I dati statistici nel Rapporto Annuale Istat 2005,
consentono di rilevare una progressiva erosione del concetto famiglia in favore di forme di
convivenza diverse.
di Franco Previte,
L’Indagine “I valori degli italiani” nella ri-scoperta
delle relazioni operata dal Censis realizzata per i 150 anni dell’Unità
d’Italia, (oh! quante spese sottratte a quelle necessarie sociali e sanitarie!)
e presentata a Roma il 13 marzo u.s., attesta che questi sono ancora valori
fondamentali e che l’82% della popolazione pensa che esista una sfera
trascendente o spirituale che va oltre la realtà.
Tra questi il 66% si dichiara credente (pensabile
nella Fede Cattolica), il 16% lo ritiene, anche se non si dichiara osservante.
Negli ultimi anni si è invalso una maggiore attenzione
nei confronti della Fede, ma non mancano contraddizioni, in quanto i 2/3 degli
italiani non entrano nei luoghi di culto e solo 1/3 partecipa alle funzioni
religiose.
Tra i valori che accomunano gli italiani la tradizione
religiosa rappresenta il 21,5%, al terzo posto dopo il concetto famiglia che
domina incontrastato il 65,4% delle scelte.
Dunque la famiglia italiana, che altri rilevamenti
statistici, forse, vogliono
affermare lo sviluppo di una cultura troppo spesso indirizzata contro ogni
forma di vita sociale e di vincolo matrimoniale in favore di nuove modalità
dell’essere famiglia, resta salda e costituisce la famiglia “tradizionale”.
Continua il
Censis nel periodo 1998/2009 sono aumentate le unioni libere in più di 541.000
persone arrivando ad un totale di 881.000 che inclusi i figli coinvolgono oltre
2,5 milioni di persone e sono circa 5,9 milioni gli italiani che hanno
sperimentato una forma di convivenza libera.
Il Censis riporta un piccolo cenno a “diversi format
familiari”, infatti nel periodo 2000/2010 sono diminuite le coppie coniugate
con figli nella misura di circa 739.000, aumentate quelle coniugate con figli
di circa 274.000 e quelle con un solo genitore in 345.000, commentando che “le
diverse modalità concrete di essere famiglia rispondono al bisogno crescente di
avere una relazionalità significativa”.
Pur tra le crescenti difficoltà, possibile
frammentazione delle forme familiari, fallimenti, crisi contenitrice di stress,
capacità di “tenuta” che si fa sempre più labile e debole od altre “anomalie”,
la famiglia resiste ancora in questo
contesto economico-culturale malgrado, ripetiamo, i segnali di intensa
fragilità.
Quella “tradizionale”,
e con questa espressione vogliamo riferirci alla vera famiglia di un tempo,
anche a quella del concetto cristiano, continua a mantenere la promessa di
fedeltà reciproca dei coniugi, a farsi carico dei propri figli, ad aiutare i
propri genitori anziani, a curare i propri membri disabili.
E’ fuor di dubbio, come abbiamo osservato, che la
fondamentale istituzione assistenziale è la famiglia fulcro indispensabile,
necessaria, prioritaria e centrale della vita della società.
Rapporti statistici e realtà quasi quotidiane, ci
portano a conoscere che su 10 omicidi avvenuti nell’ambito familiare 6 sono
stati consumati tra le mura domestiche, come stupri aberranti e violenze
barbariche di ogni tipo su donne e bambini .
La famiglia italiana trasformata dalla conversione dell’Italia
da paese agricolo a quello industriale, che quei rilevamenti statistici, forse,
vogliono affermare lo sviluppo di una cultura troppo spesso indirizzata contro
ogni forma di vita sociale e di vincolo matrimoniale, resta ancora, oggi,
salda.
Comunque, “La Repubblica riconosce i diritti della
famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29), ciò significa
che l’ordinamento familiare si considera come infatti è preesistente allo
Stato, quindi l’espressione della Costituzione Italiana, “riconosce i diritti
di famiglia”, li considera e riconosce come diritti primordiali, naturali
conseguendo la concezione famiglia come “società naturale”, affermazione che va
intesa nel senso che la famiglia deve essere considerata come un vincolo razionale
ed etico che trova le sue leggi ed i suoi diritti nella natura stessa.
I diritti della famiglia riconosciuti, senza escludere
quella della morale cristiana, sono tali in quanto questa è “fondata sul
matrimonio” “ ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”, cioè
di continuazione dell’umanità che altre “forme” non possono umanamente e materialmente garantire ( almeno per il
momento!).
La famiglia italiana, comunque ammalata, non necessita
di semplici farmaci da banco, ma di una costante valutazione della crescita
individuale dei suoi componenti nelle diverse espressioni e nel riconoscimento
all’unisono della dignità.
Questa deve essere la sintesi di un più moderno
concetto di libertà, di azione, di proposizione, di convivenza civile che
costituiscono il senso della vita, il rispetto della dignità umana e della
libertà in questa civiltà dell’individualismo e dell’indifferenza che si tenta
di instaurare da troppo tempo.
Per concludere la famiglia ha, ancora, un certissimo
valore negli italiani.
Nessun commento:
Posta un commento