di
Maria Gabriella Mieli
Ogni
donna italiana dovrebbe rendere omaggio all’uomo Salvatore Morelli, e non
soltanto per una questione di genere.
Purtroppo
sono pochi gli italiani, tanto uomini quanto
donne, che hanno soltanto sentito nominare il suo nome, anche
a scuola. Eppure, tra i personaggi che hanno dato un notevole contributo alle
cause della donna, dell’educazione e della libertà di pensiero negli ultimi 200
anni, il nome di Salvatore Morelli
dovrebbe essere in cima all’elenco. Educatore, avvocato, scrittore, giornalista e politico, un patriota
ai più sconosciuto. Salvatore Morelli è un figlio del Risorgimento e un figlio
del sud. Nacque a Carovigno il Primo maggio 1824, in terra di Puglia, allora
parte del Regno Borbonico, e morì a Pozzuoli nel 1880.
Fece
studi classici nel seminario di Brindisi e successivamente, nel 1840, si
trasferì a Napoli per intraprendere la
facoltà di Giurisprudenza e l’abilitazione a giornalista. Ed è proprio a Napoli
che Salvatore Morelli, grazie agli ambienti che cominciò a frequentare, prende
coscienza del tempo storico nel quale vive. Malgrado la rigidità del regime
borbonico, tutt’altro che liberale, a Napoli si formano molti circoli
culturali, e la città respira il fermento dei tempi che pervade l’Europa.
Il
progresso stava avanzando e portava lo spirito, la spinta e la determinazione
al cambiamento. Attraverso la frequentazione dei circoli culturali di Napoli,
Morelli venne in contatto anche con molte donne erudite che contribuirono a
fargli prendere coscienza di quanto fosse importante investire
nell’emancipazione della donna, non soltanto fine a se stessa, ma connessa al
suo ruolo originale. E qui cominciò a svilupparsi nella sua mente il desiderio
di vedere finalmente un’Italia libera e unita, sicuramente ispirato dai
contatti con personaggi collegati al Risorgimento. Farà parte della Giovine
Italia. A Napoli Salvatore Morelli cominciò a scrivere e ad occuparsi di
Giornalismo, attività che gli permetterà successivamente di mantenersi.
Quando
poi ritorna a Carovigno nel 1846, comincia a dimostrare anche praticamente sia l’attaccamento
alla sua terra tanto da un punto di vista artistico quanto di potenzialità, che
la volontà di migliorare le condizioni sociali ed economiche della popolazione.
Questo impegno sarà una costante per tutta la sua vita, al punto di
sacrificarsi per il bene comune. E malgrado le premesse ci abbiano mostrato fin
qui un personaggio che davanti a sé avrebbe avuto una strada tutta in salita,
ricca di onori, sostegno e soddisfazioni, vedremo che in realtà, sarà una
strada irta di ostacoli, soprusi, inganni , amarezze, ingiustizie e tanta
solitudine e sofferenza: tutto ciò però non è bastato nemmeno ad incrinarne i
valori, l’attitudine e la messa in pratica del principio di pensare, vivere ed
agire per il bene del prossimo.
Inizialmente
contento del fatto che il Re Borbone
avesse promulgato la Costituzione del 1848, successivamente a quanto stabilito
dal Papa, avendo piena fiducia nel sovrano ed in quello che avrebbe potuto fare
per la sua terra, appoggiandolo quindi anche attraverso alcuni scritti, ne rimase
poi deluso e scontento, quando la stessa Costituzione, inizialmente approvata,
fu poi negata. Da qui l’inizio delle
lotte per la difesa dei più deboli che lo porterà, grazie alle calunnie della
classe dirigente, a trascorrere ben 12 anni della sua vita in diverse carceri delle
isole del Regno. Fu prima condannato ad 8 anni di reclusione, che divennero poi
10, inizialmente a Ponza; venne poi trasferito nel carcere di massima sicurezza
di Ischia per i prigionieri politici del regno borbonico, in quanto accusato di
cospirazione. Gli fu proposto il perdono e del denaro, purché rinunciasse ai
suoi ideali di democrazia e libertà ma, rifiutando perché fedele, fu trasferito
a Ventotene dove poté esercitare l’avvocatura a favore dei detenuti dell’isola,
sia comuni che politici. Grazie all’intervento di Antonietta De Pace, riuscì ad
entrare in contatto con altri detenuti politici quali ad esempio Luigi
Settembrini. Ma a Ventotene ebbe anche l’opportunità di istruire i giovani
locali. Fece inoltre esporre agli isolani il tricolore durante l’insurrezione
di Carlo Pisacane. Durante la sua permanenza salvò anche 3 bimbi da sicuro
annegamento. Questo atto eroico avrebbe potuto permettergli di tornare in
libertà secondo le leggi del tempo, ma da uomo sensibile quale era, rinunciò a
favore di un altro detenuto padre di famiglia.
Nel
1858 sarà inviato a Lecce come sorvegliato speciale, ma verrà liberato soltanto
nel 1860, dopo la caduta dei Borboni. Prese sempre più piede la sua carriera di
giornalista politico: fondò il quotidiano “Il Dittatore”: un utile mezzo
attraverso il quale sottolineare le mancanze del nuovo governo e propugnare
riforme necessarie e urgenti quali l’istruzione del popolo. Trasferitosi
nuovamente a Napoli, nel 1861 pubblicò l’opera più importante della sua vita
che con la terza edizione, definitiva, nel 1869 prese il titolo “La Donna e la
Scienza o la Soluzione del Problema Sociale”.
Un
grande precursore dei tempi. La sua opera tra l’altro, precedette di ben 8 anni
quella di Stuart Mill, che al contrario di Morelli, fu appoggiato e sostenuto
dai parlamentari inglesi. Salvatore Morelli si rese conto che soltanto
riconoscendo i diritti civili e sociali della donna, la realtà sarebbe cambiata:
proprio nella sua riabilitazione giuridica sarebbe finalmente iniziata una
nuova civiltà, foriera di riforme a tutto campo. La donna portatrice di civiltà
alle generazioni future. Quale profondo cambiamento nella società avrebbe
portato!
Non
si trattava di pura tolleranza, ma di rispetto e di riconoscimento di essere
umano con tutti i suoi diritti al pari dell’uomo. Finalmente una donna
riconosciuta complementare all’uomo nella famiglia e nella società. Come
potrebbe infatti una donna, considerata a tutti gli effetti inferiore all’uomo,
essere portatrice di quei valori innati che sono alla base della formazione
dell’essere umano e che lei naturalmente trasferisce ai propri figli, essere
riconosciuta proprio grazie a ciò, se la società non glieli riconosce e non le
permette quindi di accedere agli studi, all’università, al pubblico impiego,
addirittura alla politica? In quale stato di disagio devono essere vissute le
donne di quel tempo! Diamo però uno sguardo a tutte le battaglie combattute da
Salvatore Morelli nel 19° secolo, durante il suo percorso politico.
Grazie
al suo incarico politico di parlamentare nel collegio di Sessa Aurunca,
avvenuto nel marzo del 1867, avrà l’opportunità di presentare diverse proposte
di legge. L’incarico di deputato sarà rinnovato per ben 4 legislature. Tra i
disegni di legge presentati, meritano un accenno quelli per la reintegrazione
giuridica delle donne (1867), presentato per la prima volta in Europa, per la
riforma della pubblica amministrazione (1867); gli interventi sul brigantaggio
(1868) per il quale bisognava risolvere la causa e non combattere il fenomeno;
quello a favore dei preti patrioti abbandonati da tutti (1869) e le
interrogazioni, tra le altre al Ministro della Giustizia per i ritardi dei
processi penali e per l’eccessiva lunghezza della carcerazione preventiva
(entrambe del 1870).
Le
sue proposte per la nomina di una commissione d’inchiesta sul funzionamento dei
ministeri e per eliminare definitivamente il disavanzo di bilancio, nonché
l’intervento sul bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione per avere una
scuola obbligatoria, mista, laica e gratuita sembrano discussioni ancora aperte
a distanza di 150 anni. A favore dell’educazione e della famiglia vale la pena
ricordare l’intervento a favore
dell’istruzione per le donne e in difesa degli insegnanti (1875) e ancora più
importante la presentazione di relazioni introduttive a sette disegni di legge
per assicurare con guarentigie giuridiche il futuro dei fanciulli e delle
donne: siamo nel 1874 e vale la pena ricordare che la riforma del diritto di
famiglia in Italia avverrà soltanto nel 1975 (ovvero 100 anni più tardi), con
la parità dei coniugi, i diritti dei figli illegittimi, il doppio cognome per i
figli e la legge sul divorzio.
Questo
e molto altro ancora è dovuto a un personaggio eccezionale quale Salvatore
Morelli, accanito sostenitore delle donne quali depositarie dell’educazione dei
figli e quindi perno sul quale ruota il miglioramento degli individui e della
società. Il concetto di istruzione ed educazione di Salvatore Morelli includeva
l’insegnamento delle lingue straniere, della geografia, delle materie
scientifiche, della storia e dell’educazione civica, per permettere al popolo
di conoscere i propri diritti per poterli difendere. Di questo ne sono
consapevoli anche molti dei suoi illustri contemporanei quali Mazzini,
Garibaldi, Victor Hugo, jules Simon e Stuart Mill. Ne sono testimoni le lettere
che gli stessi hanno inviato a Morelli, sostenendolo nei suoi intenti e nel suo
lavoro di legislatore.
Purtroppo
una sola legge porterà il suo nome, presentata nel gennaio del 1877 e diventata
esecutiva il 9 dicembre dello stesso anno: quella che prevede l’ammissione
delle donne quali testimoni negli atti pubblici e privati. Sarà la prima legge
in Italia a favore delle donne e ne aprirà la strada alla capacità giuridica. Salvatore
Morelli realizzò anche 3 opere pubbliche durante il suo mandato di
parlamentare: la bonifica di alcune zone della Campania che nella prima metà
del secolo furono infestate dal colera; la realizzazione della linea
ferroviaria Sessa Aurunca – Gaeta di 60 chilometri; la fondazione del liceo
ginnasio di Sessa Aurunca. Fu tanto illuminato e precursore dei tempi che
arrivò a proporre al governo un’idea di Nazioni Unite per non incorrere nelle
guerre, limitare le spese per gli armamenti ed usare le risorse economiche
nella costruzione di scuole, infrastrutture ed enti assistenziali.
Purtroppo
non riuscì ad essere rieletto per la quinta volta e nel 1880 morì in miseria. Non
smise mai la sua attività di giornalista: a Napoli fondò un’altra testata: Il Pensiero
che diresse per quattro anni, unico suo mezzo di sostentamento e che fu
sequestrato più di 180 volte perché in contrasto con la linea governativa del tempo.
Inconsapevolmente
dobbiamo molto a Salvatore Morelli e dati i tempi critici nei quali viviamo,
vorremmo veramente incontrare persone che come lui, diventano i nuovi paladini
di una società alla ricerca dei valori perduti e pronte a lottare per il
benessere mondiale.
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