di Giorgio Gasperoni
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Lo ricorda con forza il filosofo Michael Sandel:
“La vera sfida di una società giusta non è premiare il talento o il merito, ma riconoscere la fortuna morale e creare legami di rispetto e solidarietà tra cittadini diversi.”
Accanto a questa riflessione, la filosofia contemporanea — da Edith Stein a Martha Nussbaum — mette al centro la cura come principio fondante della giustizia e della convivenza umana. Per Stein,
“L’empatia è la via che conduce al cuore dell’altro, e la cura è la risposta responsabile al suo bisogno di essere riconosciuto e amato.”
Per Nussbaum,
“Una società giusta è quella che si prende cura della capacità di ciascuno di vivere una vita pienamente umana, riconoscendo la vulnerabilità come condizione universale.”
Queste voci trovano straordinaria sintonia con la visione unificazionista di Padre e Madre Moon. Nel pensiero dei Fondatori della Universal Peace Federation, il valore di ogni persona non si riduce al risultato individuale, ma si fonda sull’interdipendenza, la co-prosperità e i valori universali.
Come affermava il Rev. Sun Myung Moon:
“La vera realizzazione non è competere per salire più in alto degli altri, ma elevare tutti insieme la dignità umana.”
La “cura” diventa qui responsabilità attiva verso la famiglia umana globale: nessuno si realizza da solo, ma solo nella relazione e nel servizio agli altri. La pace autentica nasce proprio dal riconoscere che siamo tutti “cittadini del mondo”, chiamati a promuovere dignità, solidarietà e armonia su scala planetaria.
Non è un caso, dunque, che oggi si parli sempre più di “società della cura” come alternativa alla società della competizione e della divisione.
Le emergenze del nostro tempo — pandemie, crisi sociali, conflitti — ci interrogano sulla necessità di costruire istituzioni, comunità e pratiche sociali capaci di includere i più deboli, di valorizzare la vulnerabilità e di promuovere una cultura della pace fondata sull’ascolto, il dialogo e la responsabilità condivisa.
Solo superando la logica della “gara” e del “merito individuale” potremo edificare una società giusta e coesa, dove ciascuno sia riconosciuto e valorizzato per quello che è: un essere umano portatore di dignità, di bisogni e di speranze, legato da una trama di relazioni che ci rende davvero “famiglia umana”.
Questa è la sfida e l’orizzonte che Voci di Pace e la UPF si propongono di sostenere:
un mondo dove la cura sia il nuovo nome della giustizia, e il bene comune sia davvero il bene di tutti.

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