13 marzo 2012

MYANMAR, le nuove riforme

di PIERGIORGIO PESCALI
Con la liberazione di Shin Gambira, il giovane monaco considerato l’organizzatore delle manifestazioni che nel 2007 avevano infiammato le città birmane, continuano le riforme del nuovo governo di Thein Sein. Oramai sono in pochi a considerare solo “di facciata” le aperture avviate alla fine del 2010, quando Aung San Suu Kyi venne liberata sette giorni dopo le elezioni generali. Nel giro di pochissimi mesi la situazione sociale e politica del Myanmar è stata stravolta: da una dittatura militare governata da una triade di vecchi militari rintanati nel proprio guscio ed incuranti delle condizioni in cui viveva la popolazione, ad una proto democrazia che sta seguendo, finora senza troppi intoppi, una via verso il pluralismo e verso lo sviluppo economico. Than Shwe, il generale a capo del paese e del Tatmadaw dall’inizio del 2000,  sembra si sia definitivamente ritirato a vita privata, lasciando (non troppo inaspettatamente) ogni forma di potere all’ex primo ministro Thein Sein, nuovo uomo forte del paese asiatico. La visita di Hillary Clinton, avvenuta nel dicembre 2011, e il recente riconoscimento del governo birmano da parte degli Stati Uniti, hanno aperto nuove prospettive diplomatiche per Nay Pyi Daw. Gli stessi birmani, dapprima scettici sulle reali intenzioni di apertura indicate da Thein Sein, oggi si sono convinti che la “road to democracy” è stata intrapresa e non hanno più timore nell’appoggiare pubblicamente Aung San Suu Kyi e il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia. Il premio Nobel per la pace scenderà nell’arena elettorale il prossimo aprile, quando si dovranno scegliere i 34 seggi parlamentari lasciati vacanti dai ministri del nuovo governo. La sua elezione sembra scontata, resta da vedere in che modo lei, figlia dell’eroe nazionale Aung San e spina nel fianco dei regimi militari sin dal 1988, riuscirà a mantenere le numerose e impegnative promesse fatte ai suoi fans negli anni passati.

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