, più aperto e sensibile e amichevole nei confronti dei compagni stranieri. Hanno imparato ad aprire la mente, a conoscere l’altro, rispettarlo e apprezzarne la diversità.
La mente aperta, non condizionata da qualsiasi pregiudizio, è come una Luce bianca che contiene tutti i colori e illumina, ravvivando ed esaltando qualsiasi colore.
Una luce colorata, invece, conosce solo il suo colore e, appiattendo in modo monocromo tutte le cose, non avrà la possibilità di conoscere, comprendere e apprezzare la bellezza di tutti gli altri colori.
Quindi, affacciamoci senza paura alla Conoscenza... e lasciamoci fluire… niente di male viene dalla Conoscenza.
È meglio temere l’ignoranza, la stupidità, la presunzione, che sono fautrici di razzismi, intolleranze, discriminazioni e… di guerre.
La Conoscenza è un grande valore per l’essere umano, non un demerito, e può condurre a instaurare una Pace duratura. E come diceva John Kennedy: “Si deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità”.
(1) Emy Blesio, Presidente Suryanagara, Scuola di Yoga Paripurna e di formazione insegnanti Yoga
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