5 marzo 2020

Che fare

di Antonio Saccà,

C'è da pensare che l'evento VIRUS giovi, suo malgrado a noi, per il rafforzamento della tutela della salute, giacché evidentemente malattie diffusive possono mettere al tappeto tutto quanto un paese, il che sarebbe terribile perché non ogni cittadino potrebbe essere ricoverato. Quindi occorre progettare strutture di più vasto assorbimento in edifici e personale. Ed una collaborazione per legge di strutture pubbliche e private. Inoltre, rendere autonomo il sistema produttivo dalla salute, per millenni il lavoro è stato legato all'uomo e al rapporto diretto tra uomo e mezzo produttivo, c'è da pensare, in questo campo, che avverranno mutamenti totali sia perché stanno avvenendo indipendentemente dal VIRUS, sì perché i robot,
l'informatica, l'intelligenza artificiale non sono vittime di un male virale del genere odierno, né bisognano di un rapporto diretto tra gli essere umani, è certo che si espanderà il sistema della produzione tecnologica autosufficiente. Ed ancora, forse (forse) l'opinione pubblica si convincerà che siamo stati faciloni nell'accogliere, nel permettere a dei paesi di produrre a modo loro, senza alcuna regola, senza garanzia igienica, il profitto ha coperto ogni scrupolo. C'è da suppore che saremo meno accoglienti di merci e persone, ma c'è da dubitare che lo saremo. Purtroppo non è necessario un VIRUS mortale assoluto per essere pericolosissimo, basta che sia afflittivo come quella attuale, non vastamente mortale ma debilitante e propagativo e che suscita paura di stare insieme perché potrebbe estendersi. È la morte sociale se non la morte, la morte delle relazioni personali e di sfera lavorativa. A tal punto occorre liberare le forze primigenie della vitalità. Lasciare libero sviluppo alla fantasia affermativa della vita che vuole vivere. Aprire i cantieri, e smetterla con il moralismo legalistico per il quale potendo essere corrotti si ferma ogni iniziativa. Attivare insegnamenti in video, dare case abbandonate a chi vuole ristrutturarle.  Fornire lavoro casalingo a chi è isolato. Suscitare imprese di lavoratori che si autoccupano giacché molte imprese crolleranno. Fare del lavoro il rimedio attivo, esaltante, salutare della Nazione. È antivitale, elemosinabile credere di sciogliere la situazione dando una monetina a questo ed a quello, in debito, è una mentalità rovinosa, difensiva passivamente, occorre fare maggiormente non essere maggiormente assistiti in debito. A tal fine indispensabile una classe politica e morale trainante, entusiasmante, e sentire nazionale. In queste situazioni la forza ideale è la più appropriata medicina. E dico, se passa la buriana e restiamo con l'animo presente, saremmo malati comunque.

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