19 agosto 2011

Tour mondiale di pace

Di Giuseppe Calì

Abbiamo assistito in questo ultimo periodo a grandi eventi che hanno coinvolto direttamente i nostri Ambasciatori di Pace e l’organizzazione stessa della UPF in prima linea.
Parlo del discorso pubblico che il fondatore, Rev. Sun Myung Moon, ha tenuto all’Hotel Marriott di Roma, di fronte a più di mille partecipanti ed alla serata speciale al Teatro Argentina, con lo spettacolo dei “Little Angels”, scuola d’arte fondata anch’essa dal Rev. Moon.
Tali eventi hanno fatto parte di un tour mondiale che ha toccato parecchie nazioni europee con grande successo di pubblico e partecipazione di altissimo livello. È stato un vero “final show down” del nostro fondatore che, alla veneranda età di 91 anni, ha voluto per l’ultima volta offrire personalmente il suo pensiero sul mondo ed il frutto migliore del suo operato per la pace. È proprio sul senso di questi due eventi, apparentemente diversi, ma in realtà figli di una stessa filosofia, che vorrei parlare.
Il primo, il discorso pubblico dal titolo “Costruire un mondo di pace universale nel tempo della crisi globale”, ha riassunto i temi principali della visione unificazionista, che mette al centro della costruzione di un possibile nuovo mondo migliore, la collaborazione appassionata tra Dio e l’uomo. Il nuovo mondo non “pioverà” dal Cielo come azione unilaterale di Dio e nemmeno sarà frutto semplicemente di ideologie e politiche umane: il vero miracolo inizierà proprio dal ritrovamento della nostra vera eredità divina, che ci qualifica in modo autentico quali rappresentanti del Suo Amore nei confronti dell’umanità intera, della natura e della vita stessa in generale. Questo è il nuovo concetto di coscienza messianica il cui tempo è giunto, come preannunciato da Gesù quando parlò degli ultimi giorni. Un tempo di grandi sofferenze, ma anche un tempo di opportunità uniche per gli uomini, che saranno chiamati ad espandere la propria coscienza fino alla consapevolezza definitiva dell’armonia cosmica. Non più barriere tra popoli, razze, religioni e sessi. Non più politica ed economia dettate dall’arrivismo e dalle ambizioni personali, frutto di una storia che è stata contrassegnata dall’abuso costante dell’uomo sull’uomo, sia fisico che politico, economico, intellettuale e spirituale. Una storia, anche recente, che ci ha privati della vera libertà e del respiro attraverso il quale avremmo potuto e dovuto manifestare il meglio della nostra natura e costruire un ambiente sociale adatto alla nostra natura originale che è buona e mirata alla realizzazione del vero amore. Qualcuno, bisogna dire intempestivamente, visti gli ultimi sviluppi del suo operato, accusa ancora il Rev. Moon di porre sé stesso al centro di questa visione, ma il suo concetto di centro è completamente diverso da ciò che normalmente constatiamo: il centro è il luogo dove sta colui che si sacrifica di più per amore del prossimo ed è pronto a fare regola di vita la rinuncia di sé stesso per la felicità altrui. Chiunque può stare in quel centro, purché sia disposto a vivere così. Stare al centro è quindi la posizione più difficile, quella di chi viene spesso incompreso e perseguitato, di coloro che soffrono per la libertà di un popolo, di coloro che hanno il coraggio di proclamare le loro verità anche quando vanno controcorrente e pagano per questo. Il Rev. Moon sostiene con convinzione che il tempo di tutti questi eroi spesso nascosti, silenziosi o messi a tacere, sia venuto e che il tempo degli opportunisti senza anima sia finito. Che sia arrivato dunque il tempo di una leadership più illuminata, che si preoccupi principalmente del benessere del proprio popolo, prima ancora che della vittoria del proprio partito o fazione. Che sia il momento per la gente del mondo di lavorare per il bene comune e non solo per sbarcare il lunario, badando esclusivamente ai propri interessi personali e di categoria. Che le religioni potranno ancora avere un ruolo determinante solo se sapranno dialogare sinceramente e collaborare per l’affermazione dei Principi fondamentali dell’esistenza. Ed afferma ancora che ciò sta già avvenendo gradualmente, sia per Volontà di Dio e sia perché il frutto della sofferenza di tanti innocenti, uomini e donne di fede, idealisti, ricercatori della verità e della libertà, ora è arrivato a maturazione ed il tempo dell’avvento di una nuova generazione è giunto. Il nuovo sistema mondiale deriverà dall’uomo e dalla donna nuovi.
Certo, tutto questo a noi, italiani ed europei scettici e disillusi, può suonare veramente come un eccesso di idealismo “New Age”. Studiando bene tale pensiero, però, si capisce bene che le sue radici sono ben piantate nell’analisi storica ed in una teologia ben strutturata e che le sue prospettive sono molto concrete e socialmente rilevanti. In ogni caso, a scanso di equivoci, bisogna riconoscere che da questa visione nascono vere e proprie imprese, uniche nella loro bellezza e nell’ampiezza dei propri obiettivi. Tra queste spicca sicuramente quella dei “Little Angels”, che vengono per dimostrare che un tale mondo può esistere e c’è chi ci crede fino in fondo.
La storia dei Little Angels è impressionante. Dal 1965 in avanti si sono esibiti davanti a vari presidenti americani, alla regina Elisabetta II, all’assemblea generale dell’ONU, durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Seul e dei campionati mondiali di calcio di Corea ed in tutti i continenti, ricevendo giudizi entusiastici da parte della stampa più autorevole, inclusi il New York Times “Una compagnia fenomenale!”, il Guardian “Fascino ed efficienza immensi”, il Times “Incredibili!”. Pensando che il progetto è essenzialmente quello di una scuola d’arte per bambini della scuola elementare e media, non si può non riconoscere il valore immenso di questa impresa e la sua lungimiranza. Ora loro sono considerati “Ambasciatori di Pace” nel mondo, come la Pravda li ha definiti “Una missione di pace globale che realizza i valori umani più sublimi e la bellezza nell’arte”.
Per spiegare lo scopo di questo tour mondiale vorrei fare riferimento alla spiegazione data dal direttore dei Little Angels, Dr. Bo Hi Pak: “Primo, i Piccoli Angeli sono qui per celebrare la vostra festa nazionale dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Per favore, accettate le nostre congratulazioni di cuore! Secondo, come rappresentanti del popolo coreano e della nazione coreana, siamo venuti a dire “Grazie” al popolo italiano ed alla nazione italiana. Grazie per cosa? Per il sostegno ed il sacrificio che ci avete offerto 60 anni fa, quando la nostra nazione era in grave pericolo. Quando la Guerra di Corea scoppiò nel 1950, l’Italia non era ancora membro della Nazioni Unite; nonostante ciò fu il solo stato non membro a mandare truppe in Corea. Nei 39 mesi in cui l’Italia servì la Corea, tra il 1951 ed il 1954, l’ospedale del campo 68 della Croce Rossa, realizzò il compito quasi impossibile di guarire 229.885 pazienti. Nell’Agosto del 1954 il governo coreano conferì la più alta onorificenza militare alle 2 persone che più si erano distinte tra il personale dell’ospedale della Croce Rossa del campo 68. Insieme alle altre 5 nazioni che mandarono unità mediche in Corea ed alle 16 nazioni membro delle Nazioni Unite che mandarono truppe a combattere, voi avete salvato il nostro paese. Grazie al vostro sacrificio, oggi noi abbiamo la libertà, la democrazia e la prosperità. Si, noi abbiamo un debito di gratitudine con voi; un debito di sangue e di vita. Per commemorare il 60° anniversario della Guerra di Corea, il corpo di ballo dei Piccoli Angeli della Corea e gli Ambasciatori di Pace della Corea, stanno viaggiando nei 16 stati membri delle Nazioni Unite che inviarono truppe durante il conflitto, così come le sei nazioni che inviarono supporto medico. Lo scopo di questo Tour è di onorare i veterani della guerra di Corea e le loro famiglie. Quando la Corea del Nord comunista invase la Corea del Sud nel 1950, i 16 Stati membri delle Nazioni Unite si diressero in Corea a dare il loro aiuto sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e 6 nazioni inviarono aiuti medici. Andarono e difesero la libertà della Corea che così sopravvisse. Nel corso degli ultimi 60 anni, la Corea ha prosperato ed è diventata uno dei 13 paesi più sviluppati del mondo. La Corea non dimenticherà mai il sacrificio di quei soldati e sarà sempre grata a quelle nazioni che andarono in suo aiuto, specialmente quando l’esistenza stessa della nazione fu messa in pericolo”.
Dunque, un impegno incredibile sia organizzativo che finanziario, visto che l’ingresso era gratuito, un investimento di risorse umane così enorme visto che il gruppo itinerante era formato da una settantina di persone, tra artisti, istruttori, direttori e tecnici e tutto questo solo per dire: “Grazie!”.
In un mondo che non sa più cosa sia la gratitudine ed in cui tutto è assoggettato ad interessi economici e di potere, dove il conflitto regna sovrano a tutti i livelli, qualcuno sente ancora profondamente il valore della libertà, della fratellanza tra i popoli, al punto da offrire così tanto! Io credo che a questo punto siamo noi italiani ed europei che dovremmo dire grazie al Rev. Moon ed ai Piccoli Angeli di Corea, per averci dimostrato che tutto ciò in cui noi crediamo non è semplice idealismo, ma può diventare pratica di vita e base della nostra società. I giovani, che all’evento erano molti e che dovrebbero essere la nostra preoccupazione principale e che oggi spesso si abbeverano culturalmente a fonti di acqua contaminata, sprecando le loro passioni ed energie in atteggiamenti e speranze non degne della loro dignità e non consone alla costruzione del loro futuro, hanno potuto assistere ad una vera a propria dimostrazione concreta dei valori più alti.
L’offerta di medaglie al valore da parte dei bambini dei Piccoli Angeli ai veterani presenti, tre dei 128 medici ed infermieri del campo 68 della Croce Rossa Militare Italiana, tra cui una donna di ben 102 anni, ha commosso tutti e lasciato in noi un senso di grande speranza in un futuro nel quale la pietà filiale possa avere ancora un posto d’onore tra le cose che contano di più nella nostra società.

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