1 marzo 2020

Quel che resta del Nulla

È uscito da qualche settimana, un testo di Antonio Saccà, comprende aforismi, considerazioni filosofiche, poesie e un Atto Unico. Il titolo “Quel che resta del Nulla”, e appunto sul concetto del "Nulla" vi è già stato un intervento dei recensori con diversità di interpretazioni. È l'occasione per l'Autore di contribuire ad un chiarimento sul suo concetto di Nulla, e noi lo pubblichiamo.

ELOGIO DELLA CIVILTÀ
di Antonio Saccà
Vorrei precisare il concetto del “Nulla” dopo aver letto quanto Stefania Paone, Riccardo Moccia, Eraldo Pittori hanno scritto su dei miei libri dicendo rispettivamente che vi circola un pessimismo cosmico, Paone; nichilismo, Moccia; nulla, come annientamento, Pittori. Il mio concetto di Nulla non rientra in queste categorie, uso il termine Nulla per significare che nulla sappiamo su come mai esiste l'esistenza, ne ho scritto innumerevoli volte, mentre il finire delle vicende lo definisco Niente: Pittori rileva il mio concetto di Nulla ma credo poi lo unisca al concetto di dissoluzione, quel che io definisco, in altri testi, Niente, ripeto. Ora vorrei aggiungere che questo Nulla come non sapere nulla, appunto, sul come mai esiste l'esistenza, si anima di tutte le possibilità, se un giorno scoprissimo che Dio è il creatore dell'universo io risolverei il mio non sapere. Non vi è ateismo in quel che scrivo, non nego Dio, dico che non conosco il come mai esiste il reale.
Né sono agnostico, in quanto l'agnosticismo è dubbiosità sull'esistenza di Dio, un non sapere nei confronti di Dio, laddove il mio non sapere è nei confronti del come mai vi è la realtà. Allora, non ritengo o non ritengo che ciò esiste perirà? Ritengo che non sopravvivrà alcunché, uomini e natura, in un perpetuo mutamento distruttivo e ricreativo in altra sembianza, quindi il passato muore per sempre. Dunque pessimismo cosmico, nichilismo, eterno nulla? No, perché finché viviamo vi è la vita, io odio la morte non la vita, e amo costruire la civiltà. Ma tutto scomparirà, anche la civiltà? Vero, ma che finisca distrutta dal divenire e dal tempo è ben diverso che la distruzione causata dalla feccia umana. Pertanto, quale condizione di uomini esistenziali siamo radicalmente nel non sapere, vale a dire nel Nulla; quali uomini sociali, storici, mondani siamo dissolti dal Niente. Ma, durante la vita e per il nostro presente e l'altrui futuro possiamo costituire la finalità superiore della società, la CIVILTÀ. Questo dico nei miei libri. Che sia CIVILTÀ non lo definisco, sarebbe offendere chi sa, chi sente l'essere della CIVILTÀ.

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