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La curiosità nella diversità, base del successo del Trofeo della Pace
di Alessandro Barretti
“Ogni volta che l’uomo incontra l’altro gli si presentano tre possibilità: fargli guerra, ritirarsi dietro un muro, aprire un dialogo”. In poche parole Ryszard Kapuscinski, giornalista e scrittore polacco venuto a mancare nel gennaio del 2007, condensa il ventaglio di alternative che si manifestano nel momento in cui ci imbattiamo nell’altro. Un altro con il suo bagaglio di esperienze, credenze religiose, norme di comportamento; in una parola, l’altro con la sua cultura.
La via scelta da chi ha ideato e quindi dato vita al Trofeo della Pace è evidentemente la terza, cioè quella del dialogo, del confronto, della comprensione reciproca. Perché forse il vero obiettivo, più ancora che l’integrazione, è la consapevolezza dell’altro, la definizione di un’eterogeneità culturale da proteggere e stimolare. Insomma, evviva la diversità, se quando si incrociano due strade a prevalere è la curiosità. Quello stato d’animo che stimola l’andare verso ed è nemico del ritrarsi. Un esempio in tal senso viene proprio dal torneo arrivato quest’anno alla quarta edizione. Al termine di Egitto-Tibet i giocatori dello stato che stato non è per unilaterale volontà del governo cinese - e che dai nordafricani ne beccano tanti a pochi -, si fermano sul campo di pallone e continuano, sotto la pioggia, a correre e rincorrersi e ridere con l’entusiasmo dei puri d’animo. Succede che gli egiziani vengono rapiti dalla scena, si fermano a bordo campo e quando gli avversari escono iniziano a chiedere loro notizie sulla questione tibetana. Pare che tra gli egiziani molti manco sapessero localizzare il Tibet sulla cartina geografica ma questo poco importa. Ciò che conta, ciò che “fa cultura”, è lo stimolo a interessarsi all’altro.
Eppoi l’altro si può manifestare sotto varie forme, pure gastronomiche. E così capita che la signora Angel, capitano non giocatore della Costa d’Avorio, inizi a cuocere dolcetti per i suoi giocatori e finisca per infornare chili e chili di biscotti perché i suddetti piacciono a tutti, e tutti i presenti al campo, ivoriani o meno che siano, aspettano il momento in cui l’angelo del forno scopre il vassoio con le sue delizie.
Comprendo e vengo incontro. I giocatori della Romania hanno chiesto all’organizzazione del torneo di spostare una partita che cade nel giorno della Pasqua ortodossa. Cos’è capitato al Trofeo della Pace? Romeni accontentati e chiamati a parlare dei significati della Pasqua ortodossa. Succede poi che la reciproca intesa non sia sufficiente, ma che per sopravvivere sia necessario unirsi. E’ il caso dell’Italia-Birmania, squadra nata per accogliere tre giovani profughi birmani che da soli non avrebbero potuto partecipare alla manifestazione.
Già, si è pure giocato a calcio. Beh, il torneo sette contro sette si è concluso domenica 24 maggio a Monza. Ha vinto l’Egitto Nord Africa, proprio come lo scorso anno, superando dopo i calci di rigore l’Egitto 1 (7-5 il risultato finale). Terzo classificato il Marocco, che nella “finalina” ha battuto 6-5 la Costa d’Avorio. Non resta che rinnovare l’appuntamento per la prossima edizione, consapevoli del fatto che al Trofeo della Pace la scelta, fatta da tempo, si chiama dialogo.
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