5 dicembre 2025

Etica e responsabilità nei media: webinar IMAP

IMAP, Stati UnitiIn un periodo di profondi cambiamenti, la richiesta di un giornalismo etico non è solo auspicabile, ma imprescindibile. Questo è il messaggio centrale emerso durante il webinar del 28 ottobre 2025, nel quale due esperti del settore mediatico hanno sottolineato l'urgenza di stabilire alleanze operative per garantire l’integrità dell’informazione.

L’evento intitolato 'Giornalismo, libertà di parola e parzialità dei media in un mondo in rapido cambiamento', è stato organizzato dall'International Media Association for Peace (IMAP) con l'obiettivo di sostenere i valori fondamentali della professione giornalistica nel panorama mediatico globale. 

A inaugurare la serie di interventi è stato Larry Moffitt, vicepresidente della Washington Times Foundation e segretario generale di UPF Nord America, il quale ha messo in evidenza come la distinzione tra fatti e opinioni stia diventando sempre più labile, un fenomeno che rappresenta una grave minaccia per la qualità e l'affidabilità dell'informazione.

Secondo il relatore, “l'etica giornalistica richiede pagine di notizie imparziali, affiancate da sezioni di commenti in cui le opinioni possono confrontarsi liberamente”. Tuttavia, ha aggiunto, “il semplice fatto che un direttore seleziona le notizie da pubblicare determina le questioni che finiranno per diventare argomenti di discussione nell’agenda nazionale”.

Moffit ha paragonato il giornalismo cartaceo a Internet, definendo quest'ultimo come una sorta di "Far West", dove in assenza di un quadro etico che stabilisca parametri chiari, regna una notevole confusione.

Proseguendo, ha espresso preoccupazione per il declino dei valori trasmessi nei media, in particolare nella televisione e nel cinema, attribuendo questa deriva a una progressiva trascuratezza verso l'istituzione familiare, da lui considerata una sfera sacra da preservare.

Successivamente, ha esaminato il ruolo dei media nell'incoraggiare e sostenere valori di vita salutari e il rispetto per le libertà personali. A questo proposito, ha citato le parole del Rev. Sun Myung Moon, cofondatore di UPF, pronunciate durante un vertice mondiale sui media alla fine degli anni '80: "La vostra identità di esseri umani, con le responsabilità che Dio vi ha affidato verso la società, precede e supera qualsiasi ruolo professionale di editore o giornalista".

Il secondo intervento è stato tenuto da Peter Zoehrer, direttore esecutivo del Forum for Religious Freedom Europe e coordinatore IMAP per l'Europa e il Medio Oriente. Nel suo discorso dal titolo "Pregiudizi mediatici e libertà democratiche: la tutela delle minoranze religiose", ha richiamato gli articoli 18 e 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sostenendo che la parzialità dei mezzi d’informazione non rappresenta soltanto un giornalismo approssimativo, ma costituisce una questione di diritti umani fondamentali.

Secondo il relatore, "una stampa che distorce la realtà non fornisce solo informazioni errate, ma influenza anche la percezione dell'opinione pubblica, legittima la repressione e corrode la democrazia dall'interno".  Citando specifici esempi di un modello diffuso di pregiudizio mediatico contro la religione in Giappone, Corea del Sud, Cina, Ungheria, India, Nigeria e in Africa subsahariana, ha sostenuto che la difesa della libertà religiosa non costituisce un dovere per pochi, ma una responsabilità collettiva, sollecitando una maggiore attenzione su questa materia fondamentale.

Zoehrer ha delineato le linee guida per gli operatori dei media, includendo anche suggerimenti per i soggetti delle loro indagini: 1. I giornalisti devono accertare la veridicità delle informazioni prima della pubblicazione, astenersi dall'uso di etichette stigmatizzanti e permettere alle minoranze di esprimersi autonomamente. 2. I direttori dovrebbero considerare i titoli come impegni da mantenere, non come strumenti di attacco. 3. Gli organismi di regolamentazione e le emittenti pubbliche hanno il compito di vigilare sui pregiudizi e assicurarsi che i media finanziati con denaro pubblico rispondano agli interessi della collettività. 4. E’ necessario che le comunità religiose e la società civile esercitino un'attenta sorveglianza sulle rappresentazioni mediatiche, replicando in modo obiettivo e diffondendo narrazioni costruttive sulla realizzazione della pace, gli interventi umanitari e la collaborazione interreligiosa.

Concludendo, ha dichiarato: "Una stampa libera dovrebbe difendere i deboli, non metterli in pericolo; dovrebbe sfidare il potere, non esserne l’eco".

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