Ripreso dal New York Times e Corriere della Sera
C’è una superpotenza europea — che difende da sempre
democrazia liberale, pluralismo e mercato libero - caduta in mano a un paio di
politici cinici, che hanno visto nelle paure della gente una straordinaria
opportunità per fare carriera. C'è una questione complessa come la Brexit
ridotta da questi politici a una scelta tra un sì e un no. C'è una campagna
elettorale fatta a suon di bugie che in pochi — tra i sostenitori dell'uscita
della Gran Bretagna dall'Ue — si immaginavano di potere vincere. E ora ci sono
questi improbabili trionfatori che si ritrovano senza un piano preciso per
andare avanti. È il quadro dipinto da Thomas L. Friedman in un commento sul New
York Times Un quadro poco roseo, certo ma niente paura: «Non è la fine del
mondo», dice l'editorialista del Nyt. I guai seri inizieranno se altri Paesi
europei (ma anche gli Stati Uniti, se dovesse vincere Trump) seguiranno le orme
del Regno Unito. «Questo è quello che succede a un Paese che cede alle lusinghe
di venditori di fumo che pensano che la vita possa imitare Twitter — risposte
facili a domande difficili — e che uomini non all'altezza possano riorganizzare
sistemi complessi semplicemente tirando su un muro». Il problema non è
l'immigrazione, ma l'integrazione. Il futuro insomma «è di chi sa costruire reti, non
muri, di chi riesce a integrare, non a separare. Con la Brexit invece ci
perdono tutti, Ue e Gran Bretagna. Per questo l'auspicio, per l'editorialista
del Nyt, è che la campagna per la Regrexit abbia successo e che gli americani
abbandonino Trump». Come dice Eric Beinhocker direttore esecutivo
dell'Istituto per il Nuovo pensiero economico di Londra, dobbiamo usare lo choc
che ci ha provocato la Brexit per «re immaginare, riformare e ricostruire una
nuova Europa».
E noi, citando sempre qualcun altro, stiamo attenti perché
il popolo inconsapevolmente ha liberato Barabba.