20 marzo 2020

MEDITERRANEO CROCEVIA PER LA PACE

di Carlo Zonato


L’ultimo convegno del 13 novembre 2019 che UPF ha organizzato a Roma, presso la sala “Santa Maria in Aquiro” (ISMA) del Senato Italiano, ha voluto segnare l’avvio di un progetto che ci sta molto a cuore. “Mediterraneo Ponte di Pace – Cooperazione e Sviluppo sostenibile nell’area del Mare Nostrum”; questo il tema intorno al quale è stata sviluppata l’intera giornata. La sessione del mattino è stata dedicata al tema: “Cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo: Valori Universali, Interdipendenza e Prosperità Condivisa”, mentre la sessione pomeridiana ha sviluppato l’argomento: “La Cooperazione tra le Fedi al Servizio della Pace nel bacino del Mediterraneo”.  
Il Mare Mediterraneo è stato protagonista nella lunga storia di Grandi Civiltà che, nel corso dei secoli, hanno contribuito notevolmente al progresso ed allo sviluppo umano in senso generale (dalla scienza alla cultura). Purtroppo dall’altro lato è stato anche teatro di costanti conflitti di potere e di supremazia che hanno lasciato una pesante eredità di sofferenze, tragedie e ferite profonde nella storia di tutti i popoli e le nazioni che si affacciano sulle sue rive. Questi conflitti costanti non hanno fatto altro che acuire contrapposizioni culturali, territoriali ed anche religiose o pseudo-tali che hanno offuscato e limitato la crescita ed il progresso. Ancora oggi ci troviamo di fronte a tante barriere e muri invisibili che ci separano e ci dividono. 
È tempo che tutti noi eredi di queste civiltà, ma anche di tutte le problematiche divisive e conflittuali caratteristiche ancora del nostro tempo, troviamo il modo di trasformare il destino di questa “culla di morte” in una “culla di rinascita e di coesione sociale”. Utopia? Decisamente NO. Preferisco definirlo un sogno per il futuro. Non possiamo pensare alla grande PACE mondiale se non cominciamo a mettere delle basi concrete nei luoghi a noi più vicini. 
Non si può affrontare e cercare di risolvere il problema dell’immigrazione ragionando esclusivamente su “migranti politici” (causati da guerre) e “migranti economici” (per cause di indigenza e povertà). La storia ci ha da sempre mostrato che dove esistono situazioni di forte disparità nelle condizioni di vita, più alte sono le probabilità che si attivino conflitti accesi. Quindi investire per una “prosperità condivisa” diventa, oltreché un principio spirituale di base, anche una necessità strategica per un futuro migliore per tutti. Ricordiamo inoltre che, nel caso particolare dell’Africa, le nazioni più civilizzate e avanzate Europee hanno una responsabilità storica da riscattare e questo può essere il tempo nel quale sanare davvero tutto ciò che è stato o è ancora oggetto di conquista egoistica per il proprio. 
È necessario agire con lungimiranza: pianificazione a breve, medio e lungo periodo avendo in mente una “visione di pace” che poggia su 3 aspetti fondamentali volti a ridurre sia le situazioni di conflittualità sia le condizioni di disparità eccessiva. Il primo caposaldo è che siamo stati creati come una unica famiglia umana con “Valori Comuni Universali” nel senso che sono validi per tutti e devono essere salvaguardati. Il secondo che deriva dal primo è che siamo “Interdipendenti” e proprio per questo non è più possibile che esistano divari così estremi tra chi ha oltremisura e chi non ha nulla. È necessario per questo perseguire, con il concorso della politica, dell’economia, della formazione educativa ed altre discipline sociali un obbiettivo concreto di “Prosperità Condivisa”.
In questa prospettiva è strategica la “Cooperazione Interreligiosa ed Interdisciplinare” tra tutte le nazioni che toccano il bacino del mediterraneo. Il nostro cuore deve essere come quello di un genitore responsabile nei confronti delle prossime generazioni. Essere Responsabili non significa essere “buonisti”; significa prendere a cuore il destino ed il futuro di tutta la comunità (o Famiglia) umana che gravita intorno al crocevia del mediterraneo.
Non si può più nel nostro tempo pensare e rimanere inermi di fronte a chi è “costretto” a migrare per evitare la morte per guerra o per fame: non significa eliminare le migrazioni ma creare le premesse perché “migrare” non sia una costrizione assoluta ma piuttosto una scelta motivata, libera e responsabile.
Il convegno di novembre ha voluto piantare il seme per un nuovo approccio culturale e di coscienza. Una mentalità nuova volta a superare conflitti e sciagure umanitarie. Più cercheremo di salvaguardare a tutti i costi il “nostro benessere” più ci sfuggirà di mano. Il nostro vero benessere parte da un approccio che guarda al benessere di tutti. 
Il nostro sogno è di poter attivare una cooperazione sostanziale tra tutti i governi e le discipline sociali delle nazioni intorno al mediterraneo perché possano operare insieme per costruire le premesse per questo benessere comune. È necessario inoltre il concorso Interreligioso e cioè promuovere tra le Fedi la volontà e la capacità di cooperare tra loro per sostenere questo progetto affinché siano la leva motivante sulla base dei principi e valori spirituali comuni a tutte.

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