Abbiamo affrontato diversi temi importanti. Vi invito a leggerlo e a mandare i vostri commenti.
Qui riporto un articolo che introduce uno dei temi principali di questo numero. L'articolo analizza cosa possiamo imparare dalla storia passata, perché grandi civiltà sono crollate e sparite, e come possiamo evitare i loro sbagli. Vogliamo analizzare le profezie del 2012 sotto varie prospettive.
Il processo storico e le profezie del 2012
A cura di Giorgio
Gasperoni
Come considerare le profezie del 2012? Dovremo attenderci
avvenimenti catastrofici com’è prospettato da alcuni studiosi, oppure una
grande opportunità di cambiamento in accordo alle scelte che potremmo fare e
che potrebbero avere un impatto mai avuto in precedenza, sulle nazioni e su
ognuno di noi?
In questo numero del giornale vogliamo analizzare le
profezie del 2012 sotto varie prospettive. Oramai quasi tutti abbiamo sentito
parlare delle profezie dei Maya e di diverse altre culture indigene. Riportiamo
anche brevi estratti di profezie delle grandi religioni. Inoltre, è utile
analizzare anche le risposte degli scienziati della NASA agli interrogativi
relativi a possibili catastrofi naturali.
In accordo all'analisi di molti luminari come Gregg
Braden, è necessario capire le scelte che le persone e i popoli possono fare in
particolari momenti storici. Le varie profezie analizzate suggeriscono che il
2012 potrebbe essere un momento cruciale per l'umanità, mai sperimentato prima.
Cosa possiamo imparare dalla storia passata, perché
grandi civiltà sono crollate e sparite, e come possiamo evitare i loro sbagli?
Se esaminiamo la storia da un punto di vista culturale,
possiamo costatare che in Europa, prima della Prima Guerra Mondiale, nulla
poteva scuotere la fiducia nel progresso inarrestabile della storia. Era assai
diffusa l'opinione che la storia si sviluppasse con al centro l'Europa.
Fu Oswald Spengler a demolire questa immagine lineare ed
eurocentrica della storia. Spengler, nel proporre la sua visione
storico-culturale, ritenne che la cultura sia la fondazione della storia. Egli
immaginò la cultura come un organismo che nasce, cresce e inevitabilmente
muore, e diagnosticò i sintomi di un imminente declino della civiltà
occidentale, corrispondente a quello dell'antica Grecia e dell'Impero Romano.
Spengler preconizzò dunque la decadenza dell'Occidente: un destino inevitabile
e prevedibile, da accettare senza lasciarsi prendere dal pessimismo. Su questo
punto, la visione storica determinista di Spengler mostrò evidenti legami con
la teoria di Nietzsche.
Fortemente influenzato da Spengler, Arnold Joseph Toynbee
(1889-1975) stabilì la sua peculiare visione storico-culturale: l'entità
essenziale che compone la storia del mondo[1]
non è data da una regione, un'etnia o una nazione, ma da una civiltà. Ogni
civiltà attraversa gli stadi della genesi, della crescita, della caduta e della
disintegrazione. Toynbee individuò la causa della genesi di una civiltà nella
risposta umana alle sfide portate dall'ambiente naturale o sociale. Le
minoranze creative modellano nuove civiltà guidando le masse, finché alla fine
smarriscono la vena creativa, provocando il crollo della civiltà.
Quando le minoranze, non più creative, diventano
dispotiche, sorgono il "proletariato
interno" alla civiltà e il "proletariato
esterno", che la circonda. La società precipita nella confusione, ma
alla fine le componenti più forti della minoranza dominante stabiliscono uno
"stato universale", e
mettono fine al periodo di agitazione. Sotto il governo oppressivo dello stato universale, il proletariato interno coltiva una "religione più alta" e il proletariato esterno forma "le bande armate barbariche". Così
lo stato universale, la religione più alta e le bande armate costituiscono tre fazioni.
Alla fine la religione più alta si
trasforma in "chiesa universale"
e converte le classi dominanti, ma lo stato
universale crolla repentinamente e, a questo punto, la civiltà incontra la
sua fine. Dopo la scomparsa della prima civiltà c'è l'invasione del proletariato esterno, che si converte
alla religione più alta, dando inizio
a una civiltà di nuova generazione. La relazione tra la nuova e la vecchia
civiltà è definita come "apparentamento
e affiliazione".
Nella storia mondiale si possono contare ventuno civiltà
compiutamente sviluppate. Tutte le civiltà attuali appartengono alla terza
generazione e sono distinte nei quattro ceppi della civiltà Cristiana
(Occidentale e Greco-ortodossa), Islamica, Induista, e dell'Estremo Oriente.
È peculiare della teoria di Toynbee l'esclusione del
determinismo e l'affermazione dell'indeterminismo e della libera volontà. In
altre parole, il modo in cui gli uomini rispondono alle sfide dipende dalla
loro autonoma scelta e perciò il modo in cui procede la storia non è mai
predeterminato: i popoli scelgono il loro futuro. Toynbee vede chiaramente la
Civitas Dei come l'immagine futura della storia umana. Peraltro, nella sua
posizione indeterminista, la scelta, nel futuro, tra il Regno di Dio o il
dominio della notte è condizionata dalla libertà delle persone.
Toynbee disse: "Nella legge dell'amore, che è la
legge dell'essere stesso di Dio, il sacrificio spontaneo di Dio sfida l'uomo,
prospettandogli l'ideale della perfezione spirituale; e l'uomo ha l'assoluta libertà
di accettarla o di rifiutarla. La legge dell'amore lascia l'uomo altrettanto
libero di essere un peccatore quanto di essere un santo; gli lascia la libertà
di scegliere se la sua vita personale e sociale costituirà un passo avanti
verso il Regno di Dio o verso il dominio della notte".
Un'altra caratteristica della teoria di Toynbee è
l'inclusione di Dio, che la società moderna sembra aver dimenticato, nella sua
visione storica: "Che cosa intendiamo per storia? E lo scrittore...
risponderebbe che per storia ha inteso una visione - evanescente e parziale, ma
(a suo parere) corrispondente alla realtà per quanto abbia potuto indagare - di
Dio che rivela Se stesso in azione, alle anime che sinceramente Lo stanno
cercando".
Come dovremmo considerare la questione dell'andamento
circolare o lineare della storia? La visione ciclica greca e la teoria
culturale di Spengler hanno colto un movimento circolare, mentre nell'ottica
cristiana, progressiva e materialista la storia si muove in linea retta. L'idea
della filosofia della vita, che può essere vista come una variante alla
dottrina progressiva, è che la storia progredisce insieme alla crescita della
corrente della vita.
Se si considera la storia come un procedimento lineare,
si può avere speranza nel suo progresso, ma si rimane senza una spiegazione
delle cadute e dei ritorni che contraddistinguono il percorso storico. Se, al
contrario, si vede nella storia un moto circolare, in cui le nazioni e le
culture sono tutte destinate a perire, si rimane senza alcuna speranza. È
arrivato il tempo, probabilmente, di intendere lo sviluppo come un movimento
che ha anch'esso due aspetti: uno diretto in avanti, e uno circolare, la cui
combinazione produce un moto a spirale. Quest’andamento a spirale ha la
caratteristica di puntare direttamente verso la meta (la realizzazione del
mondo ideale).
In secondo luogo, c'è la questione del determinismo e
dell'indeterminismo. La visione fatalista degli antichi Greci, secondo cui la
storia si muove inesorabilmente verso un dato destino, e la visione culturale
di Spengler sono deterministe, come pure la concezione provvidenziale, che vede
la storia procedere secondo la Provvidenza di Dio.
Queste visioni sostengono che una forza sovrumana governi
la storia. Con questo genere di determinismo, l'essere umano non è altro che un
fagotto sballottato dalla storia e non c'è alcun modo di cambiare il corso
degli eventi, sulla base degli sforzi espressi dalla libera volontà delle
persone. Sull'altro fronte, Toynbee invocò l'indeterminismo, motivato dalla sua
convinzione dell'importanza della libertà: il modo in cui la storia procede è
deciso dalla libera scelta dell'uomo.
Cosa ci dicono molte di queste previsioni sul nostro
destino come terrestri? Sostengono che la meta della storia è determinata, ma
il processo storico è indeterminato, giacché il compimento degli eventi
richiede la realizzazione della parte di responsabilità dell'uomo, in aggiunta
alla parte di responsabilità divina. In altri termini, entrambi gli aspetti, il
determinismo e l'indeterminismo, sono da considerare validi; si tratta della
"teoria della responsabilità".
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