1 giugno 2010

Estratto dell’intervista rilasciata da Goto Toru alla rivista Today’s World del Movimento dell’Unificazione.

Oggi Goto è Presidente dell’Associazione delle vittime dei rapimenti a fini religiosi e di conversione forzata.

Qual è la sua impressione sulla situazione interiore delle vittime dei rapimenti che lei ha incontrato?
Molte di queste vittime piangono quando chiedo loro di descrivermi la situazione che hanno vissuto. Non sono riusciti a superare gli effetti dell'esperienza subita; ciò ci fa capire la gravità di questi rapimenti.

È vero che gli ex rapiti giapponesi che vivono in Corea non hanno nessuna intenzione di tornare in Giappone? (NdT: varie persone che sono riuscite a fuggire dalla prigionia in Giappone, per sicurezza hanno raggiunto il Movimento dell'Unificazione in Corea).
Alcuni di loro sicuramente non desiderano tornare. Da un punto di vista obiettivo si potrebbe pensare che se tornassero non correrebbero nessun pericolo, ma spesso le vittime esprimono ancora questo tipo di timore. Possiamo dire che oggi per molti la paura che provano è senza fondamento, ma in loro il timore di affrontare di nuovo quell’esperienza è davvero radicato. Sono terrorizzati dalla possibilità di viverla nuovamente.

Se i nostri lettori desiderassero pregare per gli obiettivi dell’Associazione da lei presieduta, quali motivazioni suggerirebbe loro?
Tre motivazioni: la prima, che nessun cittadino giapponese venga mai più rapito. La seconda nasce da una considerazione: ci sono molte vittime che ancora soffrono a motivo della loro esperienza di stress post-traumatico. Il nostro obiettivo quindi, e la seconda motivazione della preghiera, è far sì che questi postumi possano essere superati, e che venga sanato anche il rapporto con i loro genitori (NdT: l'iniziativa del rapimento parte dai genitori delle vittime).
Terza motivazione: i deprogrammatori sono numerosi; tra questi ci sono anche dei pastori cristiani. Tutte queste persone hanno dato vita ad un notevole giro d’affari criminale. Eppure questo crimine, che è anche una grave violazione dei diritti umani fondamentali, è ancora nascosto alla società giapponese nel suo complesso. Ciò avviene a motivo dell'ostilità dei mezzi di informazione nei confronti della nostra chiesa, ed anche perché questo crimine è commesso da persone che hanno posizioni importanti nella società. È necessario pregare perché il reato di deprogrammazione divenga di dominio pubblico e che i criminali che lo praticano affrontino le conseguenze morali, penali e sociali delle loro azioni.

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