8 novembre 2013

L’Italia di cui essere fieri

BRUNELLO CUCINELLI:
LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO


di Luciano Sampieri
Un imprenditore filosofo che elimina i cartellini segna-presenze, abolisce le gerarchie, paga salari più alti della media di mercato e cita San Francesco, Socrate, Marco Aurelio e grandi personaggi del passato. Tutto questo in provincia di Perugia, a Solomeo, un antico borgo restaurato da Brunello Cucinelli a una dimensione di incomparabile bellezza. È iniziata la città dell’utopia?

La ricetta di Brunello Cucinelli fatta di dignità, creatività, semplicità, rapidità e capacità organizzativa ha portato la sua azienda al successo che non conosce crisi. Allo stesso modo indica la via per una crescita morale, culturale e civica del nostro Paese.

“Un’azienda deve avere un piano triennale e uno a 300 anni”.
“Per una vita felice ci vogliono tre cose: gentilezza, gentilezza e gentilezza”.
“Ancora oggi mio padre, che ha 90 anni, mi avverte sempre: attento a quel che fai, guai a te se non ti comporti bene”.
 “Fino a 15 anni ho fatto il contadino ed ero il più bravo della famiglia a fare solchi diritti perché, a differenza di tutti, non seguivo la coppia di vacche, ma la trainavo dal davanti. Nella vita ho continuato allo stesso modo”.
“I nostri genitori hanno sofferto guerra e fame, come facciamo noi ad avere paura del futuro? … Sono convinto che il periodo migliore per l’Italia debba ancora venire”.

Racconta Cucinelli: “Una sera, mentre tornavo a casa, il mio sguardo cadde sul dolce colle di Solomeo. Era il paese della mia fidanzata Federica, oggi mia moglie, e lo conoscevo da tanto tempo; quella sera, però, mi appariva diverso, era come se lo vedessi per la prima volta”. Da lì la decisione di comprare e restaurare, curando ogni dettaglio, il castello trecentesco di Solomeo e il piccolo borgo adiacente con il sogno di crearvi “un’impresa umanistica”.


Un uomo che sogna in grande lo puoi riconoscere subito dal suo sguardo e gli occhi di Brunello Cucinelli hanno una luce speciale: mentre mostrano un profondo e sincero interesse per ogni persona, facilmente si accendono di entusiasmo e ti rendi conto che quella luce è alimentata da una grande visione, da sogni che spesso diventano realtà.
E di sogni Brunello Cucinelli, tra gli imprenditori italiani più famosi nel mondo, ne ha realizzati tanti.
Nato nel 1953 a Castel Rigone, in provincia di Perugia, è un sognatore che non ha mai sbagliato una mossa. Nel 1974 interrompe gli studi universitari di ingegneria per dedicarsi all’attività che lo avrebbe condotto a diventare il re italiano del cachemire nel mondo. Nel 1978, per aiutare la fidanzata (poi diventata sua moglie) che aveva aperto un piccolo negozio di abbigliamento, diventa imprenditore e fonda la Brunello Cucinelli con sede a Ellera di Corciano, vicino Perugia.
La prima idea originale? Quella di fare cachemire colorato: “Trovai un finanziamento di 500.000 lire e un laboratorio che produsse cinque maglie in cachemire colorato per il campionario. Le vendite decollarono subito…”

Nel 1985 compra e restaura, curando ogni dettaglio, il castello trecentesco di Solomeo e il piccolo borgo adiacente, dove trasferisce la nuova sede, gli uffici e i laboratori aziendali. In questo luogo, reinvestendo buona parte dei profitti, realizza il sogno di creare “un’impresa umanistica”.
Oggi, in controtendenza rispetto allo stato di salute dell’economia italiana, questa “impresa umanistica” naviga a vele spiegate verso un futuro sereno, forte di risultati invidiabili. Nel 2012 è stata l’unica azienda a quotarsi alla Borsa di Milano. Il suo fatturato è costantemente cresciuto in doppia cifra, al punto che l’imprenditore umbro a fine 2012 decide di regalare un premio extra di 5 milioni di euro ai suoi 783 dipendenti, più di 6000 euro a testa. Entro il 2020 punta a 500 milioni di fatturato.
Ma dietro al successo dei manufatti di eccezionale artigianalità di Brunello Cucinelli c’è molto di più. C’è un’azienda pensata in funzione di un umanesimo integrale, di un pensiero puro ed illuminato: “Dare all’impresa un senso che vada oltre al profitto, reinvestendo per migliorare la vita di chi lavora e per valorizzare e recuperare le bellezze del mondo”.
Su questo piano Cucinelli è un’inesauribile fonte di idee. Tra le altre cose ha fatto costruire alle porte di Solomeo il “Foro delle Arti”, un innovativo complesso architettonico che comprende un teatro (di cui finanzia l’intera stagione), un anfiteatro, il cosiddetto “Giardino Filosofico”, con terrazze digradanti verso il paesaggio collinare umbro con cedri, pini e frutteti, perfetto per la meditazione; poi l’Accademia Neoumanistica, una sorta di casa-laboratorio pensata sul modello delle confraternite delle arti e dei mestieri del Medioevo, dove si apprendono le tecniche del “fatto a mano”, si tengono corsi di inglese, architettura, filosofia e “Alta Cultura umanistica”.
Per Cucinelli riconoscimenti e onorificenze arrivano continuamente. Solo per ricordarne alcuni: il “Best of Best” americano per le migliori aziende nel mondo, il premio “Imprenditore Olivettiano”, quello di “Imprenditore italiano dell’anno” per Ernst&Young, il “Guido Carli” come imprenditore-filosofo. Nel 2010 riceve il Cavalierato della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano e poi la laurea honoris causa in Filosofia ed Etica delle Relazioni Umane dall’Università di Perugia.
Oggi, questo eterno ragazzo dal sorriso contagioso e dalla voce calma, dolce e carica di una naturale empatia, dopo aver raccolto i frutti di un’impostazione imprenditoriale portata avanti con l’antica, ma fervida logica benedettina, continua a “seminare” per un futuro ancora più roseo.
Parlando del suo successo ci proiettiamo volentieri in questa “città dell’utopia”, sulle colline umbre di Solomeo. Restiamo ammirati dallo scenario di incomparabile bellezza dove Brunello Cucinelli, dando sostanza ai suoi sogni, è riuscito a stabilire un giusto rapporto tra l’economia e l’etica, tra l’utile e il rispetto della dignità del lavoratore.
A quest’uomo, che vive secondo i precetti dei filosofi dell’antichità, che rimane fedele alla regola di salutare ogni giorno, puntualmente, il sole alle 5.45, abbiamo rivolto alcune domande per capire in che modo una filosofia di vita riesca a portare un’azienda al successo e alla quotazione in borsa.

Lei è sempre stato motivato da un sogno, quello di un lavoro utile per un obiettivo importante, più alto, che non sia solo profitto. Com’è nato questo sogno?
La mia prima motivazione partì dagli occhi di mio padre quando tornava dalla fabbrica dove aveva lavorato tutto il giorno. Era stanco, ma non si lamentava della fatica, soffriva però per le umiliazioni personali, talora perfino per le offese da parte del datore di lavoro. Provavo tristezza nel vedere mio padre in quelle condizioni e mi resi conto per esperienza diretta, quanto fosse ingiusto offenderne la dignità senza riconoscere il valore che gli spettava. Ero adolescente, già in quel periodo fissai l’idea che se mai avessi avuto un’azienda mia, nessun dipendente avrebbe dovuto patire quello che pativa lui.
Poi ho sempre tenuto forte dentro di me il consiglio di mio padre di comportarmi bene.

Oltre a suo padre chi sono stati i maestri, i primi filosofi che hanno ispirato la sua vita?
Ho letto Kant a 19 anni. Per un verso aveva soddisfatto i miei interrogativi, ma ne aveva fatto nascere di nuovi. Ero rimasto molto colpito da quella bellissima frase quando dice che due cose lo lasciano ammirato: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. E in quella legge morale risentivo mio padre che mi spronava a comportarmi bene, a mantenere la parola data. Poi Socrate, Platone, Aristotele divennero miei compagni di vita, mi fecero innamorare della Grecia. Oggi posso dire che i libri mi hanno indicato la strada della vita, ma anche che la vita nel suo divenire mi ha fatto capire i libri.

Quindi se dovesse citare tre autori che le hanno cambiato la vita chi nominerebbe?
Uno è sicuramente Marco Aurelio che mentre guida l’impero crede fondamentalmente nella pietas romana fatta di tolleranza e rispetto. Poi Socrate che dà grande importanza al valore del dialogo e il terzo è San Benedetto che insegna a essere “rigoroso e dolce, esigente maestro e amabile padre”.

Come si concretizzano nell’attività di imprenditore e nell’epoca attuale gli insegnamenti di San Benedetto?
Il mio grande maestro San Benedetto mi ha insegnato a curare ogni giorno la mente con lo studio, l’anima con la preghiera e il lavoro, suddividendo le ore della giornata. Ecco, da noi la giornata comincia per tutti alle 8 senza timbrare l’odioso cartellino. C’è una bella atmosfera, i rapporti gerarchici capo-dipendente sono azzerati, ci chiamiamo per nome, si sorride, ci ascoltiamo, esiste quel rispetto che ho sempre desiderato. L’ora della pausa pranzo è dilatata; nella nostra mensa si mangiano le specialità preparate la mattinata stessa dalle cuoche del paese a base di prodotti locali, proprio come se si fosse a pranzo in famiglia. Poi, tutti terminiamo la giornata alle 18 in punto perché fuori di qui ognuno deve avere la possibilità per dedicarsi al meglio, alla famiglia, alla pratica sportiva.
Io credo che dobbiamo tornare a fare una vita più umana, dove lavoro, studio e preghiera siano ben bilanciati. San Benedetto diceva “Che Dio illumini il nostro cammino” in un’epoca in cui l’umanità aveva bisogno di uomini speciali, ma anche oggi è la stessa cosa. Anche oggi abbiamo bisogno di uomini illuminati, di imprenditori illuminati, di giornalisti illuminati, di padri e madri illuminati. In questa prospettiva anche l’azienda risponde ad una sua etica. Tanto al suo interno, nei rapporti interpersonali, quanto al suo esterno, i valori umani sono posti sempre al primo posto. In questo modo ci si sente responsabili del proprio lavoro senza bisogno di fiscalismi e senza penalizzare la propria individualità. Si valorizza la libertà e si crea un gruppo unito dove ognuno ha un ruolo da svolgere per il bene di tutti. Ciascuno sa che la propria opera è un tassello indispensabile alla crescita comune; la nostra “qualità integrale” è il frutto della qualità interiore di ognuno.

E come fa a rendere sostanziale il concetto che il denaro riveste un vero valore solo quando è speso per migliorare l’esistenza e la crescita dell’uomo?
La creazione del profitto è congenita al tipo di attività, eppure per me non è tutto. Non vorrei vivere in un mondo nel quale ogni cosa si riconduce sterilmente al solo profitto. In accordo ai miei profondi convincimenti, ho deciso di dividere questi profitti in quattro parti. La prima è destinata all’azienda di cui mi sento custode e non proprietario, la seconda per me e la mia famiglia, la terza va ai ragazzi che mi aiutano nell’azienda, perché possano lavorare in un modo migliore e vivere secondo le loro attese. La quarta è altrettanto importante ed è destinata ad “abbellire il mondo”, un concetto che può riguardare iniziative diverse, dal restauro di una chiesa alla costruzione di ospedali, asili, biblioteche, teatri.

Ritiene che la sua organizzazione del lavoro sia replicabile?
Certamente, ovunque. Non è solo il fatto di stare in Umbria che ha spinto in questa direzione, perché l’essere umano è esigente in tutte le parti del mondo.

Cosa intende quando dice: “Il bello ci salverà”?

Nessun uomo può vivere felice e agire positivamente se la sua dignità, a cominciare dalla dignità dell’ambiente in cui vive, è trascurata. La bellezza è la semplicità nei rapporti, è la gentilezza verso un’altra persona. La bellezza si applica ovunque ci sia bontà d’animo. Bello è un concetto sovrastrutturale che al di là della sfera figurativa si riflette in quello globale dell’estetica. Può essere bella un’architettura, un dipinto, una melodia, un capo di vestiario, nello stesso modo in cui può esserlo un’anima. Ora, quando ognuno di noi vive un momento altissimo ed un’idea speciale, in quel momento l’anima raggiunge la vetta. Poi io penso che non dobbiamo considerarci padroni di ciò che abbiamo, ma solo custodi; per cui dobbiamo avere cura di ciò che ci circonda e restituirlo al futuro.

È anche per questo motivo che ha costruito il Foro delle Arti* in quel luogo di incomparabile bellezza?
Era un sogno antico, dapprima solo intuito, poi accarezzato e alla fine concretizzato. È un sistema composto da diversi elementi e nel suo insieme è un luogo di amicizia e di cultura. Replica l’interpretazione romana di precedenti modelli greci e ha un semplice obiettivo: avvicinare gli uomini gli uni agli altri e ricondurre in valore la loro qualità umana al cospetto della Natura.

E il progetto del Parco delle Religioni?
Il Sacro Parco sorgerà su dei terrazzamenti dove ho in mente di collocare un monumento simbolico, una pianta, in rappresentanza di ogni singolo credo religioso. Sarà un luogo di incontro e di confronto per tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’umanità. Il mio desiderio è di proseguire con il rendere al paese un’atmosfera di spiritualità.

Il suo sorriso contagioso e le buone maniere sono una costante della sua vita?

Quando mi trovo davanti ad un’anima buona sento di renderne testimonianza con un sorriso. E poiché le anime buone sono le più numerose, le buone maniere divengono la regola francescana dello stare insieme agli altri.

Come vede il futuro?
Sono convinto che la felicità e la capacità di costruire il futuro sia alla portata di ciascuno e di tutti, di chiunque ami la bellezza, la spiritualità e la tolleranza. Ho l’impressione che stia arrivando il secolo d’oro; si intravede l’aurora di un mondo migliore. A tutti auguro di poter condividere il desiderio del mio maestro Erasmo da Rotterdam: “O mio Signore, fammi vivere ancora una ventina di anni perché sta arrivando il secolo d’oro”. Dobbiamo tornare a credere nei grandi valori: la Famiglia, la Religione e la Politica. Questi valori hanno guidato i nostri genitori, i nostri nonni e noi. Essi possono illuminare anche i nostri figli, purché siano disposti ad accoglierli e ad ispirarvi le loro scelte quotidiane.

*Per realizzare il Foro delle Arti Cucinelli si è fatto ispirare da Vitruvio, Leon Battista Alberti e Palladio. Un Ginnasio di stile ateniese che comprende un Anfiteatro, un Teatro (240 posti), il Giardino Filosofico, con terrazze digradanti verso il paesaggio collinare umbro, l’Accademia Neoumanistica e il Sacro Parco delle Religioni (non ancora presentato alle istituzioni) che completerà il percorso spirituale e dove a ogni credo sarà dedicato un sentiero e un angolo di raccoglimento.
“Ho sempre coltivato un sogno, quello di un lavoro utile per un obiettivo importante. Sentivo che il profitto da solo non bastava e che doveva essere ricercato un fine più alto, collettivo. Ho capito che a fianco del bene economico si pone il bene dell’uomo, e che il primo è nullo se privo del secondo”.

1 commento:

  1. Il principio che tutti i collaboratori non sono dipendenti identificabili da un numero di serie ma sono “menti pensanti” che si uniscono al suo progetto imprenditoriale è la strada del futuro. Il borgo di Solomeo, location dell’azienda, con la sua caratterizzazione architettonica permette di toccare con mano il percorso voluto dall’imprenditore. La pietra ricca di storia e le citazioni di grandi filosofi immortalate in essa, approfondiscono questo legame fra quello che comporta la produzione e il valore dell’essere umano.
    Prima del lavoratore c’è l’uomo, l’individuo unico nel suo essere e dal quale partire per intraprendere un percorso di crescita.

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