Un sistema agri-culturista internazionale deve essere “più sostenibile e su scala ridotta, più orientato ai bisogni locali” con meno enfasi su una catena multinazionale di approvvigionamento dominata e orientata alla produzione per l’esportazione
La decisione di qualche mese fa del Presidente Bush di aumentare di 200 milioni di dollari gli aiuti alimentari degli Stati Uniti, e il richiamo del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon per una maggiore produzione di grano, evidenziano l’enorme e difficile sfida che gli analisti politici mondiali affrontano: un’insicurezza di cibo a lungo termine nelle aree più povere del mondo.
L’ondata di proteste sul cibo che vanno dai Caraibi sino all’Asia ha attirato l’attenzione delle prime pagine di molti notiziari.
Egitto, Camerun, Costa d’Avorio, Senegal, Burkina Faso, Etiopia, Indonesia, Madagascar e Haiti – e queste solo nell’ultimo mese. In Pakistan e Tailandia, truppe sono state dispiegate per proteggere i negozi alimentari dai saccheggi.
Recentemente, il Segretario Generale per la Difesa delle Filippine, Gilberto Teodoro, è stato messo nella condizione di negare le notizie di scontri all’aumentare dei costi del cibo e i prezzi mondiali del riso che hanno toccato nei mesi scorsi un tetto record che durava da 19 anni.
“Non vediamo nessuna minaccia immediata alla sicurezza nazionale, sia legata a questa crisi del riso o a qualcos’altro,” ha detto ad una conferenza stampa, secondo il Philippine Daily Inquirer.
Ma a detta di esperti, delle tendenze profonde nei mercati globali, che non mostrano alcun segnale di diminuire, continueranno ad aumentare i prezzi del cibo.
La domanda per bio-carburanti alternativi al petrolio oramai a $150 al barile continuerà a richiedere la produzione di etanolo ed aumentare il prezzo del granturco. I gusti di una vasta classe di consumatori ricchi in India e Cina cambiano, e ciò continuerà a tenere la domanda di grano alta – per nutrire il bestiame e i bovini per il latte. Sembra proprio che molti paesi manterranno alti i prezzi del riso.
Ed è incombente la minaccia che un po’ alla volta il graduale maggiore impatto del surriscaldamento globale comincerà a ridurre i terreni coltivabili, rendendo la terra più desertica e più probabili le alluvioni.
Il direttore generale dell’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite, Jaques Diouf, ha detto che il prezzo del cibo è aumentato del 45% negli ultimi nove mesi, e che “ci sono delle gravi carenze di riso, frumento e granturco.”
Ban Ki-moon ha parlato di una “rapida escalation della crisi di reperibilità del cibo nel mondo,” che, dice, “ha raggiunto proporzioni d’emergenza.”
Funzionari statunitensi dicono che Bush ha deciso di distribuire i 200 milioni di dollari presi da un “Fondo Umanitario governativo” tramite l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale “per soddisfare i bisogni di aiuti alimentari all’estero”.
I soldi andranno a colmare l’ammanco nei programmi statunitensi per le emergenze di aiuti alimentari, causati dal crescere dei prezzi “e usati per soddisfare i bisogni inaspettati di aiuti alimentari in Africa e altrove,” secondo una dichiarazione della Casa Bianca.
Ma 200 milioni di dollari, anche se aggiunti ai 2.1 miliardi di dollari stanziati dall’USAID ogni anno, sono relativamente una cifra insignificante di fronte alle dimensioni del problema.
Per i paesi più poveri, affamati, a basso reddito e con deficit alimentare come l’ Africa, la FAO stima che la loro spesa sull’importazione dei cereali crescerà del 74% quest’anno.
Questo, nonostante l’aumento previsto della produzione di frumento – che l’organizzazione ammette, dipendente dalle condizioni climatiche favorevoli.
E la prospettiva al di là di quest’anno non è più favorevole.
“Abbiamo bisogno […] di un significativo aumento di produttività a lungo termine nella produzione alimentare di frumento,” dice Ban, osservando che gli effetti della crisi stanno eliminando gli effetti positivi di anni di progressi nella riduzione della povertà.
Ha anche chiamato la comunità internazionale a “operare in maniera urgente e combinata al fine di scongiurare implicazioni politiche e di sicurezza più vaste di questa crisi crescente.”
La linea di fondo, dice Katarina Wahlberg, coordinatrice del programma sociale e di politiche economiche del filo-liberale Forum Politico Globale, è che nel corso degli ultimi decenni, come risultato della liberalizzazione del commercio e di politiche di aggiustamento strutturali, paesi in via di sviluppo sono diventati importatori; allo stesso tempo agli stati più fragili mancano i mezzi necessari per intervenire nei mercati alimentari per aiutare i loro cittadini più affamati.
“Cedendo alla pressione dell’Organizzazione del Mercato Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, i paesi poveri hanno smantellato tariffe ed altre barriere al mercato, consentendo a grandi strutture agro-alimentari sovvenzionate da paesi più ricchi di minare la produzione agri-culturale locale,” ha detto Wahlberg.
“In certa misura, aiuti alimentari – nella forma di prodotti sovvenzionati di beni svalutati in paesi ricchi – svolgono anche loro un certo ruolo.
Wahlberg ha detto che il fattore più importante dietro l’attuale impennata di prezzi alimentari è la rapida e crescente domanda di bio-carburanti come etanolo, particolarmente in Europa e negli Stati Uniti.
“Un numero crescente di dirigenti politici e analisti si oppongono fortemente alla conversione di cibo in carburante,” ha detto, insistendo sul fatto che la produzione di bio-carburante “causa danni ambientali e velocizza il surriscaldamento globale”.
“La produzione di etanolo negli Stati Uniti usa grande quantità di granoturco, fertilizzante, pesticidi e acqua, e molti analisti considerano il suo impatto ambientale piuttosto negativo”. In Indonesia, Malesia e Brasile, migliaia di acri di foresta pluviale sono stati distrutti per la coltivazione di olio di palma e canne da zucchero per la produzione di bio-carburanti.
Sebbene autorità statunitensi propagandino alternative al granturco per la produzione di etanolo, diverse critiche hanno messo in rilievo ed ammonito che l’idea è una mal mascherata iniziativa per sostenere i prezzi del grano a favore degli agricoltori americani.
Per far fronte alle sfide a lungo termine, Wahlberg ha detto a United Press International, un sistema agri-culturista internazionale deve essere “più sostenibile e su scala ridotta, più orientato ai bisogni locali” con meno enfasi su una catena multinazionale di approvvigionamento dominata e orientata alla produzione per l’esportazione.
Ha anche aggiunto che i cambiamenti climatici rimangono la più importante sfida a lungo termine.
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