4 dicembre 2019

LETTERATURA RUSSA E LETTERATURA EUROPEA

Conferenza 8 Dicembre, ore 16, alla FIERA DEL LIBRO, ROMA, (EUR)

di Antonio Saccà
Non la poesia, non la filosofia, non la musica, non la pittura, non l’architettura hanno avuto influenza sulla cultura europea, anche se vi sono stati poeti rilevanti in Russia con qualche ripercussione nei paesi europei, primo fra gli altri Majakovskij, con le sue metafore iperboliche, con la sua immersione nella società della tecnica, sebbene Majakovskij a sua volta sperimentava il futurismo italiano; e certamente non possiamo non apprezzare Block, Achmatova, Esenin, a parte il “classico” Puskin, e così in pittura non possiamo non ammirare Rublev, Repin, più ampia l’ammirazione nel campo musicale con Mussorskij, Cajkosvski Prokovies... ma è nella narrativa che l’incontro dell’arte russa nell'arte europea raggiunge il vertice.
La Russia almeno dall’800 in poi ha dato all’umanità e all’Europa romanzi dal massimo vigore problematico, romanzi che sono specifici della Russia ma che esprimono la condizione umana e segnatamente quella europea e ciò per un fatto abbastanza semplice, che il romanzo russo pressoché generalmente è immerso nella terribile problematica del bene e del male, il romanzo russo ha dato i personaggi più estremi della tragica scelta, ripeto, del bene e del male. Non vi è testo rilevante nel romanzo russo che non viva ed esprima questa presenza della lotta del male contro il bene più che del bene contro il male. È il male a pervadere il romanzo russo, è il male rappresentato da Napoleone considerato come Anticristo in: Guerra e Pace, di Leone Tolstoj, il male rappresentato da Raskol'nikov in: Delitto e Castigo, di Dostoievskij, è il male rappresentato come peccato in Anna Karenina, di Tolstoj, e ancora come peccato perfino delittuoso nel dramma, La potenza delle tenebre, sempre di Tolstoj, è il male come dongiovannismo cinico in Lermontov e Puskin, è il male nichilista, distruttivo, al grado zero di ogni amore del prossimo in Dostoevskij de Gli Ossessi, de I fratelli Karamazov, secondo la certezza dell'Autore che se non c'è Dio tutto è permesso, o il male dei nichilisti in Turgheniev... Talvolta il male si presenta come demonio vero e proprio, così ne Il Maestro e Margherita, di Bulgakov, o giunge a giustificare se stesso, se il male sia veramente male o necessario comportamento delle persone superiori a imporre la loro superiorità. È il caso di Raskol'nikov che giustifica il male come volontà di affermazione individuale. Forse Dostoievskij prese da Stendhal de Il rosso e il nero e da Byron, in ogni caso quest’ultimo aspetto ha avuto notevole presa in Europa. Non c’è dubbio che André Gide ha ripreso queste tematiche di Dostoevskij e anche Nietzsche di sicuro fu attento alla problematica di Dostoevskij ma in senso capovolto, mentre Dostoevskij considerava il male vincolato al castigo, alla punizione, al pentimento, Nietzsche e pure André Gide lo ritenevano fondamento della vita, della forza, non il male come divertimento narcisistico o atto di libero volere, almeno in Nietzsche, ma come prezzo della vita che non può fare a meno del male, della potenza affermativa dell’individuo.
Un altro aspetto della narrativa russa che ebbe notevole rilevanza nel romanzo europeo viene dal personaggio che non ha a forza del male ma una malvagità nascosta, pensieri cattivi, vendette segrete, invidie ingoiate, è ancora Dostoevskij a dare vita con la figura dell’uomo del sottosuolo, l’uomo che nasconde la sua malvagità ma non fa altro che schizzare veleno contro gli altri. Certamente Italo Svevo in Senilità, La coscienza di Zeno ne fu influenzato forse indirettamente ma la problematica è la stessa, anche Carlo Emilio Gadda ha un suo “sottosuolo”, certamente ne fu influenzato Kafka e suppongo anche Alberto Moravia, insomma tutta la narrativa di personaggi vili, invidiosi e cattivi impotenti. Un ultimo aspetto, il personaggio buono, che subisce volontariamente, il cristiano che accetta la volontà di Dio quale che sia o il debole, il vinto sopraffatto ma non cattivo, l'umiliato...Dostoievskij e Tolstoj ci hanno suscitato personaggi non dimettibili, Gabriele D'Annunzio, che prese dal superomismo di Rasckolnikov. Anche in chiave aristocratica estetizzante, cercò in Giovanni Episcopo di ricreare il personaggio umiliato.
Vi è un campo in cui la Russia pervade l'Europa, il Ballo Classico, la Danza, i Balletti.

N.B. NEL PADIGLIONE DELLA CASA EDITRICE ARMANDO DURANTE LA FIERA SONO ESPOSTI TRE LIBRI DI ANTONI SACCÀ: IL ROMANZO IL PROFESSORE, LA MORTE E LA RAGAZZA; LA MEMORIA DEI RICORDI; ED UN TESTO APPENA USCITO: QUEL CHE RESTA DEL NULLA.

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