13 novembre 2015

"Vuoi trasgredire? Non farti!”

Recensione libro 

di Giorgia Benusiglio

Ci sono libri “di moda”, libri che “sono sul pezzo” e durano un battito di ciglia. Ce ne altri invece che restano, che accompagnano non solo il lettore ma anche il suo autore.

“Vuoi trasgredire? Non farti!” di Giorgia Benusiglio appartiene senza dubbio a questa seconda categoria. Un libro vivo che lascia una traccia forte in chi lo legge e che l’autrice porta nel suo cuore. Come in tutte le cose, anche un libro ha bisogno d’amore e Giorgia questo amore lo dimostra portandolo in giro nelle scuole, nei centri d’aggregazione, ovunque ci sia bisogno di un libro speciale che aiuti i ragazzi a non commettere l’errore di perdersi nella droga.
Giorgia di errore ne ha commesso uno solo, una sola volta e per giunta – all’apparenza – piccolo: mezza pasticca di ecstasy, che male può fare mezza pasticca di ecstasy presa una volta sola? Che male possa fare Giorgia lo racconta proprio in “Vuoi trasgredire? Non farti!”, scritto a quattro mani con Renzo Agasso. Racconta di come ha rischiato di perdere la vita e dell’amore che la sua famiglia, gli amici, i medici le hanno infuso per vincere la sua battaglia contro l’epatite contratta a causa della pastiglia.
Giorgia adesso questo libro lo porta in giro, a testimoniare l’amore che ha ricevuto, a distribuirlo fra quanti possono rischiare di incappare nel suo stesso errore.

Il libro è la  testimonianza di una ragazza che ha rischiato di perdere la vita per mezza pasticca d'ecstasy. Giorgia è una ragazza normale, come tante altre, con alle spalle una famiglia solida e unita. Studia, esce con gli amici, ha un fidanzato. Una sera decide di provare l'ecstasy, solo mezza pasticca, convinta che quella dose non possa farle male, ma è l'inizio di un calvario. Giorgia contrae l'epatite, rischia di morire, ed è costretta a un trapianto di fegato. La famiglia, gli amici, i medici le stanno vicino durante le sue sofferenze, fino al ritorno a una vita normale e alla scelta di impegnarsi per informare i più giovani sui rischi delle droghe. Una toccante vicenda narrata in prima persona da Giorgia e dai suoi familiari.

Giorgia è scampata alla morte per un soffio: grazie ai medici che le hanno trapiantato un fegato nuovo sostituendo quello distrutto da mezza pasticca di ecstasy, e all’amore dei genitori, degli amici e del suo fidanzato.

La dura storia di questa ragazza di 33 anni comincia nel 1982. Giorgia Benusiglio vive a Milano, ha 17 anni, una vita serena. Ha anche un depliant, distribuito dal ministero degli Affari Sociali per la riduzione del rischio. Il messaggio, racconta Giorgia nel libro “Vuoi trasgredire? Non farti!” edito dalla San Paolo e scritto con Renzo Agasso, è: se vuoi provare l’ecstasy prendi solo mezza pasticca, bevi tanta acqua, non mischiare alcool. «Quel messaggio ambiguo – scrive – ci ha fatto venir voglia di provare».

Sarebbe stato il suo piccolo segreto. E così Giorgia prende un quarto di pasticca, tanta acqua, l’altro quarto e va a ballare. L’indomani cominciano i fastidi. Sviene, poi diventa tutta gialla. In ospedale riceve la brutta notizia: il fegato è distrutto, serve un trapianto. Comincia così un lungo calvario, con una convalescenza che non finisce mai. Nel dolore, pensa al suicidio. Poi, la mamma le porta un cioccolatino: un gesto semplice che le restituisce la voglia di vivere, di lottare anche per Alessandra, la ragazza che, morendo, le ha donato Tino, come chiama il suo nuovo fegato: «Se sopravvivo – promette Giorgia – passo il resto della mia vita a raccontare ai ragazzi cosa mi è successo per avvertirli dei pericoli della droga».

Passano i mesi, Giorgia esce dal tunnel. Si riprende e col papà Mario va nelle scuole per parlare ai ragazzi, per cercare di salvare anche solo una vita. Giorgia è stata testimonial nella lotta contro le droghe per il ministero della gioventù. È laureata in Scienze della formazione primaria alla Cattolica di Milano, ha scelto la tesi in psicologia della famiglia "relazioni famigliari e comportamenti a rischio in adolescenza" inizialmente sotto forma di volontariato ora dopo 15 anni è diventato il suo lavoro, e sta dedicando tutta la sua vita alla lotta alle sostanze stupefacenti, affinché ci sia sempre più informazione corretta e consapevolezza che anche una singola assunzione può ucciderti..."Ogni giorno ricevo messaggi di ragazzi che credono in me o che mi ringraziano per aver smesso o per non aver mai provato. Quello che sto facendo è importante, non posso smettere finché i ragazzi avranno voglia di ascoltarmi ed il mio fisico me lo permetterà, io non mollerò!"

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