San Marino, 26 Dicembre 2009
Se ha avuto la possibilità di dedicare del tempo alla lettura di Voci di Pace, avrà certamente compreso che si tratta di un movimento di persone dedicate alla realizzazione dei più alti ideali: la pace, il superamento delle barriere religiose, sociali e razziali, la prosperità comune, la giustizia.
La rivista vuole essere portavoce di un nuovo approccio alla risoluzione dei conflitti e delle problematiche odierne, basato sul dialogo, la cooperazione e la compartecipazione al progetto di ricostruzione del tessuto sociale a tutti i livelli, incluso quello mondiale basato sull’operato delle Nazioni Unite. Quante persone in Italia potrebbero essere interessate a questi argomenti, che “Voci di Pace” affronta, e non ci conoscono affatto?
Cosa ci differenzia dagli altri numerosi e spesso encomiabili impegni di altre associazioni ed istituzioni? Non tanto il punto di arrivo, comune a tutti coloro che credono nella pace, quanto nel punto di partenza. Noi crediamo che non si possa arrivare a risultati veri e duraturi senza una comprensione profonda del senso della vita, della natura originale dell’uomo e delle sue esigenze più autentiche. Noi crediamo che non si possa costruire “la felicità” personale e collettiva, basandosi principalmente sulla conoscenza delle “malattie” sociali, ma che si debba prima di tutto conoscere cosa sia la “salute vera” dell’uomo e della sua società.
Per questo facciamo riferimento alle tradizioni religiose, alle filosofie e a tutte le fonti di spiritualità autentica, allo scopo di trovare punti di riferimento universali e stabili. Partiamo dunque dalla formulazione di “principi” globalmente riconosciuti, che costituiscono la base del nostro operare concreto.
Risultati sostanziali e riconoscibili, ne abbiamo avuti tanti ed il movimento si sta espandendo in tutto il mondo. La nostra opera nell’ambito della risoluzione dei conflitti ci ha visto protagonisti in tante aree problematiche del mondo come per esempio il Medio Oriente, il Kenia, l’Uganda e diversi altri paesi ed aree di conflitto.
Perché non diffondere maggiormente “Voci di Pace”? Per tenerLa informata sulle nostre attività ci piacerebbe che Lei confermasse il Suo interesse a ricevere la rivista. Inoltre, si potrebbe far conoscere ad altre persone la possibilità di avere “Voci di pace” direttamente a casa, informaldoLi della nostra iniziativa o dandogli l’indirizzo del nostro sito Web: www.voicesofpeace.it - Abbiamo anche creato un blog: http://www.vocidipace.blogspot.com dove potrà rileggere tutti gli articoli pubblicati fin dal primo numero, e non solo, e potrà interagire inserendo i suoi commenti.
Vorrei, inoltre, chiedere a chiunque desideri sostenerci con un contributo libero, per poter dare maggior forza al nostro messaggio, a farlo nei seguenti modi:
Mandando un vaglia postale o un assegno bancario non trasferibile alla
Redazione di Voci di Pace(vedi pagina 2 della rivista)
Causale:
Donazione ……………. Socio sostenitore: Euro 25 annuali
RingraziandoLa per la Sua amicizia e partecipazione al nostro impegno, Le inviamo i più cordiali auguri di un felice e sereno 2010
26 dicembre 2009
Buon 2010 a tutti
Il 29 Dicembre verrà distribuito il nuovo numero di "Voci di Pace".
Verrà spedito a tutti gli iscritti.
Chi desidera ricevere la rivista può fornirci il proprio indirizzo e gli verrà spedita in forma gratuita quando la a tutti gli iscritti.
Naturalmente, chi vorrà farci una donazione per sostenerci in questa nostra iniziativa di civiltà gli saremmo molto grati, in quanto, come potete immaginare, il lavoro è tanto e le risorse sono pochissime. In compenso c'è tanto entusiasmo e passione.
Buon Anno a tutti i lettori di "Voci di Pace" e del nostro Blog.
Verrà spedito a tutti gli iscritti.
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Fermate la strage degli innocenti!
di Felice Previte
Reiterati episodi di stupro o di violenze di diverso genere, anche di natura adolescenziale ed ancor più gravi su donne psichicamente instabili, ci lasciano sempre più sgomenti e disgustati.
Fermare la strage degli innocenti spetta alle Istituzioni perché non si può colpevolizzare il “malato” che compie il gesto insano, tanto meno colui che lo subisce, vittime entrambi di quelle opportune normative che mancano o che in alternativa sono state forzatamente accantonate.
In una società violenta, come purtroppo tende la nostra Italia nella quale ci sentiamo stranieri nella nostra Patria, il rispetto della dignità dell’uomo rischia di eclissarsi sempre più soprattutto quella dell’uomo debole ed indifeso.
Perché si sviluppi la giustizia, la solidarietà, l’amore verso il prossimo e per una migliore assistenza ai deboli, ai poveri ed agli “ultimi fra gli ultimi” come sono i malati mentali i “desaparecido della nostra cultura e civiltà”, urge l’intervento delle Istituzioni.
Ma quest’ultime sono sorde e disinteressate.
Invece di stare, come stanno, galli impettiti nel pollaio a beccarsi per un nonnulla, a trincerarsi dietro parole ipocrite, cerchino di distinguere le necessità “pubbliche” da quelle di natura “personale”.
La gestione della sanità pubblica per il delicato ambito psichiatrico, non è stata fra le migliori attività, anzi ha creato difficoltà, delusione, disorientamento e sconcerto nelle famiglie di questi “infelici” della nostra società.
Ancora una volta, ci porta a considerare ed esprimere tutto il dissenso, il rammarico per il marcato disinteresse della politica, che continua nelle inutili litigiosità piuttosto che volgere lo sguardo verso il mondo della sofferenza psico-fisica.
Ormai è inutile il “grido” dell’emergenza, che si può constatare quasi ogni giorno, “grido” dettato da episodi nei quali la vita umana viene calpestata da menti perverse, ma sicuramente psichicamente instabili e bisognose di cure!
Cosa ci aspettiamo dalla politica? Tutto e niente!
In questa ottica il n/s grazie vivo e sincero lo vogliamo indirizzare ai Vescovi ed al S.Padre Benedetto XVI°.
E’ una “voce”, una “parola” una “proposta”che non lascia alcun dubbio, perché “i valori della vita non possono essere decisi dalle mode o dalla politica” ( Udienza Generale del Papa- Piazza S.Pietro 17 ottobre 2007)
Il richiamo del Magistero della Chiesa nella “18° Giornata del Malato” del prossimo 11 febbraio ci rammenta quali cristiani e buoni samaritani, che la vita umana – anche quella malata- deve trovare in noi una accoglienza ed una difesa nella tutela della salute, in quanto non devono esistere emarginazioni,
Abbiamo la speranza che questo Paese non traghetti verso una cultura dell’egoismo sfrenato, del gelo sempre più emergente e dell’indifferenza da un “sistema” che si va affermando autonomo e svincolato da ogni rapporto con il Creatore e con la legge sociale, quest’ultima che spesso considera la persona umana “un oggetto da buttare”.
Come pare avvenga a Roma e nel Lazio dove 1.200 ricoverati in RSA verranno dimessi entro il 31 dicembre perché il bilancio non consente più il ricovero.
Ora, pare, viene di “moda” l’abbandono del “paziente”,( sia esso disabile-in età avanzata-in stato di agonia) dimettendolo anzi tempo dalle strutture nosocomiali senza una adeguata protezione in nome del supremo concetto economico, che non ho dubbi in pratica, se vero questo andazzo, una forma camuffata di eutanasia “fuori” da qualsiasi regola.
Il Parlamento quando ci darà una risposta alla nostra Petizione dove abbiamo chiesto la verità ?
Reiterati episodi di stupro o di violenze di diverso genere, anche di natura adolescenziale ed ancor più gravi su donne psichicamente instabili, ci lasciano sempre più sgomenti e disgustati.
Fermare la strage degli innocenti spetta alle Istituzioni perché non si può colpevolizzare il “malato” che compie il gesto insano, tanto meno colui che lo subisce, vittime entrambi di quelle opportune normative che mancano o che in alternativa sono state forzatamente accantonate.
In una società violenta, come purtroppo tende la nostra Italia nella quale ci sentiamo stranieri nella nostra Patria, il rispetto della dignità dell’uomo rischia di eclissarsi sempre più soprattutto quella dell’uomo debole ed indifeso.
Perché si sviluppi la giustizia, la solidarietà, l’amore verso il prossimo e per una migliore assistenza ai deboli, ai poveri ed agli “ultimi fra gli ultimi” come sono i malati mentali i “desaparecido della nostra cultura e civiltà”, urge l’intervento delle Istituzioni.
Ma quest’ultime sono sorde e disinteressate.
Invece di stare, come stanno, galli impettiti nel pollaio a beccarsi per un nonnulla, a trincerarsi dietro parole ipocrite, cerchino di distinguere le necessità “pubbliche” da quelle di natura “personale”.
La gestione della sanità pubblica per il delicato ambito psichiatrico, non è stata fra le migliori attività, anzi ha creato difficoltà, delusione, disorientamento e sconcerto nelle famiglie di questi “infelici” della nostra società.
Ancora una volta, ci porta a considerare ed esprimere tutto il dissenso, il rammarico per il marcato disinteresse della politica, che continua nelle inutili litigiosità piuttosto che volgere lo sguardo verso il mondo della sofferenza psico-fisica.
Ormai è inutile il “grido” dell’emergenza, che si può constatare quasi ogni giorno, “grido” dettato da episodi nei quali la vita umana viene calpestata da menti perverse, ma sicuramente psichicamente instabili e bisognose di cure!
Cosa ci aspettiamo dalla politica? Tutto e niente!
In questa ottica il n/s grazie vivo e sincero lo vogliamo indirizzare ai Vescovi ed al S.Padre Benedetto XVI°.
E’ una “voce”, una “parola” una “proposta”che non lascia alcun dubbio, perché “i valori della vita non possono essere decisi dalle mode o dalla politica” ( Udienza Generale del Papa- Piazza S.Pietro 17 ottobre 2007)
Il richiamo del Magistero della Chiesa nella “18° Giornata del Malato” del prossimo 11 febbraio ci rammenta quali cristiani e buoni samaritani, che la vita umana – anche quella malata- deve trovare in noi una accoglienza ed una difesa nella tutela della salute, in quanto non devono esistere emarginazioni,
Abbiamo la speranza che questo Paese non traghetti verso una cultura dell’egoismo sfrenato, del gelo sempre più emergente e dell’indifferenza da un “sistema” che si va affermando autonomo e svincolato da ogni rapporto con il Creatore e con la legge sociale, quest’ultima che spesso considera la persona umana “un oggetto da buttare”.
Come pare avvenga a Roma e nel Lazio dove 1.200 ricoverati in RSA verranno dimessi entro il 31 dicembre perché il bilancio non consente più il ricovero.
Ora, pare, viene di “moda” l’abbandono del “paziente”,( sia esso disabile-in età avanzata-in stato di agonia) dimettendolo anzi tempo dalle strutture nosocomiali senza una adeguata protezione in nome del supremo concetto economico, che non ho dubbi in pratica, se vero questo andazzo, una forma camuffata di eutanasia “fuori” da qualsiasi regola.
Il Parlamento quando ci darà una risposta alla nostra Petizione dove abbiamo chiesto la verità ?
Nella “Giornata dell’handicappato mentale”l’aggressione al Presidente Berlusconi ha insegnato qualcosa?
Di Felice Previte
Il 20 dicembre 1971 l’ONU approvava la Dichiarazione “Tutela per i diritti dell’handicappato mentale” dove si afferma che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”, argomento di pressante attualità perché, malgrado i ripetuti episodi dove sono protagonisti persone con difficoltà mentali, il Legislatore non provvede a riempire quel vuoto legislativo atteso da ben 31 anni.
Un ambito socio-sanitario prioritario perché prendersi cura delle persone che soffrono un disagio psichico è un segno civile e di rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
Il volto devastato del Presidente Berlusconi ad opera di un folle ( visto che si è trattato di persona, come pare, non appartenente ad alcuna forza politica) ci da modo ancora una volta di provare sgomento e paura.
Quel viso insanguinato non ce lo dimenticheremo mai più e ci soffermiamo a meditare su quel detto latino che recita : hodie mihi cras tibi, oggi è toccato a me, domani potrebbe toccare a te.
Il fatto è stato quanto mai sconvolgente perché è toccato ad una Alta carica dello Stato, ma quante piccole e povere vittime innocenti sono cadute sotto i colpi micidiali di un folle?
Non sarà il ricovero di sette giorni o una manciata di pillole a risolvere la problematica, ci vorrà ben altro!
Almeno da questo recente efferato episodio si cercherà di porre rimedio con una legge-quadro tante volte auspicata dalle nostre Petizioni giacenti in Parlamento ?
Certamente è una tematica che non si potrà risolvere né subito né in toto, ma si ridimensionerà sicuramente visto che adesso ha sconfinato oltre i “binari” e ne vediamo quasi tutti i giorni le nefaste conseguenze.
La “Giornata” dedicata alla tutela dei diritti ci auguriamo sia di monito che di sprone.
Il 20 dicembre 1971 l’ONU approvava la Dichiarazione “Tutela per i diritti dell’handicappato mentale” dove si afferma che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”, argomento di pressante attualità perché, malgrado i ripetuti episodi dove sono protagonisti persone con difficoltà mentali, il Legislatore non provvede a riempire quel vuoto legislativo atteso da ben 31 anni.
Un ambito socio-sanitario prioritario perché prendersi cura delle persone che soffrono un disagio psichico è un segno civile e di rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
Il volto devastato del Presidente Berlusconi ad opera di un folle ( visto che si è trattato di persona, come pare, non appartenente ad alcuna forza politica) ci da modo ancora una volta di provare sgomento e paura.
Quel viso insanguinato non ce lo dimenticheremo mai più e ci soffermiamo a meditare su quel detto latino che recita : hodie mihi cras tibi, oggi è toccato a me, domani potrebbe toccare a te.
Il fatto è stato quanto mai sconvolgente perché è toccato ad una Alta carica dello Stato, ma quante piccole e povere vittime innocenti sono cadute sotto i colpi micidiali di un folle?
Non sarà il ricovero di sette giorni o una manciata di pillole a risolvere la problematica, ci vorrà ben altro!
Almeno da questo recente efferato episodio si cercherà di porre rimedio con una legge-quadro tante volte auspicata dalle nostre Petizioni giacenti in Parlamento ?
Certamente è una tematica che non si potrà risolvere né subito né in toto, ma si ridimensionerà sicuramente visto che adesso ha sconfinato oltre i “binari” e ne vediamo quasi tutti i giorni le nefaste conseguenze.
La “Giornata” dedicata alla tutela dei diritti ci auguriamo sia di monito che di sprone.
13 dicembre 2009
Comunicato Stampa su Conferenza “Budget del ricoverato” del 10 dicembre 2009.
di Felice Previte
Cristiani per servire
Nella Sala Conferenze-Palazzo Marini della Camera dei Deputati in Roma Via del Pozzetto, 158 ( angolo Piazza S. Silvestro) si è svolta il 10 dicembre 2009 alle ore 16,00 la Conferenza Stampa sulla tematica del “disagio mentale e budget del ricoverato”, voluta ed auspicata da quanti hanno a cuore le sorti degli handicappati fisici e psichici “desaparecidos della nostra civiltà”.
Un grazie sincero e riconoscente a quanti hanno partecipato per il bene comune.!
L’ iniziativa di questa Conferenza Stampa ha avuto come fine, il dare risalto ad un aspetto umano-sanitario di grandissima rilevanza costituito da questo grave ed urgente disagio sociale costituito dalla patologia fisica e mentale, quest’ultima, “dimenticata ed ignorata” dalle Istituzioni.
Mi voglio, però, soffermare al secondo aspetto della tematica proposta, il “budget del ricoverato” che se come si presenta, quasi appare come una congiura di quanto avverrebbe, pare, nelle nostre strutture ospedaliere in nome di uno pseudo risparmio, un fine budget che porrebbe il “paziente”, in qualsiasi condizione di salute si trova, di essere dimesso dalla struttura ospedaliera.
La situazione appare ancor più grave se trattasi di persona disabile, agonizzante, in età avanzata, di un organismo consunto“ momento” che non è stato ritenuto tale dalle Istituzioni, alle quali abbiamo rivolto un urgentissimo appello, che con rumoroso silenzio non hanno risposto !
Si chiedeva di chiarire, e nel qual caso di uniformarsi, al dovere di garantire a qualunque cittadino, specie se diversamente abile, il diritto alle cure mediche, alla nutrizione ed all’idratazione come predisposto dall’art.25 lettera f) della “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” dell’ONU.( A/61/611 6 dicembre 2006).
Si conformerebbe una “situazione” drammatica ed inquietante, in quanto si tenderebbe ad abbandonare al loro destino questi “ammalati”dimettendoli anzitempo dalle strutture ospedaliere senza una adeguata protezione alternativa, tanto da addivenire un aggravamento del loro precario stato di salute in maniera irreversibile, per favorire le risorse finanziarie da far usufruire a “soggetti” più giovani !
Questa è una forma di eutanasia camuffata, in quanto se tale, non possiamo accettare e non abbiamo nessuna remora a definire uccisione di persone per motivi economici, eugenetici o per perversa pietas.
Se questa “metodologia” venisse applicata potrebbe subentrare la possibilità che tutti i disabili, possono correre il rischio di subire “violenze”, partendo proprio, come pare, da quel “budget del ricoverato” che offende la dignità della persona e nega il diritto alla vita e che non abbiamo alcun dubbio considerare essere una “forma” particolarmente crudele e di abbandono del malato, specie, ripeto, se disabile, agonizzante ed in stato avanzato di età, come da “sussurri di corridoio”.
La “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità””, alla quale si dovrebbe attenere ogni Istituzione, è stata ratificata dal Governo Berlusconi in data 20 febbraio 2009 con il disegno di legge n.2121 e con l’introduzione con l’art.2 della conferma in toto di questo “Documento”, non avviando, ahimè! precise riserve e tali da escludere ogni riferimento all’eutanasia, al diritto alla vita, ad ogni metodo o modalità della salute riproduttiva ( artt.23 e 25 della “Convenzione”), come da noi proposto con due Petizioni al Senato della Repubblica ed alla Camera dei Deputati e che potrebbe iniziare con quel “budget del ricoverato”.
La presa di coscienza di questa “teoria” di così elevato aspetto socio-sanitario, l’ abbiamo sottoposta, anche a nome della pubblica opinione, alle Istituzioni, “problema” che non possono più fingere di ignorarlo.
In fine, il “budget del ricoverato”, è una significativa indicazione drammatica ed inquietante di questo evento, poiché tende, se vera ripeto, ad abbandonare al loro destino per lo più ammalati anziani, disabili o persone in fin di vita, dimettendoli dalle strutture ospedaliere anzitempo, senza una adeguata “protezione alternativa”, una mostruosità indefinibile in nome del superiore interesse del risparmio
Attendiamo dal Parlamento una chiarificazione della realtà e non delle burocratiche parole, perché dalla politica, molto lontana dalla vita, “albergano” proposizioni poco concrete alle questioni della vita e della morte.!
Previte
http://digilander.libero.it/cristianiperservire
Cristiani per servire
Nella Sala Conferenze-Palazzo Marini della Camera dei Deputati in Roma Via del Pozzetto, 158 ( angolo Piazza S. Silvestro) si è svolta il 10 dicembre 2009 alle ore 16,00 la Conferenza Stampa sulla tematica del “disagio mentale e budget del ricoverato”, voluta ed auspicata da quanti hanno a cuore le sorti degli handicappati fisici e psichici “desaparecidos della nostra civiltà”.
Un grazie sincero e riconoscente a quanti hanno partecipato per il bene comune.!
L’ iniziativa di questa Conferenza Stampa ha avuto come fine, il dare risalto ad un aspetto umano-sanitario di grandissima rilevanza costituito da questo grave ed urgente disagio sociale costituito dalla patologia fisica e mentale, quest’ultima, “dimenticata ed ignorata” dalle Istituzioni.
Mi voglio, però, soffermare al secondo aspetto della tematica proposta, il “budget del ricoverato” che se come si presenta, quasi appare come una congiura di quanto avverrebbe, pare, nelle nostre strutture ospedaliere in nome di uno pseudo risparmio, un fine budget che porrebbe il “paziente”, in qualsiasi condizione di salute si trova, di essere dimesso dalla struttura ospedaliera.
La situazione appare ancor più grave se trattasi di persona disabile, agonizzante, in età avanzata, di un organismo consunto“ momento” che non è stato ritenuto tale dalle Istituzioni, alle quali abbiamo rivolto un urgentissimo appello, che con rumoroso silenzio non hanno risposto !
Si chiedeva di chiarire, e nel qual caso di uniformarsi, al dovere di garantire a qualunque cittadino, specie se diversamente abile, il diritto alle cure mediche, alla nutrizione ed all’idratazione come predisposto dall’art.25 lettera f) della “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” dell’ONU.( A/61/611 6 dicembre 2006).
Si conformerebbe una “situazione” drammatica ed inquietante, in quanto si tenderebbe ad abbandonare al loro destino questi “ammalati”dimettendoli anzitempo dalle strutture ospedaliere senza una adeguata protezione alternativa, tanto da addivenire un aggravamento del loro precario stato di salute in maniera irreversibile, per favorire le risorse finanziarie da far usufruire a “soggetti” più giovani !
Questa è una forma di eutanasia camuffata, in quanto se tale, non possiamo accettare e non abbiamo nessuna remora a definire uccisione di persone per motivi economici, eugenetici o per perversa pietas.
Se questa “metodologia” venisse applicata potrebbe subentrare la possibilità che tutti i disabili, possono correre il rischio di subire “violenze”, partendo proprio, come pare, da quel “budget del ricoverato” che offende la dignità della persona e nega il diritto alla vita e che non abbiamo alcun dubbio considerare essere una “forma” particolarmente crudele e di abbandono del malato, specie, ripeto, se disabile, agonizzante ed in stato avanzato di età, come da “sussurri di corridoio”.
La “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità””, alla quale si dovrebbe attenere ogni Istituzione, è stata ratificata dal Governo Berlusconi in data 20 febbraio 2009 con il disegno di legge n.2121 e con l’introduzione con l’art.2 della conferma in toto di questo “Documento”, non avviando, ahimè! precise riserve e tali da escludere ogni riferimento all’eutanasia, al diritto alla vita, ad ogni metodo o modalità della salute riproduttiva ( artt.23 e 25 della “Convenzione”), come da noi proposto con due Petizioni al Senato della Repubblica ed alla Camera dei Deputati e che potrebbe iniziare con quel “budget del ricoverato”.
La presa di coscienza di questa “teoria” di così elevato aspetto socio-sanitario, l’ abbiamo sottoposta, anche a nome della pubblica opinione, alle Istituzioni, “problema” che non possono più fingere di ignorarlo.
In fine, il “budget del ricoverato”, è una significativa indicazione drammatica ed inquietante di questo evento, poiché tende, se vera ripeto, ad abbandonare al loro destino per lo più ammalati anziani, disabili o persone in fin di vita, dimettendoli dalle strutture ospedaliere anzitempo, senza una adeguata “protezione alternativa”, una mostruosità indefinibile in nome del superiore interesse del risparmio
Attendiamo dal Parlamento una chiarificazione della realtà e non delle burocratiche parole, perché dalla politica, molto lontana dalla vita, “albergano” proposizioni poco concrete alle questioni della vita e della morte.!
Previte
http://digilander.libero.it/cristianiperservire
8 dicembre 2009
Non-discrimination is focus of Human Rights Day, 10 December
Secretary-General Ban Ki-moon speaking
"Discrimination targets individuals and groups that are vulnerable to attack: the disabled, women and girls, the poor, migrants, minorities, and all those who are perceived as different.
... But these victims of discrimination are not alone. The United Nations is standing with them, committed to defending the rights of all, and particularly the most vulnerable. That is our identity and our mission."
Secretary-General Ban Ki-moon
The realisation of all human rights - social, economic and cultural as well as civil and political rights – is hampered by discrimination. All too often, when faced with prejudice and discrimination, political leaders, governments and ordinary citizens are silent or complacent.
Yet everyone of us can make a difference. You are encouraged to celebrate Human Rights Day by advocating non-discrimination, organizing activities, raising awareness and reaching out to your local communities on 10 December and beyond.
"Discrimination targets individuals and groups that are vulnerable to attack: the disabled, women and girls, the poor, migrants, minorities, and all those who are perceived as different.
... But these victims of discrimination are not alone. The United Nations is standing with them, committed to defending the rights of all, and particularly the most vulnerable. That is our identity and our mission."
Secretary-General Ban Ki-moon
The realisation of all human rights - social, economic and cultural as well as civil and political rights – is hampered by discrimination. All too often, when faced with prejudice and discrimination, political leaders, governments and ordinary citizens are silent or complacent.
Yet everyone of us can make a difference. You are encouraged to celebrate Human Rights Day by advocating non-discrimination, organizing activities, raising awareness and reaching out to your local communities on 10 December and beyond.
Religious Freedom as the Prerequisite for Interfaith Dialogue
The Minaret Ban and its Implications
This speech has been given by Peter Zoehrer, FOREF Europe
Thursday, December 03, 2009, at 5:30 PM, Vienna International University
Ladies and gentlemen: in 1948, exactly 61 years ago, the United Nations adopted the Universal Declaration of Human Rights which operates as an authoritative guide in the field of human rights. FOREF Europe seeks to promote the vision of religious freedom found in Article 18 of the Declaration:
Everyone has the right to freedom of thought, conscience and religion; this right includes freedom to change his religion or belief, and freedom, alone or in community with others, and, in public or private, to manifest his religion or belief in teaching, practice, worship and observance.
The Universal Declaration of Human Rights has largely been drafted by experts of religion.
Yet, in spite of the existence of those clear standards during the recent decades humanity has suffered numerous conflicts that have been marked by religious intolerance.
The possibility of religious wars always looms ominously above our heads like the sword of Damocles.
Therefore continuous interreligious dialogue is of paramount importance to overcoming misunderstandings amongst peoples of differing religious backgrounds.
One popular Austrian saying contains a simple, yet profound truth: “Talking to each other brings the people together!”
The following issues have recently caused great controversies and even ignited religious hatred on our European continent:
• Mohammed Cartoon Controversy (Denmark)
• Crucifix ban (Italy) – European Court of Human Rights in Strasbourg.
• Last Sunday: Minaret ban Switzerland (57%) – over 1 Million Suisse citizens have cast their vote in the peoples referendum.
From the viewpoint of human rights standards there is now doubt, that such a ban on building minarets is violating religious freedom. The point however is that during the recent years the fear of Islamist extremism has swept throughout the European continent. These concerns are very real. They don’t just go away by governments, religious leaders liberal media or rights defenders preaching to people or accusing them of intolerance or xenophobia.
The nationalists and right wing demagogues are having a feast in misusing this angst for their own political agendas. Thus, the outcome of this referendum has an immensely populist appeal in most European Countries.
Just as the initiators of the Swiss referendum have used the discrimination of Christians in the Islamic world (no Christian Churches allowed, Christians are persecuted in 57 countries – most are Islamic nations, etc.) as powerful argument to back up their case, so do the rightwing political leaders in Austria (i.e. H.C. Strache) and their colleagues in most EU countries.
Already the United Nations as well as the OSCE has called the minaret ban a clear violation of religious freedom (Art. 18 – Universal Declaration of Human Rights).
But more importantly also the leaders mainstream Churches have joint solitarily with the Muslims all over Europe in denouncing the Suisse minaret ban!
CRISIS
As already Confucius has said: “In every crisis there is also a great opportunity!”
Ladies and gentlemen, this current crisis is definitely to be seen as a great opportunity for religious leaders to engage in serious interreligious dialogue.
Especially for Muslim religious and political leaders outside the EU it is not enough to voice their anger and complaints. It would be more helpful if they try to view this crisis as a chance to reciprocate the goodwill of the Christian leaders in Europe. This would mean for them to review and change their extremely strict, discriminating laws in numerous countries which severely infringe upon the religious freedom of Christian and other religious minorities. Why not? Such a move would take out some wind from the sails of the “anti-Islam preachers”. As I am repeatedly told by my Muslim friends, the true meaning of “Jihad” is “great effort towards Gods will”. If that is so, there could be a theological justification for declaring “Jihad” against religious discrimination. In any case, it would be a great leap for interreligious reconciliation and world peace.
Religious Freedom as a fundamental human right
"The right of freedom of conscience and belief … religious freedom constitutes the very foundation for the other fundamental freedoms of man!”
Cardinal Franz KÖNIG (Austria)
For a religious person, can there be any other right more important than the freedom to worship your creator and follow his will in the way your conscience commands you to do? Ladies and gentlemen, the importance of religious freedom has been dismally neglected by political leaders! On the other hand, great human rights defenders have always regarded the freedom of faith and conscience as the “mother of human rights”. Therefore, the significance of religious freedom for creating social harmony and world peace cannot be emphasised enough.
Religion can be a powerful force for World peace:
Sadly, throughout history religion has often been misinterpreted, misunderstood and misused for hegemonial interests, discrimination and even violence (Crusades, inquisition, religiously motivated wars until today).
If a particular religion claims to be exclusively assigned by divine providence to be the only one, the human rights of people of other faiths or convictions can be severely endangered.
As a great Christian leader from Geneva Rev. Dr. William McComish has recently stated: at a UN Meeting: “Never quote a spiritual source to justify discrimination or violence!”
That is the very reason why true religious leaders and defenders of religious freedom always emphasise the importance of religious tolerance.
Religion has always played a central role in the protection of human rights, especially in the promotion of human dignity. For example the abandonment of slavery was inspired by the biblical concept of “Imago Dei” (Genesis: All men are created in the image of God).
What makes religion strong in the protection of human rights and human dignity is:
• Its emphasis on man’s spiritual and eternal nature and dignity as a child of God.
• Its rejection of hatred and violence
• Its obligation to practice love by living for others (e.g. helping the weak and needy)
• Its power to forgive and reconcile
• Its vision for a world of peace, harmony and mutual prosperity
Tolerance and religious freedom are essential prerequisites for interreligious dialogue.
As Dr. Hans Küng has stressed in his “Project World-Ethos”, there needs to be the mutual affirmation of the fact that different religions have more points in common than there are points of disagreement.
To overcome the current impasse in the dialogue amongst religions and cultures a real paradigm shift maybe unavoidable:
Rather than seeing each other as competitors, religious leaders need to see each other as individual members of one global village or even one big world family. That means, in spite of our doctrinal differences we practice mutual respect and love and towards each other. Only by joining our forces we may be able to tackle the real problems of humanity, which are targeted in the UN Millennium Development Goals (extreme starvation, child mortality, epidemics, etc).
Religious Freedom & Tolerance in Europe under threat (not only in Switzerland)
"Each civilisation should be judged by the way it treats her minorities!” Mahatma Gandhi
The escalation of religious intolerance and discrimination throughout the new Europe should be a matter of great concern to our political leaders, the European Union and the United Nations.
• Anti-Semitism is on the rise again.
• Islamophobia is spreading throughout Western - and Eastern Europe.
• Sectophobia – the irrational fear of so called “sects” or religious minority groups has been rising during the last 40 years in Western Europe and since the fall of the iron curtain is now also manifesting in Eastern-Europe.
This is not just a mere assumption. Even governments and powerful state sponsored organisations are still supporting the agents of intolerance and discrimination (of minor religions and new religious movements).
Ladies and gentlemen, it is exactly this kind of religious discrimination that Article 18 was designed to prevent. This is made clear by the UN Human Rights Committee, which in its Comment 22 states:
Article 18 is not limited in its application to traditional religions or to religions and beliefs with institutional characteristics or practices analogous to those of traditional religions. The Committee therefore views with concern any tendency to discriminate against any religion or belief for any reasons, including the fact that they are newly established or represent religious minorities that may be the subject of hostility by a predominant religious community.
Various European governments have created “black lists” of religious minority groups. Sadly, according to the motto “big fish eats little fish”, even main stream Churches are often promoting state sponsored discrimination of so called “sects” or small religions. This has been possible through their powerful constituencies in most European countries.
Therefore it is highly hypocritical of religious and political leaders to point their fingers at Switzerland if at home they discriminate their own minorities.
The case of Austria
In Austria, we have over 80 percent Catholics. Islam, with 500 000 Muslims constitutes the second largest faith community. There are approximately 600 religious minority groups. Only 14 faith communities enjoy official recognition by the state. With a population of 8.3 Million Austria has no less than 34 Anti–“Sect” offices operating in the country. Proportionally, this marks an unmatched record in Europe and even on a global scale.
• Including the Federal “Sect” Observatory, there are six (6) state sponsored sect-observation offices
• Nine (9) Catholic Sect Offices
• Seven (7) Protestant Sect Offices
• Four (4) Private Sect Offices
• Eight (8) Family Counselling Offices with special emphasis on “Sectarian issues”.
Austria’s constitutionally granted neutrality of the state in religious matters is torpedoed by these facts. Members of religious minorities from Austria and neighbouring countries report numerous cases of religious discrimination in schools, communities and in their workplace. Even established NGOs with a consultative status at the UN (ECOSOC), who are running peace initiatives or relief projects in line with the UN-Millennium Development Goals reported to FOREF, that their work has been severely hampered by the interventions of the so called “sect experts”.
Victims especially hold the state responsible for creating an atmosphere of religious intolerance and spiritual apartheid. As a result, in July 2008 the European Court of Human Rights has rebuked Austria for its discriminating legislation against non-traditional faith communities.
Institutionalised discrimination of religious minorities in Europe
In spite of many objections by faith communities, the Council of Europe- who is now severely condemning the Swiss minaret ban (rightly so) -has granted FECRIS (Fédération européenne des centres de recherche et d’information sur le sectarisme) consultative status in 2005. The named organisation - under the banner of human rights - promotes discriminating anti-cult legislation throughout Europe. FECRIS receives substantial funding (over 90% of its annual budget- as quoted by the former SG of the organisation) from the French government. Numerous protests of human rights defenders in the OSCE, COE, the UN and other Institutions have so far been in vain.
Recommendations to religious leaders, NGO representatives and human rights defenders
• Appeal to governments to stop funding prejudiced public and private organizations which promote and propagate defamatory statements about faith communities and religious organisations. Such activities infringe the principles of tolerance and integration promoted by the UN, OSCE, COE and the European Union.
• Appeal to religious leaders to promote tolerance toward all religious groups, regardless whether they are weak or strong, large or small.
• Appeal to religious leaders to invoke the great power of religion for reconciliation and peace building. After all, we are one family under God.
"We must learn to live together as brothers and sisters or perish together as fools."
Dr. Martin Luther King Jr.
FOREF Europe
Forum f. Religious Freedom-Europe
Office: Seidengasse 28/4,
1070 Vienna, AUSTRIA
President: Prof. Dr. Christian Bruenner
Secretary General: Peter Zoehrer
Phone: +43 6645238794
Fax: 43-1-253-03330070
E-mail: manager@foref.info
Website: http://foref.info
Blog: http://religiousfreedom-europe.blogspot.com/
ZVR: 429267353
This speech has been given by Peter Zoehrer, FOREF Europe
Thursday, December 03, 2009, at 5:30 PM, Vienna International University
Ladies and gentlemen: in 1948, exactly 61 years ago, the United Nations adopted the Universal Declaration of Human Rights which operates as an authoritative guide in the field of human rights. FOREF Europe seeks to promote the vision of religious freedom found in Article 18 of the Declaration:
Everyone has the right to freedom of thought, conscience and religion; this right includes freedom to change his religion or belief, and freedom, alone or in community with others, and, in public or private, to manifest his religion or belief in teaching, practice, worship and observance.
The Universal Declaration of Human Rights has largely been drafted by experts of religion.
Yet, in spite of the existence of those clear standards during the recent decades humanity has suffered numerous conflicts that have been marked by religious intolerance.
The possibility of religious wars always looms ominously above our heads like the sword of Damocles.
Therefore continuous interreligious dialogue is of paramount importance to overcoming misunderstandings amongst peoples of differing religious backgrounds.
One popular Austrian saying contains a simple, yet profound truth: “Talking to each other brings the people together!”
The following issues have recently caused great controversies and even ignited religious hatred on our European continent:
• Mohammed Cartoon Controversy (Denmark)
• Crucifix ban (Italy) – European Court of Human Rights in Strasbourg.
• Last Sunday: Minaret ban Switzerland (57%) – over 1 Million Suisse citizens have cast their vote in the peoples referendum.
From the viewpoint of human rights standards there is now doubt, that such a ban on building minarets is violating religious freedom. The point however is that during the recent years the fear of Islamist extremism has swept throughout the European continent. These concerns are very real. They don’t just go away by governments, religious leaders liberal media or rights defenders preaching to people or accusing them of intolerance or xenophobia.
The nationalists and right wing demagogues are having a feast in misusing this angst for their own political agendas. Thus, the outcome of this referendum has an immensely populist appeal in most European Countries.
Just as the initiators of the Swiss referendum have used the discrimination of Christians in the Islamic world (no Christian Churches allowed, Christians are persecuted in 57 countries – most are Islamic nations, etc.) as powerful argument to back up their case, so do the rightwing political leaders in Austria (i.e. H.C. Strache) and their colleagues in most EU countries.
Already the United Nations as well as the OSCE has called the minaret ban a clear violation of religious freedom (Art. 18 – Universal Declaration of Human Rights).
But more importantly also the leaders mainstream Churches have joint solitarily with the Muslims all over Europe in denouncing the Suisse minaret ban!
CRISIS
As already Confucius has said: “In every crisis there is also a great opportunity!”
Ladies and gentlemen, this current crisis is definitely to be seen as a great opportunity for religious leaders to engage in serious interreligious dialogue.
Especially for Muslim religious and political leaders outside the EU it is not enough to voice their anger and complaints. It would be more helpful if they try to view this crisis as a chance to reciprocate the goodwill of the Christian leaders in Europe. This would mean for them to review and change their extremely strict, discriminating laws in numerous countries which severely infringe upon the religious freedom of Christian and other religious minorities. Why not? Such a move would take out some wind from the sails of the “anti-Islam preachers”. As I am repeatedly told by my Muslim friends, the true meaning of “Jihad” is “great effort towards Gods will”. If that is so, there could be a theological justification for declaring “Jihad” against religious discrimination. In any case, it would be a great leap for interreligious reconciliation and world peace.
Religious Freedom as a fundamental human right
"The right of freedom of conscience and belief … religious freedom constitutes the very foundation for the other fundamental freedoms of man!”
Cardinal Franz KÖNIG (Austria)
For a religious person, can there be any other right more important than the freedom to worship your creator and follow his will in the way your conscience commands you to do? Ladies and gentlemen, the importance of religious freedom has been dismally neglected by political leaders! On the other hand, great human rights defenders have always regarded the freedom of faith and conscience as the “mother of human rights”. Therefore, the significance of religious freedom for creating social harmony and world peace cannot be emphasised enough.
Religion can be a powerful force for World peace:
Sadly, throughout history religion has often been misinterpreted, misunderstood and misused for hegemonial interests, discrimination and even violence (Crusades, inquisition, religiously motivated wars until today).
If a particular religion claims to be exclusively assigned by divine providence to be the only one, the human rights of people of other faiths or convictions can be severely endangered.
As a great Christian leader from Geneva Rev. Dr. William McComish has recently stated: at a UN Meeting: “Never quote a spiritual source to justify discrimination or violence!”
That is the very reason why true religious leaders and defenders of religious freedom always emphasise the importance of religious tolerance.
Religion has always played a central role in the protection of human rights, especially in the promotion of human dignity. For example the abandonment of slavery was inspired by the biblical concept of “Imago Dei” (Genesis: All men are created in the image of God).
What makes religion strong in the protection of human rights and human dignity is:
• Its emphasis on man’s spiritual and eternal nature and dignity as a child of God.
• Its rejection of hatred and violence
• Its obligation to practice love by living for others (e.g. helping the weak and needy)
• Its power to forgive and reconcile
• Its vision for a world of peace, harmony and mutual prosperity
Tolerance and religious freedom are essential prerequisites for interreligious dialogue.
As Dr. Hans Küng has stressed in his “Project World-Ethos”, there needs to be the mutual affirmation of the fact that different religions have more points in common than there are points of disagreement.
To overcome the current impasse in the dialogue amongst religions and cultures a real paradigm shift maybe unavoidable:
Rather than seeing each other as competitors, religious leaders need to see each other as individual members of one global village or even one big world family. That means, in spite of our doctrinal differences we practice mutual respect and love and towards each other. Only by joining our forces we may be able to tackle the real problems of humanity, which are targeted in the UN Millennium Development Goals (extreme starvation, child mortality, epidemics, etc).
Religious Freedom & Tolerance in Europe under threat (not only in Switzerland)
"Each civilisation should be judged by the way it treats her minorities!” Mahatma Gandhi
The escalation of religious intolerance and discrimination throughout the new Europe should be a matter of great concern to our political leaders, the European Union and the United Nations.
• Anti-Semitism is on the rise again.
• Islamophobia is spreading throughout Western - and Eastern Europe.
• Sectophobia – the irrational fear of so called “sects” or religious minority groups has been rising during the last 40 years in Western Europe and since the fall of the iron curtain is now also manifesting in Eastern-Europe.
This is not just a mere assumption. Even governments and powerful state sponsored organisations are still supporting the agents of intolerance and discrimination (of minor religions and new religious movements).
Ladies and gentlemen, it is exactly this kind of religious discrimination that Article 18 was designed to prevent. This is made clear by the UN Human Rights Committee, which in its Comment 22 states:
Article 18 is not limited in its application to traditional religions or to religions and beliefs with institutional characteristics or practices analogous to those of traditional religions. The Committee therefore views with concern any tendency to discriminate against any religion or belief for any reasons, including the fact that they are newly established or represent religious minorities that may be the subject of hostility by a predominant religious community.
Various European governments have created “black lists” of religious minority groups. Sadly, according to the motto “big fish eats little fish”, even main stream Churches are often promoting state sponsored discrimination of so called “sects” or small religions. This has been possible through their powerful constituencies in most European countries.
Therefore it is highly hypocritical of religious and political leaders to point their fingers at Switzerland if at home they discriminate their own minorities.
The case of Austria
In Austria, we have over 80 percent Catholics. Islam, with 500 000 Muslims constitutes the second largest faith community. There are approximately 600 religious minority groups. Only 14 faith communities enjoy official recognition by the state. With a population of 8.3 Million Austria has no less than 34 Anti–“Sect” offices operating in the country. Proportionally, this marks an unmatched record in Europe and even on a global scale.
• Including the Federal “Sect” Observatory, there are six (6) state sponsored sect-observation offices
• Nine (9) Catholic Sect Offices
• Seven (7) Protestant Sect Offices
• Four (4) Private Sect Offices
• Eight (8) Family Counselling Offices with special emphasis on “Sectarian issues”.
Austria’s constitutionally granted neutrality of the state in religious matters is torpedoed by these facts. Members of religious minorities from Austria and neighbouring countries report numerous cases of religious discrimination in schools, communities and in their workplace. Even established NGOs with a consultative status at the UN (ECOSOC), who are running peace initiatives or relief projects in line with the UN-Millennium Development Goals reported to FOREF, that their work has been severely hampered by the interventions of the so called “sect experts”.
Victims especially hold the state responsible for creating an atmosphere of religious intolerance and spiritual apartheid. As a result, in July 2008 the European Court of Human Rights has rebuked Austria for its discriminating legislation against non-traditional faith communities.
Institutionalised discrimination of religious minorities in Europe
In spite of many objections by faith communities, the Council of Europe- who is now severely condemning the Swiss minaret ban (rightly so) -has granted FECRIS (Fédération européenne des centres de recherche et d’information sur le sectarisme) consultative status in 2005. The named organisation - under the banner of human rights - promotes discriminating anti-cult legislation throughout Europe. FECRIS receives substantial funding (over 90% of its annual budget- as quoted by the former SG of the organisation) from the French government. Numerous protests of human rights defenders in the OSCE, COE, the UN and other Institutions have so far been in vain.
Recommendations to religious leaders, NGO representatives and human rights defenders
• Appeal to governments to stop funding prejudiced public and private organizations which promote and propagate defamatory statements about faith communities and religious organisations. Such activities infringe the principles of tolerance and integration promoted by the UN, OSCE, COE and the European Union.
• Appeal to religious leaders to promote tolerance toward all religious groups, regardless whether they are weak or strong, large or small.
• Appeal to religious leaders to invoke the great power of religion for reconciliation and peace building. After all, we are one family under God.
"We must learn to live together as brothers and sisters or perish together as fools."
Dr. Martin Luther King Jr.
FOREF Europe
Forum f. Religious Freedom-Europe
Office: Seidengasse 28/4,
1070 Vienna, AUSTRIA
President: Prof. Dr. Christian Bruenner
Secretary General: Peter Zoehrer
Phone: +43 6645238794
Fax: 43-1-253-03330070
E-mail: manager@foref.info
Website: http://foref.info
Blog: http://religiousfreedom-europe.blogspot.com/
ZVR: 429267353
4 dicembre 2009
La Famiglia nel Terzo Millennio
di Giuseppe Rossi,
Forse qualche volta qualcuno di noi si sarà chiesto, magari in un momento buio o tempestoso della sua vita familiare, se questa benedetta istituzione ha un senso, o se magari è solo un corpo estraneo innestato nella storia umana, e contrario alla nostra natura più vera, alla nostra vocazione individualista. Abbiamo anche sentito dire da qualcuno, probabilmente ferito o deluso, che la famiglia è un’istituzione ormai obsoleta. Personalmente credo che forti motivazioni emotive, e così pure la cultura, la ragione, possano senz’altro perdersi nel dedalo dei loro limiti, ma le ragioni del cuore no, quelle ci parlano chiaro, anche se sottovoce, se vogliamo ascoltarle. Certo, possiamo anche prendere a calci, se vogliamo, le nostre radici familiari, magari sono rinsecchite, malate, ma poi dove trarranno nutrimento le nostre linfe vitali?
Forse qualche volta qualcuno di noi si sarà chiesto, magari in un momento buio o tempestoso della sua vita familiare, se questa benedetta istituzione ha un senso, o se magari è solo un corpo estraneo innestato nella storia umana, e contrario alla nostra natura più vera, alla nostra vocazione individualista. Abbiamo anche sentito dire da qualcuno, probabilmente ferito o deluso, che la famiglia è un’istituzione ormai obsoleta. Personalmente credo che forti motivazioni emotive, e così pure la cultura, la ragione, possano senz’altro perdersi nel dedalo dei loro limiti, ma le ragioni del cuore no, quelle ci parlano chiaro, anche se sottovoce, se vogliamo ascoltarle. Certo, possiamo anche prendere a calci, se vogliamo, le nostre radici familiari, magari sono rinsecchite, malate, ma poi dove trarranno nutrimento le nostre linfe vitali?
28 novembre 2009
Conferenza Stampa sul Disagio Mentale
"Si terrà giovedì 10 dicembre 2009 alle ore 16,00
a Roma presso la "Sala Conferenze-Palazzo Marini della Camera dei Deputati
in Via del Pozzetto, 158 ( angolo Piazza S.Silvestro),
la Conferenza Stampa
sul "DISAGIO MENTALE E BUDGET DEL RICOVERATO"
organizzata dalle Associazioni "Amici di Totò",
dall'Associazione Cristiani per servire e
dall'Agenzia di Stampa Fidest.
L'iniziativa tende dare risalto ad un aspetto umano e sociale di grande rilevanza, che interessa tutti e molto da vicino."
a Roma presso la "Sala Conferenze-Palazzo Marini della Camera dei Deputati
in Via del Pozzetto, 158 ( angolo Piazza S.Silvestro),
la Conferenza Stampa
sul "DISAGIO MENTALE E BUDGET DEL RICOVERATO"
organizzata dalle Associazioni "Amici di Totò",
dall'Associazione Cristiani per servire e
dall'Agenzia di Stampa Fidest.
L'iniziativa tende dare risalto ad un aspetto umano e sociale di grande rilevanza, che interessa tutti e molto da vicino."
Ma cosa vuole il mondo dell’handicap psico-fisico?
Ma cosa vuole il mondo dell’handicap psico-fisico?
di Felice Previte
1.) Il 5 dicembre 2004 è stata indetta la “Giornata Nazionale per la salute mentale”, diretta a combattere lo stigma sociale, la vergogna, l’esclusione, il pregiudizio, la discriminazione ed “informare i cittadini sulla possibilità di cura ed accesso ai servizi”.
Ecco, questa era la sintesi di quella “Giornata” che oggi 2009 a pochi giorni da quel 5° anno dalla sua promulgazione : non è “ricordata” nemmeno dai suoi promotori.
Ma cos’è lo stigma sociale, la vergogna, l’esclusione, il pregiudizio, la discriminazione che sussisterebbe nell’animo umano? E’ il timore di essere additati alla gente?
Ma quanto ipotizzato non sussiste nell’animo umano, perché non e qui che si deve ricercare queste evenienze.
La vergogna da stigmatizzare è :
a.) nelle leggi 180 e 833 che hanno chiusi i “manicomi”, senza programmare strutture atte alla prevenzione, cura e reinserimento sociale dei “malati”;
b.) che non ha posto in essere nessun Regolamento d’Applicazione;
c.) che i vari “Progetti Obiettivo” non hanno garantito assistenza; che non hanno costruito strutture adeguate; che non hanno posto in Bilancio finanziamenti alla cura dei malati, non prevedendo l’obbligo di cura se non quando il “malato” diventa pericoloso per sé e per gli altri ecc.;
d.) che ancora insistono 7 ospedali psichiatrici privati e 6 ospedali psichiatrici giudiziari che sono in contrasto con le leggi 180 e 833, con la Costituzione Italiana, con il Piano Sanitario 2003/2005 ;
e.) che ancora vi sono circa 32 mila ospiti nelle carceri, senza contare i “residui manicomiali” ancora presenti in strutture protette e quelli in famiglia che non sanno dove andare;
f.) che l’ultima Relazione trimestrale, pare, sia solo quella aggiornata al 30 giugno 2004 dall’allora Ministro Sirchia.
Ma cosa è avvenuto il 27 novembre 2009?
Il Consiglio dei Ministri della Unione Europea ha ratificata in toto la “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU che l’Italia ha già “licenziata” in data 20 febbraio 2009 con il disegno di legge n.2121, senza quelle modifiche onde apportare precise riserve, ai sensi dell’art.47 della “Convenzione”, e tali da escludere ogni possibile riferimento all’aborto, all’eutanasia e ad ogni metodologia di sterilizzazione o modalità della salute riproduttiva di cui agli artt.23 e 25, che abbiamo richiesto con le Petizioni n.5 e n.6 al Senato della Repubblica e n. 567, 592 e n 9. alla Camera dei Deputati.
Ancora una volta sono stati violati diritti del mondo della sofferenza!.
Ma cosa avviene il 10 dicembre 2009?
2.) Il 10 dicembre 2009 si celebra il 61° anno della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo” voluta dall’ONU il 10 dicembre 1948, che fissa precisi divieti di comportamento lesivi della persona umana che ha “dignità e funzione meritevole di riconoscimento ed aiuti ( art.15) e dove la famiglia sull’effimero delle emozioni, ha dignità e funzione di carattere pubblico, quindi cellula primaria di ogni aggregazione sociale, dove la maternità e l’infanzia hanno diritto di cure ed assistenza (art.25).
Ma è anche la Giornata che, alle ore 16,00 presso la “Sala Conferenze- Palazzo Marini della Camera dei Deputati in via del Pozzetto 158, verrà tenuta la Conferenza Stampa sul “budget del ricoverato” una strana invenzione economica improntata su episodi che, pare, avvengono in certi ospedali del n/s Paese che, pare, vogliono imporre in nome del risparmio limitazioni al diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, portando alla disumanizzazione del rapporto sociale, restringendo i tempi di degenza, ancor più grave se imposti a disabili, in tarda età ed in fase di declino. Vogliamo conoscere la verità!
Ma cosa è avvenuto il 20 dicembre 1971 ?
3.) Il 20 dicembre 2009 si celebra la 38° “Giornata dell’handicappato mentale” voluta dall’ONU il 20 dicembre 1971 dove è stato voluto ed affermato che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti di altri esseri umani”.
Ma questi diritti da ben 31 anni vengono disattesi, cioè da quando hanno chiuso gli ospedali psichiatrici
Ma cosa vuole il mondo degli invalidi civili, ciechi, sordomuti, drepanocitosi ?
4.) In breve, soluzioni che riguardano :
a.) l’aspetto legislativo, cioè leggi concrete ed attuabili che tutelino il diritto di questo “mondo”;
b.) l’aspetto economico, perché con euro 255,13 al mese ( minima indennità) consentono solo di sopravvivere
c.) l’aspetto sanitario, per una assistenza sanitaria efficace e continua.
di Felice Previte
1.) Il 5 dicembre 2004 è stata indetta la “Giornata Nazionale per la salute mentale”, diretta a combattere lo stigma sociale, la vergogna, l’esclusione, il pregiudizio, la discriminazione ed “informare i cittadini sulla possibilità di cura ed accesso ai servizi”.
Ecco, questa era la sintesi di quella “Giornata” che oggi 2009 a pochi giorni da quel 5° anno dalla sua promulgazione : non è “ricordata” nemmeno dai suoi promotori.
Ma cos’è lo stigma sociale, la vergogna, l’esclusione, il pregiudizio, la discriminazione che sussisterebbe nell’animo umano? E’ il timore di essere additati alla gente?
Ma quanto ipotizzato non sussiste nell’animo umano, perché non e qui che si deve ricercare queste evenienze.
La vergogna da stigmatizzare è :
a.) nelle leggi 180 e 833 che hanno chiusi i “manicomi”, senza programmare strutture atte alla prevenzione, cura e reinserimento sociale dei “malati”;
b.) che non ha posto in essere nessun Regolamento d’Applicazione;
c.) che i vari “Progetti Obiettivo” non hanno garantito assistenza; che non hanno costruito strutture adeguate; che non hanno posto in Bilancio finanziamenti alla cura dei malati, non prevedendo l’obbligo di cura se non quando il “malato” diventa pericoloso per sé e per gli altri ecc.;
d.) che ancora insistono 7 ospedali psichiatrici privati e 6 ospedali psichiatrici giudiziari che sono in contrasto con le leggi 180 e 833, con la Costituzione Italiana, con il Piano Sanitario 2003/2005 ;
e.) che ancora vi sono circa 32 mila ospiti nelle carceri, senza contare i “residui manicomiali” ancora presenti in strutture protette e quelli in famiglia che non sanno dove andare;
f.) che l’ultima Relazione trimestrale, pare, sia solo quella aggiornata al 30 giugno 2004 dall’allora Ministro Sirchia.
Ma cosa è avvenuto il 27 novembre 2009?
Il Consiglio dei Ministri della Unione Europea ha ratificata in toto la “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU che l’Italia ha già “licenziata” in data 20 febbraio 2009 con il disegno di legge n.2121, senza quelle modifiche onde apportare precise riserve, ai sensi dell’art.47 della “Convenzione”, e tali da escludere ogni possibile riferimento all’aborto, all’eutanasia e ad ogni metodologia di sterilizzazione o modalità della salute riproduttiva di cui agli artt.23 e 25, che abbiamo richiesto con le Petizioni n.5 e n.6 al Senato della Repubblica e n. 567, 592 e n 9. alla Camera dei Deputati.
Ancora una volta sono stati violati diritti del mondo della sofferenza!.
Ma cosa avviene il 10 dicembre 2009?
2.) Il 10 dicembre 2009 si celebra il 61° anno della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo” voluta dall’ONU il 10 dicembre 1948, che fissa precisi divieti di comportamento lesivi della persona umana che ha “dignità e funzione meritevole di riconoscimento ed aiuti ( art.15) e dove la famiglia sull’effimero delle emozioni, ha dignità e funzione di carattere pubblico, quindi cellula primaria di ogni aggregazione sociale, dove la maternità e l’infanzia hanno diritto di cure ed assistenza (art.25).
Ma è anche la Giornata che, alle ore 16,00 presso la “Sala Conferenze- Palazzo Marini della Camera dei Deputati in via del Pozzetto 158, verrà tenuta la Conferenza Stampa sul “budget del ricoverato” una strana invenzione economica improntata su episodi che, pare, avvengono in certi ospedali del n/s Paese che, pare, vogliono imporre in nome del risparmio limitazioni al diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, portando alla disumanizzazione del rapporto sociale, restringendo i tempi di degenza, ancor più grave se imposti a disabili, in tarda età ed in fase di declino. Vogliamo conoscere la verità!
Ma cosa è avvenuto il 20 dicembre 1971 ?
3.) Il 20 dicembre 2009 si celebra la 38° “Giornata dell’handicappato mentale” voluta dall’ONU il 20 dicembre 1971 dove è stato voluto ed affermato che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti di altri esseri umani”.
Ma questi diritti da ben 31 anni vengono disattesi, cioè da quando hanno chiuso gli ospedali psichiatrici
Ma cosa vuole il mondo degli invalidi civili, ciechi, sordomuti, drepanocitosi ?
4.) In breve, soluzioni che riguardano :
a.) l’aspetto legislativo, cioè leggi concrete ed attuabili che tutelino il diritto di questo “mondo”;
b.) l’aspetto economico, perché con euro 255,13 al mese ( minima indennità) consentono solo di sopravvivere
c.) l’aspetto sanitario, per una assistenza sanitaria efficace e continua.
Il “budget del ricoverato”
Il “budget del ricoverato”. Bisogna conoscere la verità!
di Felice Previte
Da qualche tempo, da quando ho “forgiato” questa “parola”, sono sottoposto ad un bombardamento di domande. Cerco di spiegare in breve.
Il “budget del ricoverato” ai giorni nostri potrebbe consistere nel limitare ( nel nome del risparmio) il diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, disumanizzando il rapporto sociale.
Questa “forma” non trova riscontro nelle regole statutarie, comunque, pare, che si possa trovare in alcune politiche sanitarie regionali, presentando segnali molto preoccupanti.
Nelle leggi finanziarie, nelle ripartizioni delle spese sostenute dalle Regioni e nelle convenzioni stipulate con nosocomi pubblici e privati, la parola d’ordine è quella di spendere meno, restringendo i tempi di degenza perfino per fasce dì età ed in qualunque condizione di salute si trova il malcapitato.
Certamente maggiormente penalizzate vengono le persone in età avanzata ( disabili fisici, handicappati psichici, malati terminali) in quanto la patologia abbisogna di prestazioni sanitarie molto costose ed in nome del superiore concetto del risparmio si pensa che per costoro le speranze di vita sono residue.
Qualcuno ha scritto che l’Italia ha bisogno di una “ecologia morale”. E’ vero !, perché il quotidiano antagonismo politico, le inutili dispute e quel negare ogni valore etico coperto da una superficiale solidarietà, sono tutti elementi che avvelenano l’atmosfera e fanno perdere di vista le priorità che il Paese “vuole ed abbisogna”.
Alcune argomentazioni in difesa della “qualità della vita” potrebbero nascondere un disegno di selezione del genere umano, in quanto con la scusa di lenire il dolore o di necessarie “logiche economiche”, si potrebbe arrivare ad annientare chi veramente soffre o chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo
E questo non piace alla logica dell’etica pubblica e pertanto bisogna conoscere la verità.!
Comunque se la teoria del “budget del ricoverato” risponde alla realtà e prendesse piede sarebbe una forma legalizzata di eutanasia, (eutanasia mascherata!!!) e pertanto è essenziale, doveroso, improcrastinabile che le Autorità Sanitarie e Politiche adottino opportuna vigilanza al fine di garantire ad ogni persona il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della propria vita negli ospedali o nelle case di cura prescelti.
di Felice Previte
Da qualche tempo, da quando ho “forgiato” questa “parola”, sono sottoposto ad un bombardamento di domande. Cerco di spiegare in breve.
Il “budget del ricoverato” ai giorni nostri potrebbe consistere nel limitare ( nel nome del risparmio) il diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, disumanizzando il rapporto sociale.
Questa “forma” non trova riscontro nelle regole statutarie, comunque, pare, che si possa trovare in alcune politiche sanitarie regionali, presentando segnali molto preoccupanti.
Nelle leggi finanziarie, nelle ripartizioni delle spese sostenute dalle Regioni e nelle convenzioni stipulate con nosocomi pubblici e privati, la parola d’ordine è quella di spendere meno, restringendo i tempi di degenza perfino per fasce dì età ed in qualunque condizione di salute si trova il malcapitato.
Certamente maggiormente penalizzate vengono le persone in età avanzata ( disabili fisici, handicappati psichici, malati terminali) in quanto la patologia abbisogna di prestazioni sanitarie molto costose ed in nome del superiore concetto del risparmio si pensa che per costoro le speranze di vita sono residue.
Qualcuno ha scritto che l’Italia ha bisogno di una “ecologia morale”. E’ vero !, perché il quotidiano antagonismo politico, le inutili dispute e quel negare ogni valore etico coperto da una superficiale solidarietà, sono tutti elementi che avvelenano l’atmosfera e fanno perdere di vista le priorità che il Paese “vuole ed abbisogna”.
Alcune argomentazioni in difesa della “qualità della vita” potrebbero nascondere un disegno di selezione del genere umano, in quanto con la scusa di lenire il dolore o di necessarie “logiche economiche”, si potrebbe arrivare ad annientare chi veramente soffre o chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo
E questo non piace alla logica dell’etica pubblica e pertanto bisogna conoscere la verità.!
Comunque se la teoria del “budget del ricoverato” risponde alla realtà e prendesse piede sarebbe una forma legalizzata di eutanasia, (eutanasia mascherata!!!) e pertanto è essenziale, doveroso, improcrastinabile che le Autorità Sanitarie e Politiche adottino opportuna vigilanza al fine di garantire ad ogni persona il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della propria vita negli ospedali o nelle case di cura prescelti.
Cittadini con licenza di uccidere?
Di Felice Previte,
Areteo di Cappadoccia, medico greco ai tempi di Nerone, che dopo Ippocrate fu il migliore conoscitore di malati, quasi 2000 anni fa evidenziò che la malattia mentale “esplodeva” :
a.) nei mesi primaverili ed estivi come quelli più propensi per l’instaurarsi della sintomatologia maniacale;
b.) nei mesi invernali ed autunnali quelli in cui è facile vedere insorgere la sintomatologia depressiva.
Puntuale come un orologio svizzero, ecco rispuntare un altro consuetudinario fattaccio causato da persona con disturbi psichici.
A Salerno un pensionato mentre tranquillamente passeggiava sulle rive del mare, improvvisamente è stato spinto in mare andando a cadere sugli scogli trovando immediata morte causata da un improvviso raptus colto da una persona “con problemi psichici”.
Dopo i grandi , disgustosi scalpori provocati dai numerosissimi episodi procurati da menti psichicamente instabili , quanti morti devono ancora avvenire in Italia per indurre le Istituzioni a non volgere altrove lo sguardo , come si crede di poter fare?.
La solitudine e l’isolamento delle famiglie, per la scarsità di quella progettualità previsionale di cure e strutture residenziali terapeutiche, anche per assistenze prolungate in questa “civiltà dell’esteriorità”, sono circostanze che possono generare tragedie da imputare, ripetiamo, all’assenza di quanti hanno responsabilità della “res pubblica”da ben 31 anni.
Queste “mattanze” sembrano essere una prassi consolidata di “licenza di uccidere”, ma lo è assai meno per tutti i cittadini che non vogliono subire queste infauste conseguenze perché è in gioco anche la sicurezza dato che il pericolo si annida non solo in questa o quella persona , ma nella malattia che in Italia è coperta da troppi silenzi , mentre in molti Paesi Europei ogni 3/5 anni viene rivista la legge sull’assistenza psichiatrica.
I tanti drammi della follia (figli che uccidono genitori , mariti che uccidono mogli , madri che uccidono i figli e viceversa, persone che trovano la morte mentre camminano per strada), questi “fattacci” non accadrebbero se ci fosse una corretta gestione della patologia mentale garantita da una legge-quadro di natura parlamentare.
I tempi della politica non tengono conto del dolore e delle difficoltà di milioni di persone che non possono più attendere provvedimenti da troppo tempo attesi.
Non è forse un’autentica vergogna che vi sono ancora 5 Ospedali Psichiatrici Giudiziari che insistono in Italia per i quali, a parte il fatto che non solo contrastano con la legge 180, configgono addirittura con i dettami della Carta Costituzionale.
Perchè sono nessuna richiesta di riconversione dall’Amministrazione Penitenziaria al Dipartimento di Salute mentale è stata avanzata da parte da quella Amministrazione.?
Perché continuano ad essere aperti 7 ospedali psichiatrici privati convenzionati.
Perché il Parlamento da ben 31 anni non legifera in materia?
Perché dal aprile 2005 il Testo Unificato Burani-Procaccini è scomparso misteriosamente dall’agenda parlamentare? Signor Presidente della Camera dei Deputati di allora, perché non ci spiega!
Con coraggio e chiarezza vengono spesso parole di richiamo e di chiarezza dai Vescovi e da Papa Ratzinghera all’incremento d’interventi verso questa grave ed urgente patologia.
La pubblica opinione è sdegnata, sgomenta , disorientata e mentre richiede misure serie che dimostrino il grado di civiltà di un Paese che rispetta la dignità umana , non può che sottolineare quella attenzione preferenziale per chi è più debole ed indifeso, fondamentale esigenza e sentimento di autentica umanità e solidarietà del comune cittadino.
Occorre che i mass media non siano amplificatori di coloro che gridano più forte nelle vie o nelle piazze delle nostre città , ma estensori delle necessità prioritarie del mondo della sofferenza e del dolore.
Tutti ci lamentiamo che il vivere odierno è sempre più difficile , ma pochi hanno il coraggio di ammettere che una delle cause delle nostre afflizioni sono da ricercare nella pretesa, tutta moderna, di dare importanza soltanto a quello che ci fa egoisticamente comodo, trascurando l’urgenza e la gravità del caso e di quello che è avvenuto nel passato, quasi fossero “dimensioni” che non ci riguardano. E’ quasi norma perdere la memoria, allontanando la speranza di coloro che attendono una soluzione al loro problema ,ed è molto preoccupante che le Pubbliche Istituzioni a volte si adeguino al senso del provvisorio, del precario e dell’insicuro.
Resta comunque la speranza che le Istituzioni diano finalmente, un’interpretazione veritiera affinché le persone affette da queste patologie siano aiutati nei loro diritti anche e soprattutto a salvaguardia della sicurezza di tutti i cittadini,che ha causato una morte subitanea come quel fattaccio di Salerno!
Areteo di Cappadoccia, medico greco ai tempi di Nerone, che dopo Ippocrate fu il migliore conoscitore di malati, quasi 2000 anni fa evidenziò che la malattia mentale “esplodeva” :
a.) nei mesi primaverili ed estivi come quelli più propensi per l’instaurarsi della sintomatologia maniacale;
b.) nei mesi invernali ed autunnali quelli in cui è facile vedere insorgere la sintomatologia depressiva.
Puntuale come un orologio svizzero, ecco rispuntare un altro consuetudinario fattaccio causato da persona con disturbi psichici.
A Salerno un pensionato mentre tranquillamente passeggiava sulle rive del mare, improvvisamente è stato spinto in mare andando a cadere sugli scogli trovando immediata morte causata da un improvviso raptus colto da una persona “con problemi psichici”.
Dopo i grandi , disgustosi scalpori provocati dai numerosissimi episodi procurati da menti psichicamente instabili , quanti morti devono ancora avvenire in Italia per indurre le Istituzioni a non volgere altrove lo sguardo , come si crede di poter fare?.
La solitudine e l’isolamento delle famiglie, per la scarsità di quella progettualità previsionale di cure e strutture residenziali terapeutiche, anche per assistenze prolungate in questa “civiltà dell’esteriorità”, sono circostanze che possono generare tragedie da imputare, ripetiamo, all’assenza di quanti hanno responsabilità della “res pubblica”da ben 31 anni.
Queste “mattanze” sembrano essere una prassi consolidata di “licenza di uccidere”, ma lo è assai meno per tutti i cittadini che non vogliono subire queste infauste conseguenze perché è in gioco anche la sicurezza dato che il pericolo si annida non solo in questa o quella persona , ma nella malattia che in Italia è coperta da troppi silenzi , mentre in molti Paesi Europei ogni 3/5 anni viene rivista la legge sull’assistenza psichiatrica.
I tanti drammi della follia (figli che uccidono genitori , mariti che uccidono mogli , madri che uccidono i figli e viceversa, persone che trovano la morte mentre camminano per strada), questi “fattacci” non accadrebbero se ci fosse una corretta gestione della patologia mentale garantita da una legge-quadro di natura parlamentare.
I tempi della politica non tengono conto del dolore e delle difficoltà di milioni di persone che non possono più attendere provvedimenti da troppo tempo attesi.
Non è forse un’autentica vergogna che vi sono ancora 5 Ospedali Psichiatrici Giudiziari che insistono in Italia per i quali, a parte il fatto che non solo contrastano con la legge 180, configgono addirittura con i dettami della Carta Costituzionale.
Perchè sono nessuna richiesta di riconversione dall’Amministrazione Penitenziaria al Dipartimento di Salute mentale è stata avanzata da parte da quella Amministrazione.?
Perché continuano ad essere aperti 7 ospedali psichiatrici privati convenzionati.
Perché il Parlamento da ben 31 anni non legifera in materia?
Perché dal aprile 2005 il Testo Unificato Burani-Procaccini è scomparso misteriosamente dall’agenda parlamentare? Signor Presidente della Camera dei Deputati di allora, perché non ci spiega!
Con coraggio e chiarezza vengono spesso parole di richiamo e di chiarezza dai Vescovi e da Papa Ratzinghera all’incremento d’interventi verso questa grave ed urgente patologia.
La pubblica opinione è sdegnata, sgomenta , disorientata e mentre richiede misure serie che dimostrino il grado di civiltà di un Paese che rispetta la dignità umana , non può che sottolineare quella attenzione preferenziale per chi è più debole ed indifeso, fondamentale esigenza e sentimento di autentica umanità e solidarietà del comune cittadino.
Occorre che i mass media non siano amplificatori di coloro che gridano più forte nelle vie o nelle piazze delle nostre città , ma estensori delle necessità prioritarie del mondo della sofferenza e del dolore.
Tutti ci lamentiamo che il vivere odierno è sempre più difficile , ma pochi hanno il coraggio di ammettere che una delle cause delle nostre afflizioni sono da ricercare nella pretesa, tutta moderna, di dare importanza soltanto a quello che ci fa egoisticamente comodo, trascurando l’urgenza e la gravità del caso e di quello che è avvenuto nel passato, quasi fossero “dimensioni” che non ci riguardano. E’ quasi norma perdere la memoria, allontanando la speranza di coloro che attendono una soluzione al loro problema ,ed è molto preoccupante che le Pubbliche Istituzioni a volte si adeguino al senso del provvisorio, del precario e dell’insicuro.
Resta comunque la speranza che le Istituzioni diano finalmente, un’interpretazione veritiera affinché le persone affette da queste patologie siano aiutati nei loro diritti anche e soprattutto a salvaguardia della sicurezza di tutti i cittadini,che ha causato una morte subitanea come quel fattaccio di Salerno!
Intervista al Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire”
di Giorgio Gasperoni
Nato a La Spezia, Francesco Felice Previte Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire” ha sempre svolto fin dal 1994 una intensa attività in favore dei malati mentali che definisce “desaparecidos della nostra civiltà”.
Prima di procedere nell’intervista, il Previte ci sottopone una possibile legge-quadro che “suggerisce” alle Istituzioni.
Proposta di legge-quadro Nazionale di riforma dell’assistenza psichiatrica.
Tutela della salute mentale.
Art.1. Ogni cittadino, in attuazione dell’art. 32 della Costituzione Italiana, ha diritto alla tutela della salute ed al pieno rispetto della sua dignità di persona malata psichicamente, quale cittadino ad ogni effetto globalmente riconosciuto nella sfera giuridico-personale di uomo.
Art.2 Viene autorizzato il trattamento sanitario obbligatorio, anche in assenza del consenso del paziente riconosciuto malato mentale, almeno in determinate condizioni con le garanzie di rispetto dello stesso considerato persona non padrona delle proprie azioni e dei suoi familiari che , in caso di crisi, non sono in grado di interagire.
Art.3 Devono essere realizzate strutture territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare, onde evitare che sulle famiglie gravino un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli. La competenza di istituire Servizi di Riabilitazione territoriali, che consentono di rilevare precocemente comportamenti anormali di pazienti conosciuti od ignoti, è una competenza regionale, ma l’aspetto sanitario è solo una parte perché quello sociale è altamente importante per i sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale.
Art.4 Gli articoli 1,2,3 della presente legge si applicano anche nella prevenzione in età scolare dei disturbi del comportamento e delle psicopatie onde consentire di affrontare le psicosi ed in particolare la schizofrenia in modo migliore e d efficace.
Art.4 Viene istituito il Fondo Speciale Economico (Dopodinoi) nel quale confluire quelle parti di patrimonio, risparmi o beni che in eredità andrebbero ai malati psichici che restano soli. Anche se la legislazione italiana prevede il curatore, tutore, amministratore di sostegno che si assumono l’onere di amministrare i beni del malato psichico, viene autorizzata l’amministrazione da parte di un Ente Pubblico, in quanto quest’ultimo sarà sempre operante ed attivo con una naturale continuità che la persona fisica non è in grado di garantire. Per i pazienti indigenti occorre una prestazione di natura assistenziale da parte dello Stato-Regione-Provincia-Comune .
Art. 5 Fatto salvo quanto previsto dall’art.2 della presente legge, viene autorizzato un servizio di pronto intervento a domicilio anche se richiede un notevole sforzo organizzativo, ma forse meno oneroso rispetto alla degenza ospedaliera ed una diminuzione del costo economico-sociale.
Art.6 Viene attivata la ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali.
Art.7 Aggiornamento degli assegni di assistenza.
Art.8 Riconoscimento della deducibilità dal reddito complessivo agli effetti IRPEF delle spese socio-alberghiere sostenute dalle famiglie i cui familiari dimessi dagli O.P. sono stati ricoverati in strutture religiose, cattoliche e private.
Art.9 Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Art.10 Chiusura degli Ospedali Privati.
Art.11 E’ proibito il ricorso all’elettroshock, allo shock insulico, alla lobotomia, ai psicofarmaci in particolare di quelli “retard” che hanno prodotto tragedie umane inaccettabili e lesive della persona, ai legacci, cinghie di contenzione e braccialetto elettronico.
Art.12 Aumento dei posti letto da 15 A 30 anche per i minori.
Art.13 Riqualificazione Operatori Sanitari.
Art.14 L’uso di parte del gettito dell’8 %o dell’IRPEF a sostegno di progetti di strutture moderne capaci di accogliere e curare i malati mentali, con, oltre i finanziamenti previsti dal SSN, l’utilizzazione di una parte dei proventi derivanti dalle gare di appalto per le licenze UMTS i telefonini di generazione.
Art.15 Indagine Parlamentare per conoscere lo stato in atto di questo grave ed urgente disagio sociale.
Art.16 Dotazione di strutture oltre gli spazi verdi
Art.17 L’immissione di un Testo Unico per raccogliere le diverse normative sull’handicap oggi troppo frammentarie.
Art.18 Richiesta Relazione trimestrale del Ministro della Salute sulle iniziative a livello nazionale e regionale.
Art.19 Indizione di una “Giornata Nazionale di Informazione sulla malattia mentale.
Intervista.
D. Il disagio psichico in Italia non è “valutato” dalle Istituzioni. Il clamore, poi, dei fattacci che succedono nella società, sono disattesi e per i quali nessun provvedimento legislativo viene adottato. Che ne pensa ?
R. Per valutare meglio la realtà del disagio psichico, dobbiamo tornare indietro, di dodici anni.
Bisogna considerare che le finalità e le conclusioni individuate dalla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati su “Indagine conoscitiva sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici” del 16 luglio 1997, sono state “licenziate” al fine di assicurare uno strumento agile di controllo politico e parlamentare, ma sono state “dimenticate” troppo facilmente, così come non si conosce dove è andato a finire quel Comitato Permanente che doveva continuare l’azione iniziata con quella Indagine Conoscitiva e con il precipuo indirizzo di “mantenere costante attenzione sui problemi connessi con disagio mentale” come aveva sottoscritto la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Tutto questo, per il momento, non è avvenuto e quanto affermo è attestato negli Atti Parlamentari della 12° Commissione Affari Sociali della 13° Legislatura.
In sostanza sono passati 11 anni da quel 7 ottobre 1998 da quando con l’opera don Guanella e con l’Opera don Orione ho presentato una Petizione al Parlamento Italiano ( anche a quello Europeo ) per la riforma dell’assistenza psichiatrica, una legge-quadro, specialmente per sopperire alle esigenze delle famiglie in cui insistono sofferenti il disagio psichico.
Sono passati 31 anni dalla chiusura dei “manicomi” (legge 180/1997 e 833/1997 e tutto, ripeto, è rimasto allo stato delle Conclusioni di cui sopra.
D. In breve, cosa chiede la Associazione alle Istituzioni?.
R: Per il disagio sociale costituito dalla malattia mentale, chiediamo: servizi specifici in strutture adeguate.
D. Forse la politica non vuol “vedere, “ascoltare”, “sentire”?
R. Certamente dimostra di essere molta sorda!
Nei trascorsi 31 anni sono state “scaraventate” centinaia di migliaia di famiglie e di sofferenti nella disperazione e nell’angoscia a vivere giorno dopo giorno notte dopo notte direttamente il rischio ed il dramma conseguente con la presenza in esse di un malato di mente, subendo sulla propria pelle le conseguenze di preannunciate lucide follie anche all’uomo della strada e al cittadino qualunque“episodi” che avvengono ancora oggi quasi quotidianamente , “costringendo” alcune famiglie, in alternativa, ad accollarsi onerosi costi di ricovero in strutture private, rimedio che è peggiore del male.
La famiglia italiana e la pubblica opinione è turbata, indignata, preoccupata.
Lo scriva pure, ma è la verità!
E lo abbiamo detto in ogni dove : al Governo Prodi prima ed ora più e più volte all’On. Berlusconi.
Forse non informano il Presidente Berlusconi, ma questa non è giustificazione.
Ancora una volta, Signor Presidente, debbo dirLe che ci sono cittadini che non devono essere più lasciati soli al loro destino, come Lei dice. sono anch’essi cittadini come i terremotati od i disagiati sociali. La famiglia, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, non può esprimere la propria protesta, il proprio dissenso, il proprio rammarico, né con dimostrazioni di piazza o bloccando pubblici servizi, né alzando bandiere in cortei vocianti od in pseudo proverbiali “digiuni” per rivendicare problemi di enorme rilevanza, come il disagio psichico, che a volte, purtroppo, altera l’equilibrio della famiglia stessa. Sarebbe auspicabile un Suo personale intervento a dirimere questo grave ed urgente disagio sociale.
D. Cosa deve fare lo Stato Italiano.
R. A meno di interpretare l’attuale assenza di una legge-quadro, da me da molto tempo auspicata, come una normale carenza di interpretazione da parte degli Organi Legislativi, questo atteggiamento non deve e non può impedire che si possa “suggerire” eventuali miglioramenti o adeguamenti come nei 19 articoli di proposta di legge di cui sopra.
Con molta umiltà, ma fermezza, vogliamo “consigliare” il Governo Berlusconi l’apertura di un Tavolo Tecnico a Palazzo Chigi per iniziare l’iter per una legislazione adeguata ed efficace, chiara e libera da forme burocratiche che ne sviliscono l’applicazione e non “diluendo” la responsabilità sia degli Enti Locali, che dei “soggetti”, provvedendo al ruolo integrativo a livello economico qualora l’Ente Locale risultasse inadempiente per carenza di fondi.
D. Come affrontare il “bubbone” malattia mentale?
R. Ripeto, con una legge-quadro per incarnare quei principi innovativi delle Conclusioni di quella “Indagine conoscitiva” del 16 luglio 1997, sopra citata, da troppo tempo “dimenticata”.
E’ necessaria una legge-quadro per :
a.) tutelare la dignità e la salute dei sofferenti psichici ;
b.) adottare servizi specifici in strutture adeguate;
c.) garantire la sicurezza di tutti i cittadini.
D. Come proseguire nell’applicazione di quella legge-quadro che Lei auspica ?
R. A mio parere l’Ente Pubblico, che dovrebbe porre in essere quella legge-quadro nazionale di riordino dell’assistenza psichiatrica, è la Regione nei modi che in breve suggerisco :
1.) censire i “soggetti”, poi costruire idonee strutture sia per accogliere i “malati” e sia le terapie;
2.) secondo il principio di sussidiarietà dovrebbero essere coinvolti gli Enti Locali Territoriali, come attesta al punto 40, la Risoluzione n. 2006/2058 INI del Parlamento Europeo ;
3.) si è indicata la Regione solo per motivi di funzionamento, in quanto gli Enti Territoriali non possono essere in grado di svolgere un compito così delicato;
4.) il coinvolgimento della Regione si formalizza a livello economico, sociale, assistenziale e decisionale ;
5.) al primo posto vanni indicate le cure terapeutiche, affidate a specialisti di comprovata esperienza, coadiuvati da personale ausiliario;
6.) la Regione deve programmare la creazione di strutture di accoglienza degne della persona-malata nel rispetto della sua dignità. Quindi nessuna delega a strutture alternative per la funzione di cura ed assistenza. L’eventuale delega per necessità a strutture private, deve sottostare al controllo degli Organismi di tutela.
D. Quale Organismo è necessario?
R. Nel difficile processo di riorganizzazione un ruolo rilevante e molto importante potrebbe svolgere la famiglia, la quale dovrebbe impegnarsi a fornire al “congiunto bisognoso” tutti quei mezzi che giovano alla sua salute e nello sforzo di aiutare gli handicappati psichici non può essere assente la comunità ecclesiale sia a livello Diocesano che Parrocchiale.
In ultima analisi la n/s Associazione ha sempre cercato di considerare e far considerare il “problema” di primaria importanza nonostante si siano spente le luci e sia calato il sipario su quello che è e de ve essere ritenuto un vero dramma in un clima di vera emergenza per la comunità tutta di fronte alla quale sono auspicabili opportune modifiche legislative.
D. Cosa direbbe, in breve, al Presidente Berlusconi se lo incontrasse.
R. Signor Presidente, il popolo italiano non dimentica quello che ha fatto per l’Italia, per come ha mantenuto la promessa nella rimozione della spazzatura a Napoli , per i terremotati dell’Aquila, per il G8 e quant’altro.
In mezzo alle Sue innumerevoli incombenze, per i malati psico-fisici, le loro famiglie e l’opinione pubblica, ci sarà una risposta tanto da lasciare un segno positivo dopo tanti anni di indifferenza?.
Inoltre attendiamo che risponda al nostro appello per considerare l’inalienabilità del diritto alla vita di ogni paziente disabile , ancor più grave se agonizzante od in fase terminale ed in età avanzata, come si va “ventilando” nelle corsie ospedaliere e chiarire quel “budget del ricoverato”.
Il mondo della sofferenza deve trovare nella società e nelle Istituzioni un concreto sostegno per l’esercizio al diritto del riconoscimento delle loro reali condizioni, diritti ribaditi nel Preambolo della Costituzione Europea e ribaditi dalla recente “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” e ratificata in toto dal Suo Governo con il disegno di legge n.2121 art. 2° del 20 febbraio 2009.
Col silenzio, Signor Presidente tutt’ora in itinere non si può che supporre di incamminarci sulla strada dell’imbarbarimento e dell’inizio della fine della nostra civiltà, in questo momento di perversione, di depravazione, di egoismo sfrenato , ritenendo doveroso, essenziale e non procrastinabile il chiarimento di quanto potrebbe essere nello spirito di quel “budget del ricoverato” che rappresenta una pura eutanasia e la negazione del diritto alla vita!
Nato a La Spezia, Francesco Felice Previte Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire” ha sempre svolto fin dal 1994 una intensa attività in favore dei malati mentali che definisce “desaparecidos della nostra civiltà”.
Prima di procedere nell’intervista, il Previte ci sottopone una possibile legge-quadro che “suggerisce” alle Istituzioni.
Proposta di legge-quadro Nazionale di riforma dell’assistenza psichiatrica.
Tutela della salute mentale.
Art.1. Ogni cittadino, in attuazione dell’art. 32 della Costituzione Italiana, ha diritto alla tutela della salute ed al pieno rispetto della sua dignità di persona malata psichicamente, quale cittadino ad ogni effetto globalmente riconosciuto nella sfera giuridico-personale di uomo.
Art.2 Viene autorizzato il trattamento sanitario obbligatorio, anche in assenza del consenso del paziente riconosciuto malato mentale, almeno in determinate condizioni con le garanzie di rispetto dello stesso considerato persona non padrona delle proprie azioni e dei suoi familiari che , in caso di crisi, non sono in grado di interagire.
Art.3 Devono essere realizzate strutture territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare, onde evitare che sulle famiglie gravino un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli. La competenza di istituire Servizi di Riabilitazione territoriali, che consentono di rilevare precocemente comportamenti anormali di pazienti conosciuti od ignoti, è una competenza regionale, ma l’aspetto sanitario è solo una parte perché quello sociale è altamente importante per i sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale.
Art.4 Gli articoli 1,2,3 della presente legge si applicano anche nella prevenzione in età scolare dei disturbi del comportamento e delle psicopatie onde consentire di affrontare le psicosi ed in particolare la schizofrenia in modo migliore e d efficace.
Art.4 Viene istituito il Fondo Speciale Economico (Dopodinoi) nel quale confluire quelle parti di patrimonio, risparmi o beni che in eredità andrebbero ai malati psichici che restano soli. Anche se la legislazione italiana prevede il curatore, tutore, amministratore di sostegno che si assumono l’onere di amministrare i beni del malato psichico, viene autorizzata l’amministrazione da parte di un Ente Pubblico, in quanto quest’ultimo sarà sempre operante ed attivo con una naturale continuità che la persona fisica non è in grado di garantire. Per i pazienti indigenti occorre una prestazione di natura assistenziale da parte dello Stato-Regione-Provincia-Comune .
Art. 5 Fatto salvo quanto previsto dall’art.2 della presente legge, viene autorizzato un servizio di pronto intervento a domicilio anche se richiede un notevole sforzo organizzativo, ma forse meno oneroso rispetto alla degenza ospedaliera ed una diminuzione del costo economico-sociale.
Art.6 Viene attivata la ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali.
Art.7 Aggiornamento degli assegni di assistenza.
Art.8 Riconoscimento della deducibilità dal reddito complessivo agli effetti IRPEF delle spese socio-alberghiere sostenute dalle famiglie i cui familiari dimessi dagli O.P. sono stati ricoverati in strutture religiose, cattoliche e private.
Art.9 Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Art.10 Chiusura degli Ospedali Privati.
Art.11 E’ proibito il ricorso all’elettroshock, allo shock insulico, alla lobotomia, ai psicofarmaci in particolare di quelli “retard” che hanno prodotto tragedie umane inaccettabili e lesive della persona, ai legacci, cinghie di contenzione e braccialetto elettronico.
Art.12 Aumento dei posti letto da 15 A 30 anche per i minori.
Art.13 Riqualificazione Operatori Sanitari.
Art.14 L’uso di parte del gettito dell’8 %o dell’IRPEF a sostegno di progetti di strutture moderne capaci di accogliere e curare i malati mentali, con, oltre i finanziamenti previsti dal SSN, l’utilizzazione di una parte dei proventi derivanti dalle gare di appalto per le licenze UMTS i telefonini di generazione.
Art.15 Indagine Parlamentare per conoscere lo stato in atto di questo grave ed urgente disagio sociale.
Art.16 Dotazione di strutture oltre gli spazi verdi
Art.17 L’immissione di un Testo Unico per raccogliere le diverse normative sull’handicap oggi troppo frammentarie.
Art.18 Richiesta Relazione trimestrale del Ministro della Salute sulle iniziative a livello nazionale e regionale.
Art.19 Indizione di una “Giornata Nazionale di Informazione sulla malattia mentale.
Intervista.
D. Il disagio psichico in Italia non è “valutato” dalle Istituzioni. Il clamore, poi, dei fattacci che succedono nella società, sono disattesi e per i quali nessun provvedimento legislativo viene adottato. Che ne pensa ?
R. Per valutare meglio la realtà del disagio psichico, dobbiamo tornare indietro, di dodici anni.
Bisogna considerare che le finalità e le conclusioni individuate dalla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati su “Indagine conoscitiva sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici” del 16 luglio 1997, sono state “licenziate” al fine di assicurare uno strumento agile di controllo politico e parlamentare, ma sono state “dimenticate” troppo facilmente, così come non si conosce dove è andato a finire quel Comitato Permanente che doveva continuare l’azione iniziata con quella Indagine Conoscitiva e con il precipuo indirizzo di “mantenere costante attenzione sui problemi connessi con disagio mentale” come aveva sottoscritto la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Tutto questo, per il momento, non è avvenuto e quanto affermo è attestato negli Atti Parlamentari della 12° Commissione Affari Sociali della 13° Legislatura.
In sostanza sono passati 11 anni da quel 7 ottobre 1998 da quando con l’opera don Guanella e con l’Opera don Orione ho presentato una Petizione al Parlamento Italiano ( anche a quello Europeo ) per la riforma dell’assistenza psichiatrica, una legge-quadro, specialmente per sopperire alle esigenze delle famiglie in cui insistono sofferenti il disagio psichico.
Sono passati 31 anni dalla chiusura dei “manicomi” (legge 180/1997 e 833/1997 e tutto, ripeto, è rimasto allo stato delle Conclusioni di cui sopra.
D. In breve, cosa chiede la Associazione alle Istituzioni?.
R: Per il disagio sociale costituito dalla malattia mentale, chiediamo: servizi specifici in strutture adeguate.
D. Forse la politica non vuol “vedere, “ascoltare”, “sentire”?
R. Certamente dimostra di essere molta sorda!
Nei trascorsi 31 anni sono state “scaraventate” centinaia di migliaia di famiglie e di sofferenti nella disperazione e nell’angoscia a vivere giorno dopo giorno notte dopo notte direttamente il rischio ed il dramma conseguente con la presenza in esse di un malato di mente, subendo sulla propria pelle le conseguenze di preannunciate lucide follie anche all’uomo della strada e al cittadino qualunque“episodi” che avvengono ancora oggi quasi quotidianamente , “costringendo” alcune famiglie, in alternativa, ad accollarsi onerosi costi di ricovero in strutture private, rimedio che è peggiore del male.
La famiglia italiana e la pubblica opinione è turbata, indignata, preoccupata.
Lo scriva pure, ma è la verità!
E lo abbiamo detto in ogni dove : al Governo Prodi prima ed ora più e più volte all’On. Berlusconi.
Forse non informano il Presidente Berlusconi, ma questa non è giustificazione.
Ancora una volta, Signor Presidente, debbo dirLe che ci sono cittadini che non devono essere più lasciati soli al loro destino, come Lei dice. sono anch’essi cittadini come i terremotati od i disagiati sociali. La famiglia, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, non può esprimere la propria protesta, il proprio dissenso, il proprio rammarico, né con dimostrazioni di piazza o bloccando pubblici servizi, né alzando bandiere in cortei vocianti od in pseudo proverbiali “digiuni” per rivendicare problemi di enorme rilevanza, come il disagio psichico, che a volte, purtroppo, altera l’equilibrio della famiglia stessa. Sarebbe auspicabile un Suo personale intervento a dirimere questo grave ed urgente disagio sociale.
D. Cosa deve fare lo Stato Italiano.
R. A meno di interpretare l’attuale assenza di una legge-quadro, da me da molto tempo auspicata, come una normale carenza di interpretazione da parte degli Organi Legislativi, questo atteggiamento non deve e non può impedire che si possa “suggerire” eventuali miglioramenti o adeguamenti come nei 19 articoli di proposta di legge di cui sopra.
Con molta umiltà, ma fermezza, vogliamo “consigliare” il Governo Berlusconi l’apertura di un Tavolo Tecnico a Palazzo Chigi per iniziare l’iter per una legislazione adeguata ed efficace, chiara e libera da forme burocratiche che ne sviliscono l’applicazione e non “diluendo” la responsabilità sia degli Enti Locali, che dei “soggetti”, provvedendo al ruolo integrativo a livello economico qualora l’Ente Locale risultasse inadempiente per carenza di fondi.
D. Come affrontare il “bubbone” malattia mentale?
R. Ripeto, con una legge-quadro per incarnare quei principi innovativi delle Conclusioni di quella “Indagine conoscitiva” del 16 luglio 1997, sopra citata, da troppo tempo “dimenticata”.
E’ necessaria una legge-quadro per :
a.) tutelare la dignità e la salute dei sofferenti psichici ;
b.) adottare servizi specifici in strutture adeguate;
c.) garantire la sicurezza di tutti i cittadini.
D. Come proseguire nell’applicazione di quella legge-quadro che Lei auspica ?
R. A mio parere l’Ente Pubblico, che dovrebbe porre in essere quella legge-quadro nazionale di riordino dell’assistenza psichiatrica, è la Regione nei modi che in breve suggerisco :
1.) censire i “soggetti”, poi costruire idonee strutture sia per accogliere i “malati” e sia le terapie;
2.) secondo il principio di sussidiarietà dovrebbero essere coinvolti gli Enti Locali Territoriali, come attesta al punto 40, la Risoluzione n. 2006/2058 INI del Parlamento Europeo ;
3.) si è indicata la Regione solo per motivi di funzionamento, in quanto gli Enti Territoriali non possono essere in grado di svolgere un compito così delicato;
4.) il coinvolgimento della Regione si formalizza a livello economico, sociale, assistenziale e decisionale ;
5.) al primo posto vanni indicate le cure terapeutiche, affidate a specialisti di comprovata esperienza, coadiuvati da personale ausiliario;
6.) la Regione deve programmare la creazione di strutture di accoglienza degne della persona-malata nel rispetto della sua dignità. Quindi nessuna delega a strutture alternative per la funzione di cura ed assistenza. L’eventuale delega per necessità a strutture private, deve sottostare al controllo degli Organismi di tutela.
D. Quale Organismo è necessario?
R. Nel difficile processo di riorganizzazione un ruolo rilevante e molto importante potrebbe svolgere la famiglia, la quale dovrebbe impegnarsi a fornire al “congiunto bisognoso” tutti quei mezzi che giovano alla sua salute e nello sforzo di aiutare gli handicappati psichici non può essere assente la comunità ecclesiale sia a livello Diocesano che Parrocchiale.
In ultima analisi la n/s Associazione ha sempre cercato di considerare e far considerare il “problema” di primaria importanza nonostante si siano spente le luci e sia calato il sipario su quello che è e de ve essere ritenuto un vero dramma in un clima di vera emergenza per la comunità tutta di fronte alla quale sono auspicabili opportune modifiche legislative.
D. Cosa direbbe, in breve, al Presidente Berlusconi se lo incontrasse.
R. Signor Presidente, il popolo italiano non dimentica quello che ha fatto per l’Italia, per come ha mantenuto la promessa nella rimozione della spazzatura a Napoli , per i terremotati dell’Aquila, per il G8 e quant’altro.
In mezzo alle Sue innumerevoli incombenze, per i malati psico-fisici, le loro famiglie e l’opinione pubblica, ci sarà una risposta tanto da lasciare un segno positivo dopo tanti anni di indifferenza?.
Inoltre attendiamo che risponda al nostro appello per considerare l’inalienabilità del diritto alla vita di ogni paziente disabile , ancor più grave se agonizzante od in fase terminale ed in età avanzata, come si va “ventilando” nelle corsie ospedaliere e chiarire quel “budget del ricoverato”.
Il mondo della sofferenza deve trovare nella società e nelle Istituzioni un concreto sostegno per l’esercizio al diritto del riconoscimento delle loro reali condizioni, diritti ribaditi nel Preambolo della Costituzione Europea e ribaditi dalla recente “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” e ratificata in toto dal Suo Governo con il disegno di legge n.2121 art. 2° del 20 febbraio 2009.
Col silenzio, Signor Presidente tutt’ora in itinere non si può che supporre di incamminarci sulla strada dell’imbarbarimento e dell’inizio della fine della nostra civiltà, in questo momento di perversione, di depravazione, di egoismo sfrenato , ritenendo doveroso, essenziale e non procrastinabile il chiarimento di quanto potrebbe essere nello spirito di quel “budget del ricoverato” che rappresenta una pura eutanasia e la negazione del diritto alla vita!
Depressione: patologia mentale che affligge milioni di persone in Italia
Depressione: patologia mentale che affligge milioni di persone in Italia.
Troppe vittime innocenti!
di Felice Previte
La depressione, il “male oscuro” così definito dai mass media, comporta disturbi del tono dell’umore, distrugge il morale, lo spirito della persona, ma soprattutto sta mietendo vittime innocenti nella nostra società.
E’ il “volano” di quanto è avvenuto a Curtarolo in provincia di Padova dove una madre 35enne ha ucciso a coltellate il proprio figlio di 3 anni e poi tenendolo in braccio, quasi a cullare una innocente vittima dopo l’incolpevole feroce delitto, pare, derivante da crisi depressive dopo la nascita della bambina.
E’ tenuta nel Reparto di psichiatrica dell’Ospedale di Padova, che dopo qualche pillola la dimetteranno e così finisce, ancora una volta, il rituale eclatante episodio di sanità malata.
In occasione del Global Mental Health Summit svoltasi recentemente ad Atene l’Organizzazione Mondiale Sanità considera la depressione la seconda patologia al mondo e prevede che nei prossimi 20 anni la depressione sarà tra i problemi di salute più diffusi al mondo, dove vivono 450 milioni di persone con questa patologia ed i Paesi in via di sviluppo dedicano poche risorse alla soluzione, a volte meno del 2% del budget pubblico.
Secondo Shekhar Saxena del Dipartimento di Salute mentale dell’OMS “la depressione è molto più comune rispetto a malattie temute come l’AIDS o il cancro ed entro il 2030 sarà il problema principale da affrontare per i sistemi sanitari del mondo”. Un’epidemia silenziosa, alla quale si dovrebbe porre in bilancio le giuste risorse e tenendo conto “che molte altre patologie sono, in proporzione, in calo in tutto il mondo” conclude l’esperta.
Essa colpisce in età giovanile tra i 18 anni ed i 30 ed il fenomeno acquista il carattere di vera e propria calamità sociale. Gli psichiatri dicono che spesso non è facile distinguere la semplice demoralizzazione da una condizione patologica, ma pare che a ciò vada incontro il 15% di uomini ed il 25% le donne. Quindi una malattia da non confondere con i banali e transitori rilassamenti dell’umore. La depressione grave, dopo l’accertamento terapeutico, diventa difficile perché le funzioni psichiche sono limitate. La malattia si può curare con farmaci, come afferma il mondo scientifico, per fare in modo che la persona recuperi la capacità di comunicazione necessaria per intraprendere una psicoterapia. Questa ultima tende ad ottenere una riattivazione del pensiero e la correzione di atteggiamenti mentali negativi, cosa che avviene principalmente tra paziente e terapeuta. Secondo DATAMEDIA nella fascia tra i 15 ed i 17 anni il 27,5% dichiara di avere esperienze di depressione, il 62,5% di sentirsi depresso qualche volta. La depressione interessa un numero sempre più crescente di adulti, il 44,6% la considera una vera e propria malattia. Secondo l’ANSA i Dipartimenti Salute Mentale, per i diversi tipi di patologie psichiatriche, sono presenti in tutta Italia, ma con diversità nelle Regioni, quest’ultime al di sotto degli standard obiettivi. I posti letto in strutture pubbliche sono più numerosi al nord. Le strutture residenziali hanno operatori in numero di circa 30.700, di cui il 48% infermieri ed il 18% medici e sono sufficienti in Liguria, Toscana, Trento e Bolzano Gli psichiatri, il 25% del fabbisogno, mancherebbero almeno di 5000/7000 operatori.( ANSA R CRO SOB4 R46 INT QBXB 4.12. 2004).
La depressione è l’espressione grave ed urgente, ripeto, di una futura priorità mondiale.
In Italia non abbiamo ancora visto nulla per far uscire da quel tunnel tenebroso questi sofferenti in quanto sussiste una grave carenza di iniziative legislative in favore dell’assistenza psichiatrica da ben 31 anni !
Il disagio psichico è circondato da una coltre di silenzi e disinteressi, anzi da una congiura del silenzio.!
Le parole non servono : ci vogliono i fatti, cari amici della politica, per non “sentire” ancora una volta come si uccidono persone innocenti da parte di persone incolpevoli.!
Troppe vittime innocenti!
di Felice Previte
La depressione, il “male oscuro” così definito dai mass media, comporta disturbi del tono dell’umore, distrugge il morale, lo spirito della persona, ma soprattutto sta mietendo vittime innocenti nella nostra società.
E’ il “volano” di quanto è avvenuto a Curtarolo in provincia di Padova dove una madre 35enne ha ucciso a coltellate il proprio figlio di 3 anni e poi tenendolo in braccio, quasi a cullare una innocente vittima dopo l’incolpevole feroce delitto, pare, derivante da crisi depressive dopo la nascita della bambina.
E’ tenuta nel Reparto di psichiatrica dell’Ospedale di Padova, che dopo qualche pillola la dimetteranno e così finisce, ancora una volta, il rituale eclatante episodio di sanità malata.
In occasione del Global Mental Health Summit svoltasi recentemente ad Atene l’Organizzazione Mondiale Sanità considera la depressione la seconda patologia al mondo e prevede che nei prossimi 20 anni la depressione sarà tra i problemi di salute più diffusi al mondo, dove vivono 450 milioni di persone con questa patologia ed i Paesi in via di sviluppo dedicano poche risorse alla soluzione, a volte meno del 2% del budget pubblico.
Secondo Shekhar Saxena del Dipartimento di Salute mentale dell’OMS “la depressione è molto più comune rispetto a malattie temute come l’AIDS o il cancro ed entro il 2030 sarà il problema principale da affrontare per i sistemi sanitari del mondo”. Un’epidemia silenziosa, alla quale si dovrebbe porre in bilancio le giuste risorse e tenendo conto “che molte altre patologie sono, in proporzione, in calo in tutto il mondo” conclude l’esperta.
Essa colpisce in età giovanile tra i 18 anni ed i 30 ed il fenomeno acquista il carattere di vera e propria calamità sociale. Gli psichiatri dicono che spesso non è facile distinguere la semplice demoralizzazione da una condizione patologica, ma pare che a ciò vada incontro il 15% di uomini ed il 25% le donne. Quindi una malattia da non confondere con i banali e transitori rilassamenti dell’umore. La depressione grave, dopo l’accertamento terapeutico, diventa difficile perché le funzioni psichiche sono limitate. La malattia si può curare con farmaci, come afferma il mondo scientifico, per fare in modo che la persona recuperi la capacità di comunicazione necessaria per intraprendere una psicoterapia. Questa ultima tende ad ottenere una riattivazione del pensiero e la correzione di atteggiamenti mentali negativi, cosa che avviene principalmente tra paziente e terapeuta. Secondo DATAMEDIA nella fascia tra i 15 ed i 17 anni il 27,5% dichiara di avere esperienze di depressione, il 62,5% di sentirsi depresso qualche volta. La depressione interessa un numero sempre più crescente di adulti, il 44,6% la considera una vera e propria malattia. Secondo l’ANSA i Dipartimenti Salute Mentale, per i diversi tipi di patologie psichiatriche, sono presenti in tutta Italia, ma con diversità nelle Regioni, quest’ultime al di sotto degli standard obiettivi. I posti letto in strutture pubbliche sono più numerosi al nord. Le strutture residenziali hanno operatori in numero di circa 30.700, di cui il 48% infermieri ed il 18% medici e sono sufficienti in Liguria, Toscana, Trento e Bolzano Gli psichiatri, il 25% del fabbisogno, mancherebbero almeno di 5000/7000 operatori.( ANSA R CRO SOB4 R46 INT QBXB 4.12. 2004).
La depressione è l’espressione grave ed urgente, ripeto, di una futura priorità mondiale.
In Italia non abbiamo ancora visto nulla per far uscire da quel tunnel tenebroso questi sofferenti in quanto sussiste una grave carenza di iniziative legislative in favore dell’assistenza psichiatrica da ben 31 anni !
Il disagio psichico è circondato da una coltre di silenzi e disinteressi, anzi da una congiura del silenzio.!
Le parole non servono : ci vogliono i fatti, cari amici della politica, per non “sentire” ancora una volta come si uccidono persone innocenti da parte di persone incolpevoli.!
Lo Stato sociale è veramente al servizio della famiglia?
Lo Stato sociale è veramente al servizio della famiglia?
di Felice Previte
In senso riduttivo Welfare State è sinonimo di assistenza, interventi, aiuti di vario genere da parte dello Stato o dell’Ente Pubblico, “politiche”, oggi, che sono più che mai in crisi nel nostro Paese.
Alla legge finanziaria 2010 il Governo non può vantare di aver realizzato un “qualche cosa” in aiuto alla fragilità dell’uomo d’oggi, il quale soffre di disagio psichico.
Non facciamo politica e non siamo contro qualsiasi Governo! Solo evidenziamo emergenze.!
Continuano i periodi bui dettati dal completo disinteressamento verso questa “problematica sociale”, per il mancato ricorso a risorse tese e rese disponibili per il loro indirizzo alle necessità emergenti.
Fin dall’ultima Finanziaria 2009 indetta al traguardo del risanamento dei conti pubblici non era presumibile aspettarsi periodi buoni in favore della situazione in cui “vivono” i malati colpiti nella psiche, il disagio nelle loro famiglie e le evidenti ripercussioni nella società, perché altri capitoli di spesa incombono nel basculante Bilancio dello Stato.
L’amaro in bocca pervade, peraltro, date le misere provvidenze economiche per i disabili.
E così invece di porre in essere quei mezzi finanziari atti a provvedere strutture alternative di accoglienza di questi malati, pensare al fatidico “dopodinoi” , considerare le necessità economiche delle famiglie dove insiste un sofferente psico-fisico che “sopravvive” con 253,13 euro mensili, ci si preoccupa, per esempio, di esaminare se aumentare i patetici 274.000 euro annuali ai manager dello Stato od altro!
Ma non è vergognoso tutto questo.?
Tante, troppe volte le famiglie di questi sofferenti si sono chieste quali siano le ragioni della mancata visione delle conseguenze che apporta questa patologia anche nella società.
Nessuno si è fatto carico di promuovere iniziative in favore dei “malati”.
Nessuna voce si è alzata davanti a scelte sbagliate.
Nessuno di fronte alla destituzionalizzazione del “manicomio” ha proposto un approccio al problema della tutela dei pazienti e dei loro familiari con scelte appropriate.
Solo parole, parole, parole!
La prima scelta che si doveva operare è di valore antropologico che fa riferimento ai valori dell’umanesimo cristiano e dell’etica civile.
La seconda scelta riguarda la programmazione della salute mentale.
La terza fa riferimento al contesto socio-legislativo per neutralizzare i disagi che gli utenti e le loro famiglie incontrano nel quotidiano vivere.
Queste scelte fanno riferimento ad ambiti della salute fisica, del benessere psicologico e relazionale, della vita sociale chiamando in causa specifiche competenze quali psicologi, sessuologi, legislatori.
Molto poco è successo !
La famiglia, specie quella che ha sofferenti psico-fisici, in questo contesto storico ed in questa Finanziaria 2010 invece di essere “difesa” solo con “pannicelli”, ha il grave problema, fra altri, in evidente emergenza quella della ormai “seconda settimana” ed è letteralmente aggredita a livello culturale da una visione astratta, materialistica e consumistica. Questi sono i veri poveri!
L’esperienza quotidiana presenta un periodo, speriamo temporaneo, arduo e precario, una emergenza, una grande difficoltà in una società che fa del relativismo il proprio credo, quel relativismo che è diventato una sorta di dogma che non riconosce le necessità dell’uomo e si indirizza, piuttosto, verso una cultura di delirio verso gli animali domestici, verso i quali nutriamo un rigoroso rispetto, ma che non costituisce una moralità che supera anche il centralismo dell’uomo!
Una “storia” che dura da ben 31 anni, a tratti ironica a tratti drammatica, ma che manifesta l’urgenza del “problema.”
di Felice Previte
In senso riduttivo Welfare State è sinonimo di assistenza, interventi, aiuti di vario genere da parte dello Stato o dell’Ente Pubblico, “politiche”, oggi, che sono più che mai in crisi nel nostro Paese.
Alla legge finanziaria 2010 il Governo non può vantare di aver realizzato un “qualche cosa” in aiuto alla fragilità dell’uomo d’oggi, il quale soffre di disagio psichico.
Non facciamo politica e non siamo contro qualsiasi Governo! Solo evidenziamo emergenze.!
Continuano i periodi bui dettati dal completo disinteressamento verso questa “problematica sociale”, per il mancato ricorso a risorse tese e rese disponibili per il loro indirizzo alle necessità emergenti.
Fin dall’ultima Finanziaria 2009 indetta al traguardo del risanamento dei conti pubblici non era presumibile aspettarsi periodi buoni in favore della situazione in cui “vivono” i malati colpiti nella psiche, il disagio nelle loro famiglie e le evidenti ripercussioni nella società, perché altri capitoli di spesa incombono nel basculante Bilancio dello Stato.
L’amaro in bocca pervade, peraltro, date le misere provvidenze economiche per i disabili.
E così invece di porre in essere quei mezzi finanziari atti a provvedere strutture alternative di accoglienza di questi malati, pensare al fatidico “dopodinoi” , considerare le necessità economiche delle famiglie dove insiste un sofferente psico-fisico che “sopravvive” con 253,13 euro mensili, ci si preoccupa, per esempio, di esaminare se aumentare i patetici 274.000 euro annuali ai manager dello Stato od altro!
Ma non è vergognoso tutto questo.?
Tante, troppe volte le famiglie di questi sofferenti si sono chieste quali siano le ragioni della mancata visione delle conseguenze che apporta questa patologia anche nella società.
Nessuno si è fatto carico di promuovere iniziative in favore dei “malati”.
Nessuna voce si è alzata davanti a scelte sbagliate.
Nessuno di fronte alla destituzionalizzazione del “manicomio” ha proposto un approccio al problema della tutela dei pazienti e dei loro familiari con scelte appropriate.
Solo parole, parole, parole!
La prima scelta che si doveva operare è di valore antropologico che fa riferimento ai valori dell’umanesimo cristiano e dell’etica civile.
La seconda scelta riguarda la programmazione della salute mentale.
La terza fa riferimento al contesto socio-legislativo per neutralizzare i disagi che gli utenti e le loro famiglie incontrano nel quotidiano vivere.
Queste scelte fanno riferimento ad ambiti della salute fisica, del benessere psicologico e relazionale, della vita sociale chiamando in causa specifiche competenze quali psicologi, sessuologi, legislatori.
Molto poco è successo !
La famiglia, specie quella che ha sofferenti psico-fisici, in questo contesto storico ed in questa Finanziaria 2010 invece di essere “difesa” solo con “pannicelli”, ha il grave problema, fra altri, in evidente emergenza quella della ormai “seconda settimana” ed è letteralmente aggredita a livello culturale da una visione astratta, materialistica e consumistica. Questi sono i veri poveri!
L’esperienza quotidiana presenta un periodo, speriamo temporaneo, arduo e precario, una emergenza, una grande difficoltà in una società che fa del relativismo il proprio credo, quel relativismo che è diventato una sorta di dogma che non riconosce le necessità dell’uomo e si indirizza, piuttosto, verso una cultura di delirio verso gli animali domestici, verso i quali nutriamo un rigoroso rispetto, ma che non costituisce una moralità che supera anche il centralismo dell’uomo!
Una “storia” che dura da ben 31 anni, a tratti ironica a tratti drammatica, ma che manifesta l’urgenza del “problema.”
“Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU
Disegno di legge n.1279 e n.2121 che hanno consentito la ratifica ed esecuzione della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU.
Il Disegno di legge n.1279 di autorizzazione alla ratifica della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” delle Nazioni Unite che il Governo ha inteso presentare il 16 dicembre 2008 al Senato della Repubblica in sede referente ( che è stato approvato), ripresentato col n.2121 il 20 febbraio ed approvato dall’Aula di Montecitorio, ci induce ad un modesto, ma deciso commento e tale verso quanti lasciano “marcire” la sofferenza fisica con il perdurare delle barriere sociali, sopratutto quella psicologica che affonda le radici nei drammi delle famiglie colpite dalle conseguenze della malattia mentale.
La forza con cui la Chiesa, i Vescovi ed il S. Padre affrontano questa situazione con chiare parole, forse un po’ lontane dall’atteggiamento che ci si può attendere, ma sono molto esplicite in difesa delle tante famiglie vittime di questo “male”che colpisce nel corpo e nell’anima da troppo tempo.
La “Convenzione”, giustamente, ha riconosciuto il cambiamento radicale di atteggiamento della società verso queste persone per raggiungere la piena eguaglianza considerandoli “individui” con menomazioni in un contesto sfavorevole che diventa disabilità.
La “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali è inserita ed è affermata la normativa che alle persone disabili, “in qualunque condizione esse si trovino, non sia possibile rifiutare l’alimentazione e l’idratazione” principio che doveva essere applicato al caso Englaro ( comma f art.25 ).
Ma la disabilità è ridotta ad una semplice enunciazione di principio all’art.17 (Protezione dell’integrità della persona) per la differenza con l’art.1 che “riconosce uguali diritti umani”e con l’assenza quasi totale in riferimento all’handicappato mentale, che abbisogna in diritto di cure alla salute e non proposizioni lavorative od altro come attesta l’art.27, che resta pur sempre, giustamente, “un diritto al lavoro delle persone con disabilità”, sempre in persone che non richiedono coesione di intelletto e responsabilità.
Ancora una volta insistiamo nel chiarire che disabile è colui che è privato di una forza fisica, handicappato è colui che ha avuto o conseguito uno svantaggio in partenza, una inferiorità interna più psichica che fisica.
Nel Preambolo si richiamano i principi proclamati dalle Nazioni Unite, comprensivi di quanto ha affermato la “Dichiarazione dei diritti dell’handicappato mentale” del 20 dicembre 1971 dove si sostiene che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”.
Quella evidente “inferiorità psichica” può portare a gravi conseguenze per la famiglie e per la società se non si danno misure sociali e legislative specifiche per ridurre “ i rischi dell’esclusione sociale senza discriminazione” come anela giustamente la “Convenzione” stessa agli artt. 3 e 5, “riconoscendo la disabilità un concetto in evoluzione” nel Preambolo lettera e) “riconoscendo inoltre la diversità” nel Preambolo lettera i), “ nel rispetto per la differenza” nell’ art 3 lettera d).
E’ necessario, quindi, un pieno riconoscimento dell’handicappato mentale nella sua veste specifica, apportando quelle “appropriate misure legislative” come sancisce l’art. 4 della “Convenzione”.
Prima di fare una valutazione giuridico-progetto di vita, quei Disegni di legge del Governo Berlusconi, senza apportare quelle modifiche dell’art.4 sopra citate, hanno immediatamente istituito un “Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità” ( ennesimo oneroso trapezio burocratico), stabilendo oneri finanziari dal 2009 al 2014 in euro 500.000 per 40 persone, suddivise :
1.) spese missioni per 10 componenti per 30 riunioni annue ( 6 plenarie e 24 bisettimanali) per 350 euro al giorno così suddivise :
a.) per spese di viaggio euro 149,00
b.) per spese pasti euro 61,00
c.) albergo euro 140,00
totale euro 105.000
2.) per spese ausili e documenti Braille euro 95.000,00;
3.) per spese studi,ricerche, pubblicazioni euro 300,000,00
totale euro 500.000,00
Ci chiediamo e domandiamo : come può una persona handicappato mentale, in sede giuridica compiere
a.) “proprie scelte” art.3 lettera a), che richiedono coesione di intelletto o responsabilità ;
b.) “capacità giuridica” art.12/2;
c.) controllare i propri affari finanziari ed avere uguale accesso a prestiti bancari, mutui ipotecari” art.12/5 d.)”veste di testimoni” art.13/1;
e.) “vivere in maniera indipendente” art.19 ;
f.) “ di sposarsi” art.23/a, quando necessitano per legge condizioni di valutazione del concetto giuridico di consenso e volontà ?;
g)“piena capacità mentale” art. 26/1;
h) “diritto a mantenersi attraverso il lavoro comprensivo ed accessibile” art.27, quando la “Convenzione” non pone alcuna distinzione sulla natura delle minorazioni o menomazioni consentendo di godere della “capacità giuridica” art.12/2 non valutando l’incapacità di agire delle persone che non possono rappresentarsi da sole;
Ci chiediamo e domandiamo in sede etica il progetto di vita :
a.) se con euro 255.13 ( salvo maggior handicap) un “disabile fisico o un handicappato psichico può vivere ?
b.) perché, come sosteniamo da anni, non attuare il “Dopodi noi” ( sfiorato ma non regolamentato dall’art.12/5 della “Convenzione”) cioè l’assenza della sicurezza economica del vivere quotidiano dopo la morte dei genitori o parenti del disabile fisico o dell’handicappato psichico;
Ma è condivisibile, inoltre, con i citati Disegni di Legge del Governo all’art. 2 punto 1. dare “piena ed intera esecuzione alla “Convenzione” e al Protocollo Opzionale”, quando si “mette in moto” l’aborto e l’eutanasia sia nei confronti ed a danno dei disabili fisici e degli handicappati psichici ?
Ma questo è o non è licenza di uccidere!
Se queste metodologie venissero applicate è tragico che una imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto, o la possibilità che tutti i disabili, specie quelli psichici, potrebbero correre il rischio di essere sterilizzati o subire forme di eutanasia, applicazione dell’aborto selettivo,limitazione delle nascite, “misure”, ritenute per evitare complicazioni onde prevenire la diffusione di handicap genetici, che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre in contrasto con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita”, con l’art.15 “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici, e con l’art.16 contro “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita!
Non vorrei trovarmi nei panni di quel medico che quand’anche fosse autorizzato a staccare la “spina” od “altro”in base ad ipotetico provvedimento guardando le sue mani direbbe sempre con angoscia :
siete state voi a spegnere una vita.
Chiediamo che l’Italia assuma leggi appropriate, come sancisce l’art.4/1 della “Convenzione”, nella rideterminazione delle leggi 180/1978 e 833/1978 in una legge-quadro, riconoscendo i diritti e le necessità degli handicappati mentali per la tutela al diritto della loro salute, per le loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.
Con quei Disegni di Legge :
a.) non si è inciso su leggi e regolamenti vigenti né comunitari ;
b.) non sono state introdotte nuove definizioni normative
c.) non si è abrogata esplicitamente né implicitamente nessuna norma:
Ma ci chiediamo e chiediamo con l’opinione pubblica, ma quali sono i benefici della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” e cosa otterranno i destinatari diretti (le persone con handicap psico-fisico ) e quelli indiretti ( la società ) e quando verranno risolti i veri problemi inerenti i disabili fisici e gli handicappati psichici?
Il Disegno di legge n.1279 di autorizzazione alla ratifica della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” delle Nazioni Unite che il Governo ha inteso presentare il 16 dicembre 2008 al Senato della Repubblica in sede referente ( che è stato approvato), ripresentato col n.2121 il 20 febbraio ed approvato dall’Aula di Montecitorio, ci induce ad un modesto, ma deciso commento e tale verso quanti lasciano “marcire” la sofferenza fisica con il perdurare delle barriere sociali, sopratutto quella psicologica che affonda le radici nei drammi delle famiglie colpite dalle conseguenze della malattia mentale.
La forza con cui la Chiesa, i Vescovi ed il S. Padre affrontano questa situazione con chiare parole, forse un po’ lontane dall’atteggiamento che ci si può attendere, ma sono molto esplicite in difesa delle tante famiglie vittime di questo “male”che colpisce nel corpo e nell’anima da troppo tempo.
La “Convenzione”, giustamente, ha riconosciuto il cambiamento radicale di atteggiamento della società verso queste persone per raggiungere la piena eguaglianza considerandoli “individui” con menomazioni in un contesto sfavorevole che diventa disabilità.
La “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali è inserita ed è affermata la normativa che alle persone disabili, “in qualunque condizione esse si trovino, non sia possibile rifiutare l’alimentazione e l’idratazione” principio che doveva essere applicato al caso Englaro ( comma f art.25 ).
Ma la disabilità è ridotta ad una semplice enunciazione di principio all’art.17 (Protezione dell’integrità della persona) per la differenza con l’art.1 che “riconosce uguali diritti umani”e con l’assenza quasi totale in riferimento all’handicappato mentale, che abbisogna in diritto di cure alla salute e non proposizioni lavorative od altro come attesta l’art.27, che resta pur sempre, giustamente, “un diritto al lavoro delle persone con disabilità”, sempre in persone che non richiedono coesione di intelletto e responsabilità.
Ancora una volta insistiamo nel chiarire che disabile è colui che è privato di una forza fisica, handicappato è colui che ha avuto o conseguito uno svantaggio in partenza, una inferiorità interna più psichica che fisica.
Nel Preambolo si richiamano i principi proclamati dalle Nazioni Unite, comprensivi di quanto ha affermato la “Dichiarazione dei diritti dell’handicappato mentale” del 20 dicembre 1971 dove si sostiene che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”.
Quella evidente “inferiorità psichica” può portare a gravi conseguenze per la famiglie e per la società se non si danno misure sociali e legislative specifiche per ridurre “ i rischi dell’esclusione sociale senza discriminazione” come anela giustamente la “Convenzione” stessa agli artt. 3 e 5, “riconoscendo la disabilità un concetto in evoluzione” nel Preambolo lettera e) “riconoscendo inoltre la diversità” nel Preambolo lettera i), “ nel rispetto per la differenza” nell’ art 3 lettera d).
E’ necessario, quindi, un pieno riconoscimento dell’handicappato mentale nella sua veste specifica, apportando quelle “appropriate misure legislative” come sancisce l’art. 4 della “Convenzione”.
Prima di fare una valutazione giuridico-progetto di vita, quei Disegni di legge del Governo Berlusconi, senza apportare quelle modifiche dell’art.4 sopra citate, hanno immediatamente istituito un “Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità” ( ennesimo oneroso trapezio burocratico), stabilendo oneri finanziari dal 2009 al 2014 in euro 500.000 per 40 persone, suddivise :
1.) spese missioni per 10 componenti per 30 riunioni annue ( 6 plenarie e 24 bisettimanali) per 350 euro al giorno così suddivise :
a.) per spese di viaggio euro 149,00
b.) per spese pasti euro 61,00
c.) albergo euro 140,00
totale euro 105.000
2.) per spese ausili e documenti Braille euro 95.000,00;
3.) per spese studi,ricerche, pubblicazioni euro 300,000,00
totale euro 500.000,00
Ci chiediamo e domandiamo : come può una persona handicappato mentale, in sede giuridica compiere
a.) “proprie scelte” art.3 lettera a), che richiedono coesione di intelletto o responsabilità ;
b.) “capacità giuridica” art.12/2;
c.) controllare i propri affari finanziari ed avere uguale accesso a prestiti bancari, mutui ipotecari” art.12/5 d.)”veste di testimoni” art.13/1;
e.) “vivere in maniera indipendente” art.19 ;
f.) “ di sposarsi” art.23/a, quando necessitano per legge condizioni di valutazione del concetto giuridico di consenso e volontà ?;
g)“piena capacità mentale” art. 26/1;
h) “diritto a mantenersi attraverso il lavoro comprensivo ed accessibile” art.27, quando la “Convenzione” non pone alcuna distinzione sulla natura delle minorazioni o menomazioni consentendo di godere della “capacità giuridica” art.12/2 non valutando l’incapacità di agire delle persone che non possono rappresentarsi da sole;
Ci chiediamo e domandiamo in sede etica il progetto di vita :
a.) se con euro 255.13 ( salvo maggior handicap) un “disabile fisico o un handicappato psichico può vivere ?
b.) perché, come sosteniamo da anni, non attuare il “Dopodi noi” ( sfiorato ma non regolamentato dall’art.12/5 della “Convenzione”) cioè l’assenza della sicurezza economica del vivere quotidiano dopo la morte dei genitori o parenti del disabile fisico o dell’handicappato psichico;
Ma è condivisibile, inoltre, con i citati Disegni di Legge del Governo all’art. 2 punto 1. dare “piena ed intera esecuzione alla “Convenzione” e al Protocollo Opzionale”, quando si “mette in moto” l’aborto e l’eutanasia sia nei confronti ed a danno dei disabili fisici e degli handicappati psichici ?
Ma questo è o non è licenza di uccidere!
Se queste metodologie venissero applicate è tragico che una imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto, o la possibilità che tutti i disabili, specie quelli psichici, potrebbero correre il rischio di essere sterilizzati o subire forme di eutanasia, applicazione dell’aborto selettivo,limitazione delle nascite, “misure”, ritenute per evitare complicazioni onde prevenire la diffusione di handicap genetici, che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre in contrasto con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita”, con l’art.15 “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici, e con l’art.16 contro “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita!
Non vorrei trovarmi nei panni di quel medico che quand’anche fosse autorizzato a staccare la “spina” od “altro”in base ad ipotetico provvedimento guardando le sue mani direbbe sempre con angoscia :
siete state voi a spegnere una vita.
Chiediamo che l’Italia assuma leggi appropriate, come sancisce l’art.4/1 della “Convenzione”, nella rideterminazione delle leggi 180/1978 e 833/1978 in una legge-quadro, riconoscendo i diritti e le necessità degli handicappati mentali per la tutela al diritto della loro salute, per le loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.
Con quei Disegni di Legge :
a.) non si è inciso su leggi e regolamenti vigenti né comunitari ;
b.) non sono state introdotte nuove definizioni normative
c.) non si è abrogata esplicitamente né implicitamente nessuna norma:
Ma ci chiediamo e chiediamo con l’opinione pubblica, ma quali sono i benefici della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” e cosa otterranno i destinatari diretti (le persone con handicap psico-fisico ) e quelli indiretti ( la società ) e quando verranno risolti i veri problemi inerenti i disabili fisici e gli handicappati psichici?
L’etica morale ed il bene comune.
L’etica morale ed il bene comune.
di Francesco Felice Previte,
Questi due principi si trovano là dove sono difesi e tutelati i diritti della persona umana, specialmente di quelli che sono portatori di handicap psico-fisici.
Vi è gente distratta e frettolosa, giovani nervosi e scontenti, anziani incompresi ed abbandonati, neonati lasciati sulle strade o nei cassonetti della spazzatura, nuclei familiari alla ricerca di qualche cosa, famiglie con tenitrici di ansia, frustrazioni, stress, dove brulicano depressione ed altri problemi.
Questo è il mondo che in parte riscontriamo, mentre “fuori” impera il consumismo, l’edonismo il materialismo, l’erotismo più sfrenato e via dicendo,”qualità” che corrono e concorrono verso un superficialissimo effimero. Ma siamo in un’epoca democratica !.
Questa svolge le sue funzioni quando vengono eliminate quelle reali disparità che rendono efficiente il diritto positivo,”fuori” da quelle esteriorità di quel “mondo”.
Ogni volta che si sente criticare il sistema democratico perché lento, inconcludente disordinato, bisogna replicare che questi “difetti”, a volte inevitabili, possono essere sollevati perché siamo in un sistema democratico e libero
In libertà e non in libertinaggio!.
Sotto altri” regimi” si dovrebbe tacere, ubbidire, rinunciare ad ogni critica, ad ogni volontà di riforma alla libertà di esprimere un proprio parere. Ciò non significa, comunque, che non si possa o non si debba criticare il sistema, perché per quante lacune possa avere, esso resta il migliore tra i “regimi” che la storia moderna abbia prodotto col consenso del popolo..
La nostra Costituzione, fin’oggi, poggia su tre principi fondamentali : uguaglianza,libertà e fratellanza. Proprio su quest’ultima, cioè il principio della solidarietà sociale, vogliamo porre la nostra attenzione la cui applicazione è a volte carente, anche da parte dello Stato Sociale.
Quante sopraffazioni, quante truffe, quante beffe, quante furbizie legali sono in atto ed in netto contrasto con questo principio.
La solidarietà sociale che la nostra Costituzione, fin’oggi, pone in linea generale nell’art.2 là dove afferma che “la Repubblica…richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà…” è dovuta all’influsso di idee filosofiche e dottrine di uguaglianza e libertà, ma soprattutto a quella immensa “rivoluzione” storica che è stato il cristianesimo perché si diffonda nel mondo l’idea di una fraternità universale, di una comune appartenenza alla famiglia dei figli di Dio.
Nella predicazione del Salvatore troviamo i presupposti per una nuova visione della convivenza tra gli uomini fondata sull’amore e sulla pace ribadita poi, a più di duemila anni di distanza dalle Nazioni Unite.
Solidarietà sociale, principio altamente etico, che ogni uomo deve compiere verso i più sfortunati della vita, verso i più bisognosi e più diseredati, è un concetto che induce ad essere non solo difensore di diritti, ma anche di doveri verso la società.
E trova conferma, anche giuridica, nei diritti di uguaglianza e di pari dignità sociale più volte richiamati dalla Costituzione. Innanzi a queste aride nozioni, ma di altissimo significato che ci richiamano al diritto costituzionale e che ci hanno sempre esaltato, nel contemplare il panorama nel quale oggi si muove la società, notiamo con l’etica morale, che essa società non è in simbiosi con la necessità di operare in favore delle categorie più deboli e se compie qualche “cosa” lo fa in esteriorità ampliata.
Sui temi più scottanti della nostra epoca dalle varie forme di handicap ed a quanto attenta il vivere civile, malgrado confortanti e lodevoli iniziative solidaristiche, non si riesce ad organizzare l’utilizzo del nostro tempo per la “gestione” dei rapporti con gli “altri” favorendo la tendenza a rinchiuderci nei nostri privilegi piuttosto ché in una armonica intesa verso il bene comune.
Quante parole inutili, quante tante poche realizzazioni!.
La guida sociale dei valori della giustizia della solidarietà, della equità, delle pari opportunità è stata travisata nell’autorizzazione all’abuso minando alle fondamenta la progettualità su cui, lo ripetiamo, confortanti private iniziative solidaristiche costruiscono scelte e principi di giustizia, di valori morali e di solidarietà.
Viviamo un periodo d’instabilità, di smarrimento, d’incredulità.
Le Pubbliche Amministrazioni, le Istituzioni sono “distratte”, in generale ci proteggono poco, siamo nelle mani del fato, non ci consentono di gioire della vita, quale dono di Dio. Non ci inducono alla fiducia nella sfiducia. Ci fanno vivere e respirare (salvo un tassa futura) un’aria greve e carica di veleni, irradiando un deserto di solitudine.
L’anonimato urbano, il vivere “soli” accanto a centinaia di migliaia di persone è l’espressione sintomatica dell’uomo moderno.
Ecco allora che è necessario, al di là del sentimento personalistico, spezzare queste catene, questi vincoli, questi incantesimi, spalancare le porte al Divino Messaggio (come sempre proviene dalla Soglia Apostolica di S. Pietro ) ed essere osservanti delle leggi dello Stato, ma nel contempo “ribellarci” comunicando, ispirando, gridando solidarietà e pace!.
Bisogna saper” morire” al proprio egoismo per rinascere alla vita dell’amore solidale.
L’efficacia d’irradiamento di questa cultura va oltre i confini dei valori etico-sociali.
Essa coinvolge le coscienze dei cristiani prima e degli uomini attenti al rapporto bisogno-sensibilità dell’uomo moderno, dopo.
Non vogliamo apparire censori, moralizzatori, untori di manzoniana memoria, siamo come tanti molto realisti e presenti alla quotidianità.
Innanzi al grave attentato,l’egoismo,contro l’uomo d’oggi,tutti, nessuno escluso, abbiamo la responsabilità di un severo esame di coscienza.!
Ecco caro don Antonio ciò che doveva dire : bene comune significa solidarietà e pace !!!
di Francesco Felice Previte,
Questi due principi si trovano là dove sono difesi e tutelati i diritti della persona umana, specialmente di quelli che sono portatori di handicap psico-fisici.
Vi è gente distratta e frettolosa, giovani nervosi e scontenti, anziani incompresi ed abbandonati, neonati lasciati sulle strade o nei cassonetti della spazzatura, nuclei familiari alla ricerca di qualche cosa, famiglie con tenitrici di ansia, frustrazioni, stress, dove brulicano depressione ed altri problemi.
Questo è il mondo che in parte riscontriamo, mentre “fuori” impera il consumismo, l’edonismo il materialismo, l’erotismo più sfrenato e via dicendo,”qualità” che corrono e concorrono verso un superficialissimo effimero. Ma siamo in un’epoca democratica !.
Questa svolge le sue funzioni quando vengono eliminate quelle reali disparità che rendono efficiente il diritto positivo,”fuori” da quelle esteriorità di quel “mondo”.
Ogni volta che si sente criticare il sistema democratico perché lento, inconcludente disordinato, bisogna replicare che questi “difetti”, a volte inevitabili, possono essere sollevati perché siamo in un sistema democratico e libero
In libertà e non in libertinaggio!.
Sotto altri” regimi” si dovrebbe tacere, ubbidire, rinunciare ad ogni critica, ad ogni volontà di riforma alla libertà di esprimere un proprio parere. Ciò non significa, comunque, che non si possa o non si debba criticare il sistema, perché per quante lacune possa avere, esso resta il migliore tra i “regimi” che la storia moderna abbia prodotto col consenso del popolo..
La nostra Costituzione, fin’oggi, poggia su tre principi fondamentali : uguaglianza,libertà e fratellanza. Proprio su quest’ultima, cioè il principio della solidarietà sociale, vogliamo porre la nostra attenzione la cui applicazione è a volte carente, anche da parte dello Stato Sociale.
Quante sopraffazioni, quante truffe, quante beffe, quante furbizie legali sono in atto ed in netto contrasto con questo principio.
La solidarietà sociale che la nostra Costituzione, fin’oggi, pone in linea generale nell’art.2 là dove afferma che “la Repubblica…richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà…” è dovuta all’influsso di idee filosofiche e dottrine di uguaglianza e libertà, ma soprattutto a quella immensa “rivoluzione” storica che è stato il cristianesimo perché si diffonda nel mondo l’idea di una fraternità universale, di una comune appartenenza alla famiglia dei figli di Dio.
Nella predicazione del Salvatore troviamo i presupposti per una nuova visione della convivenza tra gli uomini fondata sull’amore e sulla pace ribadita poi, a più di duemila anni di distanza dalle Nazioni Unite.
Solidarietà sociale, principio altamente etico, che ogni uomo deve compiere verso i più sfortunati della vita, verso i più bisognosi e più diseredati, è un concetto che induce ad essere non solo difensore di diritti, ma anche di doveri verso la società.
E trova conferma, anche giuridica, nei diritti di uguaglianza e di pari dignità sociale più volte richiamati dalla Costituzione. Innanzi a queste aride nozioni, ma di altissimo significato che ci richiamano al diritto costituzionale e che ci hanno sempre esaltato, nel contemplare il panorama nel quale oggi si muove la società, notiamo con l’etica morale, che essa società non è in simbiosi con la necessità di operare in favore delle categorie più deboli e se compie qualche “cosa” lo fa in esteriorità ampliata.
Sui temi più scottanti della nostra epoca dalle varie forme di handicap ed a quanto attenta il vivere civile, malgrado confortanti e lodevoli iniziative solidaristiche, non si riesce ad organizzare l’utilizzo del nostro tempo per la “gestione” dei rapporti con gli “altri” favorendo la tendenza a rinchiuderci nei nostri privilegi piuttosto ché in una armonica intesa verso il bene comune.
Quante parole inutili, quante tante poche realizzazioni!.
La guida sociale dei valori della giustizia della solidarietà, della equità, delle pari opportunità è stata travisata nell’autorizzazione all’abuso minando alle fondamenta la progettualità su cui, lo ripetiamo, confortanti private iniziative solidaristiche costruiscono scelte e principi di giustizia, di valori morali e di solidarietà.
Viviamo un periodo d’instabilità, di smarrimento, d’incredulità.
Le Pubbliche Amministrazioni, le Istituzioni sono “distratte”, in generale ci proteggono poco, siamo nelle mani del fato, non ci consentono di gioire della vita, quale dono di Dio. Non ci inducono alla fiducia nella sfiducia. Ci fanno vivere e respirare (salvo un tassa futura) un’aria greve e carica di veleni, irradiando un deserto di solitudine.
L’anonimato urbano, il vivere “soli” accanto a centinaia di migliaia di persone è l’espressione sintomatica dell’uomo moderno.
Ecco allora che è necessario, al di là del sentimento personalistico, spezzare queste catene, questi vincoli, questi incantesimi, spalancare le porte al Divino Messaggio (come sempre proviene dalla Soglia Apostolica di S. Pietro ) ed essere osservanti delle leggi dello Stato, ma nel contempo “ribellarci” comunicando, ispirando, gridando solidarietà e pace!.
Bisogna saper” morire” al proprio egoismo per rinascere alla vita dell’amore solidale.
L’efficacia d’irradiamento di questa cultura va oltre i confini dei valori etico-sociali.
Essa coinvolge le coscienze dei cristiani prima e degli uomini attenti al rapporto bisogno-sensibilità dell’uomo moderno, dopo.
Non vogliamo apparire censori, moralizzatori, untori di manzoniana memoria, siamo come tanti molto realisti e presenti alla quotidianità.
Innanzi al grave attentato,l’egoismo,contro l’uomo d’oggi,tutti, nessuno escluso, abbiamo la responsabilità di un severo esame di coscienza.!
Ecco caro don Antonio ciò che doveva dire : bene comune significa solidarietà e pace !!!
La curiosità nella diversità, base del successo del Trofeo della Pace
NEWS
La curiosità nella diversità, base del successo del Trofeo della Pace
di Alessandro Barretti
“Ogni volta che l’uomo incontra l’altro gli si presentano tre possibilità: fargli guerra, ritirarsi dietro un muro, aprire un dialogo”. In poche parole Ryszard Kapuscinski, giornalista e scrittore polacco venuto a mancare nel gennaio del 2007, condensa il ventaglio di alternative che si manifestano nel momento in cui ci imbattiamo nell’altro. Un altro con il suo bagaglio di esperienze, credenze religiose, norme di comportamento; in una parola, l’altro con la sua cultura.
La via scelta da chi ha ideato e quindi dato vita al Trofeo della Pace è evidentemente la terza, cioè quella del dialogo, del confronto, della comprensione reciproca. Perché forse il vero obiettivo, più ancora che l’integrazione, è la consapevolezza dell’altro, la definizione di un’eterogeneità culturale da proteggere e stimolare. Insomma, evviva la diversità, se quando si incrociano due strade a prevalere è la curiosità. Quello stato d’animo che stimola l’andare verso ed è nemico del ritrarsi. Un esempio in tal senso viene proprio dal torneo arrivato quest’anno alla quarta edizione. Al termine di Egitto-Tibet i giocatori dello stato che stato non è per unilaterale volontà del governo cinese - e che dai nordafricani ne beccano tanti a pochi -, si fermano sul campo di pallone e continuano, sotto la pioggia, a correre e rincorrersi e ridere con l’entusiasmo dei puri d’animo. Succede che gli egiziani vengono rapiti dalla scena, si fermano a bordo campo e quando gli avversari escono iniziano a chiedere loro notizie sulla questione tibetana. Pare che tra gli egiziani molti manco sapessero localizzare il Tibet sulla cartina geografica ma questo poco importa. Ciò che conta, ciò che “fa cultura”, è lo stimolo a interessarsi all’altro.
Eppoi l’altro si può manifestare sotto varie forme, pure gastronomiche. E così capita che la signora Angel, capitano non giocatore della Costa d’Avorio, inizi a cuocere dolcetti per i suoi giocatori e finisca per infornare chili e chili di biscotti perché i suddetti piacciono a tutti, e tutti i presenti al campo, ivoriani o meno che siano, aspettano il momento in cui l’angelo del forno scopre il vassoio con le sue delizie.
Comprendo e vengo incontro. I giocatori della Romania hanno chiesto all’organizzazione del torneo di spostare una partita che cade nel giorno della Pasqua ortodossa. Cos’è capitato al Trofeo della Pace? Romeni accontentati e chiamati a parlare dei significati della Pasqua ortodossa. Succede poi che la reciproca intesa non sia sufficiente, ma che per sopravvivere sia necessario unirsi. E’ il caso dell’Italia-Birmania, squadra nata per accogliere tre giovani profughi birmani che da soli non avrebbero potuto partecipare alla manifestazione.
Già, si è pure giocato a calcio. Beh, il torneo sette contro sette si è concluso domenica 24 maggio a Monza. Ha vinto l’Egitto Nord Africa, proprio come lo scorso anno, superando dopo i calci di rigore l’Egitto 1 (7-5 il risultato finale). Terzo classificato il Marocco, che nella “finalina” ha battuto 6-5 la Costa d’Avorio. Non resta che rinnovare l’appuntamento per la prossima edizione, consapevoli del fatto che al Trofeo della Pace la scelta, fatta da tempo, si chiama dialogo.
La curiosità nella diversità, base del successo del Trofeo della Pace
di Alessandro Barretti
“Ogni volta che l’uomo incontra l’altro gli si presentano tre possibilità: fargli guerra, ritirarsi dietro un muro, aprire un dialogo”. In poche parole Ryszard Kapuscinski, giornalista e scrittore polacco venuto a mancare nel gennaio del 2007, condensa il ventaglio di alternative che si manifestano nel momento in cui ci imbattiamo nell’altro. Un altro con il suo bagaglio di esperienze, credenze religiose, norme di comportamento; in una parola, l’altro con la sua cultura.
La via scelta da chi ha ideato e quindi dato vita al Trofeo della Pace è evidentemente la terza, cioè quella del dialogo, del confronto, della comprensione reciproca. Perché forse il vero obiettivo, più ancora che l’integrazione, è la consapevolezza dell’altro, la definizione di un’eterogeneità culturale da proteggere e stimolare. Insomma, evviva la diversità, se quando si incrociano due strade a prevalere è la curiosità. Quello stato d’animo che stimola l’andare verso ed è nemico del ritrarsi. Un esempio in tal senso viene proprio dal torneo arrivato quest’anno alla quarta edizione. Al termine di Egitto-Tibet i giocatori dello stato che stato non è per unilaterale volontà del governo cinese - e che dai nordafricani ne beccano tanti a pochi -, si fermano sul campo di pallone e continuano, sotto la pioggia, a correre e rincorrersi e ridere con l’entusiasmo dei puri d’animo. Succede che gli egiziani vengono rapiti dalla scena, si fermano a bordo campo e quando gli avversari escono iniziano a chiedere loro notizie sulla questione tibetana. Pare che tra gli egiziani molti manco sapessero localizzare il Tibet sulla cartina geografica ma questo poco importa. Ciò che conta, ciò che “fa cultura”, è lo stimolo a interessarsi all’altro.
Eppoi l’altro si può manifestare sotto varie forme, pure gastronomiche. E così capita che la signora Angel, capitano non giocatore della Costa d’Avorio, inizi a cuocere dolcetti per i suoi giocatori e finisca per infornare chili e chili di biscotti perché i suddetti piacciono a tutti, e tutti i presenti al campo, ivoriani o meno che siano, aspettano il momento in cui l’angelo del forno scopre il vassoio con le sue delizie.
Comprendo e vengo incontro. I giocatori della Romania hanno chiesto all’organizzazione del torneo di spostare una partita che cade nel giorno della Pasqua ortodossa. Cos’è capitato al Trofeo della Pace? Romeni accontentati e chiamati a parlare dei significati della Pasqua ortodossa. Succede poi che la reciproca intesa non sia sufficiente, ma che per sopravvivere sia necessario unirsi. E’ il caso dell’Italia-Birmania, squadra nata per accogliere tre giovani profughi birmani che da soli non avrebbero potuto partecipare alla manifestazione.
Già, si è pure giocato a calcio. Beh, il torneo sette contro sette si è concluso domenica 24 maggio a Monza. Ha vinto l’Egitto Nord Africa, proprio come lo scorso anno, superando dopo i calci di rigore l’Egitto 1 (7-5 il risultato finale). Terzo classificato il Marocco, che nella “finalina” ha battuto 6-5 la Costa d’Avorio. Non resta che rinnovare l’appuntamento per la prossima edizione, consapevoli del fatto che al Trofeo della Pace la scelta, fatta da tempo, si chiama dialogo.
TROFEO DELLA PACE 2009
NEWS
TROFEO DELLA PACE 2009
Torneo interetnico di calcio a 7 – quarta edizione
di Carlo Chierico
Promosso e organizzato dalla sezione di Monza Brianza della UPF Universal Peace Federation, il Trofeo della Pace ha avuto l’adesione e il patrocinio della Provincia di Milano e dei Comuni di Monza, Agrate Brianza, Brugherio, Cologno Monzese e Villasanta.
Il Trofeo della Pace è iniziato il 22 marzo con la “festa del sorteggio” mentre il calcio d'inizio è stato dato domenica 29 marzo con la partita inaugurale tra la squadra campione in carica dell’Egitto Nord Africa e il Senegal.
Poi per molte domeniche, nei campi da gioco dei vari Comuni aderenti, fino al 24 maggio, giornata conclusiva con la finalissima, le premiazioni e il rinfresco finale, questo torneo ha visto protagonisti insieme circa 200 giocatori con 16 squadre: Bangladesh - Bolivia - Colombia - Costa D’Avorio - Ecuador - Egitto 1 - Egitto N. A. - Italia Birmania - Italia Diritti Umani - Italia Maunazzi - Marocco - Perù - Romania – Senegal – The African Football e Tibet.
Sempre nello spirito di integrazione, coesione sociale, amicizia e rispetto dei popoli, che costituiste "l'anima fondante" del Trofeo. Credendo fermamente nei grandi valori che lo sport è in grado di esprimere: lo sport è passione, lo sport è condivisione, lo sport è pace, lo sport è vita. E cercando di fare in modo che questi non siano slogan vuoti ma libera espressione dei tanti giovani, di tutte le etnie, nazionalità e fede religiosa, che vi hanno partecipato.
Come l’anno scorso, anche per l’edizione 2009 sono stati utilizzati i palloni della campagna “diritti in gioco”, fabbricati in Pakistan senza lo sfruttamento del lavoro minorile e distribuiti in Italia da Commercio Alternativo, mentre tra i vari sponsor tecnici citiamo la società del Monza Calcio e il Centro Sportivo Ambrosini di Monza dove sono state giocate molte partite.
Per ulteriori informazioni ed eventuali proposte di collaborazione ed adesione alla prossima edizione si può scrivere all’indirizzo mail monza@iifwp.it oppure visitare il sito dedicato www.trofeodellapace.org
TROFEO DELLA PACE 2009
Torneo interetnico di calcio a 7 – quarta edizione
di Carlo Chierico
Promosso e organizzato dalla sezione di Monza Brianza della UPF Universal Peace Federation, il Trofeo della Pace ha avuto l’adesione e il patrocinio della Provincia di Milano e dei Comuni di Monza, Agrate Brianza, Brugherio, Cologno Monzese e Villasanta.
Il Trofeo della Pace è iniziato il 22 marzo con la “festa del sorteggio” mentre il calcio d'inizio è stato dato domenica 29 marzo con la partita inaugurale tra la squadra campione in carica dell’Egitto Nord Africa e il Senegal.
Poi per molte domeniche, nei campi da gioco dei vari Comuni aderenti, fino al 24 maggio, giornata conclusiva con la finalissima, le premiazioni e il rinfresco finale, questo torneo ha visto protagonisti insieme circa 200 giocatori con 16 squadre: Bangladesh - Bolivia - Colombia - Costa D’Avorio - Ecuador - Egitto 1 - Egitto N. A. - Italia Birmania - Italia Diritti Umani - Italia Maunazzi - Marocco - Perù - Romania – Senegal – The African Football e Tibet.
Sempre nello spirito di integrazione, coesione sociale, amicizia e rispetto dei popoli, che costituiste "l'anima fondante" del Trofeo. Credendo fermamente nei grandi valori che lo sport è in grado di esprimere: lo sport è passione, lo sport è condivisione, lo sport è pace, lo sport è vita. E cercando di fare in modo che questi non siano slogan vuoti ma libera espressione dei tanti giovani, di tutte le etnie, nazionalità e fede religiosa, che vi hanno partecipato.
Come l’anno scorso, anche per l’edizione 2009 sono stati utilizzati i palloni della campagna “diritti in gioco”, fabbricati in Pakistan senza lo sfruttamento del lavoro minorile e distribuiti in Italia da Commercio Alternativo, mentre tra i vari sponsor tecnici citiamo la società del Monza Calcio e il Centro Sportivo Ambrosini di Monza dove sono state giocate molte partite.
Per ulteriori informazioni ed eventuali proposte di collaborazione ed adesione alla prossima edizione si può scrivere all’indirizzo mail monza@iifwp.it oppure visitare il sito dedicato www.trofeodellapace.org
Seminario sul tema: "progetti educativi per il futuro"
INIZIATIVE
Seminario sul tema: "progetti educativi per il futuro" e posa della targa per commemorare "l'Albero della Pace" a Sesto San Giovanni (MI). Sabato 16 maggio 2009.
La giornata è iniziata all'aperto, presso il parco del Centro Civico Demo Costa Zaccarelli dove il Comune, rappresentato dall'Assessore Giovanni Urro, insieme ad alcuni esponenti della UPF/Universal Peace Federation, rappresentanti di comunità religiose e della società civile, ha voluto porre una targa celebrativa a ricordo dell'Albero della Pace, un acero piantato il 21 settembre 2007 come segno permanente nella città di Sesto San Giovanni.
Dopo una breve presentazione della Universal Peace Federation da parte di Carlo Chierico, che accennava al valore fondamentale della pace per tutti, ben espresso dal motto della UPF inciso sulla targa: "la speranza di ogni generazione è un mondo di pace e unità", prendevano la parola alcuni rappresentanti delle comunità religiose, tra cui il venerabile monaco buddista Rev. Upali, il maestro sufi Mohsen Mouelhi ed il signor Hocine Bouchemal, responsabile del locale Centro Islamico. Alla fine, i presenti toglievano insieme il telo che copriva la targa commemorativa e si univano nel "brindisi della pace".
Poi nella sala grande della bella e funzionale struttura dello stesso Centro Civico, iniziava il convegno, con la seconda tappa del seminario, la prima era stata tenuta a Monza, sul tema: "progetti educativi per il futuro", dedicato ad insegnanti ed operatori nella formazione.
Si partiva con la relazione introduttiva del prof. Giovanni Cominelli, esperto di sistemi educativi, che verteva sulla grande crisi vissuta attualmente la scuola, di ogni ordine e grado, con la conseguente preoccupazione per i giovani di oggi, apparentemente disinteressati a determinati valori etici e morali e davvero poco motivati verso i percorsi scolastici. Quindi Mauro Sarasso, segretario nazionale della UPF, presentava un approccio innovativo per l’educazione dei giovani, basato sull’Educazione del Carattere della Universal Peace Federation, che veniva ripreso e approfondito con l’esperienza pratica del docente Valerio Morello in una scuola media piemontese, con ragazzi di età intorno agli 11/12 anni, dove veniva letto e applicato direttamente dagli stessi ragazzi, con il supporto costante dell’insegnante, il libro sull’Educazione al Carattere dell’UPF, con risultati davvero positivi per i giovani studenti.
Dopo le 3 relazioni principali veniva lasciato spazio ai presenti per contributi, esperienze e domande fino al termine del seminario durato oltre 2 ore; la conclusione di Mauro Sarasso era incentrata sull’idea che da questo gruppo di lavoro possa nascere qualcosa di significativo per il futuro, visto il carattere itinerante del seminario, con il prossimo appuntamento previsto in autunno a Bergamo.
Seminario sul tema: "progetti educativi per il futuro" e posa della targa per commemorare "l'Albero della Pace" a Sesto San Giovanni (MI). Sabato 16 maggio 2009.
La giornata è iniziata all'aperto, presso il parco del Centro Civico Demo Costa Zaccarelli dove il Comune, rappresentato dall'Assessore Giovanni Urro, insieme ad alcuni esponenti della UPF/Universal Peace Federation, rappresentanti di comunità religiose e della società civile, ha voluto porre una targa celebrativa a ricordo dell'Albero della Pace, un acero piantato il 21 settembre 2007 come segno permanente nella città di Sesto San Giovanni.
Dopo una breve presentazione della Universal Peace Federation da parte di Carlo Chierico, che accennava al valore fondamentale della pace per tutti, ben espresso dal motto della UPF inciso sulla targa: "la speranza di ogni generazione è un mondo di pace e unità", prendevano la parola alcuni rappresentanti delle comunità religiose, tra cui il venerabile monaco buddista Rev. Upali, il maestro sufi Mohsen Mouelhi ed il signor Hocine Bouchemal, responsabile del locale Centro Islamico. Alla fine, i presenti toglievano insieme il telo che copriva la targa commemorativa e si univano nel "brindisi della pace".
Poi nella sala grande della bella e funzionale struttura dello stesso Centro Civico, iniziava il convegno, con la seconda tappa del seminario, la prima era stata tenuta a Monza, sul tema: "progetti educativi per il futuro", dedicato ad insegnanti ed operatori nella formazione.
Si partiva con la relazione introduttiva del prof. Giovanni Cominelli, esperto di sistemi educativi, che verteva sulla grande crisi vissuta attualmente la scuola, di ogni ordine e grado, con la conseguente preoccupazione per i giovani di oggi, apparentemente disinteressati a determinati valori etici e morali e davvero poco motivati verso i percorsi scolastici. Quindi Mauro Sarasso, segretario nazionale della UPF, presentava un approccio innovativo per l’educazione dei giovani, basato sull’Educazione del Carattere della Universal Peace Federation, che veniva ripreso e approfondito con l’esperienza pratica del docente Valerio Morello in una scuola media piemontese, con ragazzi di età intorno agli 11/12 anni, dove veniva letto e applicato direttamente dagli stessi ragazzi, con il supporto costante dell’insegnante, il libro sull’Educazione al Carattere dell’UPF, con risultati davvero positivi per i giovani studenti.
Dopo le 3 relazioni principali veniva lasciato spazio ai presenti per contributi, esperienze e domande fino al termine del seminario durato oltre 2 ore; la conclusione di Mauro Sarasso era incentrata sull’idea che da questo gruppo di lavoro possa nascere qualcosa di significativo per il futuro, visto il carattere itinerante del seminario, con il prossimo appuntamento previsto in autunno a Bergamo.
L’Iniziativa sull’Educazione del Carattere
INIZIATIVE
L’Iniziativa sull’Educazione del Carattere
di Giorgio Gasperoni
Il programma sull’Educazione del Carattere della Universal Peace Federation è stato sviluppato per far fronte alla mancanza di una comprensibile educazione morale per i bambini. Il programma è composto di 12 testi più il manuale per gli insegnanti, sono facili e riportano storie che pongono delle sfide morali. Uno studente del Gambia ha commentato: “Ho letto la storia sulla natura del conflitto e come confrontarmi con esso. L’ho riletto tante volte, e sto cercando di applicare quella lezione alla mia vita giornaliera”.
L’esperienza ci mostra che l’Educazione del Carattere è più efficace quando c’è un sforzo comune fra la famiglia, la scuola e il territorio. Il carattere è influenzato e influenza tutti questi livelli dell’esistenza umana. Dei bravi individui formano e si formano in buone famiglie, famiglie solide fanno si che la comunità sia stabile ed armonica, famiglie armoniche formano delle buone nazioni, e delle buone nazioni portano la pace nel mondo. In realtà, l’Educazione del Carattere è molto di più di una semplice preoccupazione individuale. È la chiave alla pace mondiale.
L’iniziativa all’Educazione del Carattere della UPF ha un approccio a vari livelli che includono programmi e curriculum scolastico, programmi educativi per la famiglia e il territorio, e come imparare la cultura del servizio per le persone di tutte le età. Questa visione d’insieme è unica nella Educazione del Carattere, che mette enfasi principalmente sull’impatto che ha la scuola sul carattere. L’iniziativa dell’Educazione del Carattere è stata ideata per guidare e sostenere i giovani a realizzare i tre scopi di vita, precisamente:
1. Crescere e diventare una persona con un carattere maturo, 2. Realizzare buone relazioni e una famiglia di amore, 3. Dare un contributo di valore e duraturo alla società
Inoltre, mentre la maggior parte dei programmi sull’Educazione del Carattere mettono in rilievo lo sviluppo delle virtù individuali, l’iniziativa dell’Educazione del Carattere della UPF racchiude tutte le virtù sotto il suo motto: “Vivere per il bene degli altri” o “Amore altruistico”.
Ogni aspetto del programma è sviluppato con questo motto alla sua radice. I valori chiave che vengono enfatizzati all’inizio del corso sono rispetto, responsabilità, onestà, fiducia, compassione, integrità, gratitudine, perseveranza ed impegno – tutti questi valori sono componenti ed espressione dell’amore altruistico.
La nostra speranza è che questi libri possano beneficiare i giovani in tutto il mondo nell’aiutarli a sviluppare il loro carattere e che possano assisterli nel fare le scelte giuste in relazione a loro stessi, alle loro famiglie, al territorio intorno a loro, alle loro nazioni e a questo mondo condiviso.
L’Iniziativa sull’Educazione del Carattere
di Giorgio Gasperoni
Il programma sull’Educazione del Carattere della Universal Peace Federation è stato sviluppato per far fronte alla mancanza di una comprensibile educazione morale per i bambini. Il programma è composto di 12 testi più il manuale per gli insegnanti, sono facili e riportano storie che pongono delle sfide morali. Uno studente del Gambia ha commentato: “Ho letto la storia sulla natura del conflitto e come confrontarmi con esso. L’ho riletto tante volte, e sto cercando di applicare quella lezione alla mia vita giornaliera”.
L’esperienza ci mostra che l’Educazione del Carattere è più efficace quando c’è un sforzo comune fra la famiglia, la scuola e il territorio. Il carattere è influenzato e influenza tutti questi livelli dell’esistenza umana. Dei bravi individui formano e si formano in buone famiglie, famiglie solide fanno si che la comunità sia stabile ed armonica, famiglie armoniche formano delle buone nazioni, e delle buone nazioni portano la pace nel mondo. In realtà, l’Educazione del Carattere è molto di più di una semplice preoccupazione individuale. È la chiave alla pace mondiale.
L’iniziativa all’Educazione del Carattere della UPF ha un approccio a vari livelli che includono programmi e curriculum scolastico, programmi educativi per la famiglia e il territorio, e come imparare la cultura del servizio per le persone di tutte le età. Questa visione d’insieme è unica nella Educazione del Carattere, che mette enfasi principalmente sull’impatto che ha la scuola sul carattere. L’iniziativa dell’Educazione del Carattere è stata ideata per guidare e sostenere i giovani a realizzare i tre scopi di vita, precisamente:
1. Crescere e diventare una persona con un carattere maturo, 2. Realizzare buone relazioni e una famiglia di amore, 3. Dare un contributo di valore e duraturo alla società
Inoltre, mentre la maggior parte dei programmi sull’Educazione del Carattere mettono in rilievo lo sviluppo delle virtù individuali, l’iniziativa dell’Educazione del Carattere della UPF racchiude tutte le virtù sotto il suo motto: “Vivere per il bene degli altri” o “Amore altruistico”.
Ogni aspetto del programma è sviluppato con questo motto alla sua radice. I valori chiave che vengono enfatizzati all’inizio del corso sono rispetto, responsabilità, onestà, fiducia, compassione, integrità, gratitudine, perseveranza ed impegno – tutti questi valori sono componenti ed espressione dell’amore altruistico.
La nostra speranza è che questi libri possano beneficiare i giovani in tutto il mondo nell’aiutarli a sviluppare il loro carattere e che possano assisterli nel fare le scelte giuste in relazione a loro stessi, alle loro famiglie, al territorio intorno a loro, alle loro nazioni e a questo mondo condiviso.
Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme
INIZIATIVE
Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme
di Riccardo Venturini
La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti, come il Summit di Seul, sono delle tappe importanti.
Una nuova visione per la pace nel XXI° secolo: a Seoul, Corea del Sud, dal 29 maggio al 2 giugno 2009 si è svolto il Summit Mondiale sulla Pace alla presenza di oltre seicento delegati in rappresentanza di tutti i paesi del mondo. Il tema affrontato è stato: Costruire un Mondo di Pace Universale: Essere Una Famiglia Sotto Dio. Il bisogno di incontrarsi e dialogare per approfondire insieme temi quali:
• la risoluzione dei conflitti e l’intervento della UPF con iniziative di pace
• la Famiglia come una risorsa sociale di pace nel mondo, il ruolo della UPF nella costruzione di una cultura globale del volontariato
• il rilancio della collaborazione con l’ONU per la diffusione della pace
• l’impegno del Consiglio Globale della Pace (GPC) per la crescita e lo sviluppo di ogni paese secondo la propria identità
era grande, così come la necessità di riconoscere come un elemento prioritario per affrontare la grave situazione di crisi economica e dei valori sia da ritrovare nella persona. Ogni Ambasciatore di Pace, ogni persona che vive l’esperienza della Universal Peace Federation si è resa conto e ha potuto riconoscere il proprio valore che in ognuno dei contesti di riferimento si sarebbe trasformato in pensieri e in azioni per diffondere valori di pace e di rispetto gli uni degli altri. Avere bisogno di una Perché dobbiamo incontrarci in Corea per trovare un senso al tempo che in maniera volontaria dedichiamo alla soluzione di problemi spesso più grandi di noi? Perché pensiamo nel nostro piccolo di potere contare qualcosa per invertire una tendenza alla rialzo dell’interesse individuale contro la collettività? Semplicemente perché crediamo che l’azione, anche piccola, di ognuno di noi possa portare il mondo verso un cambiamento e, proprio attraverso e con l’UPF, ognuno di noi diventi protagonista di pace, possa cioè essere colui che nella direzione di invertire una tendenza contagia e condivide con altri (persone che vivono in ogni angolo del mondo) i valori di pace, di coesione, di disinteresse, di altruismo, di fiducia, di voglia di vivere insieme che, come valori, oggi abbiamo nascosto dalla nostra esistenza. A Seoul abbiamo trovato un senso per la nostra vita che esce dal piccolo quotidiano che ciascuno deve affrontare a Paramaribo o a Vanuatu, a Suva o a Sofia, a Montreal o a Sapporo, ma che sotto uno stesso tetto trova la coesione e il senso di fiducia nella vita e nell’esistenza per affrontare in maniera risolutiva anche conflitti duraturi e profondi tra popolazioni e paesi nei punti caldi del mondo.
Imparare gli uni dagli altri incomincia dal cibo che si condivide e si scopre insieme a pranzo, a colazione e a cena, piatti salati, dolci o piccanti, pietanze semplici o composte, ingredienti conosciuti o meno familiari, ma con la scelta quotidiana per ognuno di potere mettere qualcosa nel piatto e mangiarlo insieme e parlando e conversando di argomenti preziosi e unici che venivano svelati e approfonditi con curiosità e pazienza da chi si trovava attorno a quel tavolo in quella occasione. La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti come il Summit di Seoul sono delle importanti tappe in un percorso che a volte è in discesa, a volte è in salita, ma sempre deve essere affrontato insieme e sempre nella direzione di trovare una soluzione ad ogni conflitto attraverso una negoziazione. Siamo protagonisti solo, quando siamo chiamati in prima persona ad esprimere una nostra idea, un nostro pensiero e l’UPF a noi tutti offre quell’identità e quella responsabilità che ci aiuterà a dare quel significato e quel senso che certamente la nostra vita merita per essere vissuta in un interesse che supera l’individuo per ritrovare la collettività.
Vivere la pace, ovvero parlare di pace e agire di pace tutti insieme
di Riccardo Venturini
La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti, come il Summit di Seul, sono delle tappe importanti.
Una nuova visione per la pace nel XXI° secolo: a Seoul, Corea del Sud, dal 29 maggio al 2 giugno 2009 si è svolto il Summit Mondiale sulla Pace alla presenza di oltre seicento delegati in rappresentanza di tutti i paesi del mondo. Il tema affrontato è stato: Costruire un Mondo di Pace Universale: Essere Una Famiglia Sotto Dio. Il bisogno di incontrarsi e dialogare per approfondire insieme temi quali:
• la risoluzione dei conflitti e l’intervento della UPF con iniziative di pace
• la Famiglia come una risorsa sociale di pace nel mondo, il ruolo della UPF nella costruzione di una cultura globale del volontariato
• il rilancio della collaborazione con l’ONU per la diffusione della pace
• l’impegno del Consiglio Globale della Pace (GPC) per la crescita e lo sviluppo di ogni paese secondo la propria identità
era grande, così come la necessità di riconoscere come un elemento prioritario per affrontare la grave situazione di crisi economica e dei valori sia da ritrovare nella persona. Ogni Ambasciatore di Pace, ogni persona che vive l’esperienza della Universal Peace Federation si è resa conto e ha potuto riconoscere il proprio valore che in ognuno dei contesti di riferimento si sarebbe trasformato in pensieri e in azioni per diffondere valori di pace e di rispetto gli uni degli altri. Avere bisogno di una Perché dobbiamo incontrarci in Corea per trovare un senso al tempo che in maniera volontaria dedichiamo alla soluzione di problemi spesso più grandi di noi? Perché pensiamo nel nostro piccolo di potere contare qualcosa per invertire una tendenza alla rialzo dell’interesse individuale contro la collettività? Semplicemente perché crediamo che l’azione, anche piccola, di ognuno di noi possa portare il mondo verso un cambiamento e, proprio attraverso e con l’UPF, ognuno di noi diventi protagonista di pace, possa cioè essere colui che nella direzione di invertire una tendenza contagia e condivide con altri (persone che vivono in ogni angolo del mondo) i valori di pace, di coesione, di disinteresse, di altruismo, di fiducia, di voglia di vivere insieme che, come valori, oggi abbiamo nascosto dalla nostra esistenza. A Seoul abbiamo trovato un senso per la nostra vita che esce dal piccolo quotidiano che ciascuno deve affrontare a Paramaribo o a Vanuatu, a Suva o a Sofia, a Montreal o a Sapporo, ma che sotto uno stesso tetto trova la coesione e il senso di fiducia nella vita e nell’esistenza per affrontare in maniera risolutiva anche conflitti duraturi e profondi tra popolazioni e paesi nei punti caldi del mondo.
Imparare gli uni dagli altri incomincia dal cibo che si condivide e si scopre insieme a pranzo, a colazione e a cena, piatti salati, dolci o piccanti, pietanze semplici o composte, ingredienti conosciuti o meno familiari, ma con la scelta quotidiana per ognuno di potere mettere qualcosa nel piatto e mangiarlo insieme e parlando e conversando di argomenti preziosi e unici che venivano svelati e approfonditi con curiosità e pazienza da chi si trovava attorno a quel tavolo in quella occasione. La pace è una condizione che si costruisce lentamente nel tempo e gli appuntamenti come il Summit di Seoul sono delle importanti tappe in un percorso che a volte è in discesa, a volte è in salita, ma sempre deve essere affrontato insieme e sempre nella direzione di trovare una soluzione ad ogni conflitto attraverso una negoziazione. Siamo protagonisti solo, quando siamo chiamati in prima persona ad esprimere una nostra idea, un nostro pensiero e l’UPF a noi tutti offre quell’identità e quella responsabilità che ci aiuterà a dare quel significato e quel senso che certamente la nostra vita merita per essere vissuta in un interesse che supera l’individuo per ritrovare la collettività.
La persona: Francesco Felice Previte
IL PERSONAGGIO
La persona:
Francesco Felice Previte, nato a La Spezia, ma ha svolto fin dai suoi primi anni la sua vita a Genova, attualmente vive in Sicilia, ha come priorità il motto : Pace e Solidarietà.
Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire”, da anni cerca di richiamare l’attenzione dei mass media, dell’opinione pubblica e soprattutto delle Istituzioni su un problema di grandi e vaste dimensioni : la situazione in cui “vivono” i malati mentali, le loro famiglie e la sicurezza di tutti i cittadini esposti quasi giornalmente ad episodi dove protagonisti sono menti psichicamente instabili.
Anteriormente al 1994 scrive a tutti i giornali d’Italia, anche in ambito europeo per sensibilizzare a quel “problema” verso cui le Istituzioni sono indifferenti e silenziose, considerandolo esautorato dopo l’entrata in vigore della legge 180 o legge Basaglia legge che ha “ordinato” la chiusura dei manicomi.
Questo disagio sociale investe non solo la società, ma la coscienza di tutti i cittadini.
Alle Istituzioni, cioè al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati con Petizioni tutt’ora giacenti presso i Consessi, chiede una maggior comprensione di questo disagio sociale onde esaminare al più presto una legge- quadro di riordino dell’assistenza psichiatrica.
In ambito europeo sullo stessa tematica e primo in Europa, ha presentato la Petizione n.146/99 che nelle conclusioni di risposta del 29 maggio 2000 prot. n. PE 290.531 “la Commissione Europea”, riconosce quanto proposto dal Previte “ considerando impellente la necessità di una promozione della salute mentale nel quadro della strategia comunitaria”.
Ancora oggi , insistono nel Senato della Repubblica e nella Camera dei Deputati Petizioni ai sensi dell’art.50 della Costituzione per una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica , considerando prioritario quale primo approccio :
a.) Fondo Speciale Economico, (Dopodinoi) il cruccio delle famiglie, dove confluire tutti i beni che in eredità andranno al “malato”;
b.) L’attivazione della ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali:
c.) Aggiornamento degli assegni di assistenza che con euro 255,13 al mese consentono agli disabili psico-fisici solo la sopravvivenza.
L’Associazione “Cristiani per servire”:
è un movimento d’ispirazione cristiana di solidarietà e carità, non politico, che non ha né chiede contributi a nessuno e di nessun genere, ma ispirandosi alla Dottrina Sociale della Chiesa intende portare il proprio contributo alle attese della gente e del bene comune cercando di scuotere le coscienze di tutti : Amministratori Pubblici, mondo politico, affinché operino per la collettività, specie per le categorie di maggior sofferenza e più esposte alle insensibilità ed all’egoismo.
L’Associazione tiene presente l’Esortazione Apostolica “Cristifidelis Laici” che sollecita le aggregazioni laicali ad una presenza sempre più attiva al servizio della comunità con slancio ed inventiva soprattutto nelle “nuove frontiere”.
Un seme di senapa che si vuole innestare nel male per far germogliare il genere buono.
Il Movimento ha come Presidente Onorario la genovesissima On.le Ines Boffardi già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri “per la condizione femminile”-oggi Ministero pari opportunità- dove il Previte era direttore collaboratore, capo della Segreteria e direttore di sezione nei due Governi Andreotti 1978.
Terminata la Legislatura e ritiratasi a vita privata l’On.Boffardi, il Previte ne ha preso a cuore l’idea iniziando l’opera di “soccorso” in favore dei malati mentali fin dal 1994 ( vedi SIR n.36 del 13 maggio 1994 pag.6).
L’Associazione, per il disagio sociale costituito dalla malattia mentale chiede: servizi specifici in strutture adeguate.
La persona:
Francesco Felice Previte, nato a La Spezia, ma ha svolto fin dai suoi primi anni la sua vita a Genova, attualmente vive in Sicilia, ha come priorità il motto : Pace e Solidarietà.
Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire”, da anni cerca di richiamare l’attenzione dei mass media, dell’opinione pubblica e soprattutto delle Istituzioni su un problema di grandi e vaste dimensioni : la situazione in cui “vivono” i malati mentali, le loro famiglie e la sicurezza di tutti i cittadini esposti quasi giornalmente ad episodi dove protagonisti sono menti psichicamente instabili.
Anteriormente al 1994 scrive a tutti i giornali d’Italia, anche in ambito europeo per sensibilizzare a quel “problema” verso cui le Istituzioni sono indifferenti e silenziose, considerandolo esautorato dopo l’entrata in vigore della legge 180 o legge Basaglia legge che ha “ordinato” la chiusura dei manicomi.
Questo disagio sociale investe non solo la società, ma la coscienza di tutti i cittadini.
Alle Istituzioni, cioè al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati con Petizioni tutt’ora giacenti presso i Consessi, chiede una maggior comprensione di questo disagio sociale onde esaminare al più presto una legge- quadro di riordino dell’assistenza psichiatrica.
In ambito europeo sullo stessa tematica e primo in Europa, ha presentato la Petizione n.146/99 che nelle conclusioni di risposta del 29 maggio 2000 prot. n. PE 290.531 “la Commissione Europea”, riconosce quanto proposto dal Previte “ considerando impellente la necessità di una promozione della salute mentale nel quadro della strategia comunitaria”.
Ancora oggi , insistono nel Senato della Repubblica e nella Camera dei Deputati Petizioni ai sensi dell’art.50 della Costituzione per una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica , considerando prioritario quale primo approccio :
a.) Fondo Speciale Economico, (Dopodinoi) il cruccio delle famiglie, dove confluire tutti i beni che in eredità andranno al “malato”;
b.) L’attivazione della ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali:
c.) Aggiornamento degli assegni di assistenza che con euro 255,13 al mese consentono agli disabili psico-fisici solo la sopravvivenza.
L’Associazione “Cristiani per servire”:
è un movimento d’ispirazione cristiana di solidarietà e carità, non politico, che non ha né chiede contributi a nessuno e di nessun genere, ma ispirandosi alla Dottrina Sociale della Chiesa intende portare il proprio contributo alle attese della gente e del bene comune cercando di scuotere le coscienze di tutti : Amministratori Pubblici, mondo politico, affinché operino per la collettività, specie per le categorie di maggior sofferenza e più esposte alle insensibilità ed all’egoismo.
L’Associazione tiene presente l’Esortazione Apostolica “Cristifidelis Laici” che sollecita le aggregazioni laicali ad una presenza sempre più attiva al servizio della comunità con slancio ed inventiva soprattutto nelle “nuove frontiere”.
Un seme di senapa che si vuole innestare nel male per far germogliare il genere buono.
Il Movimento ha come Presidente Onorario la genovesissima On.le Ines Boffardi già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri “per la condizione femminile”-oggi Ministero pari opportunità- dove il Previte era direttore collaboratore, capo della Segreteria e direttore di sezione nei due Governi Andreotti 1978.
Terminata la Legislatura e ritiratasi a vita privata l’On.Boffardi, il Previte ne ha preso a cuore l’idea iniziando l’opera di “soccorso” in favore dei malati mentali fin dal 1994 ( vedi SIR n.36 del 13 maggio 1994 pag.6).
L’Associazione, per il disagio sociale costituito dalla malattia mentale chiede: servizi specifici in strutture adeguate.
Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.
IL PERSONAGGIO
Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.
Ma dove sono “coloro” che dicono e non fanno?
di Francesco Felice Previte
Il nostro Paese è costantemente “preso” nella litigiosità con scambi di accuse nel mondo politico, senza minimamente curarsi se emergenze, divergenze od esigenze sono degne di essere chiamate tali o vergognosamente lasciate nell’angolo più buio del “buon senso”, auspicando che si realizzi omogeneità d’intenti mirati a concetti di solidarietà verso le persone disabili.
Approvata dall’ONU nel dicembre 2006 la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” ha elaborato i diritti civili e politici di questi “ diversamente abili” ed alla partecipazione di diritto alla salute, al lavoro ed alla protezione sociale, riconoscendo il cambiamento di atteggiamento della società teso a far raggiungere la piena eguaglianza quali persone con menomazione in un contesto sfavorevole che diventa disabilità, escludendo totalmente i sofferenti di problemi di natura psichica.
Di qui due mie Petizioni al Parlamento Italiano ( col n.5 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e col n.6 alla 3° Commissione Affari Sociali Esteri del Senato della Repubblica ;col n.9 all’esame della 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati) onde :
1.) riconoscere la condizione delle persone con problemi di natura psichica con emendamento ai
sensi dell’art.47 della “Convezione”;
2.) adottare norme migliorative in favore della malattia mentale ai sensi dell’art.4 della “Convenzione”;
3.) apportare emendamenti ai sensi dell’art.47 della “Convenzione” con precise riserve da escludere ogni riferimento all’eutanasia, all’aborto sia come diritto che come modalità e metodo della salute riproduttiva.
Non vi è dubbio che la “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali va certamente inserito quello di affermare che alle persone disabili, in qualunque condizioni si trovano (art. 25 lettera f ) non sia possibile rifiutare assistenza medica, prestazione di cure e servizi sanitari, nonché l’alimentazione e l’idratazione .
Inoltre abbiamo condiviso quanto viene apportato per il riconoscimento di diritti e tutele, ma è necessario stare attenti alla parte in cui si tratta di riproduzione e pianificazione familiare (artt.23 e 25 ), in quanto autorizzando l’accesso ai servizi riproduttivi, favoriscono le limitazione delle nascite, travisano il concetto responsabile dei rapporti sessuali, non promuovono la procreazione responsabile, adottano metodologie di sterilizzazioni, favoriscono l’aborto ed introducono l’eutanasia. Queste “innovazioni” sono in contrasto:
a.) con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita “;
b.) con l’art.15 per cui “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici ;
c.) con l’art.16 per cui si è contro a “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita, dono del Creatore, per i metodi naturali e non per programmi contraccettivi che distruggono la società civile ed offendono la dignità della persona.
Se una certa metodologia proclamata dalla “Convenzione” venisse applicata, come è stata ratificata con il disegno di legge del Governo n.2121 art. 2°del 20 febbraio 2009, tutti i disabili, specie gli handicappati psichici, corrono il rischio di essere sterilizzati onde frenare la diffusione di handicap genetici, o subire forme di eutanasia per “evitare” la vita senza senso, applicazione dell’aborto selettivo per eliminare figli imperfetti, limitazione delle nascite, “tutte misure” che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre per le sofferenze insopportabili, con la scusa di lenire il dolore la così “detta pietà”, potrebbe essere un possibile strumento che porta all’eliminazione della vita o, ripeto, forme di eutanasia, “considerazioni”, molto pericolose che potrebbero coinvolgere malati di Alzheimer, malati psichici, terminali, anziani non autosufficienti, “metodologie” che richiamano l’eugenismo e le teorie di selezione della razza tristemente note, perché pratica biomedica che spianò la strada alle terribili selezioni della razza e del genere umano avvenute nel secolo passato, per le quali la Chiesa Cattolica, come altre confessioni, si è sempre opposta a questa strategia devastante.
Ci domandiamo e domandiamo dove erano e dove sono coloro che dicono, oggi, di difendere i disabili, siano essi fisici o psichici, in conferenze, giornate, convegni o che si affacciano negli schermi televisivi ad ammannirci di belle parole ? Forse fanno come Penelope, moglie di Ulisse, che resisteva nobilmente alle istanze dei Proci, serbando la fede al marito andato all’assedio di Troia, promettendo che avrebbe sposato uno di loro appena terminata la tela che di giorno tesseva e la notte la disfaceva ?
Luci ed ombre della “Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili”.
Ma dove sono “coloro” che dicono e non fanno?
di Francesco Felice Previte
Il nostro Paese è costantemente “preso” nella litigiosità con scambi di accuse nel mondo politico, senza minimamente curarsi se emergenze, divergenze od esigenze sono degne di essere chiamate tali o vergognosamente lasciate nell’angolo più buio del “buon senso”, auspicando che si realizzi omogeneità d’intenti mirati a concetti di solidarietà verso le persone disabili.
Approvata dall’ONU nel dicembre 2006 la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” ha elaborato i diritti civili e politici di questi “ diversamente abili” ed alla partecipazione di diritto alla salute, al lavoro ed alla protezione sociale, riconoscendo il cambiamento di atteggiamento della società teso a far raggiungere la piena eguaglianza quali persone con menomazione in un contesto sfavorevole che diventa disabilità, escludendo totalmente i sofferenti di problemi di natura psichica.
Di qui due mie Petizioni al Parlamento Italiano ( col n.5 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e col n.6 alla 3° Commissione Affari Sociali Esteri del Senato della Repubblica ;col n.9 all’esame della 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati) onde :
1.) riconoscere la condizione delle persone con problemi di natura psichica con emendamento ai
sensi dell’art.47 della “Convezione”;
2.) adottare norme migliorative in favore della malattia mentale ai sensi dell’art.4 della “Convenzione”;
3.) apportare emendamenti ai sensi dell’art.47 della “Convenzione” con precise riserve da escludere ogni riferimento all’eutanasia, all’aborto sia come diritto che come modalità e metodo della salute riproduttiva.
Non vi è dubbio che la “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali va certamente inserito quello di affermare che alle persone disabili, in qualunque condizioni si trovano (art. 25 lettera f ) non sia possibile rifiutare assistenza medica, prestazione di cure e servizi sanitari, nonché l’alimentazione e l’idratazione .
Inoltre abbiamo condiviso quanto viene apportato per il riconoscimento di diritti e tutele, ma è necessario stare attenti alla parte in cui si tratta di riproduzione e pianificazione familiare (artt.23 e 25 ), in quanto autorizzando l’accesso ai servizi riproduttivi, favoriscono le limitazione delle nascite, travisano il concetto responsabile dei rapporti sessuali, non promuovono la procreazione responsabile, adottano metodologie di sterilizzazioni, favoriscono l’aborto ed introducono l’eutanasia. Queste “innovazioni” sono in contrasto:
a.) con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita “;
b.) con l’art.15 per cui “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici ;
c.) con l’art.16 per cui si è contro a “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
Siamo per la vita, dono del Creatore, per i metodi naturali e non per programmi contraccettivi che distruggono la società civile ed offendono la dignità della persona.
Se una certa metodologia proclamata dalla “Convenzione” venisse applicata, come è stata ratificata con il disegno di legge del Governo n.2121 art. 2°del 20 febbraio 2009, tutti i disabili, specie gli handicappati psichici, corrono il rischio di essere sterilizzati onde frenare la diffusione di handicap genetici, o subire forme di eutanasia per “evitare” la vita senza senso, applicazione dell’aborto selettivo per eliminare figli imperfetti, limitazione delle nascite, “tutte misure” che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
Inoltre per le sofferenze insopportabili, con la scusa di lenire il dolore la così “detta pietà”, potrebbe essere un possibile strumento che porta all’eliminazione della vita o, ripeto, forme di eutanasia, “considerazioni”, molto pericolose che potrebbero coinvolgere malati di Alzheimer, malati psichici, terminali, anziani non autosufficienti, “metodologie” che richiamano l’eugenismo e le teorie di selezione della razza tristemente note, perché pratica biomedica che spianò la strada alle terribili selezioni della razza e del genere umano avvenute nel secolo passato, per le quali la Chiesa Cattolica, come altre confessioni, si è sempre opposta a questa strategia devastante.
Ci domandiamo e domandiamo dove erano e dove sono coloro che dicono, oggi, di difendere i disabili, siano essi fisici o psichici, in conferenze, giornate, convegni o che si affacciano negli schermi televisivi ad ammannirci di belle parole ? Forse fanno come Penelope, moglie di Ulisse, che resisteva nobilmente alle istanze dei Proci, serbando la fede al marito andato all’assedio di Troia, promettendo che avrebbe sposato uno di loro appena terminata la tela che di giorno tesseva e la notte la disfaceva ?
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