19 agosto 2011
INTERVISTA AL VENERABILE LAMA KHENRAB RINPOCHE
di Carlo Chierico
Incontriamo il Ven. Lama Khenrab Rinpoche presso l'Istituto Ghe Pel Ling di Milano, di cui è Maestro residente dall'agosto 2009, e ci intratteniamo con lui per circa un'ora in una atmosfera piacevole, con la profondità spirituale del Maestro davvero visibile agli occhi del cuore. Il Ven. Lama oramai capisce abbastanza bene l'italiano ma preferisce esprimersi nella sua lingua madre e quindi insieme a noi c'è il suo interprete che ringraziamo.
Abbiamo chiesto, innanzitutto, di aiutarci a capire il buddismo iniziando da una definizione: è una religione, una filosofia di vita o entrambe le cose?
Il buddismo ha fondamentalmente 3 aspetti: il primo è quello della fede, di base c'è la fede verso Buddha, chi ha fede in Buddha prende rifugio in Lui e quindi avendo una base di fede possiamo parlarne come religione. Il secondo aspetto è di tipo scientifico, perché parliamo della mente, della psicologia umana e questa non ha nessuna relazione con la fede perché è un semplice studio, un’indagine della mente umana e quindi ne è l'aspetto scientifico. Il terzo aspetto, anche questo senza particolare relazione con la fede, è la filosofia. Quindi riepilogando: prima una pratica religiosa basata sulla fede in Buddha, il secondo aspetto riguarda lo studio della mente umana e il terzo aspetto la filosofia, questi 3 aspetti fondamentali, insieme, sono il buddismo.
Come vede il rapporto tra il buddismo e la società occidentale?
Se confrontiamo il primo aspetto fondamentale del buddismo, che come ho detto prima, è di tipo religioso, con la religione maggiormente praticata in occidente, che è il cristianesimo, le differenze sono palesi: da una parte la fede in Buddha, dall'altra la fede in Gesù Cristo. Mentre per quanto riguarda gli altri 2 aspetti fondamentali del buddismo il rapporto con l'occidente si fa più stretto perché anche qui si studiano la mente umana e la filosofia.
Il cristianesimo e il buddismo però hanno sicuramente dei punti in comune, quali sono i più significativi dal suo punto di vista?
I punti in comune dipendono molto dall'interpretazione degli essere umani, un certo tipo di interpretazione può rendere il cristianesimo e il buddismo molto diversi e un altro può invece avvicinarli. Se parliamo dal punto di vista del vero praticante, chi pratica seriamente gli insegnamenti del cristianesimo, e si impegna veramente nel familiarizzare e nel praticare l'insegnamento altruistico di Gesù Cristo, si impegna veramente nel voler aiutare e portare beneficio agli altri, questa è l'attitudine mentale di un vero cristiano. Così è anche per il buddismo. un vero praticante buddista si impegna a fondo nel voler aiutare e portare beneficio agli altri, non a caso molte recitazioni buddiste iniziano così: "possano tutti gli essere senzienti...". Questo è il maggiore punto in comune.
Normalmente si pensa che i buddisti non facciano proselitismo, però l'aumento dei centri buddisti in Italia negli ultimi anni è stato notevole ed è aumentato anche il numero delle persone che hanno abbracciato il buddismo, a cosa è dovuto questo?
Proselitismo: questo dipenderà molto dai maestri buddisti, dai maestri lama insegnanti, dalle loro motivazioni: se loro hanno la motivazione di accumulare discepoli allora faranno proselitismo. Se l'azione di dare insegnamento buddista diventa proselitismo o meno dipende dalla motivazione dei maestri nell'insegnare. Dopodiché c'è un consiglio, un'indicazione generale di Sua Santità il Dalai Lama che dice che sarebbe bene che ognuno mantenesse la religione dei propri antenati, ma questa non è una regola tassativa, è solo una sua visione, una sua indicazione generale perché poi possiamo constatare che l'intelletto delle persone non è uguale, le aspirazioni degli esseri umani sono diverse e questo è un dato di fatto, non tutti siamo uguali e sulla terra esistono tanti insegnamenti spirituali, che hanno lo scopo finale e comune di arrivare a dare pace e felicità agli esseri umani. Tra questi insegnamenti spirituali c'è il buddismo, che ha anche un metodo utile ad arrivare alla pace nella mente. Oggi molte persone hanno la voglia e la possibilità di ascoltare e confrontare e quindi possono scoprire cos'è il buddismo, qual è il suo insegnamento, la sua filosofia e scoprono anche qual è il metodo che porta a trovare calma e serenità nella mente, scoprendo questi metodi validi ed utili, sorge l'interessamento e quindi le persone si impegnano nello studio e nella pratica del buddismo. E così sorge l'esigenza e la necessità di avere un luogo di studio nella propria città, da questo nasce l'aumento delle persone che vogliono imparare il buddismo e di conseguenza aumenta il numero dei centri buddisti.
Che benefici possono esserci dal conoscere il buddismo per una persona che crede in un altra religione?
Prima di tutto chiariamo un punto fondamentale; nessuno ha l'obbligo né di credere né di praticare una religione, se la persona ne sente la necessità la pratica liberamente, non è una cosa obbligata, credere è e deve rimanere una libera scelta. Partendo dall'esigenza di essere felice e di voler vivere meglio, e pensando di raggiungere questo desiderio per se stesso e poi di essere di aiuto anche agli altri, la gente inizia a praticare la religione, perché nel profondo ha questa speranza. E' però possibile che un insegnamento basato solo sulla fede non sia ritenuto sufficiente, allora si può sentire la necessità di studiare la mente umana e la filosofia, e nel buddismo si trovano questi aspetti, questi insegnamenti. Quindi se una persona di un altra religione sente la necessità di incrementare la conoscenza di questi aspetti, nel buddismo può farlo e arrivare addirittura a rafforzare e incrementare la fede nella propria religione. Così è anche nel buddismo stesso: dove c'è sicuramente la fede, ma prima ci sono lo studio e la comprensione, la fede è la conseguenza della comprensione, la comprensione è la conseguenza dello studio.
Come avrà avuto modo di capire, a noi occidentali piace classificare le cose, qual è il maggiore insegnamento del buddismo?
Nel buddismo la cosa che maggiormente viene spiegata riguarda 2 aspetti fondamentali: uno di tipo teorico e filosofico, la visone, il secondo di tipo pratico e comportamentale. Dal punto di vista pratico la cosa più importante è un comportamento non violento, la non violenza è una condotta importante da assumere non solo tra noi essere umani ma va estesa anche nei confronti delle altre forme di vita, come gli esseri animali e ugualmente la non violenza va estesa anche verso l'ambiente. Ecco perché parliamo dell'esigenza di praticare una condotta di gentilezza verso gli esseri umani, gli esseri animali e l'ambiente che ci circonda. Mantenere una condotta gentile verso tutti e tutto vuol dire non danneggiare l'uomo, gli animali e l'ambiente. Allora sorge la domanda: perché non vanno danneggiati? La ragione per cui non vanno danneggiati riguarda il primo aspetto dell'insegnamento teorico buddista, la visione della realtà, che ci porta a comprendere l'interdipendenza, perché siamo tutti interdipendenti l'uno con l'altro, esiste una relazione tra esseri umani, animali e ambiente, tutti siamo fondamentali e importanti reciprocamente. C'è una relazione diretta e una relazione indiretta, ma sempre c'é una relazione: quando incontriamo una persona per la prima volta ci potrà sembrare uno sconosciuto, ci potrà sembrare che non c'è relazione ma non è così, perché c'è sempre una relazione, anche se non di tipo familiare, amico, etc. In questa terra vivono gli esseri umani, gli esseri animali e l'ambiente che è il contenitore; ecco allora che c'è una relazione tra tutti, perché viviamo tutti in uno stesso contenitore, siamo insieme, allora c'è la relazione e questa relazione non la scegliamo noi, esiste, e il nostro comportamento ne influenza gli effetti. Per questo è fondamentale assumere un atteggiamento di non violenza e gentilezza verso tutti e tutto, nella consapevolezza dell'interdipendenza che esiste.
Noi occidentali identifichiamo il popolo tibetano con il buddismo, è proprio vero che la popolazione tibetana si identifica nel buddismo?
La maggioranza dei tibetani sono buddisti e si identificano con l'insegnamento buddista, però non tutti i tibetani, perché in Tibet ci sono anche minoranze cristiane, con templi che esteriormente sembrano templi buddisti ma interiormente sono chiese, come si capisce dal simbolo del crocifisso all'entrata e dall'immagine di Gesù Cristo all'interno. Inoltre nella capitale Lhasa già dal secolo scorso c'è una moschea, con una minoranza quindi di tibetani che praticano l'Islam.
Tutti noi sappiamo le difficoltà in cui versa il popolo tibetano, cosa si potrebbe fare in concreto dall'Italia?
La storia e le difficoltà del Tibet sono ultimamente conosciute e diffuse, l'aiuto che si potrebbe dare è di vario tipo, da una parte con supporti economici e materiali, ma soprattutto l'appoggio dovrebbe consistere nell'aiutare, a tutti i livelli, al mantenimento e alla conservazione dell'identità culturale tibetana e degli insegnamenti buddisti.
Ven. Maestro, un'ultima domanda: cosa ne pensa del dialogo interreligioso e della possibilità che persone di diverse religioni possano collaborare insieme su progetti comuni?
Il concetto fondamentale è promuovere la pace e realizzarla nel mondo. Questo dipenderà da ogni singolo individuo, da ogni essere che vive su questa terra. La pace nel mondo dipenderà dalla mente di ogni Individuo, se nella mente di ogni individuo ci sarà calma e pace questa sarà possibile anche nel mondo. Però sappiamo che non tutti gli esseri umani hanno predisposizioni e aspirazioni uguali.
Sapendo che lo scopo principale di tutte le religioni è insegnare la pace, ecco allora il compito della religione: insegnare come realizzare la pace tenendo conto delle aspirazioni differenti di ognuno. Se i credenti delle diverse religioni praticassero seriamente gli insegnamenti della religione in cui ripongono la propria fede, la pace sicuramente sarà possibile. Però in queste differenti religioni, e Istituzioni Religiose, non tutti sono santi e veri praticanti, e questo è un altro dato di fatto. Ogni religione dovrebbe chiarire meglio il proprio metodo e scambiarsi reciprocamente la conoscenza: questo sarà sicuramente molto utile.
Il Ven. Lama Khenrab Rinpoche, discepolo diretto del Ven. Lama Thamthog Rinpoche (suo predecessore, ora abate del Monastero di Namgyal e attualmente a Dharamsala, chiamato da S. S. il Dalai Lama) è il nuovo Maestro residente dell'Istituto Ghe Pel Ling di Milano.
Il Ven. Lama khenrab Rinpoche è uno dei Maestri legati alla tradizione dei Thamthog: infatti, assieme a Thamthog Rimpoce si sussegue di vita in vita in un rapporto reciproco di maestro e discepolo. La presente manifestazione è nata in India trent’anni fa e ha vissuto nel Monastero di Sera.Je, dove ha recentemente completato gli studi. Nonostante la sua giovane età, ha già dato numerosi insegnamenti e iniziazioni sia in India che in Occidente.
Il Ghe Pel Ling è un Istituto Studi di Buddhismo Tibetano, socio fondatore dell'Unione Buddhista Italiana, che agisce nell'area metropolitana milanese dal 1978, mentre nel 1989 S.S. il Dalai Lama ha inaugurato l'attuale sede dell'Istituto, in via Euclide, 17 a Milano. Vedi sito web www.gpling.org
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