1 marzo 2008

Venti Giovani Italiani per un progetto di Pace in Medio Oriente - Testimonianze

Chiara De Notaris

Mai avrei immaginato, all’inizio del viaggio, quale fantastica esperienza mi stava attendendo.
Come tutte le cose belle, c’è voluto un po’ di tempo per rendermi conto che non stavo sognando, che ero lì, in Medio Oriente, in quei luoghi di cui si sente tanto parlare e che fino ad allora avevo immaginato intrappolati nello schermo della mia televisione, tra macerie e kamikaze. Non ero ancora riuscita a capire cosa stesse realmente succedendo, confusa dalle vagonate di notizie disordinate sentite distrattamente da un qualsiasi giornalista italiano che, più delle parole, non dice nulla. È stata un’opportunità irripetibile: andare lì, ascoltare le testimonianze di persone, ragazzi come noi, che il conflitto lo vivono dall’interno ma, in un certo senso, da lontano. “È una questione di fiducia” ci hanno detto alcuni; “è tutto nelle mani dei potenti” hanno detto altri; si potrà, un giorno, arrivare alla pace? “un piccolo passo alla volta…ci vorrà del tempo”.

Mai dimenticherò gli occhi di quei bambini, i sorrisi di quei ragazzi così straordinariamente uguali a noi, con i nostri stessi sogni, le nostre stesse paure, le nostre stesse speranze, speranze di pace.
Paesaggi meravigliosi, luoghi colmi di un’essenza vibrante, mistica, fantastica, da sempre luogo delle più violente contese; coacerbo di religioni, spesso complici dei conflitti stessi.
Spero di poter, un giorno, tornare e trovare che non ci sono più barriere a dividere persone di due mondi diversi ma tra loro irrimediabilmente vicine.

Daniela Gasperoni

L’esperienza in Israele e Palestina è stata sicuramente unica, l’aver potuto incontrare giovani studenti di scuole superiori e universitari e molti altri giovani mi ha sicuramente aiutato a capire meglio la situazione.
Israele è una parte del mondo molto vicina ai cuori degli italiani e alla nostra storia e questo viaggio mi ha legato molto di più ai posti storici dove Gesù è cresciuto ma anche alle persone che ora ci vivono. Parlando con diversi degli studenti è emersa una volontà di pace che però purtroppo ai vertici non è ancora possibile. Quello che mi ha colpito di più è stato il veder giovani di 18 o 19 anni dover far il militare e dover portar dei fucili e dalla parte degli arabi di dover essere sempre giudicati o temuti per la loro appartenenza araba
Speriamo di poter portar avanti i progetti anche in Italia per aver sempre più scambi con la società civile.

Stefano Bianchini

Vivere questo viaggio in Israele e Palestina insieme ad altri giovani italiani, e poter incontrare ed essere accolti calorosamente da tanti giovani e persone diverse nelle varie comunità arabe e israeliane, sono stati per me i punti più importanti di questa esperienza.
Parlando con le persone ho sentito che molti abbisognavano di essere ascoltati, avevano desiderio di raccontarci della loro situazione, della loro vita; ed io ho scoperto da parte mia un desiderio naturale di voler ascoltare e condividere a mia volta con queste persone, giovani e meno giovani, un desiderio di voler comprendere la loro particolare situazione, il loro disagio, ma anche le loro speranze, la loro cultura. Abbiamo condiviso valori comuni quali l’amicizia, la solidarietà, l’impegno sociale attivo, la giustizia; dopo poco tempo ci sentivamo già amici. E’ stata un esperienza decisamente positiva che senza dubbio mi ha reso più maturo, e più cosciente della complessa realtà Israeliana/Palestinese.

Beatrice Bailetti

La prima sensazione che ho provato al mio ritorno, è stata quella di essere cambiata. Tutti i viaggi lasciano un segno ma questo in particolare mi ha fatto “crescere dentro”. Questa esperienza mi ha messo di fronte ad una realtà che non potevo immaginare e che cozzava con l’idea che mi ero fatta attraverso i comuni sistemi di informazione. Questi sicuramente non avrebbero mai potuto trasmettermi le gioie, le paure, la forza delle idee delle persone che abbiamo incontrato. In particolare ascoltare e discutere della situazione con ragazzi come noi mi ha fatto capire quanta determinazione e volontà di cambiare le cose ci possa essere tra loro, come quanto rigide e ancorate possano essere certe opinioni, come le differenze siano sicuramente una ricchezza ma possono anche rappresentare un grosso ostacolo. Questa diversità è sicuramente la prima cosa che colpisce passando da una parte all’altra nel giro di poche centinaia di metri. È incredibile vedere da un lato la vivacità dei colori, dei suoni e delle forme, e dall’altro riconoscere la regolarità e la sicurezza di uno stile di vita occidentale. Mantenere il necessario distacco e l’oggettività che permette di conoscere e comprendere, è difficile oggi raccontando così come è stato viverlo a contatto con i bambini, i ragazzi e gli adulti con i quali abbiamo condiviso l’unicità di questa esperienza.

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