1 giugno 2010

Kyrghizistan: una democrazia in pericolo

di Riccardo Venturini

La nostra dimensione si estende oggi oltre i confini del proprio paese e include anche la storia e i fatti che accadono a migliaia di chilometri da noi. La scelta di condividere insieme nella UPF i valori di pace e di fede che devono essere i principi di vita per ogni cittadino e per ogni collettività del mondo ci obbliga a guardare in questa direzione per riconoscere il senso e l’importanza dei recenti fatti accaduti nella Repubblica del Kyrghizistan e per intervenire almeno con la nostra mente e la nostra voce per salvaguardare i diritti e i principi di democrazia umani che riconosciamo come universali.
Il Paese
Il Kirghizistan è una repubblica indipendente dell’Asia centrale dal 1991 e ha una superficie di circa 198.500 km² (circa due terzi dell’Italia) con un 94% di territorio montuoso. L’altitudine media del paese è di 2750 m sul livello del mare, circa il 40% della regione kirghisa supera i 3000 m e per tre quarti è coperta da nevi e ghiacci perenni (viene riconosciuta come una riserva d’acqua mondiale). Il paese ha una popolazione complessiva di 4.965.093 abitanti, con una densità media di 25 abitanti per km².


La crisi politica
Il cambiamento è cercato da tutti noi sempre per migliorare la situazione, ma quando il Kyrghizistan esce dall’orbita sovietica all’inizio degli anni 90 e viene eletto come Presidente il Prof. Askar Akayev, riconfermato successivamente la situazione appare sempre tale e quale. Ne 2005 si giunge a un rovesciamento dei poteri, con la rivoluzione dei tulipani e l’insediamento di un nuovo Presidente Kurmanbek Bakiyev. Ancora una volta molte aspettative, molti sogni e una realtà che stenta a modificarsi in meglio. Fintanto che ripartono i movimenti di rivolta e le proteste popolari che portano Bakiyev a fuggire e a chiedere asilo in Bielorussia. Ancora adesso mentre scrivo, sono segnalati nuovi episodi di violenze nel paese tra i sostenitori del governo ad interim e quelli del presidente deposto. Mentre ogni episodio di scontro ci riporta questa realtà lontana all’attenzione e purtroppo dobbiamo riconoscere l’effetto paradossale che solo la dimensione di un disastro scatena poi un alto numero di reazioni, voglio invece soffermarmi sul quanto sia importante (proprio prendendo la realtà kyrghisa come esempio) intervenire subito ad altri livelli. Per primo quello del leggere oltre le righe e riconoscere il potere che sopra il paese vede contrapposti Stati Uniti e Russia per riuscire a controllare meglio la base aerea di Manas. Infatti, negli ultimi anni Bakiyev aveva modificato più volte la costituzione accrescendo i propri poteri e chiudendo le sedi di alcuni giornali poco graditi, facendo arrestare alcuni esponenti politici dell’opposizione; nel 2007 e reprimendo con violenza le proteste dell’opposizione, che lo accusava di corruzione e di aver ignorato le promesse della campagna elettorale del 2005. Anche la sua stessa rielezione nel 2008 era avvenuta con il sospetto di brogli elettorali. Bakiyev aveva nel tempo vissuto una progressiva sfiducia da parte della Russia (Putin e Medvedev) per non aver fatto rimuovere come invece aveva promesso, proprio la base aerea americana a Manas in territorio del Kirghizistan. All’opposto rinnovando lo scorso anno la concessione d’uso di Manas agli USA per 10 anni in cambio di cospicui investimenti economici americani nel paese. Ora mentre è indispensabile per ogni paese stringere le alleanze più solide per garantire e promuovere il migliore sviluppo possibile è altrettanto vero che questa scelta deve essere fatta in modo collettivo e nell’interesse di tutti. Quando il potere acceca la vista, occorre ritrovare prima l’orientamento per poi proseguire nella direzione corretta.
La cronaca
Nel marzo 2010 Roza Otunbaiyeva. leader dell’opposizione si recava a Mosca per chiedere un appoggio più forte al governo russo e dopo averlo ottenuto riusciva a scatenare una progressiva rivolta dalla capitale per poi estendersi in tutto il Paese. Il 7 aprile 2010 l’opposizione con un’estesa manifestazione di piazza aizzava e guidava il malcontento popolare verso la rivolta.


Violenti scontri di piazza nella capitale portavano alla fuga del presidente Bakiyev e alla proclamazione di un nuovo governo ad interim guidato della leader dell’opposizione Roza Otunbaiyeva. Il nuovo governo chiedeva aiuti umanitari alla Russia che gli venivano subito concessi con l’appoggio al nuovo governo. E, oggi, a poco più di un mese dalla rivolta torna altissima la tensione: il sud del Paese è ripiombato nel caos dopo che alcuni fedelissimi del presidente deposto hanno occupato gli uffici amministrativi di Osh e Batken. Poi, dopo ore di durissimi scontri, i filo-governativi riprendevano il controllo del palazzo che ospita l'esecutivo regionale a Osh. Il governo provvisorio minimizzava gli episodi nel sud, poi chiamava a raccolta i suoi sostenitori affinché scendessero a loro volta in piazza per dimostrare di essere più forti e più numerosi.



L’analisi e una conclusione
Il confronto tra russi e americani proseguirà e per riprendere un mito del passato avremo ancora gli Orazi e i Curiazi che si dovranno confrontare (mettendo in gioco le loro vite) per chi potrà dire di avere vinto la guerra. Pensiamo ora in maniera aperta e accettiamo l’idea che un paese indipendente dell’Asia vuole crescere e svilupparsi per i propri cittadini e che potrebbe anche allo stesso tempo avere insieme russi e americani che collaborano per la ristrutturazione di Manas (L’epopea di Manas è il poema epico del popolo kirghiso. Manas è il nome dell’eroe; il poema, trasmesso per tradizione orale, articolato in oltre mezzo milione di versi è in proporzione oltre venti volte la somma del numero dei versi che compongono l’Iliade e dell’Odissea sommati insieme e circa il doppio del Mahābhārata. Il poema racconta le gesta di Manas, dei suoi discendenti e seguaci. Sebbene il poema sia già menzionato nel XV secolo, la prima versione scritta è datata al 1885. L’epica è la colonna portante della letteratura kirghisa, e alcune parti di questa vengono recitate nelle festività locali dai Manaschi, specialisti della lettura e della recitazione dell’epica) nell’interesse del Paese e del commercio e dello sviluppo (non a caso è di pochi giorni fa la grande parata militare a Mosca con i corpi provenienti dai quattro stati che hanno vinto contro il nazismo nella seconda guerra mondiale). Perché non possiamo piuttosto che contare i cadaveri o quanti sono a sostenere un regime o l’altro metterci prima a tavolino e indicare a Stati Uniti e Federazione Russa come e cosa vorremmo (come Governo e/o Presidente del Kirghizistan) per sviluppare il paese e renderlo il posto migliore dove viverci al mondo. Ispirandomi al modello della teoria dei giochi di Von Neuman, perché non possiamo trasformare questo gioco a somma zero (dove uno vince e uno perde) in un gioco a somma diversa da zero dove tutti possono vincere, insieme, prima di tutti il popolo kirghiso.

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