Bruxelles - La sezione Europa e Medio Oriente di Universal Peace Federation, in collaborazione con l'On. Lukas Mandl, membro austriaco del Parlamento Europeo (MEP), hanno organizzato una Conferenza sulla Leadership il 19 novembre 2025. L’incontro, intitolato "Stabilità nei Balcani e sicurezza europea", si è tenuto presso il Parlamento Europeo a Bruxelles e ha riunito oltre cento partecipanti provenienti da tutta Europa e dalla regione dei Balcani.
Il convegno ha fornito un'opportunità significativa per affrontare le sfide e le opportunità in continuo cambiamento relative alla stabilità dei Balcani e alla sua rilevanza per la sicurezza europea in una prospettiva più ampia. All’nizio di novembre, la Commissione europea ha affermato che l'allargamento dell'Unione Europea rappresenta un investimento strategico per la stabilità e la sicurezza del continente europeo. Solamente due giorni prima del convegno, è stato annunciato che l'Albania dovrebbe completare i negoziati di adesione entro la fine del 2027 e potrebbe diventare membro dell'Unione Europea entro il 2030, insieme al Montenegro.
Tra i partecipanti erano presenti ex Capi di Stato e leader politici dei Balcani, europarlamentari, oltre ad ambasciatori e delegati diplomatici di Albania, Montenegro, Kosovo e Macedonia del Nord. UPF era rappresentata dai vertici della sezione europea e dagli Ambasciatori per la Pace, tra cui l'on. Keith Best, presidente di UPF UK e del Comitato consultivo regionale dell'International Association Parliamentarians for Peace (IAPP); e l'on. Klajda Gjosha, già Ministro albanese per l'Integrazione Europea, presidente di IAPP Albania.
Prima sessione
Jacques Marion, presidente di UPF Europa e Medio Oriente, in qualità di moderatore, ha dato inizio alla conferenza ponendo l’accento sull'importanza strategica della stabilità nell'area dei Balcani occidentali per il futuro dell'Europa. Ha messo in luce la necessità di discutere dell'ampliamento dell'Unione Europea, osservando che per l'Albania vi è una reale opportunità di concludere i negoziati di adesione entro il 2027. In seguito, ha presentato i diversi oratori, delineando il contesto della sessione di dibattito attorno al tema centrale della costruzione di democrazie stabili nei Balcani occidentali.
Primo relatore l’on. Lukas Mandl, deputato austriaco del Parlamento Europeo, organizzatore della conferenza, che ha espresso il proprio apprezzamento nei confronti dei partecipanti evidenziando l'importanza di una guida politica per sostenere il processo di allargamento dell'UE. Richiamando alla memoria momenti storici fondamentali per l'Europa, come il crollo della cortina di ferro e la riunificazione tedesca, ha affermato che scelte coraggiose hanno contribuito a forgiare positivamente il continente e che oggi è indispensabile una leadership altrettanto impegnata. Ha manifestato rammarico per l’assenza di progressi, nonostante una metodologia riveduta per l'allargamento dell'UE, e ha ribadito che l'espansione è fondamentale per un'Europa più forte e più libera. Facendo riferimento al compianto Erhard Busek, già vicecancelliere austriaco, ha proposto che tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali possano essere integrati contemporaneamente. Mandl ha inoltre riconosciuto gli sforzi di lunga data dei colleghi che sostengono l'integrazione dei Balcani occidentali nell'UE.
È seguito l’intervento dell’on. Devor Ivo Stier, europarlamentare della Croazia, che ha affrontato la complessità del processo di trasformazione democratica, evidenziando come il percorso verso l'integrazione europea non segua mai un andamento lineare, ma esiga perseveranza e coraggio. Ha definito la resilienza come fondamento della stabilità democratica, che va oltre le strutture istituzionali e include la fiducia collettiva e la capacità di opporsi a tentativi di manipolazione. Secondo il relatore i Balcani occidentali devono affrontare una serie di vulnerabilità, tra cui controversie irrisolte, influenze esterne e carenze di governance che minano la fiducia dei cittadini. Si è detto convinto dell'importanza della condizionalità, intesa non come ostacolo, ma come garanzia di un'adesione sostenibile. Stier ha sostenuto l'integrazione graduale, che implica la partecipazione alle politiche dell'UE prima della piena adesione, ribadendo al contempo sulla necessità di riforme autentiche. Il rafforzamento dello Stato di diritto, della libertà dei media e dell'indipendenza della magistratura, ha affermato, è essenziale sia per la democrazia sia per la sicurezza.
Successivamente ha preso la parola Alfred Moisiu, Presidente dell'Albania dal2002 al 2007 e Presidente di ISCP Balcani, per il quale le questioni irrisolte nella regione, in particolare le relazioni tra Kosovo e Serbia, costituisconono un rischio per la stabilità a lungo termine. Ha altresì denunciato l'incoerenza di diversi Stati membri dell'UE che non riconoscono il Kosovo, compromettendo gli sforzi di normalizzazione. Il rifiuto della Serbia di rinunciare completamente alle rivendicazioni sul Kosovo accompagnato da un aumento degli acquisti di armi e dei legami con la Russia e la Cina, per il relatore potrebbe aprire la strada a futuri conflitti. Moisiu ha sottolineato il ruolo della storia, delle interferenze straniere e della politica interna della Serbia nel mantenere vive le tensioni. Concludendo ha esortato l'UE ad agire con decisione prima che le crisi si aggravino, sostenendo che l'indipendenza del Kosovo, ottenuta con sofferenze e sostegno internazionale, deve essere rispettata e salvaguardata per impedire che la regione ricada nell'instabilità.
Panel I: Resilienza in transizione – Costruire democrazie stabili nei Balcani occidentali
Fatmir Sejdiu, già Presidente del Kosovo (2006-2010), ha esordito ripercorrendo la storia di resistenza pacifica e di sofferenza del Kosovo durante la repressione serba, che culminò nel conflitto del 1998-99, con massacri di massa e deportazioni forzate. Riconoscendo il valore dell'azione della comunità internazionale nel fermare la violenza e nel sostenere il Kosovo nella costruzione delle sue istituzioni, ha ricordato che questo Stato è riconosciuto da più di centoventi paesi e aspira a dare un contributo attivo alle strutture democratiche regionali e globali. Tuttavia, ha proseguito, la Serbia persiste nel mettere in atto azioni destabilizzanti, inclusi episodi di provocazione e l'attacco di Banjska, che Sejdiu ha denunciato come sostenuto dallo Stato. Riconoscendo le debolezze interne del Kosovo, tra cui lotte politiche interne, corruzione e sfide di governo, ha concluso sostenendo la necessità di una politica proattiva, di alleanze forti con l'Occidente e l'adattamento alle dinamiche globali in continuo cambiamento per garantire pace e progresso duraturi.
In qualità di Ambasciatrice dell'Albania in Belgio, Albana Dautllari, ha illustrato le importanti riforme intraprese dal suo paese e il suo deciso sostegno al rafforzamento democratico e al processo di adesione all'Unione Europea. Per la relatrice la riforma della giustizia in Albania è una delle più complete a livello europeo, con progressi significativi conseguiti in materia di governance, digitalizzazione, trasparenza e tutela dei media. L'Albania, ha aggiunto, sostiene le iniziative di cooperazione regionale e promuove con continuità il dialogo e la stabilità. In qualità di membro della NATO risulta pienamente allineata con la politica estera dell'Unione Europea e contribuisce attivamente alla sicurezza europea. L'integrazione europea rappresenta l'obiettivo primario che guida le riforme dell'Albania, ha affermato, e lo slancio attuale, osservabile nei recenti progressi negoziali, fornisce una speranza concreta ai Balcani occidentali. Dautllari ha invitato tutti i soggetti regionali a focalizzarsi sul futuro piuttosto che sulle rivendicazioni storiche, evidenziando come l'adesione all'Unione Europea garantisca pace, benessere e coesione.
È quindi intervenuto l’on. Jovan Jovanović, membro del Parlamento serbo dal 2016 al 2020 e Ambasciatore in Indonesia dal 2011 al 2014, che ha denunciato il peggioramento della situazione politica in Serbia e i rischi associati alle tendenze autoritarie. Ha rimarcato la diminuzione dei poteri di controllo parlamentare, delle istituzioni compromesse e dell’esistenza di un "campo paramilitare" denominato "Ćaciland" situato nei pressi di importanti uffici governativi di Belgrado, che considera come un segnale preoccupante di arretramento democratico. La Serbia, ha avvertito, si trova in una fase critica, soprattutto per quanto riguarda le decisioni relative alle risorse energetiche di proprietà russa. La tolleranza dimostrata dall’Occidentale nei confronti del processo di erosione democratica in Serbia ha contribuito all'attuale instabilità, lasciando il Paese in una condizione che non garantisce né democrazia né sicurezza. Jovanović sostiene l'urgente necessità di rivitalizzare la democrazia attraverso il sostegno alla società civile, il contrasto alla disinformazione e il rafforzamento dei meccanismi UE, come il nuovo Democracy Shield. Concludendo si è detto convinto della necessità di strategie innovative di coinvolgimento dei cittadini per ricostruire la fiducia nell'integrazione europea.
Panel II: Oltre l'allargamento – I Balcani in un nuovo ordine di sicurezza europeo
Gani Rroshi, Direttore della Federazione per la Pace Universale dei Balcani, ha dato inizio ai lavori dopo aver comunicato che il volo dell'on. Klajda Gjosha, co-moderatrice, era in ritardo. Riassumendo i contenuti del precedente panel ha evidenziato che democrazia, fiducia e resilienza rappresentano le fondamenta della pace nei Balcani occidentali e costituiscono fattori determinanti per l'intera Europa.
Intervenendo, l’on. Ondřej Kolář, eurodeputato della Repubblica Ceca, ha evidenziato le crescenti difficoltà nel sostenere l'allargamento dell'UE, sia per i cittadini dell'Unione sia per i paesi candidati. L'ampiamento, ha osservato, è essenzialmente una questione di sicurezza: un'Unione più estesa e coesa si traduce in un'entità più forte e sicura. Secondo l'onorevole le contraddizioni interne all'Unione, come la presenza di Stati membri che ostacolano le politiche comunitarie, rendono più complesso il processo di allargamento. Ha espresso preoccupazione per la stagnazione politica in Bosnia-Erzegovina, dove i dirigenti fanno affidamento sull'accordo di Dayton come giustificazione per l'inazione. L'autocompiacimento dell'UE, ha spiegato, potrebbe condurre a una diminuzione dell’influenza a favore di Russia, Cina e Turchia, come dimostrato in Georgia. In conclusione, per Kolář, l'UE dovrebbe comunicare le sue riforme in modo più efficace e adottare una strategia di allargamento più proattiva e lungimirante.
Portavoce governativa e parlamentare della Macedonia del Nord dal 2024 al 2025, l'on. Marija Miteva ha illustrato le implicazioni dell'integrazione europea per i Balcani occidentali, evidenziando la sua rilevanza non solo come obiettivo politico ambizioso, ma anche come una priorità di sicurezza per l'Europa in un contesto di minacce ibride. Successivamente ha illustrato le importanti riforme e i sacrifici compiuti dalla Macedonia del Nord, tra cui le modifiche costituzionali, l'adozione di una nuova bandiera e di un nuovo nome nazionale. Ha inoltre rimarcato che il percorso di adesione continua a essere ostacolato da controversie bilaterali, generando una profonda frustrazione e "stanchezza da allargamento". Ribadendo l'impegno della Macedonia del Nord per la sicurezza europea, ha citato la firma di un partenariato di sicurezza e difesa con l'UE, che ha garantito un finanziamento di quindici milioni di euro. In conclusione Miteva ha ribadito l'importanza di integrare pienamente i Balcani occidentali nel sistema di sicurezza europeo, sostenendo che una collaborazione basata su valori condivisi è fondamentale per la stabilità regionale e una prosperità comune.
Consigliere senior di UPF per l'Europa e il Medio Oriente, Michael Balcomb, ha espresso la convinzione che il raggiungimento di una democrazia stabile e di una pace duratura nei Balcani occidentali richieda la creazione di istituzioni solide e di una leadership fondata su valori morali e civici. L’oratore ha identificato quattro misure fondamentali per conseguire tale obiettivo: il consolidamento delle reti di leadership locali, con un superamento delle divisioni etniche; la promozione di una cooperazione organica tra guide spirituali e morali e le istituzioni politiche; la combinazione di una guida fondata sui valori con riforme tangibili che conducano a miglioramenti concreti nella vita delle persone; la formazione di leader di comunità per la gestione e la neutralizzazione delle minacce ibride. Evidenziato come la leadership morale possa comportare un costo elevato, Balcomb ha ricordato come molte persone sono state incarcerate per aver difeso la verità e la democrazia. Citando il caso emblematico dell'ottantaduenne dott.ssa Hak Ja Han Moon, ha spiegato che la leader religiosa è stata recentemente imprigionata per aver esortato al rispetto dei principi democratici. Il relatore ha esortato a difendere la libertà religiosa, richiamando l'attenzione sui recenti arresti di leader civili e religiosi, concludendo che la vera pace richiede umiltà, empatia e trasformazione personale.
Il relatore finale, l’europarlamentare della Croazia, Tomislav Sokol, ha fornito una valutazione diretta e critica della politica dell'UE nei Balcani occidentali degli ultimi trent'anni, considerandola largamente fallimentare. Identificando la Serbia come la principale fonte d’instabilità regionale attribuibile al regresso democratico, al controllo dei media e agli stretti legami con la Russia, ha parlato dei tentativi serbi di influenzare il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina. Per il relatore le divisioni interne della Bosnia rimangono irrisolte e gli sforzi dell'UE per la costruzione della nazione sono falliti. Ha poi menzionato il Montenegro e l'Albania come le uniche nazioni prossime all'ingresso nell'UE, mentre la Macedonia del Nord resta in una situazione di stallo nonostante i grandi sacrifici compiuti. Rievocando il conflitto ucraino come motore dell'interesse rinnovato dell'Unione Europea per l'allargamento, che ha inaugurato un breve periodo di opportunità, Sokol ha sottolineato la necessità per l'Unione di capitalizzare questo impulso, sostenendo le forze filoeuropee, investendo risorse economiche e contrastando le interferenze esterne.

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