30 novembre 2019

SALVARE L’ITALIA!

di Antonio Saccà
La situazione del nostro paese, la situazione dell’Europa, la situazione mondiale stanno in una condizione che dà l’impressione di un possibile tracollo o in ogni caso di un equilibrio sull’orlo della caduta. Non che vi siano periodi totalmente stabili, tutta la realtà vive di contrasti, ma c’è qualcosa attualmente che sembra volere i contrasti, qualcosa o meglio qualcuno e questo rende la situazione meno accettabile anche perché giungeremmo perfino al sospetto che qualcuno voglia il male del proprio paese. Vediamo in concreto la situazione e limitiamoci, per il momento, all’Italia. È concepibile, accettabile, apprezzabile che da mesi e mesi ci trasciniamo situazioni a rischio come quelle rappresentate dall'Ilva e dall’Alitalia? Non si tratta di situazioni qualsiasi, si tratta di situazioni fondamentali per il nostro Paese, e tuttavia non si procede ad una soluzione, allungamenti continui, incertezze perenni, difficolta risolte che poi non sono risolte e avviene l’inverosimile situazione di un fallimento che coinvolgerebbe migliaia e migliaia di lavoratori e darebbe una frustata all’economia del nostro paese a parte la disastrosa “figura” che faremmo per noi stessi e con gli altri paesi.
È inconcepibile che un Paese come il nostro, dal grande turismo, di fitti voli interni, di ampie attività commerciali non possa volare sulle proprie gambe, per cosi dire, non trovi acquirenti degni di fiducia? La faccenda sembra inaudita, eppure è questa, non soltanto è questa ma lo Stato consuma milioni e milioni mentre la soluzione è rimandata continuamente. E quando si intravede una prospettiva appare qualche ulteriore difficoltà, e il fantasma della nazionalizzazione, della predazione statale. La stessa situazione e peggiore riguarda l’Ilva. inutile ripetere la confusione avvenuta sul cosiddetto scudo legale vale a dire non ricorrere alla giustizia per i disastri ambientali precedenti l’acquisto della Ancelor Mittal, al tal punto nasce perfino il sospetto che l’errore di una salvaguardia data e poi tolta sia stata fatta a ragione veduta per creare un contenzioso con la Mittal. Ma evitiamo questi sospetti e veniamo a fatti, i fatti sono che ancora non c’è la decisione di dare questo salvacondotto alla Mittal, ancora non c’è la decisione su quanti lavoratori verrebbero messi fuori dall’impresa, non vi è un arresto totale delle attività legali contro la Mittal ma ancora una volta appare il fantasma della nazionalizzazione o di un consistente intervento statale. Si ha da tutto ciò l’impressione, un’impressione oggettiva, dai fatti, non un’impressione impressionistica, soggettiva, che si voglia tornare indietro dalle privatizzazioni e fare entrare lo Stato nell’economia in modo essenziale. Non ci sarebbe alcun che da obiettare purché lo si faccia e lo si faccia bene senza che lo Stato diventi un contribuente a fondo perduto dei disavanzi e degli sperperi. Al dunque, siamo paralizzati, pur tenendo conto della gravissima difficolta della soluzione in ogni caso siamo paralizzati. Ora, in questo momento ci sarebbe da dare il massimo di briglia sciolta agli investimenti da dovunque vengano senza far polemiche sulle multinazionali, sull’ invasione dei paesi esteri, sui problemi ambientali, non perché non vadano compiute, tutt’altro, purché siamo espresse con una alternativa efficiente, se sono esclusivamente paralizzanti, impeditive, avremmo un doppio danno, ci renderemmo un Paese improponibile all’esterno e disoccupativo all’interno. Questi sono i fatti, se ne può discutere quanto si vuole ma i fatti sono questi, non stiamo risolvendo nessuno dei grossi problemi che dobbiamo risolvere e nel frattempo escono fuori diversivi moralistici buoni per l’opinione pubblica come se avessimo a guida gente altamente morale, attenta all'ambiente, all'occupazione, a migliorati salari...
Ed infine, una “mosse” rischiosissime come quelle di avere accettato una decisione, la cosiddetta “salva stati” che pare non consente aiuto europeo ai paesi con un alto debito pubblico non ridotto, una determinazione fatta quasi contro l’Italia che appunto ha un alto debito pubblico che aumenta, ma una determinazione approvata dal governo italiano. La questione è, però, in discussione, il governo nega questa ipotesi ostile al nostro Paese. A tal punto è bene essere onesti come cittadini italiani non come cittadini di parte o di partiti. Qualcuno onestamente può dire che siamo sulla strada della salvezza? Che vi è armonia e comune finalità tra chi regge il Paese? Che si stia risolvendo un solo problema cruciale? Che non si possa sospettare che il solo o fondamentale scopo di chi governa sia non affrontare le urne pure a costo di un Paese paralizzato? Sono domande che la gente si fa. Ma credo che vi sia qualcosa di più rilevante. Credo che vi sia in taluni il tentativo di ritornare a un dominio pervasivo dello Stato, in economia, nella giustizia, una sorta di governo etico che abbia ad insegna la Virtù. Anche l'ambientalismo esasperato è un modo per controllare la società. Vi è un giacobinismo statalista e giustizialista che con l'ossessione della Verità e della Morale può fermare ogni atto sottoponendolo a giudizio capillare. In linea di massima hanno fatto più male alla società coloro che esigevano la purezza assoluta piuttosto che coloro i quali accettavano le complicazioni della realtà, cercando il maggior bene possibile non il bene assoluto, oltretutto quasi sempre copertura della menzogna. Se teniamo conto di una crisi internazionale violentissima tra Stati Uniti e Cina e delle frantumazioni che ci sono in Europa sarebbe il momento di un’unita nazionale per salvarci, ma c’è il sospetto che qualcuno non voglia la salvezza del nostro Paese o in ogni caso non abbiamo ancora trovato la formulazione idonea a salvare il nostro Paese. La politica diventa clamore dei social. Raduni di piazza non si sa a quale scopo oltre il raduno. Perché non è il fascismo, non è l'antisemitismo, esecrabili tendenze, non è il razzismo, esacrabilissimo, non è il comunismo, pernicioso, a costituire i pericoli, i pericoli vengono da una economia che non sa amministrare il mutamento tecnologico, i paesi con difformità di tasse e salari, l'ingresso nel mercato del lavoro di milioni e milioni di soggetti, i mutati equilibri con paesi che emergono. Credere di rispondere a questo marasma con la Virtù e l'economia burocratica statalizzata sarebbe catastrofico, una paralisi progressiva. Bisogna scatenare l'iniziativa, con l'impeto cosciente di salvare l'Italia. E che lo Stato sia propulsivo non un controllore di autobus! Primo Comandamento: Salvare l'Italia!                                        

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