Il Sik Hong, Presidente del comitato del premio Sunhak per la Pace
29 novembre 2016
Illustri leader dall'America e da tutto il mondo. Buon pomeriggio.
È per me un grande onore essere qui oggi per questa storica conferenza internazionale a Washington, DC.
Come presidente del comitato del premio Sunhak per la Pace, permettetemi per prima cosa di ringraziare la Federazione Universale per la Pace che ha preparato questo meraviglioso banchetto e programma in onore dell'annuncio dei vincitori del premio Sunhak 2017. Sono davvero onorato della vostra presenza per questa occasione così importante.
Il premio Sunhak per la Pace è stato stabilito dal Rev. Sun Myung Moon e sua moglie, la Dr. Hak Ja Han Moon, sulla base della loro visione di pace "Una Famiglia sotto Dio", speranza per un futuro migliore per tutta l'umanità. Tutto ciò risulta essere ancora più vero in questo preciso periodo storico, nel quale attraversiamo l'avvento di una nuova era, e nel quale siamo messi in discussione nella nostra vera essenza di umanità. Dalla seconda guerra mondiale, mai si era sperimentato un numero così alto di sfollati e profughi per il quale si sia reso necessario un impegno transnazionale per il bene comune.
Gino Strada è un eccezionale filantropo che ha dato assistenza medica ai rifugiati per oltre 25 anni in situazioni così pericolose da rischiare la propria vita in zone di conflitto quali il Medio Oriente e l'Africa. Nel 1994 ha dato nascita ad una organizzazione medica di volontari chiamata "Emergency" ad oggi operativa con più di 60 strutture mediche di aiuto in 16 nazioni. Gino ha contribuito a salvare 7 milioni di vite, molte delle quali da situazioni di estrema tragicità.
Il Dr. Gino Strada crede nel "diritto di essere curati" come ad un diritto umano basilare ed inalienabile, e dedica tutte le sue energie al fine di offrire un servizio medico gratuito di alta qualità agli ultimi. Grazie alla sua costanza è riuscito a firmare accordi con 12 nazioni africane che si sono impegnate di offrire assistenza medica gratuita a tutti, assumendo un ruolo di leadership nel sensibilizzare le persone al tema dei diritti umani. In aggiunta a ciò è stato capace di costruire un centro per interventi chirurgici cardiaci di altissimo livello nel bel mezzo del deserto africano. Con incrollabile determinazione Gino sta creando un movimento che si oppone al conflitto e alla violenza, convinto che la guerra non possa essere giustificata da alcuna ragione.
La dott.sa Sakena Yacoobi è un'educatrice conosciuta come "la madre dell'educazione afgana" è l'innovatrice della ricostruzione afgana". Proponendo una soluzione diversa e supplementare al problema dell'allocazione dei rifugiati, ha proposto l'istruzione a coloro che vivono nei campi profughi afgani. Convinta che l'educazione sia l'unica soluzione sostenibile per il futuro dei rifugiati, ha stabilito l'Istituto Afgano dell'Insegnamento nel 1995 e nel corso di 21 anni ha provveduto all'educazione e alla formazione professionale di più di 13 milioni di rifugiati.
Ma più di tutto, la dott.sa Sakena Yacoobi è dedicata all'educazione delle donne, con la convinzione che educare le giovani ragazze significhi educare le generazioni future. Grazie a ciò ha migliorato significativamente i diritti e lo status sociale delle donne nella società islamica. Persino sotto il regime talebano nel quale era severamente vietata l'istruzione alle donne, ha coordinato scuole clandestine a rischio della propria vita, garantendo l'istruzione a più di 3000 ragazze.
Grazie al suo lavoro pionieristico, a differenza della prima generazione di rifugiati afgani che hanno sofferto povertà e disperazione, le seconde e terze generazioni hanno la possibilità di avere un ruolo attivo e di leadership nel processo di ricostruzione della società. Grazie al suo grande successo, attualmente la dott.sa Yacoobi assiste attivamente la comunità internazionale grazie al suo ruolo di consigliera alle Nazioni Unite come esperta nella risoluzione delle crisi dei rifugiati.
Il Comitato Sunhak presenta annualmente "l'agenda della pace futura" con lo scopo di indirizzare il destino condiviso dell'umanità verso la Pace. Per gli award del 2017, il Comitato ha scelto quale tema centrale quello dei rifugiati. Se da un lato la diaspora è stata una delle più ricorrenti misure adattive delle società alle crisi della storia della civiltà umana, ora più che mai, questo problema deve essere affrontato come una delle più cruciali sfide del nostro tempo.
Osservando la situazione dei rifugiati e la diaspora globale in atto, non posso che ricordare ancora una volta il grande amore che il Rev. Moon e sua moglie hanno avuto per l'umanità, intesa come unica famiglia. Questo grande amore che trascende i confini nazionali e che ha visto i vincitori del premio Sunhak 2017 impegnati a risolvere proprio questi problemi ha un significato storico nella nostra sfida per una pace sostenibile. Tutti noi dovremmo ricordare il grande valore dell'umanità che ci vede tutti interconnessi. Con solidarietà e cooperazione internazionale, dobbiamo trovare la saggezza che permetterà ai rifugiati di ricostruire un proprio futuro gioioso.
In questo tempo così complesso, il desiderio delle nazioni a cooperare tra di loro è messo alla prova. Pertanto, per il bene di una pace duratura, come comitato abbiamo deciso il tema della crisi dei rifugiati.
La ricerca degli eroi dell'oggi è come la ricerca di un raggio di luce in un pozzo senza fondo. Il premio Sunhak vuole essere il faro guida che rivela il percorso che l'umanità deve seguire per la conquista della pace nel ventunesimo secolo.
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