Non è facile essere ottimisti di questi tempi, anche
perché per confrontarsi con queste sfide, necessiterebbe uno spessore morale e
spirituale ben più grande di quello che le società stanno dimostrando
di Giuseppe Calì
E così questo tanto discusso 2012 è iniziato! Se n’è
parlato tanto e tanto se ne parlerà, specie in rapporto alle profezie sulla
fine del mondo. Vedremo film, trasmissioni televisive in quantità crescente,
man mano che ci avviciniamo al temuto 21 dicembre, seguendo una regia da
thriller che tanto giova allo show business. Ciò non toglie che le
preoccupazioni siano reali e che i tempi che stiamo vivendo portino a presagire
sventure e sofferenze di tutti i generi.
La crisi finanziaria ed economica mondiale, le guerre
e rivoluzioni che ancora continuano a incendiare il mondo, poteri occulti e
mafiosi che si confrontano sull’arena internazionale, sono alcuni dei fenomeni
che incombono sulla gente proiettando oscurità ed enorme incertezza sul futuro.
Non è facile essere ottimisti di questi tempi, anche perché per confrontarsi
con queste sfide, necessiterebbe uno spessore morale e spirituale ben più
grande di quello che le società stanno dimostrando.
Vorrei però affermare che credo ancora nell’uomo e
soprattutto ho fiducia nella forza invisibile che l’ha alimentato, protetto e
guidato da sempre, specie nei momenti più oscuri della storia. Credo fermamente
nel destino positivo dell’umanità, nella potenza creativa che ci porterà ad
approdare su nuovi e migliori lidi. Penso che alla fine ci sarà un grande salto
evolutivo che partirà dalle coscienze e arriverà alla formazione di nuovi
processi sociali, politici, economici, artistici e così via. La Bibbia ci parla
di “Nuovo Cielo e Nuova Terra, perché il Vecchio Cielo e la vecchia terra
saranno passati” e dice anche che questo rinnovamento passerà attraverso un
periodo di grandi sofferenze “simili alle doglie del parto”. Insomma per “rinascere”
bisogna prima “morire”. Questo è un principio generale che nella storia si è
sempre espresso: mentre una civiltà finisce, un’altra nasce e la storia della
coscienza continua in nuove forme sempre più evolute. La novità è che oggi
questo processo di morte e rinascita non coinvolge più soltanto un popolo o una
civiltà, bensì l’umanità intera.
Esiste una provvidenza invisibile che non ci ha mai
abbandonato nel corso del lungo cammino della storia e che si è manifestata in
diversi modi, a seconda del tempo, generando religioni e simboli che a loro
volta hanno prodotto culture e civiltà. Proprio nei momenti cruciali,
personaggi unici hanno incarnato le aspirazioni e gli ideali più elevati, proiettando
sulla terra, anche se per brevi periodi, la luce di un Principio Originale che
ha dato nuovo significato a tutte le cose, portando popoli interi a cambiare completamente
valori e punti di riferimento. Hanno lasciato dietro di sé insegnamenti e
simboli affinché rimanesse vivo lo spirito nuovo nato dalla loro esperienza
terrena. Oggi abbiamo messo in secondo piano e male interpretato tali
insegnamenti, adattandoli alle nostre esigenze culturali e ne abbiamo messo da
parte e relativizzato i simboli.
I simboli comunicano potentemente e invisibilmente
con la parte più profonda dell’essere: Che cosa proviamo di fronte alla croce? Al
simbolo del Tao? A una colomba pasquale? I testi sacri sono anch’essi potenti
simboli, oltre che rappresentazioni della Parola. La natura lo è come
manifestazione di armonia, Principio e creatività. Purtroppo questo potere
evocativo funziona anche con i simboli negativi: per esempio, quali stimoli
provocava nei nazisti la svastica e cosa proviamo noi oggi quando la vediamo?
Vorrei però parlare del simbolo più originale e
potente che sia mai stato creato, anzi il maggiore originariamente creato a
nostro beneficio: i genitori.
I genitori, oltre al ruolo importantissimo che hanno
nella famiglia e nella formazione dei figli, sono un simbolo potentissimo:
connesso con la vita, con le origini, con il senso stesso dell'esistenza. Molte
delle qualità e delle lacune con cui ci dobbiamo confrontare nella nostra vita derivano
dal nostro rapporto con questa entità che, nella parte più profonda del nostro
essere, dove le cose significative avvengono primariamente, è così vicina al
concetto di Dio. Per questo affermo che sono il simbolo più potente e primordiale,
quello che ha più impatto nella nostra vita e da cui tutti gli altri derivano,
inclusi i così carismatici simboli della fede. Oggi purtroppo anche queste
nostre radici sono messe in discussione, relativizzate, trascurate. “Onora il
padre e la madre” è il comandamento più obsoleto. Stiamo perdendo il senso
della vita ma dobbiamo assolutamente ritrovarlo. Il nuovo mondo potrà nascere
nello stesso tempo in cui i genitori torneranno a essere socialmente ancora un
simbolo di amore e di vita, di rettitudine e di buon esempio, di dedizione,
sacrificio e pace. Come risultato naturale le istituzioni e la società intera
saranno trasformate. Riappropriarci della nostra vera umanità è la priorità
assoluta. È necessario che questo processo parta da una nuova educazione
rivolta non solo ai giovani ma a tutti, anche tramite i mezzi d’informazione
che non dovrebbero mai violare così pesantemente, come fanno ora, la natura
fondamentale del cuore umano, i suoi desideri più originali e i valori da cui
dipendono la vita e la morte.
Ciò vale dal livello individuale a quello mondiale.
Ecco perché in diversi discorsi, oramai da qualche tempo, il Rev. Moon parla di
Organizzazione delle Nazioni Unite "Genitori", auspicando per questo
ente, nei confronti dell’umanità intera, la stessa cura che un genitore ha per
i propri figli, al fine di promuovere un mondo di libertà, pace, giustizia,
fratellanza, senza barriere né veti da parte di nessuna nazione. Invece di un
equilibrio tra interessi di parte, il bene dell'umanità intera per la
prosperità condivisa, per lo sviluppo umano, per la formazione delle nuove
generazioni, deve prevalere. Non un governo mondiale che ci controlli, ci
domini, ci usi, ma un governo etico che garantisca il rispetto di una carta
universale dei Principi basilari dell’esistenza, della cooperazione, l'uso
della scienza e della tecnologia secondo valori spirituali condivisi, lo
sviluppo di un’economia equamente distribuita. Un governare che agisca mosso
dal bene comune anche con la necessaria forza e autorevolezza, per dirimere i
conflitti con la necessaria diplomazia, ma in casi estremi anche militarmente
per impedire che nazioni più forti abbiano il sopravvento su quelle più deboli,
contro la libertà di autodeterminazione dei popoli. L'unico caso in cui si possa
accettare la formazione di un esercito molto addestrato e specializzato,
equipaggiato con il meglio della tecnologia, ma nello stesso tempo formato da
personale preparato all'ideale della pace mondiale, è questo. Un genitore può
minacciare l'uso della forza, per impedire che i propri figli si massacrino a
vicenda o addirittura mettano il mondo nel caos. Fino ad ora gli USA hanno
ricoperto questo ruolo in modo molto imperfetto, per quanto in molti casi
dobbiamo essere loro grati per il sacrificio dei loro giovani. È ora che questo
compito passi a corpi internazionali di pace che dipendano da quest’organismo
genitoriale mondiale e agiscano nell'interesse di tutta l'umanità.
Tra l'alto non dobbiamo prevenire soltanto le guerre
aperte. Esistono guerre sotterranee che ancora più delle altre influiscono
sulla nostra vita, quelle tra poteri occulti di diverso tipo, che usano il
mondo come una scacchiera in cui gli esseri umani sono trattati come pedoni
sacrificabili. E non parlo soltanto delle mafie, delle grandi organizzazioni
criminali e dei vari “cartelli”, ma di lobby potentissime guidate da pochi
eletti che decidono ogni cosa secondo logiche particolari e non secondo
principi di bene comune e allargato. Un'organizzazione che, anche attraverso un’intelligence
molto sviluppata, possa proteggerci e debellare tentativi egemonici
sotterranei, e possa garantire la trasparenza totale dell'esercizio del potere,
è veramente necessaria.
Esiste e non si può ignorare anche una problematica
nel rapporto tra scienza e fede, tra uso della tecnologia e principi e quindi è
necessario che appaia un'autorità etica anche in questo senso. Non è per
bloccare la ricerca, ma per indirizzarla verso il bene comune, evitando il
degrado ambientale, la sperimentazione nociva, l'uso indiscriminato della
conoscenza a favore della guerra e dei poteri forti. Si curi dell'equa
distribuzione del sapere e della tecnologia, affinché sia usata non tanto per
stabilire supremazie, quanto per promuovere il benessere collettivo.
Si potrebbe ipotizzare la formazione di due camere, un’interreligiosa,
formata da saggi e figure di grande statura morale e spirituale, allo scopo di
vegliare sull'osservanza dei Principi basilari, e un'altra che rappresenti i
popoli e l'umanità intera. Tra l'altro la tecnologia oggi ci permetterebbe una
consultazione veloce e costante anche con rappresentanze di base di tutta la
popolazione mondiale, per evitare che si prendano decisioni soltanto in alto,
senza mai consultare chi poi subisce le conseguenze delle decisioni. Una forma
di referendum rappresentativo permanente, che esprima l'opinione generale
dell'intera umanità sulle grandi questioni. Ciò presuppone ovviamente un grande
salto di coscienza e una rivoluzione nel pensiero e nell'educazione. Tutto
questo investimento sarebbe ripagato a breve dal senso di responsabilità
condivisa come in un’Agorà mondiale, dallo sviluppo di una consapevolezza generale
del destino comune che condividiamo con tutti i nostri fratelli del mondo
intero e dall’avvento di una pace duratura perché basata sulla qualità di
Signori del Creato, qualità dataci da Dio nel momento stesso della Creazione.
So bene che tutto questo profuma di utopia, ma non
per questo mi sento demotivato o scoraggiato dal sostenere una visione del
mondo di questo tipo. Senza anelito verso un ideale non si può costruire un
mondo migliore. E comunque “non c’è forza più grande di quella di un’idea il
cui tempo è arrivato”.
Termino riportando alcune frasi dal discorso che il
Rev. Moon ha dato a un convegno mondiale dell’UPF il 12 settembre 2005, che è
parte di una pubblicazione chiamata “Messaggi di Pace”:
“In questa era, la guerra è il sistema più primitivo
e distruttivo per risolvere i conflitti e non porterà mai alla pace vera.
Questo è il tempo in cui, come insegnò il profeta Isaia, di ‘convertire le spade
in vomeri e le lance in falci’. L’umanità deve porre fine al ciclo perverso
della guerra, che sacrifica le vite dei nostri figli e sperpera somme
astronomiche. È giunto il tempo in cui i paesi del mondo devono unire le loro
risorse e avanzare verso il mondo di pace desiderato da Dio, il Signore di
questo grande universo”.
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