7 dicembre 2016

Costruire Sicurezza e Coesione in Europa: coinvolgere i giovani per la pace

Parlamento Europeo - Bruxelles 29 giugno 2016

di Carolyn Handschin, Presidente WFWP-Europe
Voglio cominciare ringraziando tutti quelli che hanno aiutato per far sì che questo evento avesse luogo, con più di un anno di organizzazione e impegno. I nostri ringraziamenti vanno al team della Fed delle Donne in Italia, Flora Grassivaro ed Elisabetta Calì, che ci hanno messo in contatto con gli organizzatori di questa importantissima istituzione europea, e il loro team, con cui abbiamo lavorato a stretto contatto negli ultimi mesi. Grazie per il supporto dei nostri partner e delle varie istituzioni europee, specialmente qui in Belgio. Dal recente attacco terroristico qui a Bruxelles e Parigi, il tema è diventato più importante che mai. 
Abbiamo organizzato questo incontro oggi in questa istituzione con lo scopo di fornire una piattaforma per condividere alcuni degli straordinari sforzi che sono stati fatti a livello internazionale, governativo e locale al fine di comprendere e trovare un vaccino per questa epidemia di radicalizzazione dei nostri giovani. Per risolverla, non possiamo evitare di fare una critica a noi stessi. Per guarirla, dobbiamo capire la malattia rapportandoci al modello di salute.
È importante ricordare che non è la prima volta nella storia europea che ci troviamo in questa situazione. Il fallimento della politica e dell’azione nel campo sociale, economico e culturale dell’integrazione è chiaramente un importante base per questa “spinta rivoluzionaria” dei giovani, che è stata paragonata alla nascita della gioventù nazista. Il Direttore della ricerca in antropologia al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica a Parigi, Mr. Scott Altran, è stato invitato a riportare al Concilio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Commissione anti terrorismo. Ha spiegato che un preoccupante numero di reclute occidentali dell’IS vengono da famiglie cristiane. Alcuni non hanno storie di violenza, ma sono stati radicalizzati dagli amici. E la cosa forse più importante, ha sottolineato che i leader terroristi “senza cervello” con cui noi pensiamo di avere a che fare, potrebbero saperne e capirne di più riguardo ai desideri dei giovani, meglio di quei governi e istituzioni che stanno cercando di fermarli.
Questo ci porta ad un tema fondamentale della sessione di oggi. Chi conosce meglio la mente dei giovani? I loro coetanei, certo, ma più profondamente, i loro genitori, e, ancora più specificamente, le loro madri. Non solo li conoscono, ma sono in una posizione in cui possono vegliare su di loro e influenzarli come nessun’altro. Noi abbiamo 7 figli e posso vedere quando uno di loro ha qualcosa che non va. Quando una delle mie bambine si distacca, si arrabbia, io e mio marito passiamo notti insonni. Nessuno può cambiare forzatamente il cuore di una persona, ma un cambiamento avviene quando i figli si rendono conto che nessuno tiene a loro quanto i propri genitori. 
Attraverso 20 anni di progetti WFWP e conferenze sulla Pace per le donne nel Medio Oriente, ho sentito storie da donne importanti che parlavano di come i loro figli o persone vicine a loro fossero stati radicalizzati all’università. Ma ho sentito anche testimonianze drammatiche su come grazie a fratelli, sorelle e amici che raccontavano ai genitori i loro dubbi, alcuni abbiano cambiato idea. Alcune di queste donne hanno imparato e cominciato a creare rapporti più solidi e collaborazione per prevenire la radicalizzazione. 
Lo stereotipo del “terrorista” come uno straniero che viene da una nazione povera e lontana che non ha nessun collegamento con la mia vita è scomparso. Le statistiche ci dicono che oltre 5000 giovani occidentali hanno preso la decisione di lottare nell’IS. I maggiori responsabili sono social network ma anche amicizie sbagliate tra coetanei. I membri della famiglia sono i responsabili solamente in un caso su cinque, e le moschee in un caso su venti. È praticamente impossibile per le istituzioni proteggere le persone dai propri amici. Le famiglie hanno una posizione avvantaggiata per fare questo.
Queste decisioni di aderire a questa ideologia non vengono fatte velocemente, ma iniziano con insicurezze, delusione, confusione… quanti giovani uomini e donne si trovano ora nel processo che li porterà a questa decisione? Non c’è una sola causa e non c’è una sola soluzione. Gli stessi posti che causano il problema potrebbero anche esserne la soluzione: case, scuola, lavoro, media, cultura, religione, governo. Ecco di che cosa dobbiamo parlare oggi.
Perché le promesse dell’ISIS riescono ad attecchire nelle menti dei giovani europei? I giovani hanno qualità come passione, speranza, aspettative e vulnerabilità. Alcuni di questi ragazzi perciò diventano frustrati a causa del loro tentativo di vivere vite piene di significato e stimolanti. Se consideriamo l’Europa come una famiglia, dobbiamo trovare una soluzione. 
WFWPI (Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo Internazionale) è stata coinvolta nella discussione riguardo la Dichiarazione del “Trasformare il nostro mondo-Agenda dello sviluppo 2030”. C’è così tanta speranza e così tante possibilità di dare ai nostri giovani un futuro più luminoso. Loro non vogliono essere mediocri. Loro sognano in grande e vogliono rendere i loro sogni realtà – come i leader jihadisti sanno molto bene. Sono appena tornata da una conferenza UN NGO in Korea con molti partecipanti giovani e la wfwp ha portato oltre 40 giovani donne come partecipanti. Hanno delle idee davvero innovative e brillanti. Coinvolgerle in questo tipo di cose le cambia la vita, e uno non potrebbe sperare di meglio!
Da molti mesi e anche adesso, le loro idee si sono concentrate su 5 parole chiave dell’Agenda: Persone, Pianeta, Pace, Prosperità, Collaborazione, con relativi gruppi di discussione. Il nostro fallimento in queste aree è una delle cause della radicalizzazione nelle nostre società.
In un’intervista al Concilio sui diritti umani a Ginevra la scorsa settimana, Ahmed (15 anni), nato in Inghilterra da genitori Iracheni, ha ribadito questi concetti. Lui e suo cugino Yarah sono stati invitati a parlare al dibattito “Il pericolo dell’Isis in Iraq” grazie al loro progetto ‘No ‘ISIS’’. Alla fine dell’intervista, gli ho chiesto perché non fosse interessato all’ISIS, lui ha risposto che è stato cresciuto in una famiglia dove i genitori erano presenti e coinvolti, preoccupati per la sua educazione. Vede i suoi genitori come delle autorità e li usa sempre come punto di riferimento di fronte ad altri tipi di autorità che vogliono imporsi. “Ma non tutti hanno queste opportunità, ed è per questo che mi sto impegnando per cambiare le cose”, ha aggiunto.
Dobbiamo guardare al nostro sistema educazionale, non concentrandoci solo sulla sua qualità, ma come noi della WFWP crediamo, bisogna anche concentrarsi sul tirare fuori la bontà dalle persone, bisogna guidarle a relazioni più solide in famiglia. In molti dei qui presenti potrebbero essere d’accordo nel dire che questo è più facile quando comprendiamo che c’è un Creatore comune. 
L’educazione dovrebbe dare modelli da cui prendere esempio, non sono impartire conoscenza.
Le Nazioni Unite, i governi, le NGO, i leader religiosi, accademici, educatori e altri ci stanno provando. Vogliamo includere in questo le donne, specialmente le madri. Uno dei nostri punti chiave alla WFWP è che “il ruolo delle donne nella leadership pubblica è cruciale, non solo perché siamo il 50% della popolazione, ma a causa del ruolo primordiale che hanno le donne di leader e madri nella famiglia naturale, il microcosmo della famiglia umana”.
L’Europa è ad un bivio: cercare di equilibrare il bisogno individuale e collettivo, il nostro bisogno di interdipendenza senza perdere il nostro senso di indipendenza. I recenti dibattiti sul Brexit hanno sottolineato questo. Dobbiamo confrontarci alla richiesta di aprire le porte e condividere le nostre case e i nostri privilegi. Siamo combattuti tra il senso di solidarietà e le nostre attuali possibilità e organizzazione. L’integrazione è cruciale in questo caso: se fatta bene, i benefici sono per tutti, ma se non avviene, si avranno delle conseguenze pericolose per tutti. E non importa quanto possiamo essere protettivi con i nostri figli, perché siamo comunque costretti a mandarli fuori, nel mondo pieno di pericoli.
I governi da soli non possono risolvere questi problemi. Il nostro scopo è di impegnarci nella società civile, partendo da ogni famiglia. La radicalizzazione e qualsiasi forma di devianza sono prevenibili. 
L’ambiente culturale, religioso, le autorità, le istituzioni scolastiche, hanno un ruolo importante in questo campo, ma l’apporto più importante per risolvere questo problema può venire solo dalla famiglia. Possiamo scegliere insieme di lavorare verso una visione di famiglie e comunità accoglienti, dove “nessuno viene lasciato dietro”?

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