1 marzo 2008

Palestina: Capodanno 2007

Palestina Capodanno 2007: territori da esplorare, popoli da conoscere,
in una realtà da rispettare. Il viaggio di … giovani in Palestina.

Dr. Riccardo Venturini

Per ragazzi adolescenti poter vivere in prima persona esperienze a contatto con una realtà dove il conflitto è presente, come il Medio Oriente, è la prima vera consapevolezza della differenza tra un mondo di notizie lontane e a volte sovradimensionate e una realtà di essere umani che affrontano nel quotidiano la loro vita.

Dialogare e sentire i racconti e le idee delle persone, entrare nel vivo anche di una quotidianità domestica è il modo migliore per imparare a riconoscere le ragioni dell’uno e dell’altro. I ragazzi a contatto con questa situazione hanno anche la capacità di vedere oltre, ancora liberi da premesse di organizzazione della realtà secondo schemi sono in grado di cogliere i particolari di un contesto, di sentire le emozioni che una certa condizione vissuta trasmette e, più di tutti, fare tesoro di una capacità di discriminare tra vero e falso, tra torto e ragione, tra diritto e abuso.

A San Marino, in Italia, siamo cresciuti a contatto con un mondo lontano dalla guerra, la quale entra in casa solo attraverso la televisione, perciò essere capaci di guardare i servizi e di vedere nella realtà sarà possibile solo se avremo noi stessi toccato con mano quelle cose, quel mondo. Quindi il gruppo di ragazzi, fortunati ad essere stati coinvolti, ha avuto durante il viaggio la possibilità di riconoscere meglio la veridicità e la dimensione di ogni informazione che veniva loro offerta.

Questo è stato possibile perché un gruppo di adulti guidati da Giorgio Gasperoni ha voluto rendere concreta la priorità dell’UPF di rispettare le scelte e riconoscere i diritti di ogni popolazione di ogni credo religioso.

Vivere un’esperienza in Medio Oriente, a contatto con la situazione vissuta da palestinesi e da israeliani aiuta a riconoscere meglio la realtà di quel conflitto! Ogni essere umano, adolescente in particolare, nel suo sviluppo attraversa delle fasi e vivere occasioni di contatto anche con esperienze di dolore, di attrito e di ascolto, favorisce un riconoscimento di percorsi alternativi quando gli adulti si propongono come guide, come modelli, senza proporre soluzioni facili o letture semplificate. Riuscire ad indagare, leggere e scoprire ogni evento nella sua complessità e nella sua interezza è un’occasione unica.

In questo modo ogni ragazzo viene posto nella grande occasione di fare esperienza, senza semplificare, e al contrario viene aiutato a pensare correttamente, a riflettere sulla situazione e sul come saranno avanzate specifiche proposte rispetto alla prospettiva di questa condizione che solo nel tempo potrà trovare un valido accordo complessivo in armonia.

Toccare con mano è per l’adolescente il modo di rendersi conto più immediato, più facilmente percepibile, leggere poi attraverso gli occhi dell’adulto la complessità e la profondità, porta ognuno a usare meglio la mente per proporre approcci innovativi. La grande abilità dei ragazzi è che potrebbero vedere nella stessa situazione aspetti e dettagli significativi per la costruzione di un accordo di pace che occhi esperti di altri non erano riusciti a cogliere. Il processo di educazione non formale alla pace passa dall’esperienza vissuta e poi elaborata che potrà diventare un grande momento di riflessione per affrontare con adeguatezza la problematicità e la complessità della situazione.
Grazie Giorgio, una guida esperta con un gruppo di ragazzi motivati genererà energia per guidare ogni disaccordo nel conflitto verso una corretta e reciprocamente riconosciuta negoziazione. E questo è un gioco a somma diversa da zero (Teoria dei giochi di Von Neuman), dove solo la soddisfazione di entrambi i popoli porterà alla vittoria di tutti.

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