Solo quando saremo in grado di vedere i bisogni delle altre religioni allora una vera e reale relazione potrà stabilirsi tra le varie comunità religiose.
di Hod Ben Zvi,
Presidente “Forum di Gerusalemme per l’interconfessionalità e la cooperazione fra le religioni”.
Buon giorno a tutti. È un grande onore per me essere qui oggi a questa conferenza organizzata dalla città di Monza (26 settembre 2014), dall’UPF e WFWP in questo bellissimo paese che è l’Italia. Noi vediamo l’Italia come un paese che vibra di vita, amore passionale e una straordinaria bellezza. Comunque, la mia responsabilità questa mattina, è di condividere con voi il mio lavoro interreligioso, di cui mi occupo in Terra Santa.
Sei anni fa abbiamo avuto la prima riunione di leader religiosi a livello nazionale. Fu presa una decisione, nell’occasione, che ogni anno avremmo tenuto una tale riunione in un luogo religioso diverso. La prima fu tenuta nella sede religiosa del rabbino capo. L’anno successivo fu tenuta in un luogo cattolico sul mare di Galilea. Poi, abbiamo continuato con la moschea e così via andando in rotazione. In questo modo abbiamo cercato di forgiare una relazione che fosse continua. Abbiamo formato alcuni gruppi: come quello di alcuni leader religiosi, una forza d’intervento diretto. Quando c’è una disputa nella comunità fra diverse religioni o estrazioni sociali, mandiamo una delegazione composta di rappresentanti di diverse religioni: un Pastore, un Imam e Rabbino insieme. Col tempo hanno acquisito quell’autorità morale che gli permette di sedare le controversie sorte in quel particolare luogo. L’altro aspetto che abbiamo iniziato, è il livello educativo. Abbiamo iniziato a organizzare degli interventi di Imam in alcune scuole ebraiche e Rabbini in alcune scuole mussulmane allo scopo di aiutare entrambe le comunità a conoscersi reciprocamente. Naturalmente, a livello interreligioso ci sono diverse organizzazioni attive in quest’ambito. Ogni organizzazione si approccia in modo diverso alla questione. Ci sono circoli che affrontano il problema più da un punto di vista culturale, o da vari tipi di studi e ricerche. Il nostro scopo è diverso: è quello di portare leader insieme per creare una famiglia allargata, globale.
In questo modo, noi siamo certi di poter contribuire all’interconfessionalità. Un’altra iniziativa è di invitare delegazioni straniere per dei Viaggi-inchiesta sulla situazione della nostra terra. Posso vedere tra voi visi che conosco, che hanno partecipato a questi Viaggi-inchiesta in Israele. Lo scopo è di far vivere insieme vari leader religiosi provenienti da tutto il mondo. Partiamo dal presupposto che potremo essere in grado di portare leader insieme se prima saremo noi capaci a farlo. L’ultimo punto che voglio menzionare è quello che stiamo facendo recentemente. Abbiamo stabilito un forum che si chiama “Forum di Gerusalemme per l’interconfessionalità e la cooperazione fra le religioni”. La seconda parte del titolo di questo Forum è importante. Spesso l’interconfessionalità è intesa come rispetto uno dell’altro: io rispetto te e tu rispetti me. Spesso significa, io sono io, tu sei tu e ognuno rimane, dove sta. Il nostro modo di vedere è di andare oltre questo modo di pensare. Dobbiamo invece essere interessati ai bisogni degli altri affiliati delle altre religioni e delle religioni stesse. Solo quando saremo in grado di vedere i bisogni delle altre religioni allora una vera e reale relazione potrà stabilirsi tra le varie comunità religiose. Questo è un processo: dobbiamo educare noi stessi e tramite questo saremo in grado di portare questa comprensione a un livello più generale di tutte le persone nella società. Noi capiamo che la governabilità è applicata dalla politica. La politica ha la responsabilità di educare alla parte esteriore della convivenza. Ma se non ci preoccupiamo della forma interiore, che corrisponde al nostro spirito, non saremo in grado di sostenere e mantenere una società sana. Perciò, non siamo in competizione con la politica e la governabilità. Siamo convinti che le due forme debbano integrarsi e lavorare in maniera molto stretta. Uno dei punti principali dell’UPF è di portare a livello di Nazioni Unite questa stretta collaborazione che ho appena spiegato. Le Nazioni Unite rappresentano di più la parte politica di questa governabilità ma alle Nazioni Unite manca la voce morale dei leader religiosi. La loro voce deve andare oltre lo scopo della loro nazione. Nella nostra terminologia, noi chiamiamo questo tipo di organizzazione che vorremmo realizzare: “Nazioni Unite di tipo Abele”. Se avete ascoltato attentamente i punti che abbiamo accennato questa mattina, potete capire perché abbiamo bisogno di “Nazioni Unite di tipo Abele”.
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