Quali rapporti l’Europa dovrebbe costruire con la Russia?
di Marco Ricceri
Resta il fatto che la decisione di
avviare concretamente il progetto di Unione eurasiatica, segna una svolta di
grande valenza anche politica nei rapporti tra Europa e Russia; ed a questo
riguardo non è fuor di luogo affermare che siamo di fronte ad una decisione di
rilevanza storica, qualunque sia l’esito dell’operazione. L’elemento che
giustifica una simile definizione si ritrova, appunto, nella storia del
processo d’integrazione europea, in modo specifico nei tanti progetti di
unificazione del continente che per secoli sono stati elaborati, proposti,
discussi nelle sedi più diverse, prima che questo processo trovasse finalmente
uno sbocco positivo nella realtà comunitaria del secondo dopoguerra.
Il Gran Dessin elaborato agli
inizi del Seicento dal ministro francese Sully e presentato dal re Enrico IV a
tutti i regnanti d’Europa è considerato tra i primi progetti organici di
unificazione del continente europeo, vero modello di riferimento per i progetti
che saranno elaborati nei secoli successivi, in particolare nel Settecento e
nell’Ottocento. Nella proposta del re francese, al fine di costruire le
condizioni per una pace duratura del continente e una valida difesa dai nemici
esterni, gli Stati d’Europa dovevano unirsi in una Confederazione di Stati
sotto la tutela di Consiglio d’Europa composto dai rappresentanti di tutte le
Monarchie e Repubbliche, avente come missione la regolazione di tutte le
questioni d’interesse comune e di elaborare tutti i progetti concernenti
l’insieme della Repubblica cristiana. Le decisioni del Consiglio devono essere
considerate esecutorie e definitive, la sovranità degli Stati sarà una
sovranità condizionale. La Russia, questo il punto che interessa, è annoverata
insieme ai Tartari tra i nemici dell’Europa e non dovrà essere ammessa come
membro della Comunità cristiana.
Di orientamento opposto, il
progetto elaborato e diffuso nel 1693 dall’inglese William Penn (che in America
aveva fondato lo Stato cristiano della Pennsylvania). Al fine di costruire la
pace presente e futura dell’Europa, Penn propone l’organizzazione nel
continente di una Dieta europea, Stati generali o Parlamento per stabilirvi
regole di giustizia che i principi siano obbligati a osservare gli uni verso
gli altri, formata da un determinato numero di rappresentanti di tutti gli
Stati europei, con sede e bilancio autonomi. Se i Turchi e i Moscoviti
volessero entrare in questo progetto, come sarebbe giusto – avrebbero, come numero
di rappresentanti – dieci ciascuno. In questo caso dunque, la Russia è invitata
a far parte della Dieta europea.
Analogo orientamento positivo si
ritrova in un altro importante progetto di unificazione europea, elaborato nel
1713 dall’abate di Saint Pierre e discusso nei circoli illuministi di tutta
Europa, ottenendo unanimi consensi. Anche in questo caso, per render la pace
perpetua in Europa, Saint Pierre propone un trattato dell’Unione europea per la
formazione di un Congresso perpetuo composto dai rappresentanti di tutti gli Stati
europei, per risolvere i problemi comuni, dalla difesa del continente alla
promozione del commercio in generale e dei diversi commerci tra le nazioni
particolari in modo che le leggi siano uguali e reciproche per tutte le nazioni
e fondate sull’uguaglianza. Circa i rapporti esterni, l’Unione dovrà fare con i
sovrani maomettani trattati di garanzia reciproca per evitare le guerre, mentre
i rappresentanti della Moscovia dovranno far parte del Congresso europeo.
Per Voltaire, invece, il quale
parlava apertamente di Europa come patria comune, di Repubblica europea, la
Russia era da escludere dall’Europa cristiana – da intendere – come una specie
di grande Repubblica divisa in più Stati.
Il richiamo a questi progetti e a
queste posizioni ambivalenti riguardo ai rapporti tra Europa e Russia potrebbe
continuare a lungo, fino agli ultimi decenni del secolo passato. Sarebbe quasi
d’obbligo, ad esempio, un’illustrazione delle posizioni di de Gaulle e della
sua concezione di un’Europa spinta fino agli Urali. Il fatto è che
quest’ambivalenza si è mantenuta, improduttiva e talvolta anche controproducente,
fino ai nostri giorni.
Ecco, una chiave di lettura
adeguata circa l’importanza dell’iniziativa di Eurasia sta proprio nel recupero
di un criterio interpretativo di carattere storico. Infatti, è in base ad esso
che si arriva a comprendere bene la natura del seguente fatto: che i promotori
hanno avuto il coraggio di sciogliere finalmente l’elemento di ambiguità,
perdurato nei secoli, circa i rapporti con l’Europa, e di aver optato per la
costruzione di un soggetto istituzionale e politico, autonomo ed originale,
attingendo al proprio patrimonio di valori, non solo rispondendo a semplici
esigenze economiche. Quel mondo ha operato la sua scelta; e per quanto siano
importanti le ragioni economiche, la vera valenza di tale scelta sta nel suo
contenuto politico. Tale scelta contribuisce, come si è detto, a portare un
elemento di chiarezza anche nella situazione geo-politica internazionale
sottoposta alle tensioni continue del processo di globalizzazione. Ma ciò che
ci interessa più da vicino, come cittadini europei, è che quest’operazione di
distinzione e di chiarezza investe soprattutto le relazioni con la Ue, che è
chiamata a prenderne atto ed a fare con altrettanta determinazione e chiarezza
una scelta storica nei confronti della Russia e del comune near-abroad1.
1 Marco Ricceri, Il cammino
dell’idea d’Europa, Cosenza, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005; Richard Sennett,
La cultura del nuovo capitalismo, Bologna, il Mulino, 2006.
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