19 agosto 2011

Dove sara’ ora Florina ?

dr. Alessandro Marchetti, Presidente dell’ANASPOL, Segr. Gen. Aggto SULPM

Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo per il giornale dell’UPF in qualità di Ambasciatore di Pace sui rapporti tra Polizia Locale e Immigrazione, pensavo, volevo fare un trattato sui problemi sociologici e della sicurezza urbana…. !
Ci sono però episodi che nel lavoro di ognuno di noi rimangono scolpiti in maniera indelebile nella memoria e nella coscienza, cosi mi sono convinto che forse era più esemplificativo raccontarlo, di gran lunga migliore di un trattato…
Svolgo servizio nella Polizia Locale di Roma. Sì, sono uno di quegli antipatici individui in divisa, una volta conosciuti come Vigili, quelli che fanno le multe….
Ma noi, non facciamo solo multe !!
Nel 2009 mentre svolgevo servizio anti-prostituzione nei pressi di Ostia (Roma), fermo una ragazza bionda, molto carina, che in minigonna e toppino attirava gli automobilisti offrendo il proprio corpo, insomma………… si prostituiva. Non mi ci è voluto molto per capire che era una minorenne/adolescente, di nazionalità romena. La prelevo e la conduco negli uffici del mio comando, cerco di farmi dire chi fossero i genitori e dove abitasse, l’accompagno all’Ufficio Immigrazione, ha un documento ed ha 14 anni. L’esame dice che è un documento romeno regolare. Pertanto può tornare libera.
Cerchiamo di farle capire che non è questa la strada giusta per guadagnarsi da vivere, anzi deve abbandonare la strada, e che può avere un futuro migliore, ci ascolta, ci guarda senza parlare. Gli chiediamo se qualcuno la violentasse a scopo intimidatorio, risponde di no visibilmente anche un po’ infastidita dalle nostre domande, non possiamo fare null’altro, chiamiamo il Tribunale dei Minori che l’affida a questo punto ad un centro accoglienza.
Il giorno dopo, stessa ora, stesso posto, la ritrovo sul ciglio di quella maledetta strada, alle spalle della tenuta del Presidente, la riporto in ufficio, richiamo il Tribunale dei Minori che la riaffida allo stesso Centro Accoglienza. Si lo so, ma questa volta l’accompagno io con la mia Collega e andiamo a parlare con la direttrice del Centro.
La responsabile del Centro Accoglienza ci guarda, ci ascolta, ha tra le mani una penna che riesce a far roteare tra le dita, dietro la sua scrivania qualche diploma, riesco a scorgere quello di psicologa. Ci lascia parlare poi ci guarda come se fossimo noi gli stranieri asserendo con fredda determinazione: “La legge mi impedisce di poter intervenire con la coercizione come farebbe in questi casi un genitore, può uscire ed entrare da qui come e quando vuole. Ma se vuole assistenza noi siamo qui pronti a dargliela”. Sarà quell’accento tedesco ma mi convinco, anzi sono certo che non è la soluzione migliore per una bambina che è finita sulla strada. Mi arrendo, non posso far altro, saluto ed esco, convinco però la mia collega a nascondersi con l’auto per osservare quando esce dove va o se qualcuno la va a prendere. Alle 20,45 non è ancora uscita, dobbiamo andarcene.
Il giorno dopo ripasso in servizio su quel tratto di strada, non c’è, forse, forse l’abbiamo convinta? Rifacciamo il giro e invece …. riappare, ancora li, siamo sfortunati, perché avrei voluto tanto cogliere sul fatto colui che l’aveva fatta salire o scendere dall’auto, mi sarebbe piaciuto guardarlo in faccia mentre gli ricordavo anzi gli sottolineavo il fatto che è una minore, mi sarebbe piaciuto osservarlo mentre sbiancava in volto, mentre gli chiedo il nome del suo avvocato perché lo avremmo denunciato, mi sarebbe piaciuto chiedergli se avesse moglie, soprattutto se avesse avuto figlie, per giunta minori.
Nel mio lavoro sono notoriamente un “rompiscatole”, uno che non tralascia facilmente, questa volta sono furibondo, torno in ufficio, prendo carta e penna e chiedo al Tribunale di togliere la patria potestà ai genitori e di affidarla al Sindaco, questo ci avrebbe consentito di usare il minimo potere di coercizione per impedirle di tornare in strada. Lo so bene che è una forzatura, ma ci provo ugualmente.
La legge è inclemente e il Sostituto Procuratore, una donna, mi fa capire con molta pazienza che noi dobbiamo applicare le leggi, non farle. La ragazzina rifinisce in quel Centro accoglienza. Guardo la bambina, ha la faccia scocciata perché dice che le stiamo facendo perdere dei soldi e che a lei nessuno la obbliga.
Nel frattempo al Comando arrivano le telefonate, c’è gente che si lamenta perché non hanno visto la pattuglia anti-prostituzione, chiamano persino dal Comando Generale, mi ordinano di tornare ad Ostia a fare il mio giro di pattuglia. La guardo, è li seduta su una panca, non mi aveva mai guardato, questa volta incrocio il suo sguardo ed è uno sguardo da bambina, chi ha figli può capirmi.
Torno indietro, le chiedo se fosse sicura di continuare cosi. Non risponde, non sbuffa, guarda solo da un'altra parte.
Su quelle strade io non l’ho più rivista e i miei Colleghi neanche.
Speravo in cuor mio che Florina avesse cambiato vita….
Dopo qualche settimana chiedo ad un’altra ragazza, Natalia, maggiorenne con un figlio di due anni, purtroppo anche lei prostituta, se sa niente della bambina che “lavorava” a cento metri da lei, mi dice che Florina ha solo cambiato città.
Florina non è romena, non è italiana, non è nigeriana, era ED è solamente una bambina violata !!

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