1 giugno 2010

DRONI: NUOVI AGENTI CON LICENZA DI UCCIDERE.

CARLO ALBERTO TABACCHI

Versatilità e controllo del territorio sono sempre più appannaggio di piccoli aerei, chiamati droni. Il termine è mutuato dalla robotica, cioè un robot con limitate capacità decisionali che può essere comandato da remoto, a distanza.
Nella base militare di Creech, nel Nevada, la Central Intelligence Agency (Cia) controlla i droni. Tali apparecchi non hanno piloti, guidati da tecnici in un universo asettico e senza rischi. Con una lunga e fine fusoliera bombata sul davanti per accogliere un'antenna satellitare, le ali strette e le derive posteriori inclinate, questi velivoli assomigliano ad inquietanti insetti.
I più utilizzati sono i Predator (rapace) costruiti dalla statunitense General Atomics. Un drone Mq-1 Predator può restare in volo oltre 24 ore. È progressivamente sostituito dal suo successore Mq-9 Reaper (mietitrice), 2 volte più grande, 4 volte più pesante (4,7 tonnellate) e con una capacità di carico d'armi 10 volte maggiore. In pochi anni, le autorità americane si sono dotate di numerosi aerei senza pilota. Tra il 2002 e i12008, la flotta di droni a passata da 167 ad oltre 6.000 (!) apparecchi; per 1l 2010, l'amministrazione Obama ha previsto quasi 4 mld di dollari per lo sviluppo e 1' acquisizione di droni, in particolare 24 Reaper per l' U.S. Air Force e 5 Global Hawk. Ogni anno dal 2001 le somme destinate ai robot militari risultano il doppio, permettendo l'emergere di una industria robotica militare rilevante.
A parte Stati Uniti ed Israele, sono circa 40 i paesi impegnati nello sviluppo delle varie classi di droni; in Italia, Alenia e Galileo coltivano nicchie di eccellenza affiancate da Pmi e laboratori universitari. Come si sa, alcuni droni italiani risultano operativi nel teatro afgano. Il governo di Roma intende in un futuro impiegarli in servizi di polizia, antincendio e nello studio di cambiamenti climatici.
Certamente la lotta contro i terroristi, specialmente nella turbolenta area di Iraq, Afghanistan e Pakistan, e cambiata con 1'apparizione dei droni. La stessa Al-Qaeda ha ammesso i suoi timori per questi apparecchi silenti e (quasi) invisibili. I Predator ;sono diventati una forza di contro-guerriglia che si infiltra in territorio ostile: controlla lo status di un percorso, verifica se vi siano alterazioni alla pavimentazione stradale, segnala anomalie e nel caso interviene lanciando missili.
In Afghanistan e in Pakistan si sono trasformati in una punta di lancia con l' obiettivo di decapitare i movimenti talebani e quaedisti. Non essendo affatto facile per 1'intelligence infiltrare i propri agenti nell'area tribale e lungo il confine, il compito in parte è passato ai droni. Spie locali forniscono i targets, nascondono piccole cimici the emettono luci visibili solo dai sistemi all' infrarosso degli Uav (Unmanned aerial vehicle) fornendo dati essenziali. Così sono riusciti ad eliminare una ventina di High value target, ovvero bersagli di grande consistenza.
Quanto costa un drone? Per un Predator occorrono circa 4 ml di dollari, per un Reaper 12. In tempi di grave recessione economica mondiale, questo apparecchio presenta un risparmio non indifferente rispetto all' addestramento dei piloti. I sensori del Reaper coprono un' area di 6 kmq e nel 2013 entrerà in servizio una versione che amplierà il quadrante sorvegliato a 20 kmq. Le telecamere del Predator trasmettono alle truppe a terra 10 video simultanei, mentre it Reaper 30 immagini video. Tecnici ed assistenti seduti in una base aerea a terra possono trasformarsi in temibili segugi, via dopo via, cercando un mezzo sospetto in una strada trafficata o disordinata di Mosul o Mogadiscio; possono verificare se a bordo vi siano passeggeri Innocenti o terroristi. Lo stesso possono fare nel caso siano impegnati nello spiare le mosse di una barca a largo della Somalia o nel Golfo.
Tra l'altro, i droni sono stati anche affittati: in Macedonia durante il conflitto del Kosovo, droni israeliani sono apparsi in Georgia nell'agosto 2008 per monitorare i movimenti delle truppe russe.
Il riconoscimento che sul piano tattico questi piccoli velivoli hanno un impatto devastante viene dagli stessi terroristi. La minaccia Uav spinge i militanti ad una grande prudenza, circospezione: i super ricercati riducono gli spostamenti al minimo, si nascondono in case sicure o persino in bunker, sempre attenti all'utilizzo di apparati di comunicazione per evitare di essere intercettati.
Un altro fattore positivo è che i droni rendono la vita difficile agli artificieri del terrore, cioè a quelle bande che di solito tendono agguati con ordigni improvvisati (ied) a pattuglie dall'Iraq all'Afghanistan. Un tempo 1'attentatore doveva accertarsi che non ci fossero militari nelle vicinanze e poi potevano nascondere l'ordigno sotto l'asfalto o all'interno di una carcassa di animale: adesso la sorpresa può arrivare improvvisamente dal cielo.
In conclusione, i fattori positivi di un loro impiego sono, come già detto, imprevedibilità nel fotografare e colpire nuclei terroristi, costi abbastanza contenuti, versatilità del loro impiego (controllo ambientale, monitoraggio di flussi migratori...). Tra gli elementi negativi, nei raids non muoiono solo terroristi ma anche civili, forte componente di stress per il personale specializzato addetto a terra; inoltre, i droni "soffrono" le condizioni meteo e talvolta è necessario sospenderne la missione. Quindi, l'apparizione nei cieli dei droni rappresenta solo 1'inizio di una stagione nella quale nessuno può prevedere limiti e sviluppo.

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