“Se sarete ciò che dovete
essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero”
Di Maria Gabriella Mieli
Ci sono personaggi nella storia che vanno oltre le
dimensioni di tempo e spazio e che rendono memorabile, oltre al loro nome,
anche il secolo nel quale sono vissuti. Tra questi personaggi merita un posto d’onore Caterina Benincasa.
Nata il 25 marzo 1347 a Siena e morta il 29 aprile 1380 a Roma, ha vissuto una
vita di fede incrollabile, di determinazione assoluta, di instancabile impegno
per la risoluzione dei conflitti: il tutto accompagnato da una umiltà
inimmaginabile.
Lei, ventiquattresima figlia, nata in una famiglia di
origini umili, illetterata, ha saputo con le sue doti e virtù raggiungere
obiettivi impensabili nel XIV secolo, ma oserei dire anche per i tempi attuali:
uno fra tutti, riportare il Papa a Roma, dopo 70 anni di “cattività
avignonese”. La sua lotta costante per il rinnovamento morale della chiesa
accompagnerà la sua breve ed intensa vita: con tutti i mezzi possibili ha
cercato di allontanarla dagli interessi politici e mondani per richiamarla alla
sua funzione spirituale originale. Obiettivi impensabili ed incredibili se si considera che
Caterina era prima di tutto una donna; e se ancora ci sono resistenze notevoli
oggi, nel XXI secolo anche nei cosiddetti paesi sviluppati, pensiamo a come
dovesse essere l’attitudine verso il genere femminile al tempo di Caterina.
Ha la sua prima visione di Gesù all’età di 6 anni e da
quel momento decide di fare la volontà di Dio con cuore, corpo e mente completamente
uniti. Il suo amore per Gesù e per Dio sono talmente radicati ed elevati che a
soli 7 anni fa voto di verginità consacrandosi al Padre Celeste, al Suo amore e
all’amore per il prossimo. E’ talmente determinata nella sua volontà di
perseguire il suo obiettivo che per essere sicura di raggiungerlo, si rivolge
nelle sue preghiere anche alla Vergine Maria affinché possa fare da
intermediatrice e le chiede anche di darle in sposo suo figlio Gesù.
Una vocazione che le fa trascorre molto tempo in
meditazione e preghiera e rimanere sempre molto appartata. Voleva fare una vita
di penitenza ed imitare i santi eremiti di cui aveva sentito parlare, ma il
piano divino prevedeva per lei ben altro.
Il desiderio della sua famiglia è quello di accasarla, e
lei, all’età di 12 anni si ribella, perché il suo unico desiderio è quello di
servire Gesù e diventare suora; e per rimanere fedele a questa sua scelta, a 14
anni decide di tagliarsi i capelli; a 16 anni riesce ad entrare a far parte
delle “mantellate”, le suore terziarie di San Domenico (lo stesso santo, in una
visione, glielo aveva preannunciato). E da quel momento Caterina si immerge in
una vita di preghiera, di penitenza e di carità, facendo continuamente del
bene, visitando i poveri e portando loro cibo ed indumenti. Visita gli ammalati
negli ospedali, assiste i moribondi e conforta chiunque soffra e abbia bisogno
di un gesto d’amore, incluse le sue consorelle le quali, mosse da invidia e
gelosia, non mancheranno di calunniarla continuamente.
La sua è stata una vita di apostolato attivo, fondato
sulle virtù di verità, pace, giustizia e solidarietà sociale, messe in pratica
con le parole, con la sua eredità di scritti quali le Orazioni, l’Epistolario e
Il Dialogo, e con le sue azioni, esempio per tutti anche oggi.
Molte persone la seguono e diventano suoi discepoli, la
sua famiglia spirituale: i Caterinati. Per loro lei è una mamma; per lei, loro, e non solo loro,
sono i suoi figli.
Essere illetterati non significa mancare di intelligenza
o di saggezza e Caterina ne è il più fulgido esempio. Lo dimostra il contenuto
delle sue lettere. All’inizio sono i suoi discepoli a scrivere per lei sotto
sua dettatura, lei non sa scrivere. All’età di 20 anni impara a leggere e dopo
3 anni impara anche a scrivere e questo avviene in risposta alle sue preghiere
e alla sua determinazione e volontà. Lei riesce a raggiungere i suoi obiettivi
non solo per la sua volontà ferrea, ma anche e soprattutto per le sue
preghiere: ed è nelle richieste che Caterina fa nelle sue preghiere che Dio,
Gesù e Maria esaudiscono i suoi desideri. Lei non chiede gloria e onori; lei
chiede la salvezza delle anime a costo di sofferenza anche estrema. Ed in
questo è talmente umile che quando chiede le stimmate, il suo desiderio è che
restino invisibili ad occhio umano. La condivisione della sofferenza di Gesù la
rende grande, perché riconosce il valore del sacrificio di Gesù con il suo
sangue versato per la nostra redenzione. Nei suoi scritti, ricorderà
sempre questo valore a tutti.
E’ talmente persa nell’amore per Gesù che verrà esaudita
un’altra preghiera: quella dello scambio del suo cuore con quello di Gesù, non
per vanto, ma per vivere gli stessi sentimenti di Gesù di amore incondizionato
verso il mondo.
E’ nel rispondere alla volontà di Dio che Caterina va
verso il mondo ad affrontare i potenti:
sia il potere temporale (sovrani,
principi e principesse, signori e podestà, in Italia e in Europa) che quello spirituale (dai semplici preti e
pastori fino al Santo Padre al quale si rivolge sempre come Cristo in terra). E
lotterà con tutte le sue forze per
rappacificare le anime, per risolvere le discordie, per portare pace. Soffrirà molto per questo, soprattutto per lo
scisma della Chiesa e per le rivolte verso il Papa per e nel ruolo che
rappresenta.
Lavorerà instancabilmente e sempre sui due fronti del
contendere, non
risparmierà critiche verso le situazioni e le persone coinvolte, ma darà sempre
i consigli migliori per il bene comune e seguirà sempre le indicazioni
che le vengono dal cielo: è Dio che parla per bocca sua e nei suoi scritti il
suo parere sarà sempre concorde con il Cielo.
Tra i vari doni ricevuti dall’Alto, anche quello delle
Nozze Mistiche suggellate da un preziosissimo anello che vedrà solo lei. E lei
non dimenticherà mai di ricordare che tutti i figli di Dio costituiscono la
Chiesa nel pieno e concreto senso di
Sposa di Cristo.
Fin da bambina, con l’aiuto del Signore, lei ha compreso
quale fosse il nostro valore ed il nostro obiettivo contemporaneamente: essere
perfetti come il Padre nostro nei cieli; una perfezione vista nella piena
incarnazione dell’amore altruistico. Solo così noi potremo impersonare la
Divinità.
Caterina è stata riconosciuta come grande Mistica, Compatrona
delle infermiere, Compatrona di Roma, Compatrona d’Italia, Compatrona d’Europa (grazie
al suo operato) e soprattutto Dottore
della Chiesa (grazie al valore e al contenuto dei suoi scritti e della sua
esperienza con il Padre Celeste e con Gesù): Prima donna insieme a Teresa
d’Avila a ricevere questo Alto titolo onorifico nel 1970, ma unica persona laica. Questi ed altri
riconoscimenti ottenuti ad un prezzo durissimo composto da penitenze e rinunce
fatte a rischio della vita: tanto sangue, tanto sudore, tante lacrime e tante
preghiere, intrise della passione di Cristo e dell’immenso amore di Dio per
tutti noi. Questa è Caterina da Siena.
Giaculatoria
Caterina da Siena
Eterno Dio,
mi hai creata, sapendo
di me, tutto, nel momento stesso
della mia creazione,
e mi volesti a tua immagine
e fatta della tua luce.
Con tutto il Tuo Amore
mi hai creata,
e in me Ti sei compiaciuto;
Tu così mi creasti.
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