19 agosto 2011

Una società che cresce a misura dell’uomo o del consumo


di Riccardo Venturini – Psicologo, San Marino

Un’analisi sul sistema in cui viviamo ci presenta una famiglia che fatica a sopravvivere ed è in crisi nell’affrontare la crescita dei propri figli, una scuola che incontra difficoltà a educare e a rispettare i bisogni di apprendimento individuali

La ricerca delle migliori condizioni di vita per ciascun essere umano in uno qualsiasi dei modelli culturali o sociali in cui viviamo è stata ed è ancora oggi lo scopo perseguito ovunque sia a livello individuale, sia a livello dei governi. Tutti noi vogliamo vivere bene. L’offrire a ognuno maggiori e diverse opportunità di scelta, con la possibilità di crescere nel benessere sono state visioni e temi di programmi che hanno accompagnato l’esistenza di molti progetti di visione del futuro. Oggi viviamo nel 2011 in un mondo che accanto a una crescita economica a velocità esponenziale ha perso un ritmo di crescita altrettanto rapido a livello sociale e collettivo, infatti, come nel migliore dei paradossi siamo in parte prigionieri di quello che abbiamo noi stessi creato. Mentre la celerità di sviluppo della tecnologia e della scienza ci portava a consolidare successi e progressi nel lavoro, nella salute, nel benessere, parallelamente il modello socio educativo viveva i limiti di un tempo che non riusciva a consolidare le buone pratiche acquisite in passato. La persona, il modello familiare e il modello educativo sono stati messi a dura prova da un modello economico che vuole continuare a crescere e che impone un ritmo spedito e incalzante non rispettoso di un flemmatico sistema educativo che fatica a reggere il passo.
Un’analisi sul sistema in cui viviamo ci presenta una famiglia che fatica a sopravvivere ed è in crisi nell’affrontare la crescita dei propri figli, una scuola che incontra difficoltà a educare e a rispettare i bisogni di apprendimento individuali, una vita politica che si scontra tra interessi individuali e interessi collettivi, dove spesso i primi hanno la meglio sui secondi, un associazionismo culturale o sportivo che diventa il riparo o la via di fuga per chi non sa più dove andare a mettere la testa, un oratorio che si apre come meta rifugio per quei giovani che sono alla ricerca di un luogo per esprimere diritti, volontariato e disponibilità per gli altri. L’analisi continua e indica i valori, i bisogni, i sentimenti, che non trovano spazio in una società tecnologicamente avanzata e complessa come la nostra. Ancora di più la fede, i sentimenti o le emozioni che sono parte del benessere di un individuo rimangono marginali e difficili da collocare nella nostra scala delle priorità di vita. Addirittura ci troviamo bersagli di pubblicità che attraverso le emozioni incutono in noi bisogni o l’acquisto di determinati articoli.
Ahimè, la società moderna si è incamminata e continua a svilupparsi su filoni economici e di benessere, involvendosi su se stessa, senza accorgersi minimante che solo ciascun individuo dentro se stesso potrà costruire una via d’uscita per dare forma a un diverso modello sociale dove accanto ad un’espansione che tiene conto e riconosce le nuove scoperte scientifiche deve accettare anche sentimenti e un’identità di fede individuale che mantenga alto per ognuno i valori sociali, il credo nella collettività e la fiducia nel prossimo. La nostra fede appoggia su credo unici e veri per ciascuno che insieme originano una forza maggiore sotto un unico tetto, ma dove ognuno può mantenere la propria credenza e parteciparla con il proprio gruppo. Ogni cammino di fede e ogni spiritualità giovanile assumono con serietà anche il travaglio di un individuo che tenta di costruirsi un’identità componendo dinamicamente le spinte delle proprie energie interiori, i numerosi e svariati messaggi o proposte che sorgono dal contesto, e gli orizzonti che la società attuale fa intravvedere.
Dobbiamo però accorgerci che sono elementi prioritari della vita, la fede in un Signore, le emozioni che proviamo quando abbiamo imparato a dialogare con noi stessi, la fiducia e la disponibilità che poniamo verso gli altri, che diventano parte integrante di una vita fatta di consumi, di immagini alla televisione e di notizie che accompagnano a un ritmo frenetico e quasi impossibile da sostenere il trascorrere del tempo.


Lo sviluppo delle civiltà moderne è oggi segnato dalla centralità dei diritti dell’uomo, così come anche indicato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, dopo l’illuminismo, la rivoluzione francese e quella americana, oggi abbiamo vissuto altri momenti che hanno segnato le tappe della modernità e che accompagnano lo sviluppo verso una meta più condivisa. Quale costo dobbiamo sostenere? Uniformarci è obbligatorio? Imparare a essere noi stessi a rispettare la nostra identità e a giocare insieme con gli altri per costruire un nuovo modello di vita è una sfida che tutti vogliamo raccogliere. Come? Anche mettendo in discussione dal basso la scuola, il sistema educativo, la famiglia, il sistema sociale, la società, il sistema delle regole. Oggi ancora come nel passato (Medioevo, età contemporanea, ecc.) essere ricchi crea differenze, il sistema educativo è prigioniero dei programmi e fatica a riconoscere gli studenti e gli insegnanti, la famiglia è alla mercé del mercato.
Dobbiamo muoverci di più per ritrovare quei valori e riappropriarcene che ci aiuteranno a vivere secondo un vero senso di realtà. La solidarietà, il prendersi cura dell’altro, il condividere le proprie competenze devono essere indirizzate per raggiungere alti livelli di benessere individuale, fisico e mentale. Uno sguardo attento al mondo moderno fa notare, immediatamente, alcuni criteri di comportamento che costituiscono l’occasione o la difficoltà, nell’impegno di educare i giovani alla fede. Come è vivo il senso della libertà individuale così deve esserlo della democrazia come scelta di vita comune in una società multietnica e cosmopolita. Il tema dei diritti, indispensabile e necessario, proprio come tassello della crescita individuale rischia a volte se concepito in maniera unilaterale di condurre a un vicolo cieco. Infatti, proprio quando chi vuole applicare una regola è troppo zelante l’esito dell’applicazione perde di significato rispetto al senso della stessa (ovvero l’idea del legislatore).
Pertanto la direzione da intraprendere è quello dell’adottare formule di società con alta responsabilità sociale condivisa (Cfr. tutti gli studi di Gilda Farrell e del Comitato Direttivo della Coesione Sociale del Consiglio d’Europa sul tema) che permettano un recupero della responsabilità sociale legato direttamente alla partecipazione individuale per quanto ognuno è in grado di fare e agganciati a una antropologia della persona che ritrova sia la relazione con gli altri, sia la differenza/diversità come dimensioni costitutive di ciascun soggetto. In campo politico come in quello religioso, a livello di mentalità o di modi di vivere, la libertà rappresenta per tutti un bene inviolabile. Occorre solo averne maggiore consapevolezza ed essere disposti a rinunciare a tante cose, ma mai alla propria autonomia di scelta. Per terminare e a seguire dobbiamo perciò pensare che nello sviluppo di nuovo modello sociale ogni norma dovrà prima essere interiorizzata per non perdere di significato all'interno del quadro organico dei valori personali e per essere consolidata. Per culminare in modello sociale dove la fede di ognuno, nel rispetto della libertà individuale sarà l’alimento che permetterà a ciascuno di esprimersi nei modi e nelle forme che sceglierà come più opportune. Nella speranza che questo sogno si avveri, incominciamo a costruire il nostro futuro.

Nessun commento:

Posta un commento