15 marzo 2012

Salvatore Morelli

Educatore, avvocato,  scrittore, giornalista e politico, un patriota ai più sconosciuto. Salvatore Morelli è un figlio del Risorgimento e un figlio del sud. Fu tanto illuminato e precursore dei tempi che arrivò a proporre al governo un’idea di Nazioni Unite per non incorrere nelle guerre, limitare le spese per gli armamenti ed usare le risorse economiche nella costruzione di scuole, infrastrutture ed enti assistenziali.

di Maria Gabriella Mieli
Ogni donna italiana dovrebbe rendere omaggio all’uomo Salvatore Morelli, e non soltanto per una questione di genere.
Purtroppo sono pochi gli italiani, tanto uomini quanto  donne,  che hanno  soltanto sentito nominare il suo nome, anche a scuola. Eppure, tra i personaggi che hanno dato un notevole contributo alle cause della donna, dell’educazione e della libertà di pensiero negli ultimi 200 anni, il nome di  Salvatore Morelli dovrebbe essere in cima all’elenco. Educatore, avvocato,  scrittore, giornalista e politico, un patriota ai più sconosciuto. Salvatore Morelli è un figlio del Risorgimento e un figlio del sud. Nacque a Carovigno il Primo maggio 1824, in terra di Puglia, allora parte del Regno Borbonico, e morì a Pozzuoli nel 1880.
Il Padre Casimiro era un impiegato nell’amministrazione del Regno delle Due Sicilie, mentre la Madre Aurora fu dedita alle cure domestiche e dei figli. Solo una persona che ha ricevuto una sana educazione familiare e un retto esempio di vita, sicuramente unito agli studi fatti e all’esperienza vissuta, può mostrare come un individuo può vivere la propria vita sempre fedele a valori e principi universali: è questo il caso di Salvatore Morelli, stretto osservatore dei principi morali quali base per una giustizia assoluta.
Fece studi classici nel seminario di Brindisi e successivamente, nel 1840, si trasferì a Napoli  per intraprendere la facoltà di Giurisprudenza e l’abilitazione a giornalista. Ed è proprio a Napoli che Salvatore Morelli, grazie agli ambienti che cominciò a frequentare, prende coscienza del tempo storico nel quale vive. Malgrado la rigidità del regime borbonico, tutt’altro che liberale, a Napoli si formano molti circoli culturali, e la città respira il fermento dei tempi che pervade l’Europa.
Il progresso stava avanzando e portava lo spirito, la spinta e la determinazione al cambiamento. Attraverso la frequentazione dei circoli culturali di Napoli, Morelli venne in contatto anche con molte donne erudite che contribuirono a fargli prendere coscienza di quanto fosse importante investire nell’emancipazione della donna, non soltanto fine a se stessa, ma connessa al suo ruolo originale. E qui cominciò a svilupparsi nella sua mente il desiderio di vedere finalmente un’Italia libera e unita, sicuramente ispirato dai contatti con personaggi collegati al Risorgimento. Farà parte della Giovine Italia. A Napoli Salvatore Morelli cominciò a scrivere e ad occuparsi di Giornalismo, attività che gli permetterà successivamente di mantenersi.
Quando poi ritorna a Carovigno nel 1846, comincia a dimostrare anche praticamente sia l’attaccamento alla sua terra tanto da un punto di vista artistico quanto di potenzialità, che la volontà di migliorare le condizioni sociali ed economiche della popolazione. Questo impegno sarà una costante per tutta la sua vita, al punto di sacrificarsi per il bene comune. E malgrado le premesse ci abbiano mostrato fin qui un personaggio che davanti a sé avrebbe avuto una strada tutta in salita, ricca di onori, sostegno e soddisfazioni, vedremo che in realtà, sarà una strada irta di ostacoli, soprusi, inganni , amarezze, ingiustizie e tanta solitudine e sofferenza: tutto ciò però non è bastato nemmeno ad incrinarne i valori, l’attitudine e la messa in pratica del principio di pensare, vivere ed agire per il bene del prossimo.
Inizialmente contento del fatto che  il Re Borbone avesse promulgato la Costituzione del 1848, successivamente a quanto stabilito dal Papa, avendo piena fiducia nel sovrano ed in quello che avrebbe potuto fare per la sua terra, appoggiandolo quindi anche attraverso alcuni scritti, ne rimase poi deluso e scontento, quando la stessa Costituzione, inizialmente approvata, fu poi negata.  Da qui l’inizio delle lotte per la difesa dei più deboli che lo porterà, grazie alle calunnie della classe dirigente, a trascorrere ben 12 anni della sua vita in diverse carceri delle isole del Regno. Fu prima condannato ad 8 anni di reclusione, che divennero poi 10, inizialmente a Ponza; venne poi trasferito nel carcere di massima sicurezza di Ischia per i prigionieri politici del regno borbonico, in quanto accusato di cospirazione. Gli fu proposto il perdono e del denaro, purché rinunciasse ai suoi ideali di democrazia e libertà ma, rifiutando perché fedele, fu trasferito a Ventotene dove poté esercitare l’avvocatura a favore dei detenuti dell’isola, sia comuni che politici. Grazie all’intervento di Antonietta De Pace, riuscì ad entrare in contatto con altri detenuti politici quali ad esempio Luigi Settembrini. Ma a Ventotene ebbe anche l’opportunità di istruire i giovani locali. Fece inoltre esporre agli isolani il tricolore durante l’insurrezione di Carlo Pisacane. Durante la sua permanenza salvò anche 3 bimbi da sicuro annegamento. Questo atto eroico avrebbe potuto permettergli di tornare in libertà secondo le leggi del tempo, ma da uomo sensibile quale era, rinunciò a favore di un altro detenuto padre di famiglia.
Nel 1858 sarà inviato a Lecce come sorvegliato speciale, ma verrà liberato soltanto nel 1860, dopo la caduta dei Borboni. Prese sempre più piede la sua carriera di giornalista politico: fondò il quotidiano “Il Dittatore”: un utile mezzo attraverso il quale sottolineare le mancanze del nuovo governo e propugnare riforme necessarie e urgenti quali l’istruzione del popolo. Trasferitosi nuovamente a Napoli, nel 1861 pubblicò l’opera più importante della sua vita che con la terza edizione, definitiva, nel 1869 prese il titolo “La Donna e la Scienza o la Soluzione del Problema Sociale”.
Un grande precursore dei tempi. La sua opera tra l’altro, precedette di ben 8 anni quella di Stuart Mill, che al contrario di Morelli, fu appoggiato e sostenuto dai parlamentari inglesi. Salvatore Morelli si rese conto che soltanto riconoscendo i diritti civili e sociali della donna, la realtà sarebbe cambiata: proprio nella sua riabilitazione giuridica sarebbe finalmente iniziata una nuova civiltà, foriera di riforme a tutto campo. La donna portatrice di civiltà alle generazioni future. Quale profondo cambiamento nella società avrebbe portato!
Non si trattava di pura tolleranza, ma di rispetto e di riconoscimento di essere umano con tutti i suoi diritti al pari dell’uomo. Finalmente una donna riconosciuta complementare all’uomo nella famiglia e nella società. Come potrebbe infatti una donna, considerata a tutti gli effetti inferiore all’uomo, essere portatrice di quei valori innati che sono alla base della formazione dell’essere umano e che lei naturalmente trasferisce ai propri figli, essere riconosciuta proprio grazie a ciò, se la società non glieli riconosce e non le permette quindi di accedere agli studi, all’università, al pubblico impiego, addirittura alla politica? In quale stato di disagio devono essere vissute le donne di quel tempo! Diamo però uno sguardo a tutte le battaglie combattute da Salvatore Morelli nel 19° secolo, durante il suo percorso politico.
Grazie al suo incarico politico di parlamentare nel collegio di Sessa Aurunca, avvenuto nel marzo del 1867, avrà l’opportunità di presentare diverse proposte di legge. L’incarico di deputato sarà rinnovato per ben 4 legislature. Tra i disegni di legge presentati, meritano un accenno quelli per la reintegrazione giuridica delle donne (1867), presentato per la prima volta in Europa, per la riforma della pubblica amministrazione (1867); gli interventi sul brigantaggio (1868) per il quale bisognava risolvere la causa e non combattere il fenomeno; quello a favore dei preti patrioti abbandonati da tutti (1869) e le interrogazioni, tra le altre al Ministro della Giustizia per i ritardi dei processi penali e per l’eccessiva lunghezza della carcerazione preventiva (entrambe del 1870).
Le sue proposte per la nomina di una commissione d’inchiesta sul funzionamento dei ministeri e per eliminare definitivamente il disavanzo di bilancio, nonché l’intervento sul bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione per avere una scuola obbligatoria, mista, laica e gratuita sembrano discussioni ancora aperte a distanza di 150 anni. A favore dell’educazione e della famiglia vale la pena ricordare l’intervento  a favore dell’istruzione per le donne e in difesa degli insegnanti (1875) e ancora più importante la presentazione di relazioni introduttive a sette disegni di legge per assicurare con guarentigie giuridiche il futuro dei fanciulli e delle donne: siamo nel 1874 e vale la pena ricordare che la riforma del diritto di famiglia in Italia avverrà soltanto nel 1975 (ovvero 100 anni più tardi), con la parità dei coniugi, i diritti dei figli illegittimi, il doppio cognome per i figli e la legge sul divorzio.
Questo e molto altro ancora è dovuto a un personaggio eccezionale quale Salvatore Morelli, accanito sostenitore delle donne quali depositarie dell’educazione dei figli e quindi perno sul quale ruota il miglioramento degli individui e della società. Il concetto di istruzione ed educazione di Salvatore Morelli includeva l’insegnamento delle lingue straniere, della geografia, delle materie scientifiche, della storia e dell’educazione civica, per permettere al popolo di conoscere i propri diritti per poterli difendere. Di questo ne sono consapevoli anche molti dei suoi illustri contemporanei quali Mazzini, Garibaldi, Victor Hugo, jules Simon e Stuart Mill. Ne sono testimoni le lettere che gli stessi hanno inviato a Morelli, sostenendolo nei suoi intenti e nel suo lavoro di legislatore.
Purtroppo una sola legge porterà il suo nome, presentata nel gennaio del 1877 e diventata esecutiva il 9 dicembre dello stesso anno: quella che prevede l’ammissione delle donne quali testimoni negli atti pubblici e privati. Sarà la prima legge in Italia a favore delle donne e ne aprirà la strada alla capacità giuridica. Salvatore Morelli realizzò anche 3 opere pubbliche durante il suo mandato di parlamentare: la bonifica di alcune zone della Campania che nella prima metà del secolo furono infestate dal colera; la realizzazione della linea ferroviaria Sessa Aurunca – Gaeta di 60 chilometri; la fondazione del liceo ginnasio di Sessa Aurunca. Fu tanto illuminato e precursore dei tempi che arrivò a proporre al governo un’idea di Nazioni Unite per non incorrere nelle guerre, limitare le spese per gli armamenti ed usare le risorse economiche nella costruzione di scuole, infrastrutture ed enti assistenziali.
Purtroppo non riuscì ad essere rieletto per la quinta volta e nel 1880 morì in miseria. Non smise mai la sua attività di giornalista: a Napoli fondò un’altra testata: Il Pensiero che diresse per quattro anni, unico suo mezzo di sostentamento e che fu sequestrato più di 180 volte perché in contrasto con  la linea governativa del tempo.
Inconsapevolmente dobbiamo molto a Salvatore Morelli e dati i tempi critici nei quali viviamo, vorremmo veramente incontrare persone che come lui, diventano i nuovi paladini di una società alla ricerca dei valori perduti e pronte a lottare per il benessere mondiale.

Nessun commento:

Posta un commento