1 giugno 2010

MORBI SOCIALI E SPESA SANITARIA: VERSO UN’ALLEGRA BANCAROTTA?

del Dott. Giuseppe Rossi
Perdonatemi se inizio l’articolo con una specie di bollettino di guerra. Molti dati risalgono al 2003, ed oggi purtroppo la situazione è peggiorata. Il “bollettino” riguarda naturalmente la (scarsa) salute degli italiani.
Cominciamo dalla bocca: un terzo della popolazione adulta soffre di piorrea alveolare, ha cioè le gengive infette, denti instabili. Spostiamoci giù nello stomaco: quasi un italiano su due è infetto da Campylobacter, cioè ha lo stomaco a rischio. Poco più in là dello stomaco, nel duodeno, dove va a finire la bile prodotta nel fegato, la situazione non migliora di molto, dato che altri 10 milioni di italiani producono calcoli nella colecisti o nelle vie biliari, mentre altri milioni si limitano ad averla possentemente acida, corrosiva, ed essa cola, lenta e maestosa, lungo le pareti intestinali giù giù fino al….Beh insomma, volgiamo lo sguardo in alto, al capo: più di quindici milioni di italiani sembra che soffrano cronicamente di mal di testa, 11 milioni sono ipertesi, 10 milioni hanno problemi alla tiroide. Oggi un italiano su tre incappa nella sua vita in una qualche forma di tumore, quattro bambini su dieci soffrono di allergie, da sei a nove milioni di persone hanno disturbi del sonno, più di quattro milioni e mezzo soffrono di cosiddetta depressione grave, 5-6 milioni sono impantanati nella palude delle fobie, 4 milioni almeno vivono periodicamente un inferno chiamato “crisi di panico”, quasi un italiano su sei viene ricoverato almeno una volta all’anno in ospedale, e potrei continuare, ma il quadro è già abbastanza significativo e deprimente.
Consideriamo adesso rapidamente anche l’aspetto economico. Nel 2003 la spesa sanitaria è stata calcolata in 93 miliardi di euro. Oggi gli ultimi dati parlano di 110 miliardi. Se noi suddividiamo questa cifra tra i venti milioni di famiglie italiane, ammesso che pochissime siano esenti, o in…nero, si può facilmente dedurre che su ogni singola famiglia pende una spesa annua non inferiore ai 5000 euro. Può mai essere ricco, produttivo, creativo, competitivo, un popolo che arranca, che ha bisogno di tanto per sopravvivere? Ammesso pure che ci riesca a sopravvivere, dal momento che le morti da cause iatrogene, cioè quelle causate da errate cure mediche, sono al quarto posto tra le cause di morte. Ogni anno, e chiudo davvero con questo bollettino, si contano circa venticinquemila decessi per infezioni contratte negli ospedali, quasi un morto ogni venti minuti.
Forse “qualcosina” ancora non va nella prevenzione e nella gestione della salute. In Italia abbiamo, tutto sommato un discreto servizio sanitario, e non mancano punte di eccellenza ma, visti i dati, non credete che si possa operare molto meglio? Soprattutto a monte di queste falle. La nostra casa Italia è come allagata, il povero servizio sanitario si dà da fare per drenare l’acqua, ma qui c’è bisogno anche di un “idraulico” che individui la natura ed i siti delle perdite.
Allora, che dire? Siamo fatti male noi italiani? Siamo sfortunati? Oppure la dea Fortuna non centra, e bisogna appunto andare in cerca di altre variabili, di nuove chiavi interpretative, di variabili che la cultura politica e medica del nostro tempo ha voluto finora ignorare o sottovalutare.
Proviamo a parlare di due cause fondamentali a monte del disastroso panorama sanitario: le informazioni psichiche e quelle alimentari. L’uomo è quello che pensa e quello che mangia. Pensiero e cibo sono due diversi tipi d’informazioni energetiche. Il pensiero non è un’astrazione, è una forza che agisce, diciamo così, dall’alto ed è solitamente più potente, avendo un accesso preferenziale nella “stanza dei bottoni”. L’energia-pensiero influenza cioè le decisioni dei potenti “ministeri” che sono situati nella corteccia e nella sottocorteccia cerebrale. E i ministeri sono importanti, perché danno il là ai ritmi vitali, alla produzione di ormoni, all’equilibrio neurovegetativo, metabolico ecc.
Le informazioni chimiche del cibo vanno a nutrire invece, dal basso, il flusso intensissimo di energie necessarie alla vita, al ricambio.
Come gestiamo il nostro pensiero e il nostro nutrimento? Il nostro intasatissimo medico di base quanti secondi dedica alla psiche e alla dieta dei suoi pazienti? E con quanta competenza riesce a farlo, e con quanta voglia, visto che siamo riusciti a farlo diventare un quasi-burocrate, con enorme spreco di professionalità e di risorse?
Il sistema corporeo è come un’azienda, e proprio come un’azienda deve perciò far quadrare il bilancio. Ogni giorno entrano nei congegni miracolosi di questa azienda triliardi di input, cioè micro-informazioni psichiche, elettromagnetiche, chimiche. L’ ”azienda” deve processare, digerire, assimilare le informazioni, e deve eliminarne le scorie in modo tale che non ci siano intasamenti, congestioni, ridondanze, e che non diventino terreno di coltura per forme inferiori di vita, o addirittura focolai anarchici. Insomma, il bilancio deve essere ogni giorno in parità, altrimenti ingrassiamo o perdiamo peso, o rimuginiamo pericolosamente dati indigesti per la mente e per il corpo. In questi ultimi decenni stiamo andando sempre più spesso ad affollare quelle “discariche” organiche le quali, incapaci di smaltire l’eccesso di carico, si infiammano e degenerano oppure iniziano processi cosiddetti autoimmuni, o avviano fermentazioni o putrefazioni incontrollate che reintroducono veleni in circolo innescando così pericolosi circoli viziosi.
L’asse della vita è un asse dinamico e simmetrico allo stesso tempo. L’impulso è verso la gioia, la varietà, la curiosità, ma inseguendo tragitti armonici, circolari, dove ritmi e bioritmi vengono rispettati in un concerto di risonanze, secondo il principio del minimo mezzo. Input ed output, dare e ricevere, equilibrio tra entrate ed uscite, euritmia e coerenza tra sistemi gerarchizzati e sinergici: sono concetti che la nostra affannata civiltà decadente considera molto marginalmente. La legge selvaggia del profitto, del tornaconto più o meno immediato, ha creato pseudo-bisogni ed automatismi economici ormai nelle mani di pochi apprendisti stregoni senza scrupoli che non sanno più gestire, ammesso che lo vogliano, quelle forze immense e pericolose che hanno scatenato nell’ecosistema. E oggi in questo vortice inebriante ci si mettono pure la Cina e l’India, con tanti saluti alla vecchia cultura taoista, ai diritti dei lavoratori, al millenario rispetto per gli esseri viventi etc. etc..
Ma torniamo all’uomo, al piccolo universo umano. La specie “homo sapiens-sapiens” dovrebbe essere almeno un pochettino sapiens, non credete? Ma forse più probabile che questa sua sapienza, questa sua capacità cioè di assaporare la vita si sia un po’ persa per strada, visto che, ad esempio, quasi un italiano su due, appena va in pensione, diventa depresso subito, proprio incapace di apprezzare sé stesso e questo dono meraviglioso che è la vita, con tutte le sue sfumature infinite e cangianti.
L’uomo è quello che pensa. Quando un uomo è integro, solitamente il suo pensiero è integro. I quanti di luce del suo pensiero riescono allora a dare coerenza e unità al flusso di dati che arrivano a quelli che abbiamo definito “ministeri” cerebrali. La biofisica ci insegna che quando c’è coerenza, quando cioè i segnali pulsanti del pensiero sono accordati in fase e in ampiezza con quelli che sono i programmi e le aspettative della “phisis”, della natura umana, quando cioè i “ministeri” funzionano e non c’è conflittualità, non ci sono violenze né compromessi tra i vari dipartimenti, le direzioni arrivano in periferia senza problemi, non ci sono distonie, e l’ ”umore”, anzi gli “umori” sono buoni, mentre la relativa secrezione di ormoni non causa eccitazione, né al contrario dimentica e affama le diverse periferie. In questo modo non si assiste a “scioperi” negli esecutori biologici periferici, perché c’è armonia. Un organismo integro informa adeguatamente i suoi globuli bianchi, che sono poi piccoli cervelli migranti, e così l’io controlla il non-io, le realtà diverse da sé, il sistema immunitario cioè funziona bene, riuscendo a controllare il territorio; i globuli bianchi, i nostri poliziotti biologici, non sono corrotti, non offrono copertura, come avviene nell’AIDS, a virus “mafiosi”.
Ma quanto è difficile rimanere integri in una civiltà come la nostra che non ha più punti di riferimento, ormai incapace di ascoltare le voci di dentro in mezzo a tanto rumore, in un’atmosfera culturale schizoide che ha trasformato anche professionisti di buon livello in tanti bravi, preparatissimi, piccoli tecnici al pezzo.
L’”homo sapiens” è diventato “homo oeconomicus”, ma sta già trasformandosi in “homo machinalis” (cito il mio amico Fausto Gianni, grande quanto sconosciuto scrittore), mentre la specie “homo insipiens” conquista alacremente il primato nelle arti, nelle lettere, nella filosofia. Ma anche della specie ultima l’”homo pecus”, non è raro poterne incontrare bellissimi esemplari in televisione, tra gli uomini di teatro, di cinema, nelle redazioni dei giornali, nelle Università, nei Parlamenti ecc. ecc.
Insomma diventa sempre più difficile essere in salute in un mondo alienante. L’uomo di oggi non conosce il suo valore, le sue immense potenzialità, e spesso frappone il velo degli psico-farmaci, oppure tenta di evadere, di suicidarsi con droghe pesanti o cosiddette leggere, che alterano il delicato tessuto relazionale, e buonanotte.
Altro input è il cibo. L’uomo è ciò che mangia. Ed è un altro grosso problema poiché l’ecosistema che lo circonda e di cui si nutre, è già intasato, e altrettanto lo sono i suoi emuntori. La produzione di tossici chimici, il disperdersi massiccio e incontrollato di metalli pesanti, lo sfruttamento e l’assottigliamento dell’humus ed altre anomalie, stanno trasformando e deteriorando la qualità dei nostri cibi. I nostri filtri biologici pertanto, si intasano e si ammalano. Le nostre “truppe” anticorpali fanno quello che possono ma sono esauste, e così le allergie lievitano, assieme alle intolleranze alimentari, alle malattie degenerative, ai tumori ecc..
Che fare allora? Ma certo! Mettiamo altri farmaci, altre sostanze tossiche in circolo in un ecosistema già al limite. Tanto si comincia a pensare che siamo già un po’ immuni da questi veleni: vengono oggi “fortunatamente” riciclati nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo, nei cibi cui siamo abituati. Questo si chiama circolo vizioso e ci può portare in un’unica direzione: quella del cimitero.
Possono però esistere anche circoli virtuosi, ma la volontà politica sembra un po’ latitante. Il fatto è che oggi non possiamo più prendercela comoda, tutto sembra evolvere in modo tumultuoso rispetto al passato. Così pure è oltremodo urgente un’evoluzione dei parametri culturali. La religione scientista, ad esempio, dovrebbe ridimensionare le sue pretese. La cultura medica in special modo, dovrebbe imparare ad emanciparsi dalla rigida metodologia delle “scienze dure”, la mafia accademica dovrebbe tornare a rileggere il giuramento d’Ippocrate e affrettarsi a governare e non boicottare la transizione, in atto da tempo negli altri paesi, dal paradigma biochimico al paradigma biofisico. Senza uno sforzo serio delle coscienze non sarà possibile frenare la corsa al suicidio che non è purtroppo soltanto italiana ma dell’intero “villaggio globale”.

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