Uno sguardo su un caso di studio nel continente africano
Il contesto
Nel diciottesimo secolo gl’inglesi iniziarono il processo che avrebbe portato alla costituzione della Sierra Leone trasformandola in un protettorato inglese fino all’indipendenza del 1961 attraverso l’importazione di schiavi liberi dalle Americhe. I Creoli, discendenti diretti degli ex-schiavi rappresentano il 10% della popolazione. Gli altri due gruppi etnici principali sono i Temne (30%) e i Mende (30%), mentre la rimanente parte della popolazione è costituita da etnie minori. Quasi il 60% della popolazione è musulmana, il 30% è cristiano e il 10% segue tradizioni indigene. La storia della Sierra Leone è caratterizzata da tolleranza religiosa e coesistenza. Ciò nonostante, nella seconda metà del ventesimo secolo, la cattiva gestione dell’economia e la corruzione hanno portato la nazione ad essere una delle più povere al mondo.
Il conflitto
Verso la fine degli anni 80, il malcontento dovuto alla disperata situazione economia verso l’élite governante ha portato alla formazione di gruppi ribelli. Il più conosciuto è il Fronte Rivoluzionario Unito (FRU), la cui occupazione di città nell’est del paese dal 1991 ha marcato l’inizio di una brutale guerra civile tra il governo e il FRU durata fino al 2002. Perseguitato da una guerra economica legata indissolubilmente dal mercato dei diamanti, il conflitto è stato caratterizzato da una serie di golpe militari e orribili abusi diretti contro la popolazione civile, in modo particolare da parte dei combattenti del FRU. Si parla di un numero di vittime che si attesta tra le 50.000 e le 200.000, senza contare le 250.000 persone scappate dal paese.
Nel 1996, l’accordo di pace Abidjan, firmato dal nuovo presidente Ahmad Tejan Kabbah, ha dato per un breve momento grande speranza. Tuttavia, poco dopo l’accordo, il FRU l’ha violato, ed unendo le proprie forze ad un gruppo di soldati ribelli sotto la guida del tenente colonnello Johnny Paul Koroma ha detronizzato Kabbah nel 1997. Nove mesi dopo, un intervento del Gruppo di Osservatori Militari della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOMOG), supportato dalle Nazioni Unite, ha espulso il FRU dalla capitale Freetown ridando a Kabbah il potere. Nonostante ciò la guerra civile è continuata.
Il processo
Nel bel mezzo della guerra civile, nell’aprile del 1997, 9 leader musulmani e 19 cristiani si sono riuniti per stabilire il Consiglio Interreligioso della Sierra Leone (CIR-SL). Ispirati dal lavoro del Comitato Interconfessionale di Mediazione della vicina Liberia, e supportati dalla Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (CMRP), hanno iniziato ad esortare per una risoluzione pacifica e negoziata del conflitto attraverso continue dichiarazioni pubbliche che invocavano al dialogo ed incontrando il presidente al fine di incoraggiarlo a negoziare con i ribelli. Dopo il colpo di stato del FRU del 1997, il CIR-LS ha continuato la sua campagna di pace e per il ritorno della democrazia, diventando sé stesso vittima degli attacchi.
Dopo l’intervento del ECOMOG e il ritorno al potere del presidente Kabbah, l’inviato speciale delle Nazioni Unite ha insistito affinché il CIR-SL giocasse un ruolo attivo nell’avvicinare le due parti. Il Consiglio ha quindi stabilito relazioni sia con il presidente, sia con il leader imprigionato del FRU, Sankoh, cercando di persuadere entrambi ad avvicinarsi al tavolo delle negoziazioni. Fondamentale è stato l’incontro avuto tra il Consiglio e il presidente della Libera Charles Taylor. Taylor era uno dei principali sostenitori del FRU, quindi il suo sostegno al processo di pace è stato essenziale affinché potesse avere successo.
Come intermediario imparziale il CIR-SL è stato in grado di conquistare la fiducia di entrambi i lati e di persuaderli a gesti di buone intenzioni: la libertà offerta a Sankoh e dall’altra parte il rilasciato di un numero importante di bambini tenuti in ostaggio dal FRU sono alcuni esempi. Prima che le negoziazioni di pace di Lomé del 1999 iniziassero, il CIR-SL era stato invitato a partecipare alle consultazioni interne del FRU. Quando le negoziazioni formali sono iniziate, dopo la richiesta di entrambe le parti, i membri del consiglio sono diventati osservatori e hanno avuto il ruolo di mediatori informali e intermediari. Hanno fatto in modo che il dialogo continuasse anche quando sembrava aver raggiunto degli impasse insormontabili, tutto questo attraverso la preghiera e le loro continue esortazioni alla pace.
I risultati
Le negoziazioni sono terminate con l’accordo di pace di Lomé del 1999. Sfortunatamente però questo accordo non ha segnato la fine del conflitto che poco dopo è ricominciato. Solo a gennaio del 2002 è potuta essere dichiarata la fine del conflitto. Dagli accordi di Lomé, il CIR-LS è rimasto un attivo promotore della pace in Sierra Leone, in particolare nelle aree di riconciliazione, promozione dei diritti umani e smobilitazione e reintegrazione di combattenti, specialmente i bambini.
I presupposti e la teoria del cambiamento
La priorità numero uno del Consiglio era la fine della violenza e degli omicidi.
Il Consiglio credeva che contrapporre alla narrativa di inimicizia e vendetta quella della non violenza e del perdono potesse offrire uno spazio, oltre che il supporto pubblico, alla pace. Il sostegno della gente avrebbe quindi fatto pressioni sia sul governo, sia sui ribelli affinché si trovasse un modo pacifico per porre fine al conflitto. 76 Il rispetto per i leader religiosi nella società, combinato al fatto che la religione non fosse né causa, né promotrice del conflitto, permetteva ai leader religiosi di agire come mediatori neutrali tra le parti. La percezione che essi stessero lavorando nell’interesse delle persone comuni della Sierra Leone, dava loro imparzialità. Il messaggio e la credibilità dei leader religiosi, sia verso il pubblico, sia verso le parti coinvolte nel conflitto, era rinforzato dalla loro cooperazione interreligiosa. La Sierra Leone ha una storia di tolleranza religiosa e le persone di diverse fedi si rispettano reciprocamente. Lavorando insieme, i leader religiosi proveniente da diverse comunità religiose ricordavano alle persone come era possibile rimanere uniti attraverso la fede, nonostante le divisioni causate dal conflitto.
Quale è stato il ruolo della religione in questo caso?
La religione come comunità
Nel caso della Sierra Leone, il conflitto non coinvolgeva le religioni. Tuttavia, si verificava in una società altamente religiosa dove le differenze di fede davano un importante contributo alla coesione sociale tra le comunità. Il Consiglio ha cercato di unire le persone attraverso la loro religiosità nonostante gli altri fattori che stavano disintegrando la società.
La religione come fonte di insegnamento
Nelle sue attività, il Consiglio si ispirava ai valori religiosi condivisi di perdono e riconciliazione. I membri del CIR-LS si sono permessi di rischiare molto a causa del fatto che sentivano che il loro lavoro era buono e quindi protetto da Dio.
La religione come spiritualità
Il Consiglio ha ricevuto un supporto significativo dalla Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (CMRP), ora conosciuta come Religioni per la Pace (RpP). La RpP si concentra sulla “religione” come movimento sociale per i diritti umani e il disarmo, e non come una fonte di “pietà individuale”. Come ONG interreligiosa è indipendente da istituzioni religiose e organizzazioni specifiche, ma è costruita sopra le fondamenta di una spiritualità pratica. Nella sua conferenza mondiale del 1979 a Princeton, New Jersey, ha definito la “spiritualità” come “consapevolezza della propria responsabilità verso la massima autorità ed avente effetti socio-culturali”. Tuttavia, quello che “autorità massima” significa non è definito. In funzione della propria fede può essere: Gesù, il Corano, Buddha, l’aldilà, o la dignità umana. È stato questa ampia comprensione della spiritualità intesa come responsabilità ad agire per la pace che ha motivato i membri del Consiglio nelle negoziazioni di pace di Lomé nel 1999.
Tradotto da Andrea Valgoi
Documentazione ripresa su concessione di: © 2015 Owen Frazer, Richard Friedli and CSS ETH Zurich - www.css.ethz.ch
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