7 dicembre 2016

TROFEO DELLA PACE 2016, VINCE LO SPORT CHE UNISCE

di Francesca Radaelli

 Alla fine ha vinto ancora una volta lo sport, quello migliore. Quello che ha il potere non solo di unire intere nazioni davanti alla tv durante gli Europei di calcio, ma anche - e forse con più merito – quello di portare, un pomeriggio di giugno, giovani italiani, ghanesi, colombiani, senegalesi, indiani e di tante altre nazionalità residenti sullo stesso territorio a divertirsi insieme, sullo stesso campo di calcio. Accade, da 11 anni a questa parte, a Monza, grazie al Trofeo della Pace organizzato dalla UPF Universal Peace Federation Monza, insieme al Comitato Brianzolo della UISP-Unione Italiana Sport per Tutti, con il sostegno del Comune di Monza e la collaborazione delle società sportive Juvenilia e Fiammamonza.

Le partite di domenica 26 giugno: Freedom Cup e torneo interetnico

La giornata conclusiva della manifestazione si è tenuta quest’anno domenica 26 giugno e ha riunito sul campo dello stadio Sada di Monza le cinque formazioni, in gran parte multietniche, che, nel corso del mese, si sono affrontate nelle partite del torneo interetnico di calcio a sette. Ma non solo. Il pomeriggio si è aperto infatti con la Freedom Cup, nel corso della quale si sono affrontate la Squadra dei Colori, costituita dai ragazzi dei quartieri monzesi Cederna e Regina Pacis, e due formazioni composte da profughi – per lo più provenienti dal continente africano – ospitati nel Centro Spallanzani di Monza: lo Spallanzani United e gli All Stars Refugees. Sono stati questi ultimi ad aggiudicarsi la vittoria finale e la Coppa della Libertà. 
“Quest’anno la Freedom Cup è dedicata ai profughi del centro di accoglienza di Monza, molti dei quali in transito sul nostro territorio, ai quali auguriamo di vedere realizzata una libertà speciale. Quella di vivere in un paese migliore rispetto a quello da cui fuggono”, ha sottolineato Carlo Chierico, presidente della UPF Monza e organizzatore della manifestazione. “Per questo abbiamo invitato i ragazzi dello Spallanzani a partecipare, chiedendo se qualcuno fosse interessato a giocare la Freedom Cup. Alla fine si sono presentati tutti quanti, pronti a scendere in campo”.
I successivi tre incontri, giocati con entusiasmo e grande agonismo sotto un caldo sole estivo, hanno poi delineato la classifica finale del torneo interetnico di calcio a sette. È stata davvero una sfida all’ultimo goal, il punteggio finale è rimasto incerto sino alla fine, e non è certo mancato il tifo dei supporter delle diverse formazioni, che hanno reso gli spalti più affollati e animati del previsto. 
Dopo un derby in piena regola, quello tra CPIA Monza e Real Monza 2016, entrambe formate da studenti di italiano del Centro Provinciale Istruzione Adulti di Monza, concluso con la vittoria della prima squadra, la UPF – Sport for Peace ha sconfitto il CMR 50, squadra formata dai ragazzi del Centro Mamma Rita di Monza. Il pareggio finale (1-1) tra CPIA Monza e Mutàr, squadra organizzata dall’omonima associazione di Brugherio e composta da migranti e profughi, ha decretato il primo posto della UPF – Sport for Peace, che si è aggiudicata il Trofeo della Pace, con 7 punti. A seguire, seconda la CMR 50, in vantaggio per differenza reti rispetto al Real Monza, classificata terza, quindi Mutar al quarto posto e CPIA Monza al quinto. Il premio di miglior giocatore è stato assegnato a Kone, ragazzo ivoriano ospitato nel centro profughi di Brugherio, in campo nella formazione del Mutàr. Al termine delle partite i giocatori sono stati premiati con coppe, medaglie e diversi gadget (come magliette e calzettoni) dalle autorità presenti, tra cui il consigliere delegato allo sport del Comune di Monza, Silvano Appiani, e la consigliera comunale Laura Morasso, in rappresentanza della Casa delle Culture di Monza.

La voce degli organizzatori
“Il Trofeo della Pace costituisce un appuntamento ormai tradizionale per la città di Monza e per la UPF”, ha evidenziato Carlo Zonato, presidente nazionale della UPF – Universal Peace Federation, che ha seguito tutte le partite da bordo campo. “Per la nostra associazione ha rappresentato il punto di avvio di tante iniziative che siamo riusciti a realizzare a Monza e continuiamo a portare avanti in collaborazione con le istituzioni e le realtà cittadine, nello spirito che ci contraddistingue e sempre con l’obiettivo di costruire alleanze di pace, che si tratti di sport o di dialogo interreligioso, altro tema che ci sta a cuore e a cui diamo spazio anche all’interno dei convegni che organizziamo sul territorio”. 
Parole cui fanno eco quelle di Silvano Appiani, Consigliere Delegato allo sport del Comune di Monza: “Sosteniamo una manifestazione che oltre a favorire la pratica sportiva promuove i valori dell'amicizia, della conoscenza e del rispetto reciproco tra persone residenti sullo stesso territorio ma di diverse culture, tradizioni e nazionalità. Mi auguro”, conclude Silvano Appiani, “che attraverso la partecipazione dei cittadini a iniziative come questa si possa rafforzare la coesione sociale sul territorio”.

Le voci delle squadre 
I valori e gli ideali che sono alla base dello spirito fondante della UPF si sono concretizzati in campo, ma anche fuori, nei rapporti che sono nati e sviluppati tra i giocatori, circa 120 ragazzi di varie nazionalità che quest’anno hanno partecipato al Trofeo della Pace. 
Dietro a molti di coloro che sono stati protagonisti sul rettangolo di gioco ci sono storie di migrazione, spesso dolorose e difficili. Come quella di Amadou, arrivato a Lampedusa oltre un anno fa insieme ad 85 compagni, sopra un gommone partito dalla Libia, dopo essere scappato dal villaggio in cui abitava nel nord del Senegal, in fuga dai guerriglieri. Ora sta imparando l’italiano e, assicura, vuole trascorrere la sua vita nel nostro Paese. Allenatore della squadra del Real Monza 2016, non ha potuto scendere in campo nelle ultime partite a causa di un infortunio. “Mi dispiace non poter giocare ma è bello vedere tante persone provenienti da diversi paesi partecipare alle partite”, commenta da bordo campo. “Anche in Senegal giocavo a calcio e allenavo una squadra, questo torneo mi ha permesso di condividere la mia passione con gli amici della scuola di italiano”. 
Sono state infatti ben due – CPIA Monza e Real Monza 2016 - le squadre formate quest’anno dai ragazzi – circa una quarantina quelli che hanno partecipato - del Centro Provinciale Istruzione Adulti, che hanno avuto la possibilità di allenarsi nelle settimane precedenti il torneo sul campo di calcio della società Juvenilia Fiammamonza, in via Silvio Pellico. Molti di loro sono profughi e richiedenti asilo, altri sono migranti che già risiedono da qualche anno a Monza e hanno partecipato ai tornei grazie all’iniziativa della professoressa Maria Antonietta Mancuso, che come ogni anno ha promosso il Trofeo della Pace presso i suoi studenti.
Una collaborazione consolidata è anche quella con il Centro Mamma Rita di Monza, gestito dalle suore Minime Oblate del Cuore Immacolato di Maria e rappresentato dalla squadra CRM 50. “È un torneo fantastico e rappresenta esattamente quello che dovremmo fare, nello sport e nella nostra società”, commenta Antonio, operatore presso il Centro e per il terzo anno consecutivo allenatore dei ragazzi della squadra. “Grazie a questa manifestazione vediamo tante nazioni insieme su un campo di calcio e abbiamo la conferma che lo sport può rappresentare la migliore forma di inclusione sociale. I ragazzi della nostra comunità educativa appartengono a gruppi etnici diversi e imparano a stare insieme anche giocando a calcio. All’inizio erano un po’ tutti dei ‘veneziani’” - solisti, nel gergo calcistico - continua Antonio, “ma attraverso lo sport cerco di insegnare loro a collaborare, e anche a scoprire i propri limiti ed accettarli. In questo senso la pratica sportiva rappresenta davvero una scuola, un vero e proprio allenamento che prepara alla vita”.

Le immagini finali
Alla fine della giornata, a premiazioni concluse, rimangono negli occhi soprattutto i sorrisi, stanchi di chi ha dato tutto in campo e l’immagine di tutti i partecipanti abbracciati nella foto di gruppo finale.
Maglie di colori diversi li hanno resi avversari per un pomeriggio. Il colore della pelle e i lineamenti del volto rendono molti di loro ‘diversi’ ogni giorno, agli occhi di molti, come una divisa impossibile da togliere.
Alcuni di loro sono di passaggio – i profughi dello Spallanzani – ma tutti si trovano a convivere sullo stesso territorio, almeno per un periodo. Proprio come per un pomeriggio ci si può trovare a condividere lo spazio rettangolare di un campo di calcio.
Non tutti parlano italiano e tra di loro magari fanno fatica a capirsi.
Ma in campo, da quello che si è visto, si sono capiti benissimo e hanno regalato al loro pubblico una bellissima domenica di sport.
E dentro ai sorrisi che ora si spalancano in mezzo a volti così diversi, in fondo c’è la stessa allegria. La stessa che, a partite ormai concluse, spinge qualche ragazzo a tirare, allegramente, un ultimo calcio al pallone, prima di uscire dal campo.

Nessun commento:

Posta un commento