28 novembre 2009

L’etica morale ed il bene comune.

L’etica morale ed il bene comune.

di Francesco Felice Previte,

Questi due principi si trovano là dove sono difesi e tutelati i diritti della persona umana, specialmente di quelli che sono portatori di handicap psico-fisici.
Vi è gente distratta e frettolosa, giovani nervosi e scontenti, anziani incompresi ed abbandonati, neonati lasciati sulle strade o nei cassonetti della spazzatura, nuclei familiari alla ricerca di qualche cosa, famiglie con tenitrici di ansia, frustrazioni, stress, dove brulicano depressione ed altri problemi.
Questo è il mondo che in parte riscontriamo, mentre “fuori” impera il consumismo, l’edonismo il materialismo, l’erotismo più sfrenato e via dicendo,”qualità” che corrono e concorrono verso un superficialissimo effimero. Ma siamo in un’epoca democratica !.
Questa svolge le sue funzioni quando vengono eliminate quelle reali disparità che rendono efficiente il diritto positivo,”fuori” da quelle esteriorità di quel “mondo”.
Ogni volta che si sente criticare il sistema democratico perché lento, inconcludente disordinato, bisogna replicare che questi “difetti”, a volte inevitabili, possono essere sollevati perché siamo in un sistema democratico e libero
In libertà e non in libertinaggio!.
Sotto altri” regimi” si dovrebbe tacere, ubbidire, rinunciare ad ogni critica, ad ogni volontà di riforma alla libertà di esprimere un proprio parere. Ciò non significa, comunque, che non si possa o non si debba criticare il sistema, perché per quante lacune possa avere, esso resta il migliore tra i “regimi” che la storia moderna abbia prodotto col consenso del popolo..
La nostra Costituzione, fin’oggi, poggia su tre principi fondamentali : uguaglianza,libertà e fratellanza. Proprio su quest’ultima, cioè il principio della solidarietà sociale, vogliamo porre la nostra attenzione la cui applicazione è a volte carente, anche da parte dello Stato Sociale.
Quante sopraffazioni, quante truffe, quante beffe, quante furbizie legali sono in atto ed in netto contrasto con questo principio.
La solidarietà sociale che la nostra Costituzione, fin’oggi, pone in linea generale nell’art.2 là dove afferma che “la Repubblica…richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà…” è dovuta all’influsso di idee filosofiche e dottrine di uguaglianza e libertà, ma soprattutto a quella immensa “rivoluzione” storica che è stato il cristianesimo perché si diffonda nel mondo l’idea di una fraternità universale, di una comune appartenenza alla famiglia dei figli di Dio.
Nella predicazione del Salvatore troviamo i presupposti per una nuova visione della convivenza tra gli uomini fondata sull’amore e sulla pace ribadita poi, a più di duemila anni di distanza dalle Nazioni Unite.
Solidarietà sociale, principio altamente etico, che ogni uomo deve compiere verso i più sfortunati della vita, verso i più bisognosi e più diseredati, è un concetto che induce ad essere non solo difensore di diritti, ma anche di doveri verso la società.
E trova conferma, anche giuridica, nei diritti di uguaglianza e di pari dignità sociale più volte richiamati dalla Costituzione. Innanzi a queste aride nozioni, ma di altissimo significato che ci richiamano al diritto costituzionale e che ci hanno sempre esaltato, nel contemplare il panorama nel quale oggi si muove la società, notiamo con l’etica morale, che essa società non è in simbiosi con la necessità di operare in favore delle categorie più deboli e se compie qualche “cosa” lo fa in esteriorità ampliata.
Sui temi più scottanti della nostra epoca dalle varie forme di handicap ed a quanto attenta il vivere civile, malgrado confortanti e lodevoli iniziative solidaristiche, non si riesce ad organizzare l’utilizzo del nostro tempo per la “gestione” dei rapporti con gli “altri” favorendo la tendenza a rinchiuderci nei nostri privilegi piuttosto ché in una armonica intesa verso il bene comune.
Quante parole inutili, quante tante poche realizzazioni!.
La guida sociale dei valori della giustizia della solidarietà, della equità, delle pari opportunità è stata travisata nell’autorizzazione all’abuso minando alle fondamenta la progettualità su cui, lo ripetiamo, confortanti private iniziative solidaristiche costruiscono scelte e principi di giustizia, di valori morali e di solidarietà.
Viviamo un periodo d’instabilità, di smarrimento, d’incredulità.
Le Pubbliche Amministrazioni, le Istituzioni sono “distratte”, in generale ci proteggono poco, siamo nelle mani del fato, non ci consentono di gioire della vita, quale dono di Dio. Non ci inducono alla fiducia nella sfiducia. Ci fanno vivere e respirare (salvo un tassa futura) un’aria greve e carica di veleni, irradiando un deserto di solitudine.
L’anonimato urbano, il vivere “soli” accanto a centinaia di migliaia di persone è l’espressione sintomatica dell’uomo moderno.
Ecco allora che è necessario, al di là del sentimento personalistico, spezzare queste catene, questi vincoli, questi incantesimi, spalancare le porte al Divino Messaggio (come sempre proviene dalla Soglia Apostolica di S. Pietro ) ed essere osservanti delle leggi dello Stato, ma nel contempo “ribellarci” comunicando, ispirando, gridando solidarietà e pace!.
Bisogna saper” morire” al proprio egoismo per rinascere alla vita dell’amore solidale.
L’efficacia d’irradiamento di questa cultura va oltre i confini dei valori etico-sociali.
Essa coinvolge le coscienze dei cristiani prima e degli uomini attenti al rapporto bisogno-sensibilità dell’uomo moderno, dopo.
Non vogliamo apparire censori, moralizzatori, untori di manzoniana memoria, siamo come tanti molto realisti e presenti alla quotidianità.
Innanzi al grave attentato,l’egoismo,contro l’uomo d’oggi,tutti, nessuno escluso, abbiamo la responsabilità di un severo esame di coscienza.!

Ecco caro don Antonio ciò che doveva dire : bene comune significa solidarietà e pace !!!

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