8 luglio 2024

ETICA, SPIRITUALITÀ E NON VIOLENZA PER ACCOGLIERE LA PACE

"Etica, Spiritualità e Nonviolenza" è stato il tema del webinar svoltosi lunedì 4 marzo 2024, organizzato dalla Universal Peace Federation (UPF Italia), attraverso il progetto IAPD, Associazione Interreligiosa per la Pace e lo Sviluppo. 

di Redazione

Primo di quattro incontri pubblici interreligiosi del ciclo "Il Nostro Esodo verso la Terra Promessa della Pace: Dimensione Spirituale e Vita Pratica," che si terranno nel 2024, il webinar è stato aperto da Michele Cavallotto, coordinatore nazionale IAPD. Cavallotto ha posto la domanda: "Da dove proviene l’impulso degli esseri umani ad agire con violenza?" Riferendosi al racconto biblico, ha spiegato che "qualcosa nella famiglia di Adamo ed Eva ha favorito la nascita del seme della violenza, che si è manifestato nell’omicidio di Abele da parte di Caino e si è trasmesso attraverso le diverse generazioni fino a noi." Perciò, ha osservato che è in questi eventi fondamentali che vanno ricercate le radici profonde della predisposizione degli esseri umani all’aggressività. Ha concluso: "Nostra responsabilità è tenerla a bada ed eliminarla gradualmente."

Maria Gabriella Mieli, responsabile delle relazioni esterne di UPF Italia e moderatrice, ha citato le parole del Mahatma Gandhi: "Essendo la nonviolenza la più potente forza del mondo e anche la più sfuggente nel suo meccanismo, richiederà il massimo esercizio di fede. Proprio come crediamo in Dio per fede così dovremmo credere per fede anche nella nonviolenza." Ha poi presentato padre Jacques Serge Frant, monaco della Chiesa Melchita Greco-cattolica della Diocesi di Gerusalemme.

Padre Frant ha ricordato che l’etica nonviolenta fa parte dell’etica del Vangelo, citando brani del Nuovo Testamento in cui Gesù invita a non rivolgere mai l’aggressività contro il prossimo per evitare una spirale di violenza. Ha citato l’esempio di Gesù durante il suo arresto: "Rimetti la spada nel fodero perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada." Il monaco ha proseguito osservando che l’insegnamento di Gesù esorta a porgere l’altra guancia, non come un'assenza di opposizione all’ingiustizia, ma come una componente etica essenziale del cristiano.

Frant ha evocato la figura di Gandhi, affermando che il Mahatma ha riscoperto ai cristiani che ci si può opporre all’ingiustizia con il metodo nonviolento, aggiungendo che Gandhi fu tentato di abbracciare il cristianesimo dopo aver letto le beatitudini evangeliche, ma fu dissuaso dal comportamento incoerente dei cristiani. Ha raccontato un’esperienza personale in cui ha convertito alla nonviolenza una banda di giovani delinquenti a Parigi. Ha citato l’episodio di Gesù che caccia i mercanti dal Tempio, spiegando che si trattò di un gesto profetico e forte, ma rispettoso dell’integrità fisica delle persone. Ha concluso affermando che la nonviolenza non è passività, ma resistenza al nemico rispettandone l’integrità, pur odiando le sue opere ingiuste.

Ispirandosi all’esperienza gandhiana ha parlato del metodo della lotta nonviolenta attiva contro l’ingiustizia, che richiede una strategia che tenga conto della diversità della situazione di ogni Paese; del contesto geopolitico; della necessità di boicottare i prodotti del paese occupante e di sviluppare un’economia locale autonoma; e di mirare alla cessazione dell’occupazione, del conflitto e dell’ingiustizia. Il monaco ha terminato affermando che alla luce di quanto detto “dovremmo riflettere sui motivi per i quali l’azione nonviolenta in Palestina ha fallito.”

Lucetta Sanguinetti, Presidente dell’associazione “La Fabbrica della Pace Onlus,” ha condiviso la sua convinzione che tutti abbiamo un mandato speciale per promuovere la pace. Ha raccontato la sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale e la sua vocazione a vivere una fede incarnata nel perseguimento della pace. Ha sottolineato l'importanza di iniziare a fare la differenza partendo da noi stessi e promuovendo la riconciliazione personale.

Ha proseguito raccontando della sua esperienza di bambina durante la Seconda Guerra Mondiale, rimasta in lei come un incubo ricorrente; della spinta a provare la via cristiana nonostante provenisse da una famiglia atea; e della vocazione di vivere una fede incarnata nel perseguimento della pace.

Nonostante sia umano sentirsi impotenti e pessimisti di fronte alle catastrofi e alle guerre, c’è sempre qualcosa che possiamo fare. Posso, ad esempio, iniziare a fare la differenza partendo da me stessa, ha affermato con grande convinzione. 

All’età di ventiquattro anni, dopo aver letto gli scritti di Don Milani, Gandhi, Capitini, ha gradualmente concentrato tutte le sue energie sul lavoro di pace e cominciato a vincere la paura della guerra… andando in guerra! Ha partecipato al primo conflitto del Golfo come volontaria di pace; alle spedizioni di Interposizione Nonviolenta in Iraq e a Sarajevo e all’esperienza dei Corridoi Umanitari per i profughi di guerra ospitando famiglie della Siria e dell’Eritrea. 

Ha proposto iniziative pratiche per bambini e giovani, come scuole di riconciliazione e corsi di trasformazione non violenta dei conflitti. Ha parlato delle sue esperienze di pace in conflitti internazionali e del progetto di un Museo-Laboratorio di Pace a Collegno.

Sergio Coscia, direttore della Federazione delle Famiglie (FFPMU) di Torino, ha enfatizzato l'importanza di azioni concrete per la pace. Ha raccontato la sua esperienza di obiettore di coscienza e criticato la mancanza di posizioni nette contro la violenza da parte di alcune persone di fede. 

Secondo Coscia non è raro, sebbene sia tragico, vedere persone di fede che non prendono una posizione netta contro la violenza, le guerre, le carneficine, ma si schierano facendo scelte politiche che mettono in secondo piano la loro spiritualità.

Oggi parlare di pace non fa notizia e in questo clima di guerra i principali mezzi di comunicazione hanno tolto dai loro programmi le parole pace e riconciliazione, osserva addolorato, aggiungendo che l’esempio e l’insegnamento dei maestri della pace e della nonviolenza di tutte le ere sono ignorati e inascoltati, e le loro parole sono sovrastate dalle grida di guerra. 

Ha citato Martin Luther King: “L’oscurità non può scacciare il buio, solo la luce può farlo.” Coscia ha invitato a risolvere i conflitti religiosi tramite il dialogo e la cooperazione e a ripudiare la violenza. 

In conclusione, ha citato l’appello della dott.ssa Hak Ja Han Moon, cofondatrice di UPF, affinché le risorse impiegate per rafforzare l’immensa forza militare possano essere destinate per il progresso morale e materiale dell’umanità.

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