19 luglio 2022

Miguel Perea - Vescovo A.E.C.E.

Abbiamo parlato delle famiglie dell'Ucraina. È giusto che in questo momento la campana che più si sente di più sia quella dell'Ucraina. Non dimentichiamoci però che ci sono anche altre famiglie nel nostro territorio che soffrono o che sono perseguitate. Parliamo di campane che fanno meno rumore o che sono tristemente dimenticate. 

Un tempo ci si sentiva realizzati a stare in famiglia, con i nonni che cucinavano e con i genitori vicini. Ora è diventata più importante l’apparenza di stare insieme. Sui social siamo come la famiglia del “Mulino Bianco”, mentre in realtà la nostra attenzione si è spostata verso gli oggetti, il piacere e il potere. 

È allora necessario lavorare fortemente affinché si risvegli la consapevolezza di ciò che realmente ci realizza come esseri umani. Dobbiamo far leva sulle nostre comunità per portare avanti questo messaggio: è indispensabile rimettere al centro della nostra vita i valori che i nostri avi ci hanno trasmesso: la loro saggezza, la loro esperienza, i loro doni sul senso di comunità, famiglia e senso di appartenenza.

Una ventina di anni fa nella mia città abbiamo fondato un centro culturale e l’abbiamo fatto diventare un luogo d’incontro. È vero, per noi latinoamericani è scontato ballare, la musica, i piatti tipici e i piatti tradizionali. Insieme siamo riusciti a risvegliare qualcosa negli adulti. L’incontro tra le varie generazioni al centro culturale ha realizzato qualcosa di magico: ha dato un senso di completezza alla persona. Io credo, fratelli miei, che oggigiorno serve più che mai, questo senso di comunità. Perché? Perché la famiglia funziona finché i figli hanno 14 o 15 anni perché sono ancora sotto controllo. Dopo diventa sempre più difficile mantenere vivo il senso di famiglia che è capace di trasformare la società.

Guardiamo, ad esempio, la pubblicità: tutta la famiglia si ritrova unita sul divano. Sembra che la si stia celebrando come valore. Non è così però. Essa viene usata come copertina. Esattamente come per le pubblicità delle auto, dove le vediamo sfrecciare su strade senza traffico dove non c’è nessuno, vediamo una famiglia sola, in vetrina, apparentemente perfetta, senza alcun legame con gli altri.

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